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Produzione energia elettrica. Le rinnovabili costringeranno la produzione da fonti fossili a ridimensionarsi

Post n°61 pubblicato il 23 Dicembre 2013 da marcopa1957

  • Le rinnovabili rivoluzionano il mercato elettrico

Produzione green(Rinnovabili.it) – Almeno per il settore elettrico, grazie ai bollettini mensili di Terna (manca solo quello di dicembre) è già possibile tracciare un preconsuntivo per il 2013.

La domanda interna difficilmente raggiungerà 320 TWh (318 TWh sembra il valore più attendibile). Siamo tornati al livello del 2009 e, andando più indietro nel tempo, del 2003, ma con un parco produttivo radicalmente modificato. Nel 2009 la produzione con fonti rinnovabili copriva il 21,6% della domandi di energia elettrica. Nel contempo sono entrati in servizio alcune migliaia di MW di impianti termoelettrici, ma molti di più (quasi 21.000 MW) a fonti rinnovabili, i cui effetti si sentono.

Dai dati Terna per i primi undici mesi 2013 e da una stima del contributo delle bioenergie (che Terna include nella produzione termoelettrica) si può dedurre per l’intero anno una copertura della domanda da parte delle rinnovabili intorno al 34%: più di una volta e mezzo quella di quattro anni fa. Se aggiungiamo il contributo stimato degli impianti cogenerativi ad alta efficienza (CAR), che pure godono della priorità di accesso alla rete, si arriva intorno al 52%. Una rivoluzione realizzata in pochissimi anni, inevitabilmente destinata, almeno per le rinnovabili, a essere seguita da una fase di crescita più contenuta. Anche limitandosi a mettere nel conto i tetti attualmente previsti per le misure a favore dell’eolico e delle bioenergie, nonché le potenzialità degli impianti fotovoltaici in grado di reggersi sulle proprie gambe e le presumibili riduzioni di costo per le tecnologie utilizzate per la produzione elettrica con rinnovabili, nella più conservativa delle ipotesi da poco meno di 110 TWh del 2013 a fine decade si dovrebbe arrivare a una produzione collocata fra 120 e 130 TWh.

Data la priorità assegnata alle misure a favore dell’efficienza energetica e alla maggiore facilità della CAR nel trovare finanziamenti agli interventi rispetto ad altre forme di efficientamento,  nel 2020 si dovrebbe registrare un incremento di almeno il 40% rispetto ai circa 50 TWh/a attuali. Nel 2020 arriveremmo quindi a una produzione totale, fra rinnovabili e CAR, di 190- 200 TWh, mentre la domanda prevista da Euroelectric (circa 330 TWh), anche incentivando consumi elettrici ad elevata efficienza, come pompe di calore e piastre a induzione, potrebbe al massimo salire a 340 TWh: valore praticamente coincidente col massimo storico, raggiunto nel 2007 (339,9TWh)  e rasentato nel 2008 (339,5 TWh) .

 

Nel 2008 – l’anno più favorevole sotto questo profilo – per gli effetti di segno opposto dell’energia netta importata e di quella utilizzata per gli ausiliari e il pompaggio, la produzione nazionale contribuì a soddisfare la domanda per circa 319 TWh.  Utilizzando questo valore per il 2020, alla produzione elettrica tradizionale (sostanzialmente carbone, gas, i residui impianti di cogenerazione non CAR) resterebbero 120-130 TWh.  Se la metà fosse riservata ai cicli combinati in puro assetto elettrico  in esercizio nel 2012 (quando hanno contribuito alla produzione solo per circa un terzo), questi funzionerebbero mediamente fra 2300 e 2500 ore all’anno, ben al di sotto di una ragionevole redditività.

Pur tenendo conto dei ricavi provenienti dagli impianti impiegati in supporto alle generazione da rinnovabili non programmabile, per raggiungere un numero di ore di funzionamento minimamente rimunerativo sarebbe necessario portare ad almeno il 60% il contributo dei cicli combinati alla produzione tradizionale e ridurre del 20% la loro potenza attualmente in esercizio.

Una soluzione parziale potrebbe venire dallo smantellamento e successiva installazione all’estero di impianti a cicli combinati, ma anche di componenti di centrali a carbone, come il turbogeneratore; tuttavia, sarebbe comunque inevitabile la chiusura di alcune installazioni o, in alternativa, la cessazione di tutte le attività da parte di aziende particolarmente esposte.

Uno scenario drammatico sotto il profilo della sopravvivenza delle imprese coinvolte (e di chi vi lavora), che può trovare una risposta positiva nella diversificazione dei mercati, sia internazionalizzando la propria attività produttiva o, se già si è presenti all’estero, potenziandola, sia entrando in modo deciso nel mercato dei servizi (anche in questo caso con un occhio a tutte le opportunità e non solo a quelle domestiche).

Continuare a coltivare il proprio orticello – ce lo insegnano infinite storie – alla lunga non paga.


 
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In Italia calo di lavoro per le centrali elettriche a gas. I problemi di Sorgenia nascono anche da questa tendenza ineluttabile.

Post n°60 pubblicato il 23 Dicembre 2013 da marcopa1957

i in: Il Fatto Quotidiano > Economia > De Benedetti, p...
De Benedetti, per i soci austriaci di Verbund Sorgenia vale zero
De Benedetti, per i soci austriaci di Verbund Sorgenia vale zero

Nuovi guai in arrivo dall’energia per la famiglia De Benedetti. Mentre le trattative con la politica e con le banche creditrici entravano nel vivo, il gruppo austriaco Verbund, storico socio nell’avventura energetica delle Compagnie Industriali Riunite, nei giorni scorsi ha deciso di mettere in liquidazione la controllata italiana in conseguenza all’azzeramento del valore della partecipazione in Sorgenia che è pari al 45,65%, mentre la holding dei De Benedetti ha in mano il 52,9 per cento.

Nella delibera anticipata dall’agenzia Radiocor e depositata il 18 dicembre 2013, lo stesso giorno in cui il capoazienda di Sorgenia incontrava le banche per ufficializzare le richieste ai creditori insieme al nuovo piano industriale, Verbund  chiarisce che la verifica del valore dell’attività (impairment) svolta sulla quota evidenzia “una perdita durevole del valore dell’investimento del gruppo nel settore energetico italiano”, che determina l’azzeramento del valore della partecipazione. Quest’ultimo, già a fine 2012 era stato ridotto da 654 a 152 milioni; l’ulteriore analisi (svolta in autunno) ha condotto a un provvedimento ancora più drastico. E questo in virtù della “elevatasovraccapacità presente nel mercato italiano”, del significativo calo della redditività degli impianti a gas e “delle previsioni macroeconomiche negative che porteranno a una minore domanda di energia in futuro”.

Anche da queste considerazioni nasce la volontà di non contribuire ad alcun eventuale aumento di capitale di Sorgenia, “una ricapitalizzazione alla cui partecipazione – precisano gli austriaci – Verbund Italia non è comunque tenuta stante la natura giuridica di società di capitali della partecipata”. Una formula, quest’ultima, con cui il gruppo austriaco prende chiaramente le distanze da eventuali oneri e impegni legati al risanamento di Sorgenia per la quale le stesse banche creditrici nei giorni scorsi hanno chiesto proprio uno sforzo economico anche dagli azionisti, anche se c’è chi la legge come una possibile mossa negoziale nell’ambito della trattativa con le banche creditrici per la ristrutturazione della partita debitoria da 1,7 miliardi di euro.

Verbund Italia, che deteneva come unico asset proprio la quota in Sorgenia è quindi finita in liquidazione dopo avere coperto con le riserve e il capitale tutte le perdite legate alle svalutazioni della società energetica e accumulate nel giro di soli 11 mesi, pari a 654 milioni. La capogruppo austriaca, nel proprio bilancio dei nove mesi, aveva comunque già rettificato per 396 milioni la quota in Sorgenia.

 
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Siria, le monache rapite a Maloula su AlJazeera ma il video non convince

Post n°59 pubblicato il 08 Dicembre 2013 da marcopa1957
 

Le monache rapite a Maloula appaiono su Al Jazeera
Le religiose dicono che stanno bene, ma i conti non tornano…

 di Patrizio Ricci

Maloula è un villaggio cristiano a 56 km da Damasco incastonato tra le pareti rocciose dei monti Al Qalamoun. La sua particolarità è che nel sobborgo la gente parla ancora il dialetto aramaico, la lingua di Gesù. Le case e le chiese, i monasteri e i ruderi danno vita a un paesaggio di grande bellezza e suggestione. Da sempre, per queste sue caratteristiche, Maloula è centro mondiale di vita spirituale e religiosa, meta di pellegrini e della devozione di cristiani e mussulmani. 

Ma queste sue caratteristiche non l’hanno preservata dalla guerra in corso: la flebile voce di rinnovamento che ha dato inizio alla rivolta siriana è stata usata (con l’appoggio delle potenze regionali ostili al governo attuale) come pretesto preordinato per lanciare la jihad e dar vita al grande califfato islamico. Per questo il conflitto siriano da lotta per la libertà ha gradualmente assunto i connotati di un’aggressione etnica e religiosa verso le minoranze. Di conseguenza, Maloula è stata attaccata la prima volta a settembre proprio a motivo della sua natura di simbolo e memoria vivente della cristianità.

Durante quei combattimenti, gli aggressori jihadisti hanno devastato il villaggio, saccheggiato e distrutte le chiese, divelto crocefissi, infierito sulla popolazione civile che non è riuscita a fuggire. In quell’occasione le monache greco-ortodosse del monastero di Santa Tecla erano rimaste a pregare, barricate nel loro convento. Quando, con una sortita, l’esercito le ha raggiunte per portarle in salvo, hanno declinato l’offerta scegliendo consapevolmente di restare. 

Ricorderete il servizio della troupe TV di Rai News che durante quei tragici avvenimenti è riuscita a raggiungerle. Quel reportage è un prezioso documento: ci fornisce una lettura non ideologica e retorica degli avvenimenti, basata sui fatti riferiti dai diretti protagonisti. Racconta l’inviato di guerra Gian Micalessin: “Chiesi alla madre superiora se voleva venire con noi. Scosse il capo. Disse che il suo posto era accanto alle reliquie di Santa Tecla. Poi mi segnò la fronte, m’infilò nel giubbotto antiproiettile un’immagine della Madonna e mi disse: «Andatevene. Noi pregheremo per voi». Gli spari dei ribelli ci inseguirono dall’uscita del santuario fino a dove ci attendevano gli altri militari. Ma nessuno venne colpito”. Dice oggi Tony Capuozzo, citando quel reportage sul quotidiano ‘il Giornale’: “Oggi quel reportage è l’unica testimonianza del coraggio di quelle suore, della loro fede indomita, della loro incrollabile volontà di difendere i luoghi sacri”. Il racconto dei testimoni oculari è stato raccolto dalla troupe della Rai di Gian Micalessin e successivamente da quella di Mediaset di Tony Capuozzo e per la rubrica televisiva ‘Terra’. 

Un giornalista di Associated Press racconta: “Ho visto i guerriglieri prendere cinque persone e minacciarle così: «O vi convertite all’islam oppure vi decapitiamo»”. I miliziani di al Nusra non hanno avuto pietà: il giovane Sarkis el Zakhm che ha rifiutato di ripudiare la propria fede è stato ucciso (“sono cristiano e se volete uccidermi per questo, fatelo”) insieme a Mikhael Taalab e Antoun Taalab. Purtroppo crimini simili, le esecuzioni dei cristiani, eseguiti in ‘odium fidei’ sono diventati sempre più frequenti e sono stati denunciati nell’ultimo rapporto dalla Organizzazione internazionale ‘Human Right Watch’. 

Dopo quei tragici giorni di settembre, i profughi del villaggio fuggiti a Damasco, affranti, già chiamavano Maloula ‘terra dei martiri’. Abbracciare quel dolore ha condotto le religiose di Santa Tecla a prendere la dura decisione di restare: andare via sarebbe stato legittimo ma era anche volgere le spalle alla gente, dare ragione alla guerra e alla sopraffazione mentre restare era testimoniare che il cambiamento non viene dalla violenza e che solo Cristo può cambiare la vita degli uomini. Così sono stati mandati via gli orfani (il monastero ne ospitava alcuni), le novizie e la maggior parte delle monache. Sono rimaste in dodici: dodici per tutte.

Il resto è storia di questi giorni: i ribelli jadisti sono tornati in forze. Il villaggio era deserto. I pochi volontari rimasti a vigilare, sopraffatti, sono fuggiti. L’incursione di Maloula ha avuto tutti i connotati di una spedizione punitiva: sono state bruciate una sessantina di case tramite copertoni imbottiti di esplosivo. Quando sono arrivate, le forze governative non hanno trovato più le monache nel convento. Sulla sparizione si sono rincorse varie ipotesi, ma non quella più logica. I principali canali di comunicazione hanno taciuto la notizia; e laddove è passata, è stata edulcorata: al posto di ‘rapite’ o ‘sequestrate’ si è detto invece che le suore sono state ‘portate via’, ‘arrestate’o ‘prelevate’.

A rendere la vicenda più grottesca ci ha pensato il portavoce dei ribelli: in un dispaccio ripreso dalle agenzie ha dichiarato che le monache sono state ‘messe in salvo’. Paradossalmente si sono presi cura di loro gli stessi che hanno fatto saltare a colpi di kalashnikov il portone d’ingresso del monastero e che hanno saccheggiato e bruciato più di una volta i luoghi sacri. L’esponente dei ribelli delle ‘Brigate ribelli di Qalmoun’ ha dichiarato che le suore sono state rapite per preservare i rivoluzionari dalle forze del regime di Assad. Questa è un’altra espressione della nuova neo-lingua: ‘rapite per preservare i rivoluzionari dalle forze del regime di Assad’, che, tradotto, vuol dire evidentemente farle fare gli scudi umani.

Inaspettatamente ieri le monache sono apparse sul canale satellitare al Jazera del Qatar all’interno di un’abitazione della cittadina di Yabroud (caposaldo dei ribelli). Dopo aver visto il video, si è incerti se considerarlo una presa in giro o se seriamente i rapitori pretendono veramente che possa essere credibile. Private delle croci cristiane (che contraddistinguevano l’ordine) una suora dice: "Un gruppo ci ha portato qui e stiamo molto, molto bene con loro", e gli fa eco un’altra: “Siamo in una villa molto molto bella", smentendo che qualcuno le abbia rapite. Di diverso tenore il comunicato diffuso dal quotidiano pan-arabo Asharq al-Awsat, dove in un’intervista il portavoce del gruppo, Mohannad Abu al-Fidaa, ha detto: "Le suore sono in un luogo sicuro, ma non saranno rilasciate finchè non saranno accolte alcune richieste, prima tra tutte il rilascio di mille donne siriane rinchiuse nelle prigioni del paese”. E’ la classica ‘ciliegina sulla torta’: per la gentile ospitalità fornita sarebbe opportuno liberare 1000 donne legate alla guerriglia e detenute da Damasco.

E’ un déjà-vu e i conti non tornano: la versione dei ribelli fa acqua in numerosi punti ed è contraddittoria. In primo luogo abbiamo visto che le suore, in tempi non sospetti, hanno fatto già dichiarazioni non fraintendibili, perfettamente in linea con il loro stato e con la loro vocazione. In secondo luogo è oltremodo illogico che esse abbiano liberamente scelto di andare al seguito degli islamisti e invece non a Damasco, dove avrebbero trovato la folta comunità cristiana dei profughi di Maloula ad accoglierle. 

Che la comunità internazionale accetti che i suoi ‘rivoluzionari’ portino via i religiosi ‘per metterli in salvo’ è un fatto grave. Quello che è accaduto alle claustrali del monastero di Santa Tecla domani potrà succedere altrove, e non certo per magnanimità.

http://www.laperfettaletizia.com/2013/12/le-monache-rapite-maloula-appaiono-sul.html

 
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Emendamenti M5S- Ecobonus fino al 2020 e prestiti a tasso zero per efficienza ?

Post n°58 pubblicato il 21 Novembre 2013 da marcopa1957

Ecobonus fino al 2020 e prestiti a tasso zero per l'efficienza in edilizia?

La legge di stabilità potrebbe portare novità per le detrazione fiscali per l'efficienza energetica. Se passassero alcuni emendamenti si potrebbe arrivare, finalmente, ad una stabilizzazione al 2020, e a far nascere un meccanismo di prestiti a tasso zero che renderebbe ancora più efficace l'incentivo, da estendere eventualmente anche ad altri soggetti.

Redazione Qualenergia.it
20 novembre 2013

 
La legge di stabilità potrebbe portare novità per l'ecobonus, la detrazione fiscale per la riqualificazione energetica degli edifici, attualmente del 65%. Si potrebbe arrivare finalmente ad una stabilizzazione della misura fino al 2020, e attivare un meccanismo di prestiti a tasso zero che renderebbe ancora più efficace l'incentivo, da estendere anche a nuovi soggetti. Le novità sono presenti in alcuni emendamenti al ddl, sopravvissuti alla drastica sfoltitura e inseriti tra la schiera dei circa 200 che la Commissione Bilancio si appresta ad esaminare.

La proroga delle detrazioni fino al 2020, come sappiamo, è chiesta da larga parte del mondo produttivo e condivisa trasversalmente da esponenti di diverse forze politiche (si veda la risoluzione della Camera votata a settembre). E' noto che la misura è economicamente interessante anche per il Sistema paese. Secondo un rapporto dell'Associazione nazionale costruttori edili (Ance) presentato nei giorni scorsi, l'ecobonus, assieme alle detrazioni per le ristrutturazioni edilizie, solo nei primi 8 mesi del 2013 ha generato un giro d'affari di 14,5 miliardi di euro.

Ma non solo: nel decreto legge 63/2013 c'è un mandato esplicito al Governo di approvare entro fine anno le norme per la stabilizzazione ed esponenti del ministero dello Sviluppo economico hanno più volte dichiarato che obiettivo del governo è di rendere stabili gli ecobonus almeno fino al 2020.

C'è dunque qualche speranza concreta che un emendamento ad hoc, firmato da vari parlamentari del M5S (vedi qui), passi l'esame della Commissione Bilancio e vada a finire nel testo, sul quale il Governo sembra voglia porre la fiducia. Se ciò avvenisse, la detrazione, al momento confermata al 65% fino a fine 2014, dal 2015 passerebbe al 50% e verrebbe prorogata fino al 2020, anziché fino al 2015 (a giugno 2016 per interventi su parti comuni dei condomini), come previsto dalla versione attuale del testo del ddl Stabilità.

Altri due emendamenti (uno con primo firmatario il senatore Tomaselli, PD e uno con primo firmatario Bonfrisco, PDL), che prevedevano entrambi la proroga solo fino al 2018 e con percentuali di detrazione variabili dal 55 al 40%, in proporzione al risparmio energetico ottenuto, risultano invece già respinti.

Tra le modifiche chieste e ancora in gioco, come anticipato, c'è poi la possibilità di estendere le detrazioni anche a soggetti diversi dalle persone fisiche: un emendamento a firma Girotto e altri del M5S permetterebbe di goderne anche alle persone giuridiche, mentre un altro, a firma Mirabelli (PD), le estenderebbe all'edilizia residenziale pubblica e agli alloggi delle cooperative edilizie di abitazione a proprietà indivisa.

Il più innovativo tra gli emendamenti rimasti in gioco, firmato da Girotto e altri del M5S, è però quello che renderebbe possibile accedere a prestiti a tasso zero per chi fa interventi di efficientamento energetico (vedi qui). Vi si prevede l'istituzione di un “Fondo per l'ecoprestito”, con una dotazione iniziale di 50 milioni di euro per ciascuno degli anni 2014 e 2015. Il Fondo provvederebbe ad erogare anticipazioni di durata decennale, senza il pagamento di interessi a carico del beneficiario, fino ad un importo massimo di 30.000 euro.

Se la modifica venisse accolta nella legge di stabilità – ma il senatore Gianni Girotto ci assicura che l'M5S continuerà a promuovere la misura anche in altri sedi qualora ciò non avvenisse – avrebbe un effetto moltiplicatore notevole sugli effetti dell'ecobonus.


Redazione Qualenergia.it
20 novembre 2013

http://www.qualenergia.it/articoli/20131120-ecobonus-fino-al-2020-e-prestiti-tasso-zero-per-efficienza-energetica

 
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Solo oggi voto sulle missioni militari all' estero, per merito dell' impegno del Movimento5Stelle

Post n°57 pubblicato il 13 Novembre 2013 da marcopa1957

La votazione sulla conversione in legge del decreto sulle missioni militari all' estero è slittata ad oggi e può essere seguita sul sito della Camera dei Deputati www.camera.it  nello spazio webCamera.


http://webtv.camera.it/home 

La conversione in legge del decreto ha impegnato la Camera tre giorni

il 6 e 7 novembre

oggi 13 novembre

Questo grazie all' impegno dei deputati del Movimento 5 Stelle che giovedì scorso hanno fatto ostruzionismo tanto che la maggioranza Berlusconiana-PartitoDemocratico ha votato l' interruzione della discussione generale sulla legge.

Il finanziamento dei primi nove mesi del 2013 invece era passato in un solo giorno

il 22 gennaio 2013

dalle commissioni parlamentari-    la mattina

dall'aula-    il pomeriggio

La relatrice Boniver in aula non lesse neanche la sua relazione, ma questa fu solo allegata agli atti della discussione.

Allora non c'era nessuno in aula che si opponeva alle missioni militari, 

oggi abbiamo il Movimento 5 Stelle

e in parte SeL

ma dobbiamo fare conoscere anche fuori dall' Assemblea di Montecitorio l' impegno del Movimento 5 Stelle ed anche di SeL.

Come avete letto e sentito, i media hanno parlato solo della frase della deputata 5 Stelle sul kamikaze di Nassirya (ed io condivido il giudizio che anch' esso sia una vittima della guerra occidentale all' Iraq) e non è stata detta una parola

sull' impegno dei parlamentari del gruppo grillino sulla legge missioni, nonostante abbiano parlato complessivamente alcune ore.

Marco Palombo

 
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