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colibrì

Post n°1070 pubblicato il 11 Febbraio 2012 da ibisco9

Era scritto sulla fiancata del mio barchino, un piccolo e veloce motoscafo lungo appena tre metri, forse più adatto al lago che al mare.  La scritta da me pitturata in corsivo portava un accento enorme che dava nell'occhio.  Ne ho parlato anche altrove, ma non mi stanco mai di ricordare i momenti bellissimi che mi ha fatto godere, tra un'isola e l'altra della costa Smeralda.

Ricordo il mio arrivo a Mortorio, nella piccola baia popolata da panfili enormi. Per Agnelli era il posto preferito.  Quelli delle suddette barche mi guardavano con sufficienza...il proletario in barca...che ridere!  Anch'io li guardavo dal basso con molta sufficienza...mi sembravano un po' coglioni, salvo le dame con le tette al vento di prima qualità, la cui intelligenza passava in secondo piano.  E poi Capricciòli, e Codacavallo, e la magica Tavolara con i suoi giganteschi spigoli dolomitici dominanti il golfo di Olbia.  Di fronte a Porto San Paolo c'è un' isoletta, l'isola Piana, dove andavo spesso a godermi l'acqua limpida, un'acqua che più limpida non si può.  Alle spalle la Tavolara, gigante uscito dal mare in tempi lontani. Di fronte la baia caraibica blu scuro con strisce turchese da laguna del Pacifico e poi le montagne viola come sfondo.  Ecco, mi chiedo perchè ci sia chi si sbarba trenta ore di volo per andare nel Pacifico quando qui c'è il paradiso.  D'accordo, qui non ci sono le ragazzole con la cintura di banane che menano il culetto appena arrivi, come accadde all'epoca del  Bounty, ma io mi chiedo se adesso in quelle isole le ragazze ondeggianti al ritmo dell'ukelele sono davvero maori o sono native di Abbiategrasso, scritturate dalle agenzie turistiche locali.

La prima crociera sul Colibrì fu però quasi tragica, con il mare mosso e la moglie urlante ad ogni onda che arrivava sui denti. Al ritorno fummo trattati quasi da naufraghi.  Imparai però a prendere le onde al modo giusto, anche se mia moglie non si fidava mai della mia abilità marinara.  Tanto è vero che una volta (ma ero giovane), mi sono messo a duecento metri dalla riva a fare follie col barchino.  Saltavo sulle onde come un grillo, facevo fare il kristiania al Colibrì come fosse uno skyboard, e d'improvviso sento silenzio. Mi giro e il motore giocava a fare il sub sott'acqua, trattenuto a galla dai cavi di comando.  Era balzato fuori dalla sede per una mia acrobazia insensata.  Sicuramente tutta la spiaggia si torceva dal ridere, e immagino mia moglie alla quale volevo dimostrare la mia abilità.  Dovetti prendere il remetto d'emergenza e mestamente portarmi a riva, cercando un angolo riservato per nascondermi agli occhi indiscreti, trainando il motore che sembrava gradire il bagnetto imprevisto.    Mi facevo un po' pena.

E quella volta dell'onda anomala?  Mare piatto, sto tornando a tutta birra, quando vedo avanzare un'onda ripida alta un paio di metri.  Una veloce virata mi becca di traverso e per un pelo non mi rovescia la barca.  E poi in un attimo splashhh... sul mare piatto.  Alcuni pescatori ci guardavano straniti.  Sembrava un sogno ad occhi aperti.  Dissero che l'onda fosse stata generata da un sommergibile della base militare in fase d'immersione.

In compenso altre volte accaddero cose simpatiche, come la coppia di delfini che ci affiancava saltando sull'acqua, ed io temevo che mi rovesciassero la barca a testate...si sa, sono animali giocherelloni. 

Quello che mi colpiva era vedere gli stormi di pesci azzurri volanti.  Hanno pinne a forma di ali, e volano per una ventina di metri a pelo d'acqua, anticipando la barca, prima di rituffarsi.

Adesso i cormorani sono quasi estinti da queste parti, perché i pescatori li eliminano, dato che mangiano molto pesce,  ma tempo fa ornavano con la loro elegante sagoma nera i piccoli scogli che emergono presso la costa.   Peccato...tutto cambia in peggio!   Una volta arrischiai di finire su uno scoglio per voler fotografare un gruppo di cormorani, che nel frattempo si era infilato sotto lo specchio d'acqua, e riuscii a innestare la retromarcia per un pelo. 

E quando feci un naufragio a Porto san Paolo, e stavolta senza colpa?  Tutti ridevano sulla banchina  nel vedere il nocchiero saltare in acqua vestito, mentre la barca si era ridotta a una vasca da bagno.  Per fortuna non ero nell'oceano, e la moglie sul molo si torceva dal ridere. Qualcuno mi aveva tolto il tappo a vite del doppio fondo, e qualche quintale d'acqua era troppo per il povero barchino, ma questo fu scoperto in un secondo tempo.

Adesso come nocchiero sono in pensione, e il Colibrì giace in un cortile tra cucce di cani e rottami di legno.  Punta ancora orgogliosamente la prua verso il cielo, ma si sente frustrato per l'abbandono immeritato.     Quando passo di lì mi viene il magone.

Anche le barche hanno un'anima.

 

 
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