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A passi lenti Tempo

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Hai visto nonno? Anch'io in guerra»

Post n°371 pubblicato il 20 Gennaio 2011 da haisham

Il racconto di Matteo, alpino per tradizione di famiglia: «Arrivano i bambini, ci circondano, hanno fame»

il caporal maggiore ucciso in Afghanistan (il 35esimo italiano)

Il racconto di Matteo, alpino per tradizione di famiglia: «Arrivano i bambini, ci circondano, hanno fame»

 

La foto di Matteo Miotto con la «sua» bandiera (Ansa)
MILANO - «Siamo il primo mezzo della colonna, ogni metro potrebbe essere l'ultimo, ma non ci pensi». Così Matteo Miotto, 24 anni, l'alpino ucciso in Afghanistan, raccontava la tensione delle perlustrazioni con il «Lince» nella valle del Gulistan in una toccante lettera pubblicata dal sito on line del Gazzettino, poche settimane dopo l'agguato in cui, il 9 ottobre, erano rimasti vittime quattro alpini del 7° reggimento di Belluno. «La testa è troppo impegnata a scorgere nel terreno qualcosa di anomalo - spiegava Matteo -, finalmente siamo alle porte del villaggio... Veniamo accolti dai bambini che da dieci diventano venti, trenta, siamo circondati, si portano una mano alla bocca ormai sappiamo cosa vogliono: hanno fame...». Nella lettera l'alpino, originario di Thiene, ringraziava in Italia quanti «vogliono ascoltare i militari in missione, e ci degnano del loro pensiero - proseguiva - solo in tristi occasioni, come quando il tricolore avvolge quattro alpini morti facendo il loro dovere». La missiva era stata accompagnata sul sito del quotidiano veneto da una foto di Matteo sulla torretta di un blindato, con in mano la «sua» bandiera tricolore con la scritta «Thiene» e le firme degli amici.

ALPINO COME IL NONNO - In un'intervista telefonica in occasione della festa del 4 novembre, Miotto aveva raccontato al Giornale di Vicenza: «Mi ricordo quando mio nonno mi parlava della guerra, "bruta cosa bocia (ragazzo, ndr), beato ti che non te la vedarè mai". Ed eccomi qui, nella Valle del Gulistan, Afghanistan centrale. Se potessi ascoltarmi ti direi: "Visto, nonno, che te ti si sbajà"». «Sono entrato nel corpo degli alpini nel 2006 - aveva spiegato Miotto - appena terminate le scuole superiori, per fare un'esperienza, anche sulla scia dell'esempio di mio nonno, alpino anche lui. Poi mi sono appassionato al lavoro, ho sentito che potevo dare qualcosa e così sono rimasto. Appena ho saputo della missione ho dato la mia disponibilità e ora sono qui, nella valle del Gulistan». «Quando non siamo fuori in perlustrazione - aggiungeva - siamo nella base e possiamo chiamare a casa o utilizzare il pc. Ovviamente mi mancano la mia ragazza, gli amici, le mie montagne e i miei bar, ma sono convinto della scelta fatta. Ho con me un ricordo dell'Italia, una bandiera con le firme degli amici più stretti».

da: http://www.corriere.it/esteri/10_dicembre

Le parole qui ,tacciono!

 
 
 

Carlo Alberto Dalla Chiesa

Post n°370 pubblicato il 16 Gennaio 2011 da haisham

Mi mandano in una realtà come Palermo, con gli stessi poteri del prefetto di Forlì.

Sono nella storia italiana il primo generale dei carabinieri che ha detto chiaro e netto al governo: una prefettura come prefettura, anche se di prima classe, non mi interessa. Mi interessa la lotta contro la Mafia, mi possono interessare i mezzi e i poteri per vincerla nell'interesse dello Stato.

O mi danno i poteri necessari per fronteggiare la più grande industria del crimine della nostra epoca, oppure la mia nomina a prefetto non servirà proprio a nulla.

Uccidono in pieno giorno, trasportano i cadaveri, li mutilano, ce li posano fra questura e Regione, li bruciano alle tre del pomeriggio in una strada centrale di Palermo.

Non spero certo di catturare gli assassini a un posto di blocco, ma la presenza dello Stato deve essere visibile, l'arroganza mafiosa deve cessare.

Mi mandano in una realtà come Palermo, con gli stessi poteri del prefetto di Forlì.

La mafia è cauta, lenta, ti misura, ti ascolta, ti verifica alla lontana. Un altro non se ne accorgerebbe, ma io questo mondo lo conosco.

Un amico con cui hai avuto un rapporto di affari, di ufficio, ti dice, come per combinazione: "perché non andiamo a prendere il caffè dai tali". Il nome è illustre. Se io non so che in quella casa l'eroina scorre a fiumi, ci vado e servo da copertura. Ma se io ci vado sapendo, è il segno che potrei avallare con la sola presenza quanto accade.

Nel periodo dell'antiterrorismo avevo dietro di me l'opinione pubblica, l'attenzione dell'Italia che conta. I gambizzati erano tanti e quasi tutti negli uffici alti, giornalisti, magistrati, uomini politici. Con la Mafia è diverso, salvo rare eccezioni la Mafia uccide i malavitosi, l'Italia per bene può disinteressarsene. E sbaglia.

Magistrati, sociologi, poliziotti, giuristi sanno benissimo che cosa è l'associazione mafiosa. La definiscono per il codice e sottraggono i giudizi alle opinioni personali.

Chiunque pensi di combattere la Mafia nel "pascolo" palermitano e non nel resto d'Italia non farebbe che perdere tempo.

http://aforismi.meglio.it

 
 
 

Paolo Borsellino

Post n°369 pubblicato il 14 Gennaio 2011 da haisham

Devo fare in fretta, perché adesso tocca a me.

Paolo Borsellino

Palermo non mi piaceva, per questo ho imparato ad amarla.
Perché il vero amore consiste nell'amare ciò che non ci piace  per poterlo cambiare.

Paolo Borsellino

 

 

Il 19 luglio 1992 Fatta Brillare un'autobomba in via Mariano D'Amelio uno

Palermo Alle ore 16,58 e venti Secondi Causo La morte del Magistrato

Paolo Borsellino e dei Cinque Agenti della Polizia di Stato Emanuela Loi,

Claudio Traina, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina ed Agostino

Catalano . Nonostante la magistratura abbia ottenuto fondamentali Risultati

nell'accertamento della matrice mafiosa della strage di posta nell'individuazione

dei Responsabili Interni all'associazione criminale Cosa Nostra, zona Pesanti

d'ombra permangono Sulle Entità Esterne all'organizzazione mafiosa il Che

Hanno interagito con QUESTAÔ deliberazione NELLA ed esecuzione del Piano

stragista. L'Accelerazione imposta Alla Fase esecutiva della strage di maturità

infatti dall'incontro delle esigenze di Cosa Nostra e di Quei Soggetti esterni

all'organizzazione "in qualche Modo interessati uno condizionare i moventi EI

Ragionamenti dei Malavitosi eo in Certe circostanze svolgere uno UNA vera e

propria opera di INDUZIONE al delitto "

 (Sentenza d'appello bis Borsellino cap,. V).

(Da: http://www.19luglio1992.com/)

 ......la bellezza del fresco profumo di libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, della indifferenza, della contiguità e quindi della complicità.

Paolo Borsellino 

Salvatore Borsellino «Via D'Amelio strage di Stato»

 
 
 

Uomini veri - Una pagina di Manfredi Borsellino dal libro: “Era d’estate” di Roberto Puglisi e Alessandra Turrisi

Post n°368 pubblicato il 12 Gennaio 2011 da haisham

di MANFREDI BORSELLINO

 

Il primo pomeriggio di quel 23 maggio studiavo a casa dei miei genitori,

preparavo l'esame di diritto commerciale, ero esattamente allo

"zenit" del mio percorso universitario. Mio padre era andato,

da solo e a piedi, eludendo come solo lui sapeva fare i

ragazzi della scorta, dal barbiere Paolo Biondo, nella via

Zandonai, dove nel bel mezzo del "taglio" fu raggiunto dalla

telefonata di un collega che gli comunicava dell'attentato

a Giovanni Falcone lungo l'autostrada Palermo-Punta Raisi.

Ricordo bene che mio padre, ancora con tracce di schiuma

da barba sul viso, avendo dimenticato le chiavi di casa bussò

alla porta mentre io ero già pietrificato innanzi la televisione

che in diretta trasmetteva le prime notizie sull'accaduto.

Aprii la porta ad un uomo sconvolto, non ebbi il coraggio

di chiedergli nulla né lui proferì parola. Si cambiò e

raccomandandomi di non allontanarmi da casa si precipitò,

non ricordo se accompagnato da qualcuno o guidando lui

stesso la macchina di servizio, nell'ospedale dove prima

Giovanni Falcone, poi Francesca Morvillo, gli sarebbero

spirati tra le braccia.


Quel giorno per me e per tutta la mia famiglia segnò un

momento di non ritornoEra l'inizio della fine di nostro padre che

poco a poco, giorno dopo giorno, fino a quel tragico 19 luglio,

salvo rari momenti, non sarebbe stato più lo stesso, quell'uomo

dissacrante e sempre pronto a non prendersi sul serio che tutti

conoscevamo.

Ho iniziato a piangere la morte di mio padre con lui accanto

mentre vegliavamo la salma di Falcone nella camera ardente

allestita all'interno del Palazzo di Giustizia. Non potrò mai

dimenticare che quel giorno piangevo la scomparsa di un

collega ed amico fraterno di mio padre ma in realtà è come se con

largo anticipo stessi già piangendo la sua.

Dal 23 maggio al 19 luglio divennero assai ricorrenti i sogni di

attentati e scene di guerra nella mia città ma la mattina rimuovevo

tutto, come se questi incubi non mi riguardassero e soprattutto

non riguardassero mio padre, che invece nel mio subconscio

era la vittima.

Dopo la strage di Capaci, eccetto che nei giorni immediatamente

successivi, proseguii i miei studi, sostenendo gli esami di diritto

commerciale, scienze delle finanze, diritto tributario e diritto privato

dell'economia. In mio padre avvertivo un graduale distacco, lo

stesso che avrebbero percepito le mie sorelle, ma lo attribuivo

(e giustificavo) al carico di lavoro e di preoccupazioni che lo

assalivano in quei giorni. Solo dopo la sua morte seppi da padre

Cesare Rattoballi che era un distacco voluto, calcolato, perché

gradualmente, e quindi senza particolari traumi, noi figli ci

abituassimo alla sua assenza e ci trovassimo un giorno in

qualche modo "preparati" qualora a lui fosse toccato lo stesso

destino dell'amico e collega Giovanni.

La mattina del 19 luglio, complice il fatto che si trattava di una

domenica ed ero oramai libero da impegni universitari, mi alzai

abbastanza tardi, perlomeno rispetto all'orario in cui solitamente

si alzava mio padre che amava dire che si alzava ogni giorno

(compresa la domenica) alle 5 del mattino per "fottere" il mondo

con due ore di anticipo. In quei giorni di luglio erano nostri ospiti,

come d'altra parte ogni estate, dei nostri zii con la loro unica figlia,

Silvia, ed era proprio con lei che mio padre di buon mattino ci aveva

anticipati nel recarsi a Villagrazia di Carini dove si trova la residenza

estiva dei miei nonni materni e dove, nella villa accanto alla nostra,

ci aveva invitati a pranzo il professore "Pippo" Tricoli, titolare della

cattedra di Storia contemporanea dell'Università di Palermo e storico

esponente dell'Msi siciliano, un uomo di grande spessore culturale

ed umano con la cui famiglia condividevamo ogni anno spensierate

stagioni estive.

Mio padre, in verità, tentò di scuotermi dalla mia "loffia" domenicale

tradendo un certo desiderio di "fare strada" insieme, ma non ci riuscì.

L'avremmo raggiunto successivamente insieme agli zii ed a mia madre.

Mia sorella Lucia sarebbe stata impegnata tutto il giorno a ripassare

una materia universitaria di cui avrebbe dovuto sostenere il relativo

esame il giorno successivo (cosa che fece!) a casa di una sua collega,

mentre Fiammetta, come è noto, era in Thailandia con amici di famiglia

e sarebbe rientrata in Italia solo tre giorni dopo la morte di suo padre.

Non era la prima estate che, per ragioni di sicurezza, rinunciavamo

alle vacanze al mare; ve ne erano state altre come quella dell'85,

quando dopo gli assassini di Montana e Cassarà eravamo stati

"deportati" all'Asinara, o quella dell'anno precedente, nel corso

della quale mio padre era stato destinatario di pesanti minacce

di morte da parte di talune famiglie mafiose del trapanese.


Ma quella era un'estate particolare, rispetto alle precedenti

mio padre ci disse che non era più nelle condizioni di sottrarsi

all'apparato di sicurezza cui, soprattutto dolo la morte di Falcone,

lo avevano sottoposto, e di riflesso non avrebbe potuto garantire

a noi figli ed a mia madre quella libertà di movimento che negli anni

precedenti era riuscito ad assicurarci.

Così quell'estate la villa dei nonni materni, nella quale avevamo

trascorso sin dalla nostra nascita forse i momenti più belli e

spensierati, era rimasta chiusa. Troppo "esposta" per la sua

adiacenza all'autostrada per rendere possibile un'adeguata

protezione di chi vi dimorava.

Ricordo una bellissima giornata, quando arrivai mio padre si era

appena allontanato con la barchetta di un suo amico per quello

che sarebbe stato l'ultimo bagno nel "suo" mare e non posso

dimenticare i ragazzi della sua scorta, gli stessi di via D'Amelio,

sulla spiaggia a seguire mio padre con lo sguardo e a godersi

quel sole e quel mare. Anche il pranzo in casa Tricoli fu un

momento piacevole per tutti, era un tipico pranzo palermitano

a base di panelle, crocché, arancine e quanto di più pesante la

cucina siciliana possa contemplare, insomma per stomaci forti.

Ricordo che in Tv vi erano le immagini del Tour de France ma

mio padre, sebbene fosse un grande appassionato di ciclismo,

dopo il pranzo, nel corso del quale non si era risparmiato nel

"tenere comizio" come suo solito, decise di appisolarsi in una

camera della nostra villa. In realtà non dormì nemmeno un minuto,

trovammo sul portacenere accanto al letto un cumulo di cicche

di sigarette che lasciava poco spazio all'immaginazione.

Dopo quello che fu tutto fuorché un riposo pomeridiano mio

padre raccolse i suoi effetti, compreso il costume da bagno

(restituitoci ancora bagnato dopo l'eccidio) e l'agenda rossa

della quale tanto si sarebbe parlato negli anni successivi, e dopo

avere salutato tutti si diresse verso la sua macchina parcheggiata

sul piazzale limitrofo le ville insieme a quelle della scorta.

Mia madre lo salutò sull'uscio della villa del professore

Tricoli, io l'accompagnai portandogli la borsa sino alla macchina,

sapevo che aveva l'appuntamento con mia nonna per portarla

dal cardiologo per cui non ebbi bisogno di chiedergli nulla.

Mi sorrise, gli sorrisi, sicuri entrambi che di lì a poche ore ci

saremmo ritrovati a casa a Palermo con gli zii.

Ho realizzato che mio padre non c'era più mentre quel

pomeriggio giocavo a ping pong e vidi passarmi accanto il

volto funereo di mia cugina Silvia, aveva appena appreso

dell'attentato dalla radio. Non so perché ma prima di decidere

il da farsi io e mia madre ci preoccupammo di chiudere la villa.

Quindi, mentre affidavo mia madre ai miei zii ed ai Tricoli, sono

salito sulla moto di un amico d'infanzia che villeggia lì vicino ed

a grande velocità ci recammo in via D'Amelio.

Non vidi mio padre, o meglio i suoi "resti", perché quando giunsi

in via D'Amelio fui riconosciuto dall'allora presidente della Corte

d'Appello, il dottor Carmelo Conti, che volle condurmi presso il

centro di Medicina legale dove poco dopo fui raggiunto da

mia madre e dalla mia nonna paterna.

Seppi successivamente che mia sorella Lucia non solo volle

vedere ciò che era rimasto di mio padre, ma lo volle anche

ricomporre e vestire all'interno della camera mortuaria.

Mia sorella Lucia, la stessa che poche ore dopo la morte del

padre avrebbe sostenuto un esame universitario lasciando

incredula la commissione, ci riferì che nostro padre è morto

sorridendo, sotto i suoi baffi affumicati dalla fuliggine

dell'esplosione ha intravisto il suo solito ghigno, il suo sorriso

di sempre; a differenza di quello che si può pensare mia sorella

ha tratto una grande forza da quell'ultima immagine del padre,

è come se si fossero voluti salutare un'ultima volta.

La mia vita, come d'altra parte quella delle mie sorelle e di

mia madre, è certamente cambiata dopo quel 19 luglio, siamo

cresciuti tutti molto in fretta ed abbiamo capito, da subito,

che dovevamo sottrarci senza "se" e senza "ma" a qualsivoglia

sollecitazione ci pervenisse dal mondo esterno e da quello

mediatico in particolare. Sapevamo che mio padre non

avrebbe gradito che noi ci trasformassimo in "familiari

superstiti di una vittima della mafia", che noi vivessimo

come figli o moglie di ....., desiderava che noi proseguissimo

i nostri studi, ci realizzassimo nel lavoro e nella vita, e gli

dessimo quei nipoti che lui tanto desiderava. A me in particolare

mi chiedeva "Paolino" sin da quando avevo le prime fidanzate,

non oso immaginare la sua gioia se fosse stato con noi il

20 dicembre 2007, quando è nato Paolo Borsellino, il suo primo

e, per il momento, unico nipote maschio.

Oggi vorrei dire a mio padre che la nostra vita è sì cambiata dopo c

he ci ha lasciati ma non nel senso che lui temeva: siamo rimasti

gli stessi che eravamo e che lui ben conosceva, abbiamo percorso

le nostre strade senza "farci largo" con il nostro cognome,

divenuto "pesante" in tutti i sensi, abbiamo costruito le nostre

famiglie cui sono rivolte la maggior parte delle nostre attenzioni

come lui ci ha insegnato, non ci siamo "montati la testa", rischio

purtroppo ricorrente quando si ha la fortuna e l'onore di avere

un padre come lui, insomma siamo rimasti con i piedi per terra.

E vorrei anche dirgli che la mamma dopo essere stata il suo

principale sostegno è stata in questi lunghi anni la nostra forza,

senza di lei tutto sarebbe stato più difficile e molto probabilmente

nessuno di noi tre ce l'avrebbe fatta. Mi piace pensare che oggi

sono quello che sono, ovverosia un dirigente di polizia appassionato

del suo lavoro che nel suo piccolo serve lo Stato ed i propri

concittadini come, in una dimensione ben più grande ed

importante, faceva suo padre, indipendentemente dall'evento

drammatico che mi sono trovato a vivere.

D'altra parte è certo quello che non sarei mai voluto diventare

dopo la morte di mio padre, ovverosia una persona che in un

modo o nell'altro avrebbe "sfruttato" questo rapporto di sangue,

avrebbe "cavalcato" l'evento traendone vantaggi personali non

dovuti, avrebbe ricoperto cariche o assunto incarichi in quanto

figlio di .... o perché di cognome fa Borsellino. (...) Ai miei figli,

ancora troppo piccoli perché possa iniziare a parlargli del nonno,

vorrei farglielo conoscere proprio tramite i suoi insegnamenti,

raccontandogli piccoli ma significativi episodi tramite i quali

trasmettergli i valori portanti della sua vita. Caro papà,

ogni sera prima di addormentarci ti ringraziamo per il dono

più grande, il modo in cui ci hai insegnato a vivere.



Il testo di Manfredi Borsellino è ospitato nel

volume "Era d'estate" edito da Pietro Vittorietti

 

 

 
 
 

Libertà e Pace

Post n°367 pubblicato il 11 Gennaio 2011 da haisham

Mancata libertà

 

*

E' terrore
quando le nuvole diventano
proiettili nel cielo
e la pioggia
fiamma di schegge di metallo
che tagliano a pezzi i corpi

Scivola il dolore umano

su troppi punti della terra
sangue e lacrime
bambini senza un domani
bambini che hanno fame
pianto di madri che hanno perso i figli
pianti di uomini senza più parole

S'incrociano i pensieri
diversi
tra i popoli
Sale il disprezzo per la mancata libertà
Genti che nulla hanno per sopravvivere
se non l'aria consunta di polvere da sparo

Pietre dure a colpire i giorni

occhi innocenti di donne ed uomini
sentono passare addosso un tempo sempre uguale
strappata ogni energia al vivere, alla speranza, all'umiltà

Solitarie le strade della Pace
vedono, legato mani e piedi, Amore
ha gli occhi puliti
fermi,tristi...

Fissa senza parole
una Terra dimentica d'Umanità.

*

*

 

 

 
 
 
E parlano di Pace!

*

*

Certezza unica: ci hanno ammazzato il cuore!

 Suonerà ancora l´inno
coprirà ancora la bandiera un´altra bara
il silenzio commuoverà ancora il giorno
diplomatiche parole
ricuciranno ancora stracci
sconcerteranno il pianto
dubbio...dolore e rabbia
Graffieranno dure le parole
griderà giustizia il sangue

Piange duro ogni buon senso
È morto ancora un Uomo vero
Diranno ...era questo il suo dovere

Scudo umano il coraggio è muto
sventola silenzioso il tricolore
Macchiato di troppo sangue è stanco!

 


Saggezza umana carezza silenziosa due ragazzi...
E piange sempre il pianto


Dentro chiusa ogni parola
sbarra la strada ancora il cigolato
arma la confusione ...spara!

Spara la paura
cade accanto l´uomo
Oscura resta quella domanda unica..."Perché"?
E´ dramma nel dolore

Costa amara la Libertà
sulla pelle di chi muore
sulla pelle amica che ha creduto
si copre il volto lo stesso orrore
non riconosce più se stesso
Lui sempre in abito nemico
ora ha vesti di fratello


E piange sempre il pianto...

Raffiche nelle orecchie
si sgranano ad una ad una le tante Vite
Torneranno in Patria oggi
!

Si alzeranno sciabole nel vento

Sventolerà nell´aria il tricolore
porterà sopra scritta una parola sola...perché?
scudo umano il coraggio è muto
E´ morto ancora un Uomo vero!

E parlano di Pace!.

(dedicata a Nicola Calipari ed ai Tanti che come Lui sono morti servendo la Patria)

 
 
 

CIAO BORSELLINO, CIAO FALCONE.

Post n°366 pubblicato il 11 Gennaio 2011 da haisham

CIAO  BORSELLINO, CIAO  FALCONE, ONORE A TUTTI GLI EROI DI QUESTA TERRA
CHIAMATA ITALIA

 


Calde le ore riflettono
pensieri mi dilagano nell'animo
ed il silenzio insegna

Rivedo visi tanto cari
risento parole Loro scritte e ripetute fiere
mentre bufere dure tagliavano per fermare sempre quei loro passi avanti

Rivivo immagini di contemporanea Storia
Uomini che hanno lasciato sul selciato di questa nostra Italia
il loro stesso sangue
per l'affrancamento sacro di Libertà da schiavitù incivili...
da logge, da mafie, da "poteruncoli" di turno

E prendo forza

Risento essenza coraggiosa la Loro Legge dell'andare avanti contro ogni
paura
contro giudizi ed offese che vogliono solo dirottare gli occhi
prendere spazi
distruggere nel buio dell'offesa infame la Dignità dell'Uomo

E prendo forza

Per non cambiare mai strada
per spingere l' affondo contro oscurità
che lacci secolari
portano disgusto al quotidiano e difficile nostro vivere



E' umile il mio passo
come quello del montanaro
ma
tenace
fermo
silenzioso
sotto la pioggia che dura sbatterà sempre contro

E prendo forza

Per reggere fissandolo negli occhi
quel male cieco fuori d'umano
che sordo sempre assale
bombardando il giorno

E vado!

E resto!. 

haisham - i.p.

 


 

 
 
 

E parlano di Pace!

Post n°365 pubblicato il 11 Gennaio 2011 da haisham




Progetti speranze
sogni futuro
finiti!

Guerra
bombe 
macerie
incertezze drammatiche
strategie sbagliate
messaggi di morte
rappresaglie 
attacchi

tremano i cuori per i domani negati.


Corpi giovani e nostri
sangue
uomini dilaniati sotto cumuli di pietra

Erano missioni umanitarie
erano informazione
stavano tornando
sono morti !

Cordogli dal mondo….
.. "hanno fatto il loro dovere"
...commemorazioni
...dibattiti
“Quando arriveranno le salme?”
“Erano ragazzi splendidi”
“Patrimonio straordinario del Paese”
...“Sapevano di rischiare”.

Parole per qualche giorno
parole per normalizzare
poi il silenzio
il dolore resterà solo

Petrolio e pietre preziose continueranno a brillare
silenziose nel buio della terra
nascosto e muto il potere per il loro controllo

Sono morti

“E il dolore non si può descrivere”….

Ai figli non apparterrà più
quel sorriso
la vita di prima
la vita di tutti i giorni .

E parlano di Pace!……

(Per non dimenticare un lungo elenco di Caduti
che credevano, che amavano, che davano solidarietà. -)


Vivi sempre accanto a noi!.

haisham - i.p.

 

 

Immagini Afghanistan,dicembre,2010 del    

 
 
 

Natale

Post n°364 pubblicato il 25 Dicembre 2010 da haisham

 

Ed è Natale

quello festoso

col corrersi incontro

Emozioni a fiumi

abbracci ed occhi a luccicare

 

Parole s’incrociano a lampi

promesse nuove colorano l’aria

 

Ed il finire di un anno è già alle porte

va silenzioso a chiudersi

nel libro un po’ ingiallito dei ricordi

 

Avanti il profumo di mille desideri

il sogno di giorni nuovi da ritrovare

Ma ognuno sa

che la vita quella vera

sta nelle piccole cose

nel profumo di un libro

che si rilegge volentieri

nel tocco di oggetti cari

che ridanno ancora un tuffo al cuore

 

Ridi guardando il correre frettoloso

negli occhi invitanti di un bambino

che ruzzola parole piene di desideri

 

Poi però nel silenzio di una stanza

ti rileggi assolo con i tuoi ricordi

quelli da tenere al caldo

perché Natale è

sapere andare avanti senza nulla perdere

sorridendo a chi sconosciuto ti passa accanto

con uno sguardo triste da ricolorare

Natale con pagine nuove

senza nessun colore addosso ancora

bianco su bianco ad aspettare

Natale sotto sotto

"quello di tutti i giorni"

dove le pagine vanno scritte sempre

 

Il Tempo saggio  indicherà i percorsi

col suo saper abbracciare realtà e sogno

Ma noi tutti dietro...adesso...ancora una volta vivremo "Natale"... quello del "25"

 

Canto di Speranza per ogni uomo della terra.

 
 
 

Notte di Natale

Post n°362 pubblicato il 25 Dicembre 2010 da haisham

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  

 

 

 

Salirò su bianche nuvole stanotte

raccoglierò le stelle per ogni uomo

le stringerò sul mio cuore al caldo

Ci dipingerò i desideri dei bambini

la sofferenza di chi è solo

il sapore amaro di chi manca ancora di cibo e d’acqua

la tristezza di un mondo ricco e cieco

 che lascia morire senza  semplici medicine i poveri

 

Avranno addosso tutti i colori di una Pace guerriera d’amore

contro i corsi e ricorsi  di una  Storia che si giustifica così nel tempo

Risplenderanno a monito della saggezza  dei  semplici

del calore di chi ha imparato a donare senza nulla chiedere

della prudenza  di un potere nuovo contro quello  di chi offende l’umanità intera

 

Saranno fiere le stelle per il compito da indicare  agli uomini

 

 Delicatamente poi

Le riappenderò una ad una  nel cielo

guida per ogni anima che va nella notte buia

speranza per chi passerà anche questo Natale nelle trincee

tra bombe ed aridi deserti in nome di una guerra senza senso

 

Respireranno libere le emozioni

fuoco d’amore scivolerà dal cielo

ed occhi in alto,ogni uomo muto rileggerà in silenzio il suo divenire puro

 

Rifletterà l’uomo , si rifletterà… è notte di Natale!

 

 

 
 
 

Sentire diverso il Natale

Post n°361 pubblicato il 19 Dicembre 2010 da haisham

  

 

 

Natale con pagine nuove
senza nessun colore addosso ancora
bianco su bianco ad aspettare
Natale sotto sotto
"quello di tutti i giorni"
dove le pagine vanno scritte sempre

Il Tempo saggio  indicherà i percorsi
col suo saper abbracciare realtà e sogno
Ma noi tutti dietro...adesso...ancora una volta vivremo "Natale"... quello del "25"

canto di Speranza per ogni uomo della terra.

  

Ed a volte

Ed a volte il canto
Supera lo stesso volare
Ed è pianto che resiste al fuoco
Ed è passo che toglie ogni respiro
Ed è chiedersi un perché che non ha più senso
E´ tempo fine e ricordo di un esistere mai avuto
Dolore che scava l´essere senza toccarlo
Fantasia di un giorno dimentico mai fissato sul calendario
  

E allora amati amando ...e basta!


Amati un poco contro l´orrore
Amati un poco contro la rabbia
Amati un poco contro il furore che spara a vista
Amati un poco contro fughe oltre i dirupi

Amati amando ogni bambino della Terra
Amati amando ogni manipolo d´uomini
Amati amando ogni sangue che diverso dal tuo sgorga

Amati ed ama
Solitudine d´umano che cammini su ogni viso della Terra

Ama la Pace dai passi stanchi sotto al sole
Ama il Coraggio che si porge mano al suo nemico
Ama il Coraggio che impara a perdonare

Ricorda !
Alla fine i morti stanno sempre accanto!
Vittime e carnefici !

E´ sempre questo il finale di ogni scena sulla Terra...

Getta indietro l´odio
Getta via ogni domanda
Seppellisci ogni risposta amara
Poggia un papavero rosso sopra quelle silenziose lacrime

Si!
E allora?:
- E allora... " Ama e Basta " !.

 

 

Giocando con le bambole di luce

Voglio regalare bambole per colorare il Mondo
Voglio vestirle di colori per dipingerle d'ogni Paese

Strisce variopinte di Luce
Prati in primavera dai mille fiori

Contrasti di colori per Armonie

Le darò in mano ad ogni bambino
Perché sorrida tingendosi di Gioia

Saranno simboli di Pace in ogni casa
Saranno passi di un cerchio tondo come la Terra

Sarà un gioco fatto di Luci a mille mani... le nostre
Che si toccheranno insieme a mille... nella notte tra le stelle


Viverci di Luce...amando insieme il Mondo.

Donna immensamente Donna  

 

Hai portato addosso i tagli duri della vita
Solitaria mente e solitario cuore
Ne hai descritto in particelle d'arte ogni attimo.
Mai arresa al tuo destino
Hai trasformato il male tuo in delicatezza umana.

Il tuo...
II dolore del mondo

Ed oggi il mondo attonito
Ti piange
Donna che sentivi oltre le trasparenze ed il buio della mente.
Un abbraccio.

dedicata ad Alda Merini

Oltre spazio e tempo

Fragilità che si raccorda lenta
cammino a piedi nudi
su antiche spine
senza più ferirmi

Silenzio pieno m'inoltro
attendo
poliedrici fotogrammi di vita
mi sorridono
profondo respiro
si solleva il seno

Musica raccorda
carezzevole ogni passaggio
sfumata sospensione
vado bambagia umana
oltre tempo e spazio.

 

 

Nel grigio d´un mattino

E nel grigio d´un mattino
ti senti un pò addosso gli anni
sciogli forte i nodi
ne vedi sbiaditi i fili
ricordi di colori altri

Fissandoti allo specchio
rifai un po' di conti
- avuti e dati -
spareggiano gli avuti

Prendi un grembiule nuovo
pennelli alle mani
inventi calde sfumature
ridài mille colori al giorno

C´è ancora tempo per morire!

Sensazioni d’essere

 

 

 

 

 

Sentire addosso
l'infinita immensità dello stesso esistere
imparare a viverlo
nell'intimità di un silenzio grande
carezza lieve
cucirlo dentro al palmo della mano
di chi ti sfiora dolcemente il viso
per condividerne nel giorno ogni essenza d'attimo

Puntino luminoso
assorbire le parole mai dette per pudore
assaporarne lentamente il diverso gusto
Leggiadria di vissuti speziata di colore
godere intensità viva di pagine appena scritte
vibrazione di musicalità pura
espandersi nell'aria come filo sottile
di mille sfumature
capace di legare e tirare via il dolore
da ogni strada d'affanni della terra

E poi la notte
ritornare ancora
a giocare a rimpiattino con le stelle
colorata libertà d'esistere
capace di ritrovarsi sempre tenerezza unica
negli sguardi muti di chi s'ama
gocciolandogli silenziosamente amore addosso.

Vagando nell'essere

 

C'è una stanchezza nel non pensare
nel sentire vagare senza direzione
frammenti di vita passata
specchi riflessi di immagini fisse
che lievi si intersecano
senza mai urtarsi
lasciando al passaggio morbidi vuoti

Non c'è fretta in questo errare
nei sotterranei del tempo andato
solo silenzio
che a volte
diventa
leggero risucchio al cuore
la distanza ricerca pace
assemblando ogni solitudine
ogni serenità trascorsa

L'esistere vuole i suoi tempi
i suoi spazi oltre lo stesso essere
per riannodare lentamente
fili stracciati e abbandonati
in una sola matassa

E tace il pensiero
trova posto la stessa stanchezza
mentre la matura mano del vero
osserva raccatta riunisce
mettendo pazientemente ordine
nei labirinti infiniti dell'esistenza.

Sentirsi amati


Ritaglia l'anima il guardarsi
annulla il mondo il sentirsi
ritocco d'abbandono le mani
diventano levità di sospiri
sinuosità i corpi
affondano
riemergono
cullano
Armonia
il sentirsi amati prende
senza più parole
corpo ed anima
vivono colorate sensazioni.

 

Sentire diverso

Sentirsi somma
di mille sensazioni
Vivere istanti
a doppia dimensione
emozione lenta lievita
specchio dell'esistere senza limiti dell'anima
sospensione e sensazione
l'essere dentro-fuori

attimo
che lega
i fili
al sogno

divenire
che oscilla

futuro
tra l'oggi
e l'ieri


E resti incanto nell'incanto
essere che vive e sente essenze

 

 

 
 
 

Una sera di tante

Post n°360 pubblicato il 19 Dicembre 2010 da haisham

Un rientro come tanti.
L´autostrada di notte aveva sempre qualcosa di diverso. Le macchine sfrecciavano silenziose mentre il gioco di luci dei fanali si intersecava con quello abbagliante dei fari che sforavano il buio, gettando macchie di colore sull´asfalto.
Giornata dura.
Accese la radio ed una musica leggera riempì delicatamente l´abitacolo della vettura .Dal vetro poteva in alto vedere le stelle. La sera serena le faceva sfavillare lucenti nel blu fondo del cielo... .le stelle! I ricordi!... Sfuggiva da tempo, i pensieri che le suscitavano , abituata ormai a tenere sotto controllo emozioni che avrebbero solo con il loro dilagare portato e riaperto vecchie ferite , rimaste cucite male dal tempo. Bisogni che non dovevano essere rimessi in discussione pena la stessa serenità tanto faticosamente costruita negli anni. E lampeggiavano, fiamme gialle di luce, i fari che, oltrepassavano veloci l´ andare morbido della sua vettura.
Rivedeva le pesanti discussioni della giornata incentrate su un alunno difficile che - diverso - poneva problemi alla classe , con quella sua infinita irrequietezza ed incapacità di attenzione stabile.
E gli insegnanti giù a lamentarsi ed i genitori a richiederne il trasferimento ad altra classe.

E lei che si rivedeva "alunna - diversa -" ed irrequieta, incompresa nel suo vagabondare per corridoi e piani di un istituto , ricerca serrata di affetti che nessuno avrebbe mai potuto leggere , ben chiusi, come vivevano nel suo essere.
E discussioni e proposte e progetti per l´alunno quasi messo all´indice , ed il suo fermo no al trasferimento.
Ed il dialogo dopo con lui , seduta su quella panca dinanzi alla sua stanza...e quegli occhi bassi che nervosi si scrutavano i piedi mentre le mani frenetiche si rosicchiavano fino a sanguinare... un imbarazzo che mai le avrebbe confessato la vera causa profonda.
E le promesse alla fine e quel ritrarsi a scatto al sollevarsi della sua mano che cercava di salutarlo con una carezza sui capelli.
Ed il viso che attraversato da un lampo di luce diversa , meravigliato , si allargava per un istante , espressione di un interrogativo silenzioso che guardingo , ascoltava con le orecchie tese un linguaggio diverso da quello a cui ormai era abituato.
E la porta della classe che si richiudeva alle sue spalle in quell´accompagnarlo in aula , estrema difesa la sua, di responsabile del servizio scolastico, autorità a protezione di una voce non ascoltata in nessun posto.

Sì , in nessun posto, perché pesante storia stava su quelle spalle di ragazzino di appena nove anni.
E cosa ancora piu´ grave nessun punto di riferimento umano , né a casa né a scuola con il continuo ricambio annuale di docenti che flagellava il rapporto alunno - insegnante.
Era andata lei stessa a parlare con la nonna che aveva la sua custodia ed il vedere quel tugurio che si chiamava casa , in quella strada dove il sole aveva dimenticato di esistere con la sua pianta di luce, le aveva ulteriormente stretto l´animo . Una nonna che nulla aveva di nonna e forse anche di donna, stanca , rabbiosa logorata da una vita che le aveva riversato addosso forse troppo dolore. E si era inasprita e le voci e gli schiaffi erano pane quotidiano ed a poco o nulla erano valse le sue parole.
Il piccolo era già stato in collegio e ne aveva cambiati diversi da quando appena nato , con una madre morta di parto ed un padre ormai in carcere per diversi anni , aveva iniziato ad essere pacco viaggiante tra istituti diversi .
E sempre più aggressivo e sempre più fughe ed istituti felici di liberarsene..
Ed aveva solo nove anni adesso e troppo spesso la sua casa diventava la strada, e scippi cominciavano a leggersi in parole che si mostravano come uomo che sapeva fare..
Ed i loro incontri scolastici sempre più frequenti .
Aveva per questo deciso di fare intervenire il colore che lui amava tanto.
E chi meglio dei ragazzi dell´Accademia di Belle Arti avrebbe potuto aiutare questi piccoli tanto difficili nel loro inserimento scolastico , ma tanto fragili nelle loro storie umane.
Non lo aveva detto ancora a scuola , ma i suoi contatti con l´Accademia della Belle Arti si stavano consolidando e quel progetto che da mesi le girava per la mente , andava prendendo sempre più forma. Il colore per vivere la gioia di sporcarsi liberamente, di tingersi , di imbrattarsi per esprimersi diversamente , per dire un vissuto senza la costrizione di una parola che ancora mortificava l´anima perché immatura e priva di forza.  Il colore ed il disegno libero su storie vere o inventate , sul mercato che riempiva le ore di questi piccoli dopo l´uscita dalla scuola...di storie per liberarsi dai pesi dentro , per dire qualcosa , per avere voce in una scuola che troppo spesso diventava emarginante per loro ...si storie inventate e rappresentate .

A giorni sarebbero venuti alcuni professori e ragazzi per stilare ognuno per le proprie competenze un progetto di lavoro utile ad entrambi gli istituti scolastici ed alunni coinvolti.
Sorrise pensando alla gioia che avrebbe provato il piccolo che amava disegnare con colori molto forti e violenti e , silenziosi, le passarono in fila i visi scontrosi , bui o ridenti degli altri piccoli dei vari plessi , segnalati come alunni problematici, nell´approccio con la scuola.

Iniziava a cadere la pioggia, sbatteva sempre piu´ forte contro il vetro della macchina ed il suo pensiero la rivide piccola , alunna lei instabile , desiderosa di fare sempre altro , veloce nell´esecuzione del lavoro ed inquieta sempre.
E sempre quell´album sul banco a coprire buchi ed a parlare di lei e di un mondo che non la capiva.
Un mondo troppo stretto , un mondo che le immobilizzava il corpo per pomeriggi interi sui libri .
Ed il suo rifiuto allo studio ed i compiti non scritti e le bugie e le scoperte delle bugie ed i castighi che sempre più pesanti la offendevano, piegata in se stessa in un silenzio che non permetteva ormai a nessuno di avvicinarla.
Ed i libri ed i giornaletti comprati di nascosto dal nonno che la aiutavano a passare le lunghe ore sempre in quella odiosa stanza, che, a casa era a lei destinata per lo studio , e sempre controllata e lei sempre , da ferma che fuggiva in un mondo tutto suo , dove libri nascosti nel cassetto venivano letti , al posto di quelli aperti sulla scrivania.
E la notte a ripetere fino alla nausea brani come era stato deciso da altri che dovevano essere ripetuti , lei che amava esprimersi sempre liberamente e con paragoni ariosi.

Che strano destino la vita. Lei ragazzina , poco qualificata negli studi , dai voti che passavano senza tanto riflettere dal vecchio 8 al 4 con la stessa facilità con cui si va a bere un bicchiere d´acqua , lei ora dirigeva e decideva...
E nel suo cuore tutti , ma in particolare , i bambini ---difficili---.
Troppo dura ed indimenticabile l´esperienza di vita vissuta sulla sua stessa pelle , a suo tempo.
Fermò la macchina , spense le luci. Lla pioggia forte la investì , e lei se ne fece vestire , amava quel bagnarsi dal sapore infinito liberatorio e , per un istante si fermò, allargando leggermente le braccia mentre l´acqua le inondava il viso ...
E si sentì sicura.
Veloce traversò la strada .
Sopra era attesa.       

 
 
 

Colorando il sogno

Post n°359 pubblicato il 19 Dicembre 2010 da haisham

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Colore nell'anima

Post n°358 pubblicato il 19 Dicembre 2010 da haisham

 

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Immersione nell'intimo

Post n°357 pubblicato il 27 Novembre 2010 da haisham

  

E nel silenzio di una grotta

tace l’arroganza

riaffiora umile la preghiera

si allargano le mani

innocenza  ritrovata

di un bambino che richiede

speranza adulta

di potere oltrepassare

vuoti e dubbi

che logorano

passo  passo il vivere.

 

Attimi profondi

dove tutto è presente

eppur distaccato

Dialogo ritrovato

con il Divino

che in noi esiste

 

E l’anima liberata

sente oltre

immersa nell'intimo

ritrova sospirando

leggera pace. 

 

  

 
 
 

Principessa...

Post n°356 pubblicato il 27 Novembre 2010 da haisham

 

 

 

Vorrei potere scrivere parole nuove

per quest’amore con cui mi copri

per questo senso grande di serenità

che oggi colora il mio viverti

 

Ma non le trovo

perché è realtà il sogno

che ho dipinto a parole per tanti lunghi anni

 

Sei l’ancora dei miei disagi

il calore contro il freddo che a volte gela il cuore

per le offese inutili che colpiscono senza motivo

 

Sei la realtà calda a cui mi aggrappo

nel condividere le piccole e grandi cose d’ogni giorno

il sorriso che mi prende in giro

per quel mio  credere anche all’ironia tua

 

La sofferenza che ti assale

la copro con tenerezza

quando improvvisa e dura

ti colpisce inutilmente

 

Si,vorrei trovare parole nuove

ma non le trovo

perché con te la realtà mia è diventata viva

e finalmente il giorno

si sveglia sempre con un arcobaleno

sorridente e lieto che dolcemente

mi chiama piano ogni mattina … principessa!...

 

 

 
 
 

Le parole

Post n°355 pubblicato il 27 Novembre 2010 da haisham

 

E le parole  

siano foglie verdi per la pietà

linfa vitale per i poveri

templi aperti alla carità ed alla pace

 

Siano luci che inondino il mondo

oltre ogni pietra scartata

ogni muro rialzato

ogni lingua sconosciuta

 

Le voci

profonda pietà

siano tenere sfumature

per l’ascolto, per il dialogo

per chi ogni giorno va ferito ed umiliato

per chi ormai sconosciuto a se stesso

non sa più cosa fare del suo giorno

per chi chiuso nell’oblio sappia ritrovare

forza per riaprire la sua porta

a se stesso e agli altri

 

Foglie verdi le parole

per chi accanto a noi

chiede muto un attimo di gioia

nel silenzio dell’egoismo

nella speranza dell’accoglienza

 

Mezzo dei semplici contro ogni solitudine

colore dell’umiltà e della dignità umana

siano sempre le parole  nostre … sempre!.

 

 

foto rosa_libro.jpg da rossoenero

 
 
 

Silenzi d'immenso

Post n°354 pubblicato il 27 Novembre 2010 da haisham

 

bays-summer-solitude.jpg picture by rossoenero

E sono gli anni quelli che segnano

foglie ammassate dal tempo

rami nudi esposti ai non senso

cicatrici dai ricordi mai spenti

Silenzi d’immenso

coperte di nebbia

fiumare di lacrime

albe e tramonti

bosco fitto l’intreccio

ombre lontane da luci

luci filtrate da foglie

E sono gli anni quelli che segnano

fiocchi di neve su rami stupiti

gemme rinate dischiuse all’aurora 

Salite e discese.

 

 

 

 divis10.gif picture by rossoenero

 
 
 

Aliento

Post n°353 pubblicato il 27 Novembre 2010 da haisham

6678023.jpg picture by rossoenero

 

E tu
parlami
ascoltami
comprendimi
Teneramente sfiorami
Assorbimi negli occhi tuoi
Emozione perditi
Abbandonati
nel tuo sentirmi
Allora
soltanto allora
prendimi
Uomo
amante mio.


tulip.gif picture by rossoenero

 
 
 

Nel tuo silenzio

Post n°352 pubblicato il 27 Novembre 2010 da haisham




Se non ti avessi
silenziosamente accanto
mi perderei nel freddo
di nebbiose cime

Se la tua voce
non sapesse cogliere
l’attimo diverso in quella mia
sarei rumore vuoto

Se la certezza
d’una tua carezza
non mi parlasse del tuo sentire oltre
resterei sola in ogni mia ora
Ombra priva del tuo respiro

E’ un abbraccio
che ci riunisce dentro
E il desiderio che ci rovista

Porto mio il tuo ancorarmi
con quello sguardo addosso

E nel tuo silenzio io esisto
E nel mio abbandono
Tu fermi il tempo. 

k16.gif picture by rossoenero 

 

 

 
 
 

Amici noi

Post n°351 pubblicato il 22 Novembre 2010 da haisham


Sentire passare tra i tuoi occhi parole chiuse
saperle leggere da tempo tra le labbra
intuirne silenziosa il senso
venirti accanto nell’ormeggiare tu questa tua ora

Stanchezza e sollievo d’un camminare
quell’attraversare l’anima
con la sacca in spalla, lisa e cara, dei ricordi
essenza tu della tua stessa storia

Capire dal lento andare delle dita sulle gambe
quel ripensarti muto che ha fatto nodi al tuo stesso vivere
Carezze lontane che il tempo ha trasformato in sogno
calore addosso da risentire quando malinconia
arriva ad appannare gli occhi nell’osservare il mare

Attimi che il cuore ha chiuso in una boccia
trasparenze e luci note solo agli occhi tuoi
rifugio capace di abbracciare solitudini
che nel coprire d’ora diventano a volte amiche

E quest’incontrarci noi sulla banchina
ha il sapore unico di quel sentire senza parole
silenzio che condivide pagine al passato
presenti oggi col desiderio d’avere accanto
una voce amica ad ascoltare

Serena compagnia
t’accarezzo con lo sguardo gli occhi
Complice tenerezza un piccolo sorriso
per quel saperci vivere ancora insieme… oltre

Amici noi.

 
 
 

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