Creato da roby.floyd il 31/01/2014
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Messaggi di Dicembre 2017

Gesł piange

Post n°492 pubblicato il 23 Dicembre 2017 da roby.floyd

Sanguina il mondo
e non se ne avvede,
se ne accorge soltanto
chi ha fede.
Eppure, anche se
ci si crede,
vi è in noi qualcosa
che ci comprime.
Siamo incerti, dubbiosi,
quasi timorosi
di sentir vicino
il giorno conclusivo
del nostro destino.
Ci rechiamo a vedere
il volto del "Divino Bambino",
una lagrima grossa
sgorga dagli occhi
profondi di mistero,
mentre nel fondo
di ognuno di noi,
ci si chiede: "Sarà vero?"
Vorremmo
una risposta negativa,
solo per continuare
in una prospettiva senza fine
dove tutto si può,
tutto si deve,
che compiaccia l'Io
e non il Nostro Dio.

BUON NATALE A TUTTI

 
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Green Onions

Post n°491 pubblicato il 22 Dicembre 2017 da roby.floyd

A volte si può diventare star facendo i 'turnisti' per quanto di lusso.
Questa è la storia di Booker T. And The M.G.'s, 4 ragazzi: due bianchi e due di colore, che negli anni '60 suonano come house band a Memphis, presso la 'Stax', etichetta discografica di Memphis, indipendente, formata da due signori bianchi, fratello e sorella.
E' la principale fonte di produzione per la black music del centro-sud degli Stati Uniti distribuita in esclusiva dalla Atlantic; è un suono molto riconoscibile, compatto, funky, caldo: se conoscete i dischi di Wilson Pickett, Otis Redding, Bill Withers ecc. sapete di cosa sto parlando.
Il segreto è nei 4 Booker T. And The M.G.'s più una sezione di fiati conosciuta col nome di Memphis Force.
E il segreto nel segreto è il groove che i 4 riescono a portare in qualsiasi incisione.
Vista l'importanza che hanno assunto e l'originalità del loro suono escono dal ruolo di turnisti e cominciano ad incidere in proprio.
Ed è, fra l'altro, loro il primo LP su etichetta Stax che si chiama "Green Onions" come il loro pezzo più famoso, strumentale naturalmente; i 4 non faranno mai pezzi cantati.
Come creatori del sound della Stax, i 4, in quegli anni, sono una delle band più prolifiche, più rispettate, anche più imitate e, l'altra cosa interessante è che sono un simbolo d'integrazione razziale perchè i padroni della Stax sono due bianchi, i musicisti, la maggior parte dei musicisti e dei cantanti che suonano alla Stax sono neri; avere un gruppo di base dell'etichetta con due bianchi e due neri dentro è un'evidente simbolo d'integrazione razziale, molto importante in quegli anni.
Il successo arriva quando una notte un DJ di una stazione radio di Memphis manda in onda diverse volte consecutivamente "Green Onions" ; il disco non ha neanche ancora un nome, neanche la band ha un nome, ma la gente impazzisce, e non a caso, il disco sarà un successo e tantissime cover negli anni.
Due apparizioni anche cinematografiche memorabili: la prima su 'American Graffiti', la seconda, invece, su 'Blues Brothers'.

 
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I miei vinili: Marillion

Post n°490 pubblicato il 16 Dicembre 2017 da roby.floyd

                                         SCRIPT FOR A JESTER'S TEAR (1983)

"Script" fu il disco più importante per la New Progressive Wave, sicuramente non il primo, ma altrettanto sicuramente quello che portò il movimento fuori dal giro underground e dentro lo status dell'ufficialità.
Album di esordio dei Marillion, si articolava in sole sei composizioni, tutte di innegabile bellezza.
Lo percorreva un'atmosfera unitaria, ben raffigurata dalla splendida copertina, romantica, un pò oscura, carica di simboli e mistero.
L'accusa immediata, da parte di una stampa un pò spiazzata, fu di imitazione delle vecchie cose dei Genesis e di Gabriellismo acuto per la voce del grande Fish.
Può darsi, per certi brani la cosa era innegabile: la title track, "The Web" e "Garden Party" avevano la stessa delicatezza romantica e favolistica dei Genesis di un tempo e Fish cantava proprio come il vecchio Peter...
Insomma, ora che c'era qualcuno che s'azzardava a rifare musica di gran classe  ci si affannava ad attaccarlo!
Ridicolo, tanto più in un periodo in cui di novità in campo musicale ce n'erano poche ed i gruppi più osannati si dedicavano a ben più spudorati riciclaggi.
Ridicolo di nuovo se si prestava un attento ascolto ai brani incriminati: per quanto si rifacessero al vecchio prog , "Script" e "Garden Party" erano suites di una bellezza profonda, capaci di provocare un innamoramento verso il gruppo, che infatti diventò uno dei più popolari dell'Europa degli anni '80.
Da non sottovalutare  poi, brani come "Forgotten Sons" e soprattutto "He Know You Know", altro che imitazione dei Genesis!
Vi brillava uno stile nuovo, esaltante: quel misto tra Progressive/Hard/Pop che sarebbe stato il segno della nascente NPW.

 

 
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Aspirazione

Post n°489 pubblicato il 15 Dicembre 2017 da roby.floyd

 

Non siamo dei bidoni aspiratutto.

Siamo creature con bisogni affettivi, sociali, intellettuali, spirituali.

Solo se tutte queste dimensioni sono soddisfatte in maniera armonica possiamo parlare di benessere.

                                                                        - Francesco Gesualdi -

 

 

 
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I miei vinili:Mercyful Fate

Post n°488 pubblicato il 06 Dicembre 2017 da roby.floyd

                                                          MELISSA (1984)

Primo completo LP per gli autentici 'morti che camminano' , i danesi Mercyful Fate, "Melissa" rimane nella storia dell'heavy metal di ispirazione tenebrosa come un episodio unico.
Il successivo e, peraltro ottimo, "Don't Break The Oath" non possiede lo stesso tipo di feeling macabro che anima (o meglio rianima) i solchi di questo capolavoro.
In equilibrio perfetto tra un impatto modernamente metal, ma pur sempre complesso nelle strutture e mai banale, e l'evocazione negromantica tra la 'materia per headbangers' e la litania da messa satanica, con King Diamond che con il suo passare da falsetto alle tonalità più cupe della voce impersona alla perfezione il celebrante esaltato.
Questo disco contiene inimitabili perle del genere, dalla maledetta "Curse Of Pharaohs" alla tetra "Black Funeral".
Parimenti non si potrà dimenticare la struttura eccelsamente sfaccettata di "Into The Coven" con un'introduzione acustica che cita il classico barocco e uno stupendo break nella parte centrale del brano.
Caso a parte "Satan's Fall" , vera e propria suite lunga ed articolata, con alcuni dei momenti più orrorosi del metal anni '80.

 

 
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