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Lettera a Me stesso

Post n°287 pubblicato il 26 Dicembre 2015 da cavallo140
 

LETTERA DI NATALE AI GENITORI

doni

Una volta che avrete letto questo non sarete mai più gli stessi: il segreto della vita è in queste poche righe.

Dopo aver attirato l’attenzione degli utenti con la frase introduttiva di rito che preannuncia alternativamente eventi nefasti nel caso non si legga l’articolo, oppure conoscenza assoluta leggendolo, posso tranquillamente tediare i lettori con questioni molto più banali come i regali di Natale.

Ci siamo : il Natale è arrivato e fra pochi giorni i nostri figli potranno svegliarsi e celebrare il rito dell’apertura dei regali. Scartare pacchi e pacchetti, fingere di leggere le dediche nei biglietti che li accompagnano, proprio come chi li ha scritti ha finto di credere che qualcuno li avrebbe letti. Chi non vorrebbe vedere il sorriso illuminare il volto del proprio bambino, mentre scopre sotto la carta luccicante proprio il regalo che sognava?

Certo, quei regali, quei pacchetti, quegli incartamenti, i fiocchi e i nastri hanno un prezzo, ma d’altronde quale genitore non sarebbe lieto di spendere qualche soldo in più per poter realizzare un sogno del proprio figlio?

Purtroppo il vero prezzo di certe cose non ha nulla a che vedere con il denaro: al compleanno, come a Natale o in qualsiasi altra ricorrenza, decidendo se fare o meno un regalo, ci sembra di adempiere un dovere morale ma in verità stiamo compiendo una scelta. Oppure no. Certo, possiamo rimetterci al luogo comune, al sentire collettivo che impone la celebrazione di qualsiasi evento attraverso il regalo, e così vedere quei sorrisi che ci fanno sentire dei bravi genitori, fieri di noi stessi. Oppure possiamo decidere di esercitare una scelta, cioè valutare autonomamente il senso di una ricorrenza e scegliere in che modo celebrarla: se considerarla l’occasione per elargire un oggetto materiale o dei soldi, oppure per “trasmettere” qualcosa.

La verità è che, anno dopo anno, ricorrenza dopo ricorrenza, regalo dopo regalo, non soltanto perpetuiamo degli stereotipi, ma trasmettiamo dei valori a chi ci sta intorno e in particolare ai bambini: la delusione nel non ricevere regali alle feste dipende soltanto dal fatto che siamo stati abituati ad averne. Le nostre aspettative possono essere innate oppure indotte: è indubbio che nessuno di noi riterrebbe di aver subito una lesione per non aver ricevuto un regalo al compleanno se abitasse in un’isola remota i cui abitanti non conoscono il significato del termine “regalo”, né di quello “compleanno”.

Nel lamentare la crisi dei valori e l’eccessivo attaccamento ai soldi o la corruzione riusciamo soltanto a vedere sintomi superficiali nei comportamenti altrui, ma non ci rendiamo mai conto che siamo proprio noi, giorno dopo giorno, azione dopo azione, a perpetuare e ad accrescere quei mali che affermiamo di detestare e di combattere. Ma in che modo, per esempio, combattiamo l’avidità e il materialismo? Dimostrando a quelli che ci circondano che è fondamentale avere soldi e poter comperare regali, ma, soprattutto, educando i nostri figli ad associare oggetti o somme di denaro a qualsiasi ricorrenza, dal buon voto a scuola al Natale, dal compleanno all’onomastico.

Il più bel regalo che potrete fare i vostri figli per questo Natale e per tutti quelli a venire sarà il vostro impegno per un mondo migliore, e con il termine “migliore” non intendo dire dal mio punto di vista, ma dal vostro stesso punto di vista: un mondo che non ha bisogno di annientare l’ambiente per ricavarne inutili oggetti ed effimeri profitti economici, che non si deve avvelenare con le radiazioni per poter far fronte alla produzione industriale, dove le persone non dedicano le proprie vite ad accumulare cose, non compiono atti illeciti per avere più soldi, non misurano il bene e i sentimenti in base a chi dà di più.

Certo, occorre coraggio per poter far fronte agli occhi tristi del proprio bambino, che sente racconti di regali eccezionali dai propri compagni di scuola, ma quanti più di noi sapranno farsi carico di questo, tanto meno assurdo e isolato sarà un simile comportamento.

Ad un’analisi superficiale questo invito potrà sembrare cinico, ma a volerlo guardare più in profondità si potrà comprendere che l’alternativa non è quella tra il crescere dei bambini felici e sereni, poiché circondati da regali, e il crescerli tristi e isolati perché non ne hanno mai ricevuti: l’alternativa è tra il renderli schiavi di abitudini e aspettative da cui probabilmente non riusciranno mai più a emanciparsi, costretti a cercare la felicità effimera in quei pochi istanti in cui avvertiranno il senso di possesso, e il garantire loro la libertà di essere anziché avere.

Forse, se pensassimo alla rinuncia a quei facili appagamenti momentanei come a un baratto con la serenità che soltanto le scelte consapevoli possono garantire nella vita delle persone, non ci sentiremmo dei genitori disamorati nel bandire il concetto stesso di regalo, bensì degli adulti responsabili capaci di farsi carico e di sopportare anche su di loro quei microscopici sacrifici che possono garantire enormi vantaggi.

Insomma, per questo Natale (e per i prossimi) decidiamo con cura cosa vogliamo donare ai nostri cari: la dipendenza da un sistema autodistruttivo, celata dietro alla rassicurante adesione alle consuetudini, oppure il seme di un pensiero che li renderà liberi?

 
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