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Messaggi del 28/04/2015

 

Pino Veneziano

Post n°280 pubblicato il 28 Aprile 2015 da cavallo140
 

Lu patruni è suvecchiu
Il padrone è di troppo
Parlu ccu viatri ca diciti sempri:
“Chiamati patri  a cu vi duna pani”
iu vi dicu ca nunn’è veru nenti,
ma siti viàtri ca  cu li vostri manu,
ci dati pani, cumpanaggiu e vinu.
Ccu lu travagghiu di li vostri vrazza,
campanu iddi ca su’ n’autra razza.

Un sulu patri avemu
ed è lu suli!
Cu li  raggi e lu so caluri 
feconda la terra, nostra matri naturali.
Tutti l’autri ‘un su’ patri,
ma su’ patruna
e lu patruni è un mali vecchiu . . .

Ci vonnu chiddi ca pigghianu pisci di lu mari;
ci vonnu chiddi chi aisanu li casi;
ci vonnu chiddi chi allevanu animali,
ma lu patruni no!
Chiddu è suvecchiu.
Parlo con voi che dite sempre:
"Chiamate padre chi vi dà pane".
Io vi dico che vi sbagliate,
siete voi che con le vostre mani
gli date pane, companaggio e vino.
Con il lavoro delle vostre braccia
campano loro che sono come un'altra razza

Abbiamo un solo padre
ed è il sole!
Con i suoi raggi e il suo calore
feconda la terra, nostra madre naturale.
Tutti gli altri non sono padri,
ma sono padroni
e il padrone è un male vecchio . . .

Servono quelli che prendono pesce dal mare;
servono quelli che tirano sù le case;
servono quelli che allevano gli animali,
ma il padrone no!
Quello è di troppo.

Io, se fossi ragazzo, gli porterei la chitarra,
lo seguirei dovunque va,
lo sentirei cantare nelle piazze.
(Ignazio Buttitta)


Ve lo ricordate Pino Veneziano?
Quello che serviva ai tavoli del Lido Azzurro?
Aveva grandi mani per suonare la sua vecchia chitarra
e una gran voce potente per cantare la storia degli ultimi della terra.
Ma come? Non ve lo ricordate?
Certo. Pino Veneziano non era famoso come Dalla o De Gregori.
Quel cameriere che lavorava a Selinunte non è apparso mai in tv con le sue canzoni.
Chi capiva il suo dialetto siciliano tagliente come un coltello? I lavoratori siciliani innanzitutto.
Altro che ipnosi televisiva!
Quando cantava la sua canzone su Piazza della Loggia diceva che gli autori della strage erano “gran figli di troia”.
Così. Semplicemente.
Nelle piazze e nelle manifestazioni regalava la sua musica che a volte diventava inno rivoluzionario.
Diceva che il padrone non serve. Senza mezzi termini.
Chissà se oggi potesse cantare di questa nuova generazione di potenti cosa direbbe.
Vogliamo scommettere? Non basterebbe il bollino rosso della censura per tenerlo a freno! 
E se anche oggi gli fosse impedito di dire la sua sulla mafia, i dittatori e i governi truffaldini attraverso i media,
anche oggi avrebbe il suo piccolo pubblico ai tavoli del Lido Azzurro
e tra un bicchiere e l’altro ci racconterebbe come vanno le cose.
Tutti quelli che hanno avuto la fortuna di ascoltarlo a Selinunte negli anni ’70
o di avere il suo unico disco - Lu Patruni è Suvecchiu - sono  testimoni
dell’esistenza di un grande autore italiano che è giunto il momento di riconoscere e far conoscere ovunque.
Allora, ve lo ricordate Pino Veneziano?
Quello che cantava ai tavoli del Lido Azzurro?
(Rocco Pollina)

 

 
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