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« I miei vinili: Zz TopUova »

I miei vinili: Johnny Winter

Post n°432 pubblicato il 14 Aprile 2017 da roby.floyd

JOHNNY WINTER (1969)

A Roberta e Matteo.

Musicalmente, dopo aver parlato degli ZZ Top, non  potevo 'andarmene' dal Texas non prima di tributare un altro grande di quel luogo, possedendo anche qualche suo vinile che ha contribuito non poco, in special modo allo sviluppo del rock blues.
Nei tardi anni '60 l'esplosione del rock come musica e cultura di massa spinge le case discografiche a cercare in ogni angolo d'America nuovi talenti che possono prosperare e farli prosperare.
Una notte, un dipendente della CBS in platea è presente ad un concerto al Fillmore East di S. Francisco: sono in scena Al Kooper e Michael Bloomfield (grandiosi), i titolari di un disco, proprio per la CBS, che l'anno prima ha letteralmente spopolato e creato una via nuova tra il rock e il blues.
Ad un certo punto Bloomfield chiama sul palco un pressochè sconosciuto chitarrista albino, occhi strabici, magrissimo, i lunghi capelli platino che ondeggiano; viene, appunto, dal Texas e si chiama John Dawson Winter III.
E' cresciuto nei bar e nei locali del Sud, imbevuto di blues, da Muddy Waters a B.B. King, da Elmore James a Bobby Bland  e sull'onda del blues revival di quel periodo rappresenta la sintesi perfetta fra il mondo nero e quello bianco, anzi, una tinta più bianca del bianco... 'a whiter shade of pale!'
La cifra sul contratto è la più clamorosa offerta ad un debuttante: 600 mila dollari, un'enormità a quei tempi.
Il rischio è grande: fino a quel momento esiste soltanto un disco inciso per una piccola etichetta texana, Winter si è basato principalmente sul repertorio dei maestri, ha scritto poco o niente in proprio, però....però suona alla grandissima ed è velocissimo, ma sa anche distillare un blues alla fiamma, è una superstar predestinata.
Dopo succederenno tante cose a Johnny che ci ha lasciato circa 3 anni fa, dopo una carriera piena di altissimi e di bassissimi, salute precaria, dipendenza trentennale da metadone, vari Grammy, produzioni con Muddy Waters, il vecchio maestro rimesso a nuovo e riportato dritto al successo.
Ma nel 1969 deve ancora tutto accadere: in quell'estate suonerà anche al Festival di Woodstock, ma nessuno lo saprà per anni perchè il manager lo convince che non vale la pena esserci sul film... idea geniale...
Esce  l'album, foto di studio che lo rivela in tutta la sua singolarità, non solo estetica; Winter ha un trio solidissimo, il suo è un rock-blues semplice, virtuosistico, immediato, niente affatto banale.
L'album contiene alcuni brani che diventeranno suoi cavalli di battaglia, da "Good Morning Little School Girl" di Sonny Boy Williamson a "Be Careful With a Fool" di B.B. King, e si apre con una sua composizione, "I'm Yours And I'm Hers" con un riff di quelli che non si dimenticano.
Piccolo aneddoto: nell'estate del '69 gli Stones tengono il loro primo concerto ad Hyde Park (Londra) dopo la scomparsa di Brian Jones con tanto di commiato; partono con un riff... possibile che gli Stones tornino a suonare con un pezzo di qualcun altro? Sarà 'Honky Tonk Women'? No, non lo era, possibile che sia... lo era... non so perchè, ma era "I'm Yours And I'm Hers".

 

 
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