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IL PIGNETO LIBERATO - narrativa

Post n°57 pubblicato il 29 Aprile 2008 da gruppodilettura
 

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Titolo: Il Pigneto liberato
Autore: Simone Ghelli
Genere: Narrativa
Editore: Zerounoundici Edizioni
Collana: Selezione
Pagine libro: 108
Prezzo libro: 11,40 euro
Lo trovo in libreria? SI
Lo trovo su IBS? SI 
Disponibile in versione integrale su EasyReader

GIUDIZIO DEI LETTORI:  7,25 (4 schede)
DISPONIBILITA': 

DESCRIZIONE:
Il Pigneto Liberato è la storia, surreale e grottesca, riportata dal misterioso scrittore Rinaldo Tasso, che assiste, inerme, alla rivolta che sta incendiando il quartiere romano del Pigneto. Egli metterà così la propria arte al servizio della verità, ma non disdegnerà di condirla con una punta d'ironia, affinché il lettore venga un po' sollevato dalla gravità dei fatti.
Tra immigrati barricati, falsi predicatori, artisti improvvisati e politici arrivisti, si muove uno strambo gruppo capitano dal saggio Viand, che cercherà di evitare il peggio. Riusciranno i nostri eroi a impedire che quell'isola felice prenda fuoco?

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Commenti al Post:
gruppodilettura
gruppodilettura il 06/10/08 alle 16:11 via WEB
Recensione di FLAVIO CAMILLI Il quartiere del Pigneto, dopo il “raid neofascista” (come l’hanno chiamato i giornali) che l’ha colpito il maggio scorso, lo conosciamo un po’ tutti. Negli anni novanta quest’“isola felice” si è trasformata progressivamente in ritrovo per artisti e musicisti di ogni genere e qualità, con il tempo integratisi (?) con la grande quantità di immigrati che vi si sono stabiliti, attirati dai prezzi (una volta) accessibili. Da molti anni perciò il Pigneto è un quartiere prettamente eterogeneo dove convivono onesti lavoratori, bohemien improvvisati richiamati dalla fama del bar frequentato da Pier Paolo Pasolini e gente assolutamente normale. Ma come dicevamo, non tutti conoscevano il Pigneto e non tutti sanno che, prima degli eventi che hanno distrutto qualche vetrina e quel che ormai rimane dell’umana dignità, c’è stato un personaggio misterioso, che sul sito del quartiere (Pigneto.it), ha tentato di far conoscere al mondo l’ambivalente verità che si nasconde sotto queste strade trafficate da piedi dai mille colori. E’ il maggio del 2005 e un certo Dear Cassidy (che mal sopporta l’eredità dell’assonanza del suo nome con il Neil/Dean portato alla fama da Jack Kerouac) inizia a scrivere Le cronache dal Pigneto, che vengono lette ed apprezzate dagli abitanti. E’ più difficile però spingersi oltre i confini di quest’isola, cosa che invece riesce all’episodio di violenza che, ahinoi, giunge lì dove l’arte non è riuscita ad arrivare. Tre anni dopo, nel giungo 2008, quasi chiamato dalla cronaca, esce Il Pigneto liberato – di come i saracini ripresero possesso del santo sepolcro, romanzo incentrato su singolari vicende avvenute nel quartiere. Questa volta l’autore non è il poeta de noiartri Dear Cassidy (che tuttavia avrà la possibilità di riscattare la sua reputazione ispirando l’autore) ma un certo Rinaldo Tasso, abitante del Pigneto ed egli stesso gravato da un’eredità culturale ben più classica, quella del famoso Torquato. E il Pigneto non sarà Gerusalemme, ma la rivolta popolare raccontata in queste pagine é sì di dimensioni contenute, ma non meno importante. L’occupazione di quest’isolotto da parte degli immigrati è un avvenimento non proprio trascurabile che il nostro scrittore registra con arguzia ed ironia. Egli stesso, dapprima diffidente verso la sommossa, ne diviene partecipe perché intuisce ed ammette (in una paradossale e spassosa intervista in appendice) che “in una guerra tra poveri non può finire diversamente (…) senza vincitori né vinti.” Di fronte al protagonista assoluto della vicenda, appunto il quartiere, i personaggi che si muovono al suo interno sembrano fugaci ed evanescenti, fantasmi di culture diverse e apparentemente integrate, ma che ben presto rivelano le proprie fragilità ideologiche e politiche. Questi stessi caratteri, dal saggio Viand fino al trio composto da Bluantinoo, Mr. Twist e Filojoy sono nomi tanto musicali quanto confusi nel clamore della folla, del popolo, delle differenze tra civiltà, veri e propri “contendenti” in questa guerra atipica. Simone Ghelli, che se non è l’autore de Il Pigneto liberato e de Le cronache del Pigneto, è il papà di Dear e Rinaldo, riesce nell’intento di costruire un romanzo originale, allo stesso tempo evocativo ed “esotico” e, dati i fatti di cronaca, incredibilmente attuale, se non profetico. Ipotizza (e forse sa) che il bell’equilibrio tra “razze” che si attribuisce al quartiere è solo una facciata e che, soprattutto ultimamente, le cose sono cambiate almeno quanto i prezzi delle abitazioni. Particolare e sorprendente è anche il linguaggio usato nel racconto, un felice connubio tra poesia, rima ed ironia che, bisogna ammetterlo, non è adatto ai lettori più svogliati o disattenti. Le vicende infatti sono narrate con particolare attenzione per la metrica, la musicalità, i suoni, tramite una scrittura alla lampante ricerca di assonanze e rimandi che unisca invenzione e verità, raccontando attraverso un registro “alto” (ma che poi così aulico non è) storie assolutamente popolari. Dalle poesie scritte sui muri dallo scalcinato Cassidy di tempo ne è passato e il gioco si è tramutato in una guerra silenziosa, in una bomba in procinto di esplodere. Ma quale sarà la verità che il nostro cronista vuole rivelarci? Dobbiamo fidarci del prode Rinaldo, quando afferma che “E’ questa la vera sfida: rendersi conto di chi siano i veri sfruttatori, quelli che non vanno mai a fare la guerra.” o dovremmo piuttosto rimanere comodi, e attendere di vedere il romanzo tramutato in film dalla fredda cronaca dei telegiornali?
 
gruppodilettura
gruppodilettura il 12/11/08 alle 08:44 via WEB
RECENSIONE DI ELEONORA MATARRESE: Ghelli in questo romanzo porta uno spaccato moderno e realista di una Roma diversa dalle copertine patinate. Un \"entroterra\" che pochi si aspetterebbero. I risultati sono sorprendenti, per la cura che l\'autore ci ha messo, sicuramente qualche autoreferenzialità, ma che scorre piacevolmente. Del resto l\'autore ne è conscio: \"Il mio romanzo non è scritto in uno stile al passo coi tempi (...) oltre al fatto non trascurabile di guardare ad una realtà con il deliberato intento di privarla di quel trucco con cui si sono divertita ad imbellirla i politici e le istituzioni di cui essi fanno parte\". Ecco, Ghelli ed il suo romanzo strizzano l\'occhio alla realtà, e ce la consegnano su un piatto d\'argento, condita al punto giusto e decisamente di ottimo sapore.
 
gruppodilettura
gruppodilettura il 25/03/09 alle 13:25 via WEB
RECENSIONE DI MARCO PRIULLA: Come scritto altrove, si tratta semplicemente di un bellissimo testo. Un autore dalla prospettiva non contemporanea, anche e soprattutto nel linguaggio utilizzato, un toccasana a dire il vero. Scrivessero tutti così saremmo un paese migliore. Un libello autenticamente antichista e popolare, malgrado il codice utilizzato, il cui grande merito, tra gli altri, è di mostrare una Roma che vive e freme e soffre e combatte sotto la coltre dell\'immaginario positivista, ottimistico e glamour dei nostri tempi. Tutto funziona in questo affresco stupefacente, che trova compimento nelle implicazioni morali che possono esserne tratte, se dotati di una sensibilià adeguata, e nelle digressioni di pregevolissima fattura che l\'autore affronta in merito al linguaggio utilizzato, e nell\'eccellente gioco letterario dell\'intervista finale. Non mi stupisce che il libro possa vantare un discreto numero di lettori. Complimenti vivissimi Simone, spero e auspico che vogliate seguitare questa passione letteraria. Compratelo, leggetelo e rileggetelo.
 
gruppodilettura
gruppodilettura il 05/04/09 alle 16:18 via WEB
RECENSIONE DI SABRINA PIAZZON: la trama regge, non mi piace il metodo di scrittura ma pe il resto la storia ha un capo ed una coda, probabilmente per i residenti di Rma e per chi conosce bene Roma il libro è molto più interessante
 
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