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Post N° 15

Post n°15 pubblicato il 01 Settembre 2008 da dreaming_cri
 

Sono un po’ sprovveduta quando vado in montagna in solitaria.
Non amo caricarmi di zaini ingombranti contenenti cibarie, bevande e vestiario di ricambio. Parto invece molto allo sbaraglio.  Vedo un bel sole e non mi sogno neppure lontanamente che il tempo possa cambiare, pur sapendo, consapevolmente, che in montagna questo avviene molto velocemente. Sono fondamentalmente un’ottimista.
Anche in questo weekend mi sono comportata nel medesimo modo.
Giornate bellissime, cielo limpido e, non conoscendo minimamente il luogo che mi ospitava, ho vagato senza una meta, vestita praticamente da “mare” (canotta, pantaloncini corti), scarpe da tennis e la fedele macchina fotografica. Priva di zavorre inutili, sono partita all’esplorazione del territorio circostante.
Innanzi tutto mi sono diretta verso l’acqua. Lo so, non sono al mare, ma a circa 2000 metri d'altezza, ma uno dei laghetti che intravedo, mi ricorda in qualche modo le sensazioni che provo di fronte al mare.
Troppo divertente vedere nuotare le anatre, a volte anche in formazione di volo.


E ora dove vado??
Scelgo un percorso a caso, tanto ce ne sono tantissimi.
Il sentiero del pigro.
Questo fa proprio per me.  
Nulla di impegnativo, non ho proprio voglia di inerpicarmi alla ricerca di chissà quale meta, voglio solo guardami intorno, godere della natura e dei suoi colori.
Mi accorgo di essere senza il mio mp3. Strano, di solito non lo dimentico mai. Ma non ne sento la mancanza. Il rumore del ruscello che costeggia, in basso, il sentiero che sto percorrendo, lo "scampanio" delle mucche e il bosco mi tengono compagnia, non mi fanno sentire sola. Non incontro nessun altro escursionista, forse sono tutti impegnati in percorsi più difficili. Non importa. 
Mi fermo spesso a scattare fotografie, di fiori solitari, di scorci di montagne, di alberi.


Ogni tanto odo dei rumori strani. 
Sono gli scoiattoli, che si divertono a giocare e a saltellare di albero in albero. Vorrei fotografarli, ma il solo rumore dell’accensione della mia macchina fotografica li mette in fuga. Non fa nulla. Mi accontento di guardarli, di seguirli nelle loro arrampicate veloci sugli alberi e di sentirli sicuri di non essere in pericolo.
Che pace. Che silenzio. Una perfetta tranquillità.
Mi siedo a guardare gli alberi, chiudo gli occhi e assaporo la quiete che mi circonda.
Mi sento immersa in questa solitudine viva.
Quanto si sta bene. Sembra che ogni pensiero negativo, qualora ci fosse, debba necessariamente fluire via da me.
Riprendo il mio cammino. 
Mi fermo a leggere i cartelli posti durante il percorso, riportanti massime di Gandhi, di madre Teresa di Calcutta.  
“Chi intraprende la strada della libertà non inciampa”.
Io sono spesso per terra, ma, per fortuna, mi rialzo.
Guardo in cielo.
Che bello.
Vorrei essere lassù anche io e guardare tutto dall’alto in basso, sentirmi così libera.


Ho camminato, fotografato, esplorato il mondo intorno a me per circa sette ore. E' tempo di tornare. Sulla via del ritorno mi fermo. C’è un ragazzo che sta suonando la chitarra vicino al ruscello. La sua musica è delicata, fa da contorno all’ambiente che ci circonda. Ci sorridiamo con uno sguardo di intesa. Potrei fermarmi a chiacchierare con lui. In un altro momento lo avrei fatto, ma sento che devo proseguire per vedere dove porta questo nuovo sentiero.
  

 
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