CENESEX: una Rivoluzione dentro la Rivoluzione

Post n°304 pubblicato il 22 Febbraio 2019 da tigrilla37
 

Manuel

"Prima, avevo paura di questocorteo, perché desideravo tanto partecipare. Così, parteciperò per quella parte di me che qualche volta ha avuto paura di partecipare. E per altre persone, che non possono partecipare, persone che hanno una vita come quella che io ho avuto. Oggi, partecipo per ricordare che non sono solamente un ‘io’, ma anche sono un ‘noi’. E noi, partecipiamo con orgoglio". Nomi Marks, personaggio transgender del serial Sense8

 

di Ida Garberi *

 

Il 17 gennaio 2019 si è svolto un incontro nella Facoltà di Turismo de L'Avana coi suoi studenti ed il vicedirettore del Centro Nazionale di Educazione Sessuale (CENESEX) Manuel Vázquez Seijido, sul progetto della nuova Magna Carta, sancita in dicembre 2018 dall'Assemblea del Potere Popolare e che il popolo cubano voterà in referendum il prossimo 24 febbraio.

Stiamo vivendo, magari, il processo più importante e più complicato degli ultimi 40 anni per Cuba, dal 1976; decidiamo di modellare nuovamente la nostra società, perché ora stiamo vivendo un contesto sociale, politico ed economico differente, il popolo cubano ha deciso di cementare nuovamente la base sulla quale si struttura la nostra società politicamente organizzata. Tutto questo rappresenta disegnare la relazione tra individui e Stato, quel vincolo che esiste che non è altro che 'cittadinanza', i diritti ed i doveri che abbiamo tutte e tutti, la responsabilità dello Stato nel garantire questi diritti, ed il 24 febbraio sapremo se sono questi stessi i temi che il popolo vuole. Il mio compito è parlarvi su quello a cui mi sono dedicato negli ultimi otto anni, sulle nostre sessualità ed i nostri diritti vincolati alle nostre sessualità e l'impatto degli stessi in questo processo costituzionale”.

Così è cominciato l'incontro tra Manuel Vázquez Seijido e gli studenti, provocati in maniera trasgressiva dal vicedirettore del CENESEX, che ha chiesto chi di loro pensava di votare SÌ per la Costituzione e perché.

Gli studenti hanno risposto che sarebbero andati a votare, ma nessuno ha voluto dire come voterà.

Allora, Manuel Vázquez Seijido ha ricordato il cammino del processo costituzionale, ha parlato della prima bozza, redatta da una commissione dell'Assemblea Nazionale del Potere Popolare che si è sottoposta a consultazione popolare e che dopo, il suo risultato è ritornato alla Commissione che aveva proposta la bozza, si è svolta una consultazione nell'Assemblea Nazionale del Potere Popolare che finalmente ha approvato un progetto di Costituzione, che si sottometterà a referendum popolare il prossimo 24 febbraio 2019.

Tutto questo processo è stato seguito da molte polemiche che si sono sviluppate in due spazi fondamentali, secondo il mio punto di vista: in primo luogo, durante il processo di consultazione popolare, che è stato molto ampio e le persone hanno potuto partecipare alla discussione in più di uno spazio, e secondo, nelle reti sociali. Qui, approfitto per sottolineare che è molto importante, principalmente per i giovani, la necessità di esistere nelle reti sociali. Dicono che il tema più polemico sia stato quello del matrimonio e di come si sarebbe regolamentato. Tuttavia, le cifre parlano di nove milioni di cubani e cubane che hanno partecipato nei dibattiti del processo di consultazione popolare, tra questi ed queste solo 158376 hanno proposto di cambiare l'articolo 68, che trattava nella bozza il tema del matrimonio. Questo numero rappresenta il 1,76% dei partecipanti ai dibattiti e ci sono inoltre molte persone che non hanno parlato e non hanno espresso la loro opinione sull'articolo del matrimonio. Allora, come possiamo sapere quale è l'opinione dei silenziosi? Come metodo scientifico, gli facciamo un'autopsia cerebrale? Alla fine, è molto soggettivo affermare che il tema del matrimonio sia stato il più polemico tra gli articoli della Costituzione”.


Manuel Vázquez Seijido si è chiesto perché il tema del matrimonio sia stato tanto importante nei dibattiti quando nella Magna Carta si decide come si eserciterà il potere nel paese, come sarà strutturata la funzione esecutiva, come si organizzano i governi nei distinti livelli, come si strutturerà l'accesso al potere, i limiti di età e le sue funzioni…Però, sembrerebbe che l'attenzione sia stata acchiappata da una questione tanto privata (che, certamente, ha forti implicazioni politiche e pubbliche) che si iscrive nel diritto di ognuno di prendere decisioni sul suo corpo e di come condividere la propria vita, che è il matrimonio.

Cosa c'è dietro tutto ciò, se c'è qualcosa?”, ha chiesto Manuel, con intenzione polemica, agli studenti.

Tra le opinioni, quella di un ragazzo ha sottolineato che il problema di Cuba è che la sua società è molto maschilista e patriarcale, molto di più di quello che siamo disposti ad ammettere ed una ragazza ha riflettuto che nel processo di consultazione non hanno informato il popolo sui temi trascendentali presenti nella Magna Carta.

Un'altra studentessa ha detto di credere che il problema sia quello delle persone meno giovani, radicate a tradizioni antiche e che al contrario, i giovani sono più liberali e tolleranti. Qui, Manuel Vázquez Seijido ha segnalato che, alla rovescia, chi attacca di più il CENESEX, Mariela Castro, la sua direttrice o lui, sono giovani o persone di mezza età.

Quello che voglio comunicare è che il tema è molto variopinto, tra i leader religiosi fondamentalisti, c’è stato perfino chi ha sponsorizzato un video di musica rap dove il cantante minaccia brutalmente, affermando che il problema delle persone LGBT bisogna tagliarlo alla radice, segnalando con la mano come stesse sgozzando qualcuno. Ma non possiamo generalizzare, perché neanche tutta la società cubana è maschilista o omofobica, neanche tutti i leader religiosi voteranno per il No e neanche tutti gli anziani sono contro il matrimonio ugualitario”.

Per rinforzare la sua idea, Manuel Vázquez Seijido ha ricordato che la commissione che ha scritto l'articolo 68 nella bozza era formata da anziani, in specifico la dirigenza storica della Rivoluzione Cubana.

Voglio sottolineare che quello che bisogna tenere presente è che stiamo parlando di un tema di diritti umani. Se vogliamo, possiamo trattare in profondità i pregiudizi che spingono le persone che incitano a votare No per il progetto della Costituzione. Quando si parla di diritti umani dobbiamo sapere che per essere una persona, abbiamo già il diritto di reclamare come possiamo scegliere i nostri compagni. Non è un fenomeno di maggioranza, garantire un diritto umano non è proporzionare un diritto alla maggioranza, il diritto umano si garantisce perché è responsabilità dello Stato, con indipendenza se solo sono tre persone quelle che reclamano questo diritto umano, e l’altro tema da discutere è il concetto di ‘società preparata'”.

Allora Manuel Vázquez Seijido ha provocato gli studenti domandando loro se nel 1886 la classe economicamente dominante in Cuba era preparata affinché gli strappassero i suoi privilegi quando hanno abolito la schiavitù.

Vi faccio un altro esempio del nostro contesto: tutte e tutti eravamo preparati per il periodo speciale? Allora, quello che voglio dirvi è che la Costituzione ha la vocazione di generare valori, di generare condotte e di appianare le strade. Quello che voglio trasmettere è che il tema di una società preparata lo stanno usando gli avversari degli avanzamenti sociali, ogni passo che avanziamo dicono che il popolo cubano non era preparato per questo o quello. Io rispondo che Cuba non era preparata e nel 1959 ha vinto una Rivoluzione! Ed il fatto più importante è che abbiamo dovuto incontrare la strada camminando!”.

Il vicedirettore del CENESEX per analizzare in profondità la situazione, ha incominciato ad enumerare le caratteristiche degli individui che vogliono votare No contro la Costituzione, che fondamentalmente si dividono in due gruppi: quelli che lo fanno per motivi religiosi, con posizioni fondamentaliste, di denominazioni cristiane, essenzialmente evangeliche e pentecostali, e bisogna riconoscere che i cattolici sono stati i meno aggressivi (e questo è un gruppo irremovibile, non può convincerlo a cambiare idea neanche Dio!); un altro gruppo che penso non sia maggioritario, si è generato dopo il cambiamento della bozza da parte dell'Assemblea che ha modificato l'articolo 68 nell'attuale 82, che loro vedono come una retrocessione.

Questo nuovo gruppo, formato principalmente da persone LGBT, si è creato dopo lo sfortunato Twitter dell'Assemblea Nazionale che è stato fatidico, e che è stato replicato da moltissime agenzie informative, con titoloni come ‘Cuba abbandona il matrimonio ugualitario’ e non è vero!”.

Alcuni studenti hanno opinato che, secondo loro, la retrocessione si trova nella disposizione transitoria che stabilisce un referendum popolare, successivo all'approvazione del nuovo Codice di Famiglia da parte dell'Assemblea che ipoteticamente approverà il matrimonio ugualitario in un periodo non superiore a due anni, dopo il beneplacito da parte della popolazione sul progetto della nuova Costituzione.

Voglio chiarire che quell'articola 68 era la copia dell'attuale 36, che solo cancellava il riferimento binario che il matrimonio fosse solo tra uomo e donna e dichiarava che poteva essere tra due persone. L’82 dichiara che il matrimonio è un'istituzione giuridica e sociale che si basa nel rispetto e nella capacità dei coniugi (termine generico unisex). Inoltre legalizza le unioni consensuali, fatto che non esisteva nel 68, mantenendo termini generici, senza mai specificare ‘tra uomini e donne’. È fondamentale anche che si cancelli che lo scopo del matrimonio sia riproduttivo perché legittima l'unione di persone dello stesso genere che non possono riprodursi per una semplice questione biologica”.

Francisco Rodriguez Cruz, conosciuto come “Paquito el de Cuba" per il suo blog personale ed attivista del CENESEX, vuole sottolineare che in un altro articolo, l’ 81, si amplia anche il concetto di famiglia, perché afferma che ogni persona ha il diritto di formare una famiglia, ed allora consacra il diritto alle persone LGBT di poterne formare una.

Manuel Vázquez Seijido è stato categorico in quanto all'articolo 68, affermando che se rimaneva uguale alla bozza, comunque si doveva anche aspettare un nuovo Codice di Famiglia per poterlo applicare, come sempre aveva avvisato Mariela Castro, mentre si stava sviluppando la consultazione popolare.

Non possiamo cancellare oramai il referendum, l'unica forma sarebbe votare No il 24 febbraio, accettando la retrocessione alla Costituzione del 1976 e perdendo così i diritti che ci garantisce la nuova Magna Carta. Bisogna prestare attenzione sul fatto che molte persone che scommettono sul No, non vivono a Cuba, non vengono a votare o non possono votare, allora per loro non è importante il risultato concreto del referendum. Credo che la domanda chiave sarà: lo sacrifichiamo tutto per una piccola parte scomoda?”.

Il vicedirettore del CENESEX ha definito il gruppo di persone LGBT, contrario all'attuale progetto di Costituzione come egoisti, perché non considerano il valore e l'importanza di un altro articolo fondamentale, il 42.

L'articolo 42 è più ampio, e se me lo domandano, è più importante del 68, ora 82. Bisogna chiarire che con l’82 risolviamo i problemi degli uomini gay e delle donne lesbiche, ma i e le trans continuano senza essere considerate come persone. Per quanto la violenza omofobica, transfobica e contro la donna a Cuba non sia molto impressionante, purtroppo continua ad essere una realtà. L'articolo 42 è fondamentale perché proibisce la discriminazione 'per ragione di sesso, genere, orientazione sessuale, identità di genere, età, origine etnica, colore della pelle, credenza religiosa, invalidità, origine nazionale o territoriale, o qualunque altra condizione o circostanza personale che implichi distinzione lesiva alla dignità umana'”.

Per concludere, Manuel Vázquez Seijido ha fatto un appello affinché gli studenti quando votino il prossimo 24 febbraio analizzino bene gli impegni che hanno con altre persone, come i figli e le figlie, con altri parenti, votare SÌ implica anche proteggere i diritti umani di altre vite, non solo implica vivere bene oggi, bensì implica una migliore qualità di vita per le generazioni future.

Votare SÌ implica anche lasciare aperta la porta per cambiamenti futuri che possono permettere alla nostra società di essere più inclusiva, più plurale, dove possiamo stare tutte e tutti”.

 

*colonnista di Cubainformación

 

 

 

 
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Moira Millan: la lotta del popolo mapuche può costituire la base per creare un nuovo modello di umanità

Post n°303 pubblicato il 21 Novembre 2017 da tigrilla37
 
Foto di tigrilla37

“Svegliamoci, svegliamoci umanità già non c’è più tempo. Le nostre coscienze saranno scosse dal fatto di stare solo contemplando l'autodistruzione basata nella depredazione capitalista, razzista e patriarcale”. Berta Caceres 

Ho avuto nella mia vita la fortuna di conoscere donne molto coraggiose, guerriere, impegnate, lottatrici fino al midollo: a Barcellona, poco tempo fa, nel mezzo delle proteste indipendentiste, ho avuto l'orgoglio di condividere con la weychafe (che significa guerriera in mapuche) Moira Millan, coordinatrice del movimento Marcia delle Donne Originarie per il Buen Vivir.


Lei stessa rivela che “sono nata un giorno di agosto in un inverno innevato, in un paesino chiamato El Maiten, nel nordovest della provincia di Chubut, il Lof Pillañ Mahuiza è la mia comunità mapuche”. 

Il popolo Mapuche, dalla notte dei tempi, passando per tutte le conquiste del luogo dove vive, cerca di preservare la sua identità, che comprende le sue abitudini ed il suo territorio, la terra che dà loro non solo il sostentamento ma anche l'essere. Per questo popolo, questa è la forma in cui si acquisisce la dignità. Mapuche significa letteralmente “gente della terra”. Cioè, non terra degli uomini e delle donne, bensì al contrario: sono gli uomini e le donne coloro che appartengono alla terra, un'idea semplice ma perturbatrice nelle menti di quasi tutti i politici di oggigiorno.
  
Alla fine del IX secolo, la nazione mapuche è stata vittima di un genocidio e le sue terre ancestrali occupate da un'invasione illegittima dei “huincas” argentini e cileni. “Huinca” è un termine proveniente dalla lingua “mapudungún” e significa “Nuovo Inca”, in riferimento alle persone di razza bianca, i nuovi conquistatori. Bisogna chiarire che i mapuche non sono né cileni né argentini, semplicemente perché entrambi gli Stati sono costruzioni storiche posteriori al Wallj Mapu, il loro territorio ancestrale.   
Negli anni 90, più o meno, Carlos Menen regala le terre da dove provengono gli antenati di Moira ad un conosciuto compaesano mio, Luciano Benetton, che pagando con poche “perline”, oggi occupa illegalmente quasi due milioni di ettari della Patagonia argentina.  

Moira mi dice che “Benetton ha creato un stato feudale dentro lo stato argentino. Benetton finanzia questa situazione bellicista contro i mapuche per potere continuare a rubare i prodotti della terra”. 

La consegna ed il saccheggio delle terre della Patagonia e delle sue risorse nazionali per mano di aziende straniere è un problema della notte dei tempi, come i reclami e la lotta del popolo mapuche per recuperarle.   
 
Dal 2015, varie famiglie della provincia di Chubut hanno realizzato recuperi di terre occupate da Benetton ed hanno dichiarato, mediante un comunicato pubblico firmato dai Pu Lof in Resistenza del Dipartimento Cushamen ed il Movimento Mapuche Autonomo del Puel Mapu (MAP): “Noi, i Mapuche, continuiamo ad essere un'immensa maggioranza senza terra, con l'unica alternativa di essere braccianti, impiegate domestiche ed operai, cioè, manodopera poco cara e sfruttata dall'oligarchia creola e l'imprenditorialità multinazionale”. E sostenevano che “l'unica maniera di frenare l’assassinio organizzato dal potere economico e dallo stato (ecocidio ed etnocidio), è mediante il controllo territoriale effettivo delle nostre comunità mobilitate”.  

La risposta della Compagnia delle Terre del Sud Argentino (compagnia di Benetton) è stata una denuncia penale per usurpazione.

Da allora la violenza, le minacce ed i tentativi di sgombro sono stati permanenti. L'attuazione della gendarmeria, nelle terre che l'italiano rivendica per sé stesso, dall'inizio dell'anno, è stata ancora più violenta, di repressione contro la comunità Pu Lof (anche contro donne e bambini), hanno sequestrato Santiago Maldonado con la diretta responsabilità dal ministro di Sicurezza Patricia Bullrich, il suo capo di gabinetto Pablo Noceti e dello Stato. Il governatore di Chubut, Mario Dan Neves è stato anche complice dell'azionare repressivo, avallando l'entrata della gendarmeria alla comunità e demonizzando i mapuche attraverso una campagna mediatica che cominciò l'anno scorso, mentre quasi obbligava il giudice Otranto ad arrestare i dirigenti, considerati “terroristi” senza nessuna prova incriminante. 

Sul tema Moira riafferma: “non c'è nessun dubbio, è stato il governo che prima sequestrò Santiago Maldonado per mano della gendarmeria e dopo piantò il corpo nel fiume della comunità mapuche Pu Lof Resistencia Cushamen. La tattica fu 'liberarsi' del loro crimine, perché la sparizione forzata non prescrive, è un delitto di lesa umanità ed i funzionari di turno dovevano ‘lavare’ il fatto che l'avevano assassinato. Così hanno creato tutta una campagna mediatica per segnalare come responsabili i giovani weychafe della comunità mapuche. Ed anche io sono accusata di essere una dei responsabili, perché in interviste che mi hanno fatto anteriormente alla scoperta del corpo di Santiago avevo pronosticato quello che dopo è successo in realtà. Spero che il popolo argentino approfitti dell'opportunità per non accettare la manipolazione dei popoli e ribellarsi. Nel momento in cui il caso di Santiago ha provocato che il popolo argentino guardasse al sud del suo paese e finalmente ha permesso che si accorgessero della lotta del popolo mapuche, spero che sia la ragione perché questa pseudo-democrazia dittatoriale, marchingegno della partitocrazia per potere mantenere il modello estrattivista cada per il suo proprio peso, perché la sua politica aberrante ed assassina non è oramai accettata dalla coscienza del popolo argentino. Bisogna proseguire con la luce della verità, contrastare il mucchio di menzogne, continuare con la lotta dei popoli originari, in maniera articolata e con la saggezza dei popoli in unità. Definitivamente bisogna respingere questo governo criminale”.  

La lotta di Moira e del suo popolo da prima della scoperta del corpo di Santiago aveva irritato lo Stato argentino e lei è stata minacciata a morte.
 
“I funzionari dello Stato sanno che il problema non sono io, il problema è che rappresento la lotta del mio popolo, un mondo completamente diverso che respinge strutturalmente questo sistema. L’unica cosa che otterranno, se portano a termine il mio assassinio, è che la mistica mapuche che afferma che per ognuno che cade dieci in più incominceranno la lotta è pura verità. La nostra lotta non vuole arrivare a possedere la terra od a creare un nuovo Stato, no, noi vogliamo creare una relazione armonica tra la terra, la mapu, ed i popoli, la reciprocità con la natura. Noi respingiamo questo sistema di morte, questa progressiva distruzione ed inquinamento, siamo il popolo più povero che vive nel territorio più ricco dell'America del Sud e reclamiamo il Buen Vivir tra i popoli. Sappiamo che è possibile un nuovo futuro, un domani diverso a questo presente ed è il nostro diritto. Il sistema sta ammazzandoci perché deve distruggere la speranza, necessita che ci rassegniamo al sistema di morte. Ma noi per migliaia di anni abbiamo dimostrato che sì, un altro mondo è possibile! Inoltre negli ultimi tempi siamo riusciti a generare empatia per il nostro popolo in Argentina, abbiamo ottenuto che le femministe di ‘Ni una menos' facciano il loro incontro nazionale a Chubut, in Porto Madryn. La lotta del mio popolo è il tema principale, mi nominano come referente del movimento e credo che questo spaventa lo Stato”.
  
Un'altra denuncia che formula Moira è che Santiago Maldonado è il primo “bianco” scomparso, ma solo nella provincia di Chubut esistono 145 mapuche scomparsi, uno di loro è Eduardo Cañulef, che era il bracciante principale di Benetton. Questo lavoratore rurale reclamò condizioni migliori di lavoro ed il miliardario lo sequestrò. 

“Non ho mai visto il tuo compaesano nel banco degli accusati, questo è accaduto nell'anno 1996 e sua madre è morta reclamando il recapito di Eduardo. Aveva 28 anni e nessuno ha fatto una manifestazione per lui. In Argentina la vita indigena non vale chiaramente tanto quanto la vita del bianco. Questo non significa che non mi solidarizzi con la famiglia Maldonado ed esigo  con lei che si faccia giustizia. Ma voglio anche giustizia per il mio popolo, voglio che Benetton paghi per le aberrazioni che ha commesso contro il popolo mapuche. Necessitiamo anche che si svegli il popolo italiano ed abbia coscienza di quello che fanno i miliardari del suo paese, che lontano dalla loro patria, in silenzio e nascosti dall’opinione pubblica, ammazzano i popoli originari e distruggono l'ecosistema. Perché Benetton non produce soli vestiti, è un estrattivista e nel territorio che occupa illegalmente ci sono giacimenti auriferi”. 

Io, come sorella bianca, concludo promettendo di appoggiare la lotta dei popoli indigeni, principalmente delle donne indigene e, come ha scritto Moira, voglio ascoltarle, desiderosa di conoscere il loro pensiero, non voglio convertirle, né etichettarle, né studiarle, né rubare per mia utilità il loro sapere, mi unisco a questa Rivoluzione di pensiero, e sarò, terra, seme, vento, acqua e fuoco.  

di Ida Garberi, responsabile della pagine in italiano di Prensa Latina e Cubadebate

 
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Per una scuola senza omofobia, né transfobia! Mi unisco!

Post n°302 pubblicato il 25 Maggio 2017 da tigrilla37
 

 

2017

Ida Garberi * 
 
“Di per se stessa, l'omosessualità è limitante quanto l'eterosessualità: l’ideale sarebbe essere capaci di amare una donna od un uomo, od indifferentemente un essere umano, senza avvertire paura, inibizione od obbligo”. 
 
(Simone di Beauvoir) 
 
  
 
La Giornata Cubana contro l’Omofobia e la Transfobia dedica la sua decima edizione alla prevenzione del bullismo omofobico negli spazi scolastici, tenendo in conto che in numerose ricerche delle scienze sociali, giuridiche e mediche realizzate a Cuba, questo fenomeno appare come una realtà che, benché ancora invisibile, sussiste nei centri educativi del paese, come riflesso del pregiudizio sociale più ampio verso le persone con orientazioni sessuali ed identità di genere diverse. 
 
È importante enfatizzare che la Giornata Cubana contro l’Omofobia e la Transfobia si dirige a tutta la popolazione e non esclusivamente alle persone LGBT, si inserisce dentro gli sforzi per il rinvigorimento di valori basati nei principi di uguaglianza e non discriminazione nella società cubana e costituisce il riassunto del lavoro permanente realizzato durante tutto l'anno, con altri sviluppi e risultati in varie sfere, che evidenziano il compimento della politica del paese al riguardo. 
 
“Il problema maggiore che affrontiamo è che non c'è coscienza, non si sa che il bullismo omofobico negli spazi scolastici esiste, non sussiste una conoscenza sufficiente per identificare in che momento si stanno esteriorizzando questo tipo di fenomeni”, mi espone Mariela Castro, direttrice del Centro Nazionale di Educazione Sessuale (CENESEX) a Cuba, minuti dopo che si è conclusa la Conga per la Diversità (Gay Pride cubano), sviluppata a L'Avana, il 13 maggio 2017. 
 
Con soddisfazione, in questo 10º anno consecutivo che si sviluppa la manifestazione contro l'omofobia e la transfobia, si poteva constatare che ancora più gente stava partecipando a questa festa di colori ed allegria, in confronto alle edizioni anteriori; Mariela mi confessa che aveva paura che le persone respingessero un tema che coinvolge la scuola, “la gente è diffidente, perché sempre i genitori vogliono che tutto quello che si fa nella scuola sia il meglio per gli alunni. A volte, per pregiudizio, avrebbero potuto fare resistenza o esprimere il loro malessere perché avevamo scelto la scuola come tema centrale. Per questo motivo, questo anno cerchiamo di avere ancora più spazio nella televisione, nella radio, nella stampa, nelle reti sociali, per dare spiegazioni esaustive alla popolazione del perché questo anno il centro di tutto sono le scuole.” 
 
“Nelle prime tappe della vita, la scuola è uno degli spazi più importanti di formazione dell'essere umano, dove i bambini e le bambine convivono insieme la maggioranza del loro tempo nel decorso della settimana, ed inoltre la scuola ha anche un'importanza fondamentale per l'educazione della famiglia”. “Vogliamo sensibilizzare e creare coscienza affinché si riconoscano da subito fenomeni di violenza o di bullismo scolastico di stampo omofobo e transfobico”. “Dobbiamo ringraziare per la collaborazione il Ministero di Educazione; il CENESEX deve segnalare ogni situazione, con l'obiettivo che non si consideri normale, perché ogni esperienza negativa nella scuola è molto dannosa per i bambini e per le bambine in processo di crescita”. “Inoltre, il bullismo è un maltrattamento ripetitivo, ancora più dannoso a livello emozionale, non possiamo permetterlo in una società col progetto rivoluzionario che sostenta Cuba, con gli aneliti che abbiamo per la nostra gioventù.” 
 
Domando a Mariela, un poco scettica, se ha ricevuto un buon appoggio nel Ministero di Educazione, o se hanno fatto molta resistenza quando il CENESEX ha presentato il progetto: “In un primo momento i funzionari si sono irrigiditi, ma dopo avere dialogato ed interagito, si resero conto che siamo sulla stessa lunghezza d’onda; quindi ci diedero il loro appoggio fondamentale. In questi due anni previsti fortificheremo ancora di più il programma nazionale di educazione sessuale nella scuola, con maggior enfasi nella preparazione dei maestri e delle maestre, principalmente nelle carriere pedagogiche, collaborando anche col Ministero di Educazione Superiore.” 
 
“Perché i maestri e le maestre? Perché sono loro gli attori principali del processo di trasformazione sociale della coscienza e della scuola, devono essere generatori di cultura di rispetto, di pace e di convivenza tra le persone.” 
 
“Per stimolare questi temi faremo anche un concorso di buone pratiche pedagogiche, saranno studi appoggiati dall'Unesco che sta lavorando contro il bullismo scolastico di stampo omofobo e transfobico dal 2011.” 
 
L'ultima domanda tocca un tema molto spinoso per Cuba: il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Mariela conferma che da tempo si stanno promuovendo gli stessi diritti di matrimonio per le persone LGBT, ma “fino a quando non si cambierà la costituzione non potremo discutere il matrimonio per le coppie dello stesso genere”. “Ma non abbiamo perso tempo, da vari anni si stanno facendo workshop con esperti ed esperte, per avere già pronti alcuni pacchetti legislativi e presentarli nel momento che cambierà la Costituzione, come si è accordato nell'ultimo Congresso del Partito. Il punto fondamentale è che è già parte delle politiche del Partito, che significa che esiste la volontà politica dello stato.” 
 
Inoltre, aggiungo io, perché resistersi tanto al matrimonio omosessuale? Come ha detto, con la sua ironia meravigliosa la famosa attrice Whoopi Goldberg: “Se non ti piace il matrimonio gay, non ti sposare con un gay!.” 
 
*corrispondente di Cubainformación a Cuba

FOTO: Fulvio Bugani

mariela

io e mariela

 
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Fidel: non possono seppellirti, tu sarai sparso come semi di libertà

Post n°300 pubblicato il 06 Dicembre 2016 da tigrilla37
 

Fidel

 

 

Ida Garberi * 

“Quando gli uomini sono veramente uomini, non muoiono né si seppelliscono, si seminano per perdurare” 

Julian Conrado, cantore delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia-Esercito del Popolo 
 
Quando una persona, come me, ha già compiuto i 50 anni, ha perso oramai molte persone della sua vita, che già non l’accompagnano più, perché la natura senza pietà  gli presentò il conto.

Le prime volte il dolore è quasi insopportabile, poi, poco a poco, si impara ad accettare queste assenze. Ma per alcuni esseri speciali il vuoto che lasciarono non si riempie mai e nemmeno sparisce, ogni giorno, ogni minuto che passa, con testardaggine per mantenerli vivi, li percepiamo intorno a noi. Già mi era successo con mia sorella di lotta Celia Hart Santamaría o la mia Comandanta Bertha Cáceres, donne elette dalla vita per essere uniche, per toccare tanto profondamente il cuore di quelli che le abbiamo conosciute che le loro impronte non spariranno mai. Ma ora con Fidel è un qualcosa senza spiegazione, non ho mai conosciuto personalmente il Comandante in Capo, lo vedevo come un eroe, pensavo che chiaramente la sua morte mi avrebbe ferito, ma che lo avrei percepito come qualcosa di grande, come un personaggio diafano ed irraggiungibile, che rimane sempre come paradigma.
 
E no, chiaramente non fu così, e neanche ha importato il fatto di non essere cubana.
 
Le lacrime continuano a scendere mentre vedo quella piccola cassa di cedro che preserva i tuoi resti mortali dando l'ultimo saluto al tuo popolo, Fidel, e non posso accettare che una vita tanto piena e trascendente possa riuscire a rimanere in tanto poco spazio. 

Vivendo a Cuba da 16 anni ho imparato dal popolo cubano che….. Fidel è Fidel. 

Il suo sguardo tanto profondo, tanto astuto, le sue dita tanto fini, tanto lunghe, tanto inquisitrici mi ricordano mio padre biologico, il mio eroe personale, che ammiro, coi suoi errori e le sue virtù, e che non ho ancora potuto perdonare anni fa per aver abbandonato questo mondo. 

Fidel ha questo potere, in tutti i cubani ed in tutte le cubane, in tutti i rivoluzionari veri ed in tutte le rivoluzionarie vere nel mondo che si indignano davanti ad ogni ingiustizia che percepiscono (non quelli che utilizzano perfino questo lutto per evidenziare la loro personalità e mettersi, da soli, medaglie che non esistono, e posso assicurare che ne ho visti più di uno).  

Lui seppe seminare dignità, ribellione, rivoluzione, umanità, unità, internazionalismo, ma anche sentimenti di familiarità e vicinanza. In realtà che non ho proprio capito l'odio degli sciacalli dell'altra sponda, che festeggiano la scomparsa fisica del Leone di cui non vogliono riconoscerne la grandezza, e credono che mangiando carogne possono entrare nella storia.

Un padre non è mai perfetto, per essere padre, ferisce di più quando c'affronta, quando ci punisce, e noi non siamo d’accordo. Ma Fidel non è Dio, la sua grandezza fu seminare questo sentimento familiare che ci permette di accettare i suoi errori. Il mio cuore continua spento, triste, ma più forte, più rosso e più ribelle, perché “Rivoluzione è cambiare tutto quello che deve essere cambiato…è non mentire mai né violare principi etici”: anche io l’ho giurato col popolo cubano.

So che queste righe non piaceranno a molti, ma come scriveva l'altro giorno il gruppo musicale cubano Buena Fe: Ci sono giorni in cui bisogna essere coerenti e non importa che ti odino o che ti vogliano bene, l’importante è stare in pace con te stesso. 


*corrispondente di Cubainformación a Cuba 

 
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Berta Caceres: un assassinio assolutamente politico

Post n°299 pubblicato il 10 Marzo 2016 da tigrilla37
 

Berta Mi Comandanta


“Sono la donna che pensa. Un giorno i miei occhi accenderanno lucciole”

Gioconda Belli 

 

 

Ida Garberi * 

Non è facile per niente incominciare questo articolo, ho una ferita nel cuore che non so se potrà mai guarire. Ma non posso lasciare passare questo 8 marzo senza ricordare che il pianeta ha perso una delle più coraggiose patrocinatrici dei diritti umani, una femminista instancabile.  

Mi sono sbagliata: lei non si è persa. Berta Caceres è stata massacrata vilmente nella sua casa mentre stava dormendo da sicari inviati dal capitalismo brutale ed assassino. Abbiamo più di una possibilità per definire chi è stato l'assassino intellettuale: Lo stesso stato dell’Honduras? Le multinazionali come la canadese-gringa Blu Energy o la cinese Sinohydro o l'azienda honduregna Società Anonima di Sviluppo Energetico (DESA)? Il patriarcato più ostinato? Non so se in qualche momento lo sapremo, mi sembra che sarà un assassinato in più in Honduras, dove la vita non ha nessun valore, principalmente se sei un'attivista con principi molto forti, che non si vende e non si piega. 

Però lei non è una morta in più, è l’indigena lenca Berta Caceres!!!  

Conobbi Berta nel settembre del 2009, tre mesi dopo il golpe di stato contro Manuel Zelaya. Dall'inizio, ammirai la sua disubbidienza, la sua allegria, la sua chiarezza di principi, la sua semplicità, la sua sicurezza e la sua fiducia che un mondo migliore era possibile. Mentre stetti in Honduras appoggiando il Fronte Nazionale di Resistenza Popolare abbiamo avuto molte esperienze di lotta insieme, forti e paradigmatiche, imparai ad ammirarla tanto che per me rimase come la “Mia Comandanta”.  

Quando ritornai a Cuba, ho incontrato Berta in vari eventi dei movimenti sociali, come Paradigmas Emancipatorios, dove lei è stata sempre una luce di ispirazione. Le devo un'intervista che registrai l'anno scorso in casa mia, molto forte e chiarificatrice sulla situazione dell’Honduras. Già un anno fa, Berta mi disse (alla luce di oggi, un triste presentimento) che si opponeva ad un progetto di morte, contrastandolo coi piani millenari di vita del suo popolo indigeno lenca.  

Oggi il compromesso con te, Berta, è forte più che mai e scriverò le tue parole, perché il tuo lascito non può perdersi, come canta nostra sorella Karla Lara, nella canzone Ricordarles, dedicata alle donne vittime di diversi tipi di violenza: ricordarle, nominarle per mai dimenticarle, perché nelle nostre memorie occupino sempre un posto, salvare i loro ricordi, i loro esempi (…) e che in tutte le lotte abbiano il loro spazi (…) affinché nelle nostre storie la verità non taccia più.  

Voglio concludere con le tue parole, Berta, le stesse che mi dicesti il 3 maggio 2010, la data che l'ONU considera come il giorno mondiale per la libertà di espressione e che hanno una validità terrificante: “Obama non ha già nessuna autorità morale per parlare contro il razzismo mentre sta minacciando tutti gli emigranti latini, poiché questo golpe in Honduras è stato pianificato dall'inizio, negli uffici della Casa Bianca, è solo una prova, è solo il principio. Credo che tutti i paesi dell'America Latina sono in pericolo, soprattutto se si dà legittimità al governo golpista attuale, nato da un processo elettorale spurio, specialmente i paesi dell'ALBA che rappresentano un esempio pericoloso di indipendenza, contro gli Stati Uniti, soprattutto dal punto di vista economico”. Inoltre Berta mi disse quel giorno che con la nuova base navale degli USA in territorio indigeno, aumentarono pericolosamente i paramilitari colombiani inviati come sicari contro i contadini e gli indigeni, oltre agli elementi della CIA degli Stati Uniti e del Mossad israeliano.  

Berta concluse la nostra chiacchierata facendo un appello alla comunità internazionale affinché non dimentichi Honduras, affinché non abbandoni alla dimenticanza i morti per la libertà e tutte le violazioni dei diritti umani che si stanno commettendo con totale impunità in Honduras.  

Mia Comandanta, non ti dimenticheremo, Hasta La Victoria Siempre! 

  

 

*corrispondente a Cuba di Cubainformacion  

 
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