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AMORE e PSICHE -- Antonio Canova

Post n°11 pubblicato il 13 Aprile 2009 da alyssa_14
 

 

Un erotismo sottile e raffinato traspare da questa opera.
il dio Amore contempla con infinita tenerezza il volto dell'amata,
 ricambiato da Psiche con dolcezza e intensità.
 Le figure sono rappresentate nell'attimo che  precede il bacio,
 attimo carico di tensione tra  tenerezza e carnalità .
 Le due figure si intrecciano tra di loro formando una X
 morbida e sinuosa che par aleggiare nello spazio..

                              

La storia di Amore e Psiche                                                    

        

raccontata da Apuleio, scrittore latino del II secolo.

  « Vi erano in una città un re e una regina.
 Questi avevano tre bellissime figliole.
 Ma le due più grandi,
 quantunque di aspetto leggiadrissimo,
 era possibile celebrarle degnamente
 con parole umane; mentre la splendida bellezza
 della minore non si poteva descrivere,
 e non esistevano parole per lodarla adeguatamente

  Ma il dio, Eros, si innamora della mortale e,
 con l'aiuto di Zefiro, la trasporta al suo palazzo,
 imponendo che gli incontri avvengano al buio
 per non incorrere nelle ire della madre Venere,
 la fa sua. Ogni notte Eros va alla ricerca di Psiche,
 ogni notte i due bruciano la loro passione in un amore
 che mai nessun mortale aveva conosciuto.
 Psiche è dunque prigioniera nel castello di Eros,
                       legata da una passione che le travolge i sensi.        

 Psiche è una bellissima  principessa,
 così bella da causare l'invidia di Venere.
 La dea invia suo figlio Eros perché
 la faccia innamorare dell'uomo più brutto
 e avaro della terra, affinchè Psiche sia coperta
 dalla vergogna di questa relazione.

 Una notte Psiche, istigata dalle sorelle,
 con una spada e una lampada ad olio decide di vedere
 il volto del suo amante, pronta a tutto, anche all'essere
 più orribile, pur di conoscerlo.
 È questa bramosia di conoscenza ad esserle fatale:
 una goccia cade dalla lampada e ustiona il suo amante:

  « ...colpito, il dio si risveglia; vista tradita la parola a lei affidata, d'improvviso silenzioso, si allontana in volo
 dai baci e dalle braccia della disperata sposa ». 

 Il dio vola via e Venere poco dopo cattura Psiche
 per sottoporla alla sua punizione.
 Venere sottopone Psiche a diverse prove:
 nella prima, per esempio deve suddividere
 un mucchio di granaglie con diverse dimensioni
 in tanti mucchietti uguali;
 disperata, non prova nemmeno ad assolvere il compito
 che le é stato assegnato, ma riceve un aiuto
 inaspettato da un gruppo di formiche, che intendevano
 ingraziarsi il suo innamorato.
 L'ultima e più difficile prova consiste nel discendere
 negli inferi e chiedere alla dea Proserpina un po'
 della sua bellezza. Psiche medita addirittura il suicidio
 arrivando molto vicino a gettarsi dalla cima di una torre.
 Improvvisamente, però, la torre si anima e le indica
 come assolvere la sua missione. Durante il ritorno,
 mossa dalla curiosità a lei tanto cara, aprirà l'ampolla
 (data da Venere) contenente il dono di Proserpina,
 che in realtà contiene il sonno più profondo.
 Ancora una volta verrà in suo aiuto Amore, che
 la risveglierà dopo aver rimesso a posto la nuvola soporifera
 (uscita dalla ampolla). Solo alla fine, lacerata nel corpo
 e nella mente, Psiche riceve l'aiuto di Giove.
 Mosso da compassione il padre degli dei fa in modo che
 gli amanti si riuniscano: Psiche diviene una dea e sposa  Amore. 
 Il racconto termina con un grande banchetto al quale
 partecipano tutti gli dei, alcuni anche in funzioni inusuali:
 per esempio, Bacco fa da coppiere, le tre Grazie suonano
 e il dio Vulcano si occupa di cucinare il ricco pranzo.
 Al termine del banchetto i due giovani bruciarono
 per tutta la notte, la loro incontenibile
 passione e da questa unione nacque un figlio,
 Piacere, identificato dai latini con Voluptas.
  

   

( Foto e racconto tratto da web )                                                 

 
 
 
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                                                                                                              @@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@                                     Ti manderò un bacio con il vento
e so che lo sentirai,
ti volterai senza vedermi ma io sarò li
Siamo fatti della stessa materia
di cui sono fatti i sogni
Vorrei essere una nuvola bianca
in un cielo infinito
per seguirti ovunque e amarti ogni istante
Se sei un sogno non svegliarmi
Vorrei vivere nel tuo respiro
Mentre ti guardo muoio per te
Il tuo sogno sarà di sognare me
Ti amo perché ti vedo riflessa
in tutto quello che c’è di bello
Dimmi dove sei stanotte
ancora nei miei sogni?
Ho sentito una carezza sul viso
arrivare fino al cuore
Vorrei arrivare fino al cielo
e con i raggi del sole scriverti ti amo
Vorrei che il vento soffiasse ogni giorno
tra i tuoi capelli,
per poter sentire anche da lontano
il tuo profumo!
Vorrei fare con te quello
che la primavera fa con i ciliegi.

 IL BACIO  Pablo Neruda

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   Amo in te l'avventura della nave che va verso il polo.
     Amo in te l'audacia
   dei giocatori delle grandi scoperte.
    Amo in te le cose lontane
    Amo in te l'impossibile
   entro nei tuoi occhi come
  in un bosco pieno di sole
  e sudato affamato infuriato
  ho la passione del cacciatore
   per mordere nella tua carne.
  Amo in te l'impossibile
   ma non la disperazione.

   AMO IN TE    Nazim Himet
  

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Il più bello dei mari
è quello che non navigammo.
Il più bello dei nostri figli
non è ancora cresciuto.
I più belli dei nostri giorni
non li abbiamo ancora vissuti.
E quello
che vorrei dirti di più bello
non te l'ho ancora detto.
IL PIU' BELLO DEI MARI
Nazim Himet
 


@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@

Il girasole piega a occidente
e già precipita il giorno
 nel suo occhio in rovina
e l'aria dell'estate s'addensa
 e già curva le foglie e il fumo
dei cantieri.
 S'allontana con scorrere
secco di nubi e stridere di fulmini
quest'ultimo gioco del cielo.
 Ancora, e da anni, cara,
ci ferma il mutarsi degli alberi
 stretti dentro la cerchia
dei Navigli.
Ma è sempre il nostro giorno
e sempre quel sole che se ne va
con il filo del suo raggio affettuoso.
Non ho più ricordi,
non voglio ricordare;
la memoria risale dalla morte,
la vita è senza fine.
 Ogni giorno è nostro.
 Uno si fermerà per sempre,
e tu con me, quando ci sembri tardi.
Qui sull'argine del canale, i piedi
in altalena, come di fanciulli,
guardiamo l'acqua,
 i primi rami dentro
il suo colore verde che s'oscura.
E l'uomo che in silenzio s'avvicina
non nasconde un coltello fra le mani,
ma un fiore di geranio.  

QUASI UN MADRIGALE

Salvatore Quasimodo

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"Andai nei boschi perché
desideravo vivere con saggezza,
 
 per affrontare solo i fatti essenziali della vita,
 e per vedere se non fossi capace di imparare
 quanto essa aveva da insegnarmi,

 e per non scoprire, in punto di morte,
 che non ero vissuto.

Non volevo vivere quella che non era una vita,
 a meno che non fosse assolutamente necessario.
 
Volevo vivere profondamente,
 e succhiarne tutto il midollo..." 
 

ANDAI NEI BOSCHI

 Henry David Thoreau

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