Creato da letteraMaiuscola il 20/09/2010

In Altre Parole

dopo un punto inizia un nuovo discorso

 

 

« Una stradaManuel e il Vento »

Suite n. 1 in Sol Maggiore

Post n°6 pubblicato il 07 Ottobre 2010 da letteraMaiuscola


I rumori giù nella strada continuavano all’impazzata ormai da ore, era la notte in cui, l’Italia si sentiva migliore del resto del mondo e tutti, ma proprio tutti, lo davano per scontato di poter festeggiare e fare ciò che in altri tempi, tempi molto andati, lontani, si sarebbe pensato di farlo soltanto nei giorni di carnevale.Trasgredire, mostrare il proprio vero volto o meglio quello della propria anima. Chissenefrega se era un’anima così, un po’ bastarda, o vigliacca, o supina. Meglio avercela un’anima con il valore al ribasso che non avercela affatto.

Giorgio ed Elena stavano tappati in casa, sdraiati sopra il letto, nella penombra della stanza. L’impianto stereo dipanava nell’aria le note d’un Bach di secoli passati. Suites per violoncello.

Penombra, mezzo silenzio. Giorgio immaginava il corpo nudo di Elena steso accanto al suo, lo immaginava con lo sguardo rivolto verso il soffitto. Non aveva bisogno di guardarlo, immaginarlo gli bastava. Sarebbe bastato girare appena appena lo sguardo verso il lato sinistro. No lo voleva immaginare perché nell’immaginazione le cose assumono un aspetto differente. E questo non  perché il corpo di Elena avesse bisogno d’esser modificato, piuttosto perchè nell’immaginazione le cose si scolpiscono e Giorgio voleva scolpire lì, in quel posto, per sé soltanto il corpo di lei. Per poterla tenere per sempre.

-“A cosa pensi?”- chiese Elena dopo un po’ di quel silenzio? Giorgio ascoltò la voce di lei, e un po’ gli dispiacque che avesse bisogno di sentirlo dire, che non lo avesse capito da sola, in quel silenzio, per qualche forza della comunicazione osmotica, o per meglio dire per qualche capacità di compenetrazione.

Attese un poco prima di rispondere. Attese, quasi a sperare che lei gli dicesse:-“taci, l’ho capito adesso”. Attese.

Elena ripetè invece ancora, contono un poco più insistente.-“A cosa pensi adesso?”-
 
Giorgio si arrese. Lentamente rispose:-“penso……penso……penso a te e a me domani…..lo so che domani per te è un concetto difficile da concepire. Lo so che per te succede tutto ora, adesso e che il poi è una variabile indipendente…….lo so….pero io penso egualmente a domani……..”

Elena si volto verso di lui egli baciò una spalla poi con tono un po’ canzonatorio gli disse:-“domani, domani…..e come lo immagini questo domani?
 
-”Non lo so- rispese Giorgio - pensando a te non è facile immaginare un domani, così volubile, cosìe nigmatica..così apparentemente priva di progetti concreti…….”
 
-“adesso sono qui, non è concreto questo? Non ti basta?”- lo interruppe Elena sorridendo.
 
-“a volte non mi basta -rispose Giorgio – non mi basta perché cerco sempre una ragione in tutte le cose…”-

-“la ragione con le donne lo interruppe nuovamente Elena con un tono improvvisamente dolce – ce l’ha che se le porta a letto”- e così dicendo se lo baciò dapprima superficialmente poi, con fare insinuante sempre più profondamente, come a voler portare lei, con la sua lingua quelle sue ultime parole dentro al corpo di lui, giù, più giù,ancora più giù.

Quella frase rimase prima nell’aria, poi volteggiò attorno alla testa di Giorgio che se la sentì improvvisamente in bocca, impastarsi con la saliva, passargli di papilla in papilla, spalmarsi sul palato e poi scivolare attraverso l’esofago, in gola, farsi aria dentro ai polmoni, ossigenare il sangue e col sangue correre attraverso le vene in ogni angolo del suo copro e finalmente, con una fitta eduno spasmo, irrorare il ventricolo sinistro del suo cuore.

-“La ragione con le donne ce l’ha che se le porta a letto”- quella frase arrivò così, finalmente sazia di tanto viaggiare, dentro al suo cervello e lì Giorgio se la ripetè due, tre, cinque volte. Una frase che già solo al pensarla gli sarebbe sembrata una bestemmia e che invece pronunciata da Elena, in quel momento, in quella notte, assumeva altri significati. Concetti che avrebbe voluto approfondire, ragionare, pensare………..ma le labbra di Elena insistevano sulla sua bocca e le parole gli volteggiavano nella testa, con un moto circolare che si doppiava con quello della lingua di lei.

Era quello il sapore della ragione? Di quella bocca, di quella lingua che insisteva abbracciata alla sua?

 -“Il sapore della ragione”-, si ripeteva dentro di sé Giorgio mentre gà le sue mani s’erano fatte sciame dif arfalle e ricoprivano con carezze leggere ed insistite il prato fiorito di lei.

-“Il sapore della ragione”- così pensava mentre la bocca di lei s’era fatta concava e il suo desiderio convesso, tanto da esplorarla in ogni anfratto.

 -“Il sapore della ragione”- mentre il respiro di entrambi fattosi più corto ed affannoso, precipitava verso il culmine di un momento.

-“Il sapore della ragione”- era ancora lì, dischiuso ma non spiegato appieno quando nuovamente le membra s’erano rilassate ed i corp pervasi da un intorpidimento.

Di nuovo il silenzio aveva avvolto quelle due anime stese accanto così come la penombra fattasi ancora più insistente.

Dalla strada, dai terrazzi dei palazzi accanto, la folla ancora gioiva. Solo nel cuore di Giorgio s’era aperta una falla, una piccola emorragia da dove defluiva un rivolo di sangue ed in quel sangue un gruppo di lettere, poche parole, che a vederle sparse sopra una avolo avrebbero composto un nome soltanto: quello “Elena”, con e senza qualsiasi ragione.

Perché quando sboccia, l’amore, non domanda altro che discorrere.

Non importa se per un giorno, non importa se senza un domani.

 

 

 

 

 
 
 
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