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Creato da: guidopardo1 il 07/06/2008
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Messaggi del 19/04/2014

 

Una strana presenza

Post n°1108 pubblicato il 19 Aprile 2014 da guidopardo1

S’accorse di quella strana presenza un pomeriggio, mentre stava sorseggiando una birra in casa sua. Era uno di quei rari pomeriggi durante i quali, permettendolo la sua professione, gli piaceva starsene in casa solo, rilassandosi con buona musica, qualche drink e stimolanti letture. Sentì improvvisamente la presenza di una compagnia. Era una sensazione, ma non per questo meno sicura, meno reale. Era come se avvertisse uno sguardo curioso continuamente posato su di lui. Lì per lì non ci fece molto caso, anzi, pensò subito ad altro, ma poco dopo fu costretto a rifarsi attento dalla sensazione che lo sguardo sconosciuto scrutasse, oltre che la sua persona, anche i suoi pensieri e dovette ammettere con sé stesso che quella violazione della sua privacy, non lo infastidiva affatto, anzi, gli procurava una strana eccitazione. Da prima cercò di riderne dandosi del visionario, ma ben presto, sempre più conscio di quello sguardo, ispezionò tutta la casa, pur essendo sicuro che la presenza fosse proprio lì, in quella stanza. Ovviamente l’ispezione diede esiti negativi. Si risedette nella poltrona e, preso un libro, s’immerse nella lettura, senza il minimo sforzo per concentrarsi, pur continuando ad avvertire la presenza e da quel momento fu sempre accompagnato da quella percezione per nulla fastidiosa.

Ormai era trascorsa una settimana da quella prima volta. Era una sera piovosa e lui si trovava in casa. Decise che fosse giunto il momento di fare il punto della situazione. Durante tutta la settimana riscontrò la continua presenza di quella entità. Vagliandolo attentamente, il proprio comportamento gli risultò sempre ineccepibile e tale, di conseguenza, anche la propria salute mentale. Conseguentemente quell’essere esisteva davvero.  Appurato questo, una cosa non riusciva a spiegarsi: se esisteva veramente questa specie di fantasma, come poteva essere che lui non si sentisse per nulla inquieto, spaventato o, quanto meno, infastidito? Anzi, provava piacere tutte le volte che si concentrava su di essa. Ed era un piacere sensuale, come quando si gusta del buon vino o qualche prelibatezza. Allo stesso modo, quell’essere continuamente spiato, gli procurava piacere fisico e non riusciva a capire come e perché questo avvenisse. Intanto s’era alzato per versarsi del whisky e, come si voltò per tornare alla poltrona, la vide, là in piena luce, vicina alla porta. Era bellissima, eterea, slanciata, con un vestito ottocentesco e i contorni sfumati, nebulosi.

Unica incongruenza (e lui ne rimase immediatamente colpito e inspiegabilmente affascinato) era un’assurda macchiolina verde al centro della guancia sinistra: una macchiolina non più estesa di un coriandolo. Lui le sorrise e la salutò, ma non ebbe in risposta né un cenno né una parola. “Lei” continuava a fissarlo con aria mite, d’attesa. Non gli passò in mente neppure per un momento di andare a toccarla per sincerarsi della sua consistenza: in ogni caso lui sapeva che lei era lì.

Per una decina di giorni, lui condusse la sua solita vita, perfettamente a suo agio, con la continua compagnia di quella strana presenza. Durante quei dieci giorni non vi fu una benché minima comunicazione fra di loro. Lei continuò a osservarlo, muta e discreta, in ogni suo gesto e in ogni suo pensiero. Quando qualche volta gli capitò di svegliarsi durante la notte, vide sempre quel suo sguardo mite posato su di lui. L’unica cosa che lo stupiva era la macchiolina verde: s’era gradatamente allargata ed ora lei aveva il naso, le gote e il mento completamente verdi e tuttavia non ne era assolutamente deturpata: la sua bellezza restava intatta. Un giorno ( il volto di lei era già diventato tutto verde e così il collo e le braccia: infatti dai polsini del suo vestito cominciava a spuntare l’alone verde) lui decise di recarsi da un medico suo conoscente. Gli raccontò tutta la strana faccenda meticolosamente e attese il responso. Mentre il medico parlava di conscio, inconscio, turbe, ecc.,  lui si voltò e restò sbalordito: lei gli stava sorridendo con le labbra atteggiate ad un sorriso d’ironica tenerezza. Allora si alzò di botto, si scusò col medico, pagò l’onorario ed uscì. Salito in auto, si diresse verso casa. Durante il tragitto, ogni tanto la sbirciava e notò che aveva ripreso l’atteggiamento mite e neutro di sempre. E vide che aveva già le palme delle mani verdi. Giunto a casa s’accese nervosamente una sigaretta.: sentì che stava per succedere qualcosa  di inatteso. Infatti, per la prima volta, lei, con quel sorriso, aveva stabilito un contatto tra di loro. Posò lentamente, quasi con  timore, lo sguardo su di lei ed ebbe un sobbalzo: lei si stava avvicinando e gli sorrideva affettuosamente. Quei pochi attimi d’attesa sembrarono eterni. Quando lei gli giunse vicino, accentuò il sorriso e poi, con voce soavissima, d’una bellezza incomparabile, gli disse: “addio!” e con l’indice della mano sinistra, divenuto anch’esso verde, gli diede un grazioso buffetto sul naso, quindi si dissolse nell’aria, come dall’aria era apparsa. Lui fece un gesto come se volesse trattenerla, ma la sua mano strinse il nulla. Rimase allora a fissare brevemente lo spazio dove un attimo prima si trovava il volto di lei, col braccio teso grottescamente alzato nell’inutile gesto di chi cerca di trattenere ciò che non esiste. Il suo animo era stretto da una morsa di malinconica tristezza. Poi si riscosse e s’accorse, quasi con vergogna, che stava piangendo. Cercò in tasca il fazzoletto e, non trovandolo, si avviò per prenderlo in camera da letto e, passando davanti allo specchio del guardaroba, si osservò e lì rimase inchiodato e allibito: sul naso, dove lei gli aveva dato il buffetto, vide un’assurda macchiolina verde, sì, proprio verde: una macchiolina non più grossa di un coriandolo. 

 
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