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« Signor Ministro.....Avere cinquant'anni Mica facile »

Lotta alla Mafia....per chi ci crede

Post n°246 pubblicato il 23 Luglio 2012 da cavallo140
 

Emanuela Loi, la donna di scorta

Paolo Borsellino fu ucciso dalla mafia il 19 luglio 1992: fra gli agenti che persero la vita con lui c'era anche Emanuela Loi, la prima donna assegnata alla protezione di un obiettivo a rischio.

Quanto siamo lontani dalle stragi di mafia tutti noi, vero? Quanto siamo estranei alle auto accartocciate dal tritolo, ai corpi dilaniati, alle pozze scure sui marciapiedi, ai servitori dello Stato riversi sul volante delle loro auto. Guardiamo quelle immagini come attraverso un binocolo al contrario e a questa distanza vogliamo pervicacemente arrestarci, non tanto perché siano insopportabili, e Dio sa se lo sono, ma perché sono impossibili da capire. Impossibili.

Impossibili da comprendere come anche la cosa che chiamano "trattativa Stato-mafia", che ogni tanto riaffiora, come oggi, da vent'anni, esalando miasmi così osceni che nessuno, dopo un po', vuole più sentirne parlare. Il pensiero che qualche legislatore o rappresentante delle istituzioni italiani abbiano potuto - possano? - scendere a patti o anche soltanto aprire un canale di comunicazione con la mafia è impossibile da capire.

Chi c'era riuscito, a capire, chi aveva trovato il coraggio, di capire, la mafia l'ha eliminato, perché è noto che la mafia più di tutto teme una cosa: che si conosca il suo modus operandi, che si comprenda quello che è. Vent'anni fa, il 19 luglio 1992, cosa nostra eliminò il giudice Paolo Borsellino, che saltò in aria con la sua scorta in via D'Amelio a Palermo, 58 giorni dopo l'assassinio di un collega che come lui e pochi altri aveva capito molto dell'organizzazione, Giovanni Falcone.

Erano gli ultimi due morti eccellenti di una sequenza choc che nel quindicennio precedente aveva lasciato sulla strada - muoiono tutti sulla strada, i servitori dello Stato, avete notato? - Cesare Terranova e Peppino Impastato (1978), Piersanti Mattarella (1980), Pio La Torre e Carlo Alberto Dalla Chiesa (1982), Rocco Chinnici (1983) e Giuseppe Fava (1984), Giuseppe Montana e Ninni Cassarà (1985), Giuseppe Insalaco (1988) e Antonino Scopelliti (1991), per ricordare soltanto alcune delle vittime più note.

Fra i nomi meno conosciuti ci sono quelli degli uomini di scorta uccisi insieme agli altri a cui facevano da scudo per mestiere. E anche delle donne. Della donna, anzi. Perché c'era stata soltanto una donna che fino a quel momento aveva fatto parte della scorta di un obiettivo a rischio: si chiamava Emanuela Loi e il 19 luglio 1992 saltò in aria insieme ai colleghi che proteggevano Paolo Borsellino. Erano il capo scorta Agostino Catalano di 43 anni, vedovo con due figlie; Walter Eddie Cosina, 30 anni, sposato con Monica; Vincenzo Li Muli, 22 anni, il più giovane della pattuglia; Claudio Traina, 26 anni.

Emanuela era di Sestu, un paese dell'entroterra cagliaritano. Aveva preso un diploma per insegnare alle elementari e mentre aspettava un'assegnazione tentò l'esame per entrare in Polizia insieme alla sorella Claudia. Claudia, che aveva sempre sognato di diventare un'agente, non fu ammessa. Emanuela, appassionata di bambini, sì. Due anni dopo fu trasferita a Palermo, dove decise di entrare nell'ufficio Scorte. Superò il corso di addestramento alla protezione di obiettivi a rischio a pieni voti, e il suo primo incarico fu Borsellino. Morì a 25 anni, pochi giorni prima del suo matrimonio. Antonino Caponnetto, l'ideatore di quel pool antimafia in cui aveva inserito prima Falcone e poi Borsellino e che aveva cambiato per sempre la lotta a cosa nostra, quel 19 luglio a un giornalista riuscì soltanto a dire: «È finito tutto». Il sorriso di Emanuela, invece, ancora oggi sembra lanciarci un messaggio diverso, un messaggio «In questo nostro splendido mondo ogni cosa è possibile». Forse anche trovare il coraggio. Forse addirittura capire

 
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