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Un blog creato da giusi_durso il 25/02/2007

Il bene tolto

il blog dedicato al mio primo romanzo: Le mie parole, sparse tra i fogli che m'hanno accompagnato dall'infanzia, tornano tutte, sulla strada tortuosa della vita. Il mio sogno, che tenacemente mi son portata dietro, sta per diventare realtà.

 
 

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da Il bene tolto

Sembrava quasi che qualcuno avesse udito i suoi pensieri.
‘Una donna che non desidera un figlio non può essere una buona madre.’
Sfogliando distrattamente una rivista, la donna bionda rimuginava ancora e ancora su quel teorema che s’era creata e sentiva riecheggiare dentro. La madre rinuncia a sé per il figlio. La madre è pronta a soffrire, a vegliare, a privarsi, a lottare, a mentire, ad odiare per il figlio. Una donna che non desidera un figlio non può essere una buona madre.
L’attesa vaga dietro la porta dell’ambulatorio si sciolse al cigolio pigro della maniglia lucida e un uomo corpulento e sorridente l’accolse col suo camice candido e perfetto.
L’ennesima visita, l’ennesimo controllo, dopo mesi di tentativi sterili. Aldo si alzò e fece per entrare, ma lei lo pregò con lo sguardo di restare fuori.
Nello studio medico l’aria era alleggerita dalla finestra accostata, che lasciava entrare la frescura del tardo pomeriggio. Cominciò a spogliarsi lentamente, appesantita da una pena lontana e sconosciuta che le inzuppava abiti e pelle.
Evitando lo sguardo del medico si sdraiò sul lettino, e appese le gambe alle forcelle mortificanti e fredde, sopportando un disagio che il medico pacato e distinto non avrebbe mai indovinato. Presto si sentì vuota, come una borsa scippata, frugata a lungo e dopo abbandonata. Le parole dell’uomo volevano essere calme e rassicuranti, ma non le arrivavano, tarpate da un muro di pensieri cupi e ridondanti.
- È tutto a posto, signora.
‘Adesso finisce. Adesso mi alzo e mi rivesto.’
- Il suo corpo sembra fatto per concepire bambini.
‘Una donna che non desidera un figlio non può essere una buona madre.’
- Deve solo stare serena e vedrà che la natura farà il suo corso.
‘Una donna che non desidera un figlio non può essere una buona madre.’
- Ho letto attentamente le sue analisi e quelle di suo marito. Le assicuro che è tutto assolutamente a posto. Dovete stare tranquilli e provare con serenità. E vedrà che presto… Le diede una lieve pacca sulla pancia e la invitò a rivestirsi. Il fruscio delle calze le sembrò insopportabile in quel nuovo silenzio pesante. Si rivestì in fretta, strinse la mano al medico che l’accompagnò alla porta. Aldo attendeva in piedi, vicino all’uscita e vedendola si affrettò a raggiungerla. Si avviarono alla macchina senza parlare. Lei si lasciò rapire dalla strada verso casa, trattenendo le lacrime per quella pena sorda che pulsava con ferocia fra le pareti del cuore e nella gola.
- Allora? Com’è andata?
- È tutto a posto. Anche le tue analisi.
Aldo sorrise e le prese la mano, continuando a guidare con l’altra. Lei avvertì il tocco, ma non il calore e desiderò essere altrove.

 
 
 
 
 

L'Orgoglio dell'Antieroina

Post n°28 pubblicato il 30 Novembre 2007 da giusi_durso
 
Foto di giusi_durso

Intervista sul settimanale Il Fogliaccio n. 274 a pag. 19 

 
 
 

Da IL BENE TOLTO di Giusi D'Urso Incipit

Post n°27 pubblicato il 23 Novembre 2007 da giusi_durso
 

Nella città fluviale l’aria è lattea e nel pomeriggio sembra
sospesa, come quella delle vie deserte ed incurvate o dei
lungofiume accesi, a riflettere monumenti e case ocra e
arancio. In una di quelle case, dalle finestre strette e le tendine
a smerlo, giace la donna, con gli occhi chiusi ma non
dorme. Sdraiata sul divano e discinta, nella vestaglia di
ciniglia bianca, scivolata nei lembi semiaperti, è assorta e
ferma. Presa da un ricordo, da una malinconia, del tempo
fantastico della propria infanzia. Come se dall’immoto
silenzio riaffiorasse in lei il chiasso ed il vocio di quei cortili,
i colori e le figure.
Contrasta adesso, quel rumoroso ricordo, con la sua vita
quieta nella città settentrionale. La sua natura è sopita, e
lei gioca con le immagini evocate del passato, recitando i
frammenti di quegli anni e i brandelli di un altra vita, che
sua poteva essere e non è.
Respira lentamente ed apre a tratti gli occhi di quel nocciola
intenso. Percorre la sfilza solitaria, ripetendo nella
sequenza intrecciata, i passi e i nomi e i luoghi di quel
tempo.
Adesso è nella città del fiume, e le pare strana quella
calma, l’opalescenza lattea dell’aria. Le strade vuote nell’eco
dei passi, tutte quelle case ocra e arancio, dalle finestre
chiuse.
Eppure ci vive.
A volte si perde, scivolando come una goccia di pioggia
sul vetro umido di una finestra, e allora va indietro nel
tempo, sbucciando se stessa, a cercare ancora nei ricordi la
stessa sequenza di fatti e persone di un tempo fantastico.
La sua infanzia in quel lontano paese, suo come una cicatrice.
Rincorre le visioni come bolle di sapone, che galleggiando
nella stanza, indecenti e panciute, riflettono i pensieri
quieti e li ravvivano.
Aldo conosce quei momenti. La vede estraniarsi, passarsi
leggero un dito sulle labbra e sprofondare in qualche
pensiero cupo, sdraiata sul divano o vicino alla finestra.
Sembra che la frequenza del respiro cali. Inutile parlarle in
quei momenti, lei non ode o risponde a monosillabi.
Riemerge poi, con fare svelto, sbuffando sui capelli scesi sul
viso, come a levarsi da un pensiero, a mostrare di tuffarsi
di nuovo nella vita con lui, come se niente fosse accaduto.
Lui non sa i suoi pensieri, né saprà mai dov’è andata.
Pensa, quella donna dagli occhi nocciola, screziati di
pagliuzze dorate. E l’estraniarsi così è diventato esercizio
di consunzione. Scandaglia la sua vita, ne cerca forse una
ragione, o semplicemente l’afferra per non perderla.
Comunque la rumina e questo la riempie.
Si sveglia di soprassalto nella notte con una frase in
testa. Quel suo ricordo le urge come se mai fosse stato
importante come adesso. Quel tempo, da cui è voluta scappare,
ancora la tiene legata con bolle traslucide, liquide e
vaganti, evocate quando annega nei ricordi in quel paese
colorato.
Le sembra quasi di vederlo il paese sdraiato lungo la
valle.
Una valle solcata da un fiume, le cui acque insaziabili e
forti hanno eroso rocce laviche, facendone statue grottesche.
Le colline circostanti scendono verdi e nodose e, come
dita di un arto rapace, s’insinuano fra case antiche e
dimesse.
Lo vede, nel riflesso del ricordo, e tutto le sembra intatto,
come fosse passato un solo attimo dall’ultima lunga,
calda estate. Il quartiere più antico, la campagna circostante,
il via vai della gente che saluta con un lento cenno
della testa. Lo stesso odore pregnante di fiori d’arancio.
Tutto come allora, nonostante il tempo irrimediabilmente
trascorso.

http://www.giusidurso.com

 
 
 

FINALMENTE...

Post n°26 pubblicato il 17 Ottobre 2007 da giusi_durso

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