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Messaggi di Luglio 2014

 

Italia: il paese che ruba anche i sogni......

Post n°269 pubblicato il 31 Luglio 2014 da cavallo140
 

Scrivere è la mia forma di sognare Scrivere è la mia forma di sognare e faccio fatica a sognare ultimamente in questo Paese. Purtroppo non vedo più nemmeno un barlume di luce, che possa salvare l’Italia da una fine indecorosa, è un paese economicamente destinato a fallire e governato da gente incompetente, truffaldina e non scelta dal popolo. Ah il popolo… Pure quello non mi dà speranza alcuna. E’ possibile che la televisione ci abbia fatto diventare così ciechi, così ignoranti. Anche i più giovani che possono cercare notizie ed informarsi sul web non fanno altro che stare su facebook a parlare della neve e a fotografare quello che mangiano. I telegiornali non parlano di nulla, al massimo di cosa fa Belen Rodriguez, la diva della televisione italiana. E poi che importa come ha fatto ad essere così famosa, ora è Belen. Ed è questo il sogno delle ragazze italiane, essere come lei. In Italia sicuramente il fine giustifica i mezzi, tutti i mezzi… E quelli che hanno più potere sono i più sporchi e i più protetti della piramide sociale. In Italia non si può sperare nemmeno di vincere due spiccioli alle slot machine o alle scommesse, perché sono truccate e servono a fare arricchire quelli che ricchi già sono.Che sogno dovrei avere allora vivendo qua? Purtroppo sono nato onesto e mia madre mi ha inculcato quella sua maledetta bontà d’animo, non sono fatto per questo paese, qua non sarò mai nessuno. Mi piace rispettare la fila quando vado a comprare il pane e anche quando vado dal medico, pur sapendo che tutti mi supereranno perché loro hanno solo bisogno di una ricetta. Mi piace rispettare i limiti di velocità e fare attraversare la strada a una vecchietta con le buste della spesa. Non mi piace invece farmi raccomandare, chiedere lo sconto se me lo fa pagare senza fattura e avere vantaggi che non mi spettano. Non mi piace essere rappresentato da condannati, che nessuno ha votato. Non mi piace vivere in un paese incoerente, subdolo, arretrato. Stanotte vorrei addormentarmi e aspettare che nel sonno Peter Pan venga e mi faccia volare via con lui… Ma Peter non portarmi all’Isola che non c’è, sono troppo grande per stare ancora con i bimbi sperduti, mi basta che mi porti in un paese dove si possa sognare ogni mattina quando suona la sveglia.

 
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Verità nascoste

Post n°268 pubblicato il 26 Luglio 2014 da cavallo140
 

L’importanza dell’agenda rossa di Borsellino
Storia di un mistero lungo ventidue anni

Si dice che Paolo Borsellino non si separasse mai dalla sua agenda rossa. Era sempre con lui, quando lavorava con Giovanni Falcone, quando andava in chiesa, quando citofonava alla madre. Ed era con lui quando il 19 luglio di 22 anni fa una Fiat 126 esplose, squarciando via D’Amelio, portando via l’ultimo baluardo, forse il più forte, della lotta contro la mafia. Usarono 100 chilogrammi di tritolo per uccidere Borsellino. “È finito tutto”, fu il commento del capo del pool antimafia, Antonino Caponnetto.

E invece non finì tutto. La presa di coscienza di un’intera Nazione, la lotta, i processi: il vaso di Pandora della mafia a quel punto non poteva più restare chiuso. Però nella morte ancora senza giustizia di Paolo Borsellino si cela anche uno dei grandi misteri della storia italiana. Quell’agenda rossa che il magistrato aveva riposto con cura nella ventiquattrore con cui era uscito di casa, quell’agenda che aveva avuto in dono dall’Arma dei Carabinieri all’inizio dell’anno, nessuno l’ha più trovata.

C’erano gli occhiali da sole, un costume da bagno, qualche effetto personale. E nient’altro. Eppure la moglie Agnese e il figlio Manfredi erano sicuri che l’agenda rossa fosse con Borsellino nel momento più brutto. Lì dentro, il magistrato aveva appuntato ciò che lo crucciava sin dalla morte dell’amico Giovanni Falcone. Ad assicurarlo è la testimonianza di uno dei suoi più fidati investigatori, il tenente Carmelo Canale, a cui Borsellino disse, scrivendo nell’agenda: “Sono successi troppi fatti in questi mesi, anch’io ho le mie cose da scrivere”.

Tra i tanti, troppi, fatti che Borsellino stava analizzando, c’erano le prime rivelazioni dei pentiti di mafia. Uno su tutti, Gaspare Mutolo, l’ex autista di Totò Riina, che svelò i nomi delle “talpe” di Cosa nostra nelle istituzioni. Borsellino però aveva anche avuto notizia di una “trattativa” tra i mafiosi e lo Stato. In un’altra agenda, stavolta grigia, Borsellino scrisse il cognome dell’allora ministro degli Interni Nicola Mancino: lui ha sempre negato quell’incontro.

L’importanza di quell’agenda rossa è proprio in ciò che non sappiamo della storia. Quei fogli rilegati per prendere appunti avrebbero potuto nascondere una verità che si cerca da anni ormai, con un processo aperto a Palermo e che sembra non avere fine. L’importanza di quell’agenda rossa è nel modo in cui è sparita, fumoso, incomprensibile, un colpo di scena in una scena tetrissima.

Esiste un video in cui si vede un carabiniere in borghese, Giovanni Arcangioli, prendere la borsa di Borsellino e allontanarsi da via D’Amelio. La borsa poi verrà ritrovata nell’auto blindata del magistrato. Arcangioli venne indagato per il reato di furto dell’agenda rossa con l’aggravante di aver favorito la mafia ma poi fu prosciolto per “non aver commesso il fatto”. Ma allora chi ha preso l’agenda rossa?

Il mistero è lungo 22 crudelissimi anni, quelli che sono passati dalla morte di Borsellino. Le indagini continuano, i processi non si fermano. Soltanto quattro giorni fa al processo “Borsellino quater” di Caltanissetta, Fausto Cardella, il sostituto procuratore incaricato di indagare sulle stragi del ’92, ha ricordato che la borsa di Paolo fu trovata abbandonata, quasi con noncuranza: “All’interno c’era sicuramente un’agenda marrone, di quelle appartenenti ai carabinieri. C’era poi un’agenda con alcuni numeri di telefono ma l’agenda rossa, di cui aveva parlato il maresciallo Canale, non c’era”. Il mistero dell’agenda rossa insomma sembra indissolubilmente legato alla mancanza: di prove, di chiarezza, di verità. Di Paolo Borsellino.

 
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