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le tre vie della vita

Creato da luigiarusso il 10/05/2007

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MAOMETTO, SANTANCHE'

Post n°100 pubblicato il 21 Ottobre 2010 da luigiarusso

MAOMETTO E L'ESPERTA FAI DA TE

Durante un talk show su canale 5, Daniela Santanchè ha definito il profeta Maometto «pedofilo». Non è la prima provocazione e non sarà l’ultima, purtroppo. Offendere un miliardo e passa di musulmani non conta nulla, l’importante è non finire nel dimenticatoio dei media. L’obbiettivo primordiale: soccorrere una carriera politica in affanno.
Quello della Santanché è un giudizio gravissimo perché affronta una questione prevalentemente storica (Maometto ha vissuto 14 secoli fa) senza nessuna contestualizzazione. È indiscutibile che la pedofilia sia la violenza peggiore perché colpisce bambini indifesi. Tuttavia nel caso di Maometto, è necessario riflettere sul matrimonio precoce e tentare di capire il sistema delle alleanze nelle società tradizionali. Tale fenomeno era una consuetudine ben diffusa, non riguardava solto il mondo musulmano, ma molte altre realtà. Mia madre si sposò nel 1953 a 16 anni, quindi minorenne. Dovrei considerare mio padre pedofilo?!
Negli ultimi anni, abbiamo visto spesso la Santanché in tv, parlare soprattutto di gossip: raccontare le sue vacanze estive in costa Smeralda con l’amico Briatore, fare propaganda a favore della chirurgia estetica, difendere il diritto delle deputate a portare i tacchi nelle aule parlamentari, ecc. Nonostante tutto questo è riuscita a costruirsi la fama d’esperta delle questioni dell’Islam. Ora discute del velo, ora delle moschee, ora della guerra santa. In realtà continua ad essere un’orientalista fai da te perché non possiede le conoscenze basilari per dare pareri sensati su una religione complessa come l’Islam. In Italia, ci sono veri esperti, seri e competenti, però non vengono mai invitati nei talk show perché non hanno le <CF161>physique du rôle</CF> per fare spettacolo, ossia divertire il pubblico televisivo.

 
 
 

Dio e gli uomini, miracoli, lacrime di sangue, ombre sui muri, voci nella notte, scherza con i fanti ma lascia stare i santi

Post n°99 pubblicato il 26 Settembre 2010 da luigiarusso

SCHERZA CON I FANTI...MA LASCIA STARE I SANTI




In Campania su una parete ridipinta da poco appare una macchia d'umido con le sembianze vaghe di un giovane barbuto e capellone. Gli abitanti di Seattle avrebbero pensato a Kurt Cobain, il cantante dei Nirvana. Quelli di Casapulla nientemeno che a Gesu'. Il racconto e' da film di Fellini. Gli inquilini della casa stanno recitando il rosario davanti alla statua di padre Pio eretta nel cortile, quand'ecco il barista del paese che si affaccia dal balcone e vede la Sacra Macchia sul muro. La voce corre di bocca in bocca e nel giro di qualche ora sull'Appia ci sono 4 chilometri di coda e la strada del miracolo e' intasata dai fedeli in preghiera. Si attende a minuti la notizia della prima guarigione, mentre gli autori di «Lourdes» saranno gia' al lavoro per scrivere «Casapulla», 10 milioni di ascolti come minimo. Senza voler mancare di rispetto a nessuno, nell'anno del Giubileo ci saremmo aspettati che la fame di fede da cui siamo tutti divorati trovasse sbocchi piu' maturi. Che la Chiesa ne approfittasse per far crescere questo popolo tenuto per millenni sotto una coltre di superstizione e di  ignoranza. Forse sognavamo un'Italia di santi, invece quella che affiora e' la solita Italia dei santini, con i suoi polpettoni sceneggiati e le sue polemiche medievali intorno ai gay. Altrove i Muri cadono. Da noi si macchiano soltanto un po'.

 
 
 
 

DIO E GLI UOMINI

Post n°98 pubblicato il 03 Settembre 2010 da luigiarusso

SOLO LA FEDE EVITA CHE IL MONDO SIA UN INFERNO

Prima la ricerca di Dio, poi quella del posto di lavoro stabile. È il messaggio che Papa Benedetto XVI rivolge ai giovani di tutto il mondo, in una lettera aperta in vista della XXVI Giornata Mondiale della Gioventù che sarà celebrata dal 16 al 21 agosto 2011 a Madrid. "Io so, ricordando la mia giovaninezza, che stabilità e sicurezza non sono le questioni che occupano di più la mente dei giovani. Sì, la domanda del posto di lavoro e con ciò quella di avere un terreno sicuro sotto i piedi è un problema grande e pressante. Ma allo stesso tempo la gioventù rimane comunque l`età in cui si è alla ricerca della vita più grande", il Pontefice a ragazze e ragazzi di tutto il mondo. "In ogni epoca, anche ai nostri giorni, numerosi giovani sentono il profondo desiderio che le relazioni tra le persone siano vissute nella verità e nella solidarietà. Molti - afferma Benedetto XVI- manifestano l`aspirazione a costruire rapporti autentici di amicizia, a conoscere il vero amore, a fondare una famiglia unita, a raggiungere una stabilità personale e una reale sicurezza, che possano garantire un futuro sereno e felice». Ma «se penso ai miei anni di allora, semplicemente non volevamo perderci nella normalità della vita borghese. Volevamo ciò che è grande, nuovo. Volevamo trovare la vita stessa nella sua vastità e bellezza". E "credo che,questo impulso di andare oltre all`abituale ci sia in ogni generazione".

"L'uomo creato per l'infinito" "L’uomo - sottolinea il Papa - è veramente creato per ciò che è grande, per l`infinito. Qualsiasi altra cosa è insufficiente". "Dio è vita: per questo ogni creatura tende alla vita. In modo unico e speciale la persona umana, fatta ad immagine di Dio, aspira all`amore, alla gioia e alla pace. Allora comprendiamo che è un controsenso pretendere di eliminare Dio per far vivere l`uomo. Dio è la sorgente della vita; eliminarlo equivale a separarsi da questa fonte e, inevitabilmente, privarsi della pienezza e della gioia. Per questo motivo, cari amici, vi invito a intensificare il vostro cammino di fede in Dio,Padre del nostro Signore Gesù Cristo".

 
 
 

VITE STRAORDINARIE (10-05-2010)

Post n°97 pubblicato il 10 Maggio 2010 da luigiarusso

CATERINA La vita di una donna il mistero di una santa
UN modello che attraversa, intatto, i secoli. Santa Caterina e' la protagonista del nuovo libro, della nuova investigazione d'anima, di Edgarda Ferri. "Intransigente, spietata con i forti, pietosa con i deboli e i perdenti: una donna in lotta con il suo tempo". Una figura anticonformista, un esempio di liberta' nella regola, testimone di una verita' che proietta la sua luce oltre ogni VILTA' e dogmatismo e imbiancato sepolcro.

 
 
 

crisi economica, suicidi, disoccupazione, nuove povertà

Post n°96 pubblicato il 19 Aprile 2010 da luigiarusso

 

SI MOLTIPLICANO I SUICIDI TRA PERSONE CHE HANNO PERSO IL LAVORO

Diciamolo a voce alta. In una società civile, nessuno dovrebbe essere spinto a togliersi la vita, poiché costretto a finire senza occupazione e in mezzo a una strada. La fame di lavoro dovrebbe essere un malessere da tempo superato, se si riesce a sperperare decine e decine di migliaia di miliardi, per abbellimenti e per quant'altro, che – nella logica delle priorità – dovrebbero cedere il passo alla soluzione delle esigenze primarie. E invece, l'Italia dei ricchi fa finta di non accorgersi che i poveri sono in aumento. Non getta neppure uno sguardo distratto sulle orribili periferie della città, dove c'è fame di tutto. Non solo di lavoro, ma anche di scuole, di strade, d'illuminazione, di spazi per il tempo libero. Dove, in estrema sintesi, c'è fame di decenza. E fa finta di non accorgersi che la disoccupazione, in percentuali insopportabili nelle regioni meridionali, allarga l'area del rifiuto della legalità. Quando non si riesce a mettere niente sotto i denti, è facile mettersi sotto i piedi precetti, prescrizioni e divieti. È facile saltare il fossato, per andarsene in compagnia dei delinquenti. Per diventare, se non complici, comunque fiancheggiatori o spettatori silenziosi delle condotte degli uomini di malaffare.
Q ualcuno, magari un giovane più fragile, non ce la fa proprio a intrupparsi con i delinquenti e preferisce la solitaria “scelta” di cedere alla disperazione. Preferisce rispondere all'estrema umiliazione della povertà con l'irreparabile “scelta” della morte. Forse pensa che il suo gesto serva a scuotere le coscienze e sia di stimolo per quanti dovrebbero provvedere a risolvere i bisogni elementari dei più poveri. Forse attribuisce al suo sacrificio un valore superiore a quello che, in questa società di mercanti, siamo disposti a riconoscere. In ogni caso, quanti ancora abbiamo voglia di interrogarci, anche pubblicamente, sulle tragedie della disperazione, non possiamo limitarci a una semplice presa d'atto, accompagnata magari da un sentimento di pietà. Abbiamo, invece, il dovere di denunciare, senza sconti per nessuno, le inaccettabili diseguaglianze, gli oltraggi alla libertà e alla dignità delle persone. Non sono questi mali ineliminabili della società né costi necessari da pagare al progresso. Non c'è crescita civile e morale compatibile che imponga il consapevole abbandono di altri esseri umani. Alle statistiche e alle rigide regole degli economisti preferiamo opporre gli sforzi testardi e umili di quanti credono e operano nella solidarietà e non ammettono che qualcuno possa non essere considerato. Preferiamo unirci a quanti sanno dare luce e speranza agli emarginati, invitandoli – nonostante tutto – a credere nell'esistenza di un minimo di giustizia sociale. Di questa c'è un diffuso bisogno se siamo convinti di non far parte di un grande mercato, ma di una società di uomini

 
 
 

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