Creato da hermit6 il 14/07/2009
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saluti e scuse

Post n°80 pubblicato il 24 Ottobre 2009 da hermit6

buongiornissimo,innanzi tutto mi voglio scusare per la mia assenza prolungata anche dopo le vacanze, ora son qui che cerco di spiegare, dunque quando sono partito io sono andato anche con la possibilità di restare, mi spiego meglio, mi si e posta la possibilità di lavorare per una grande compagnia che si occupa di missioni in tutto il mondo, riguardanti l'infanzia e l'adolescenza, in particolar modo nei disabili e chi e afflitto da gravi patologie, e il vero lavoro che amo fare, aiutare i bambini, aiutare i bambini più disagiati e meno fortunati, quindi ho deciso gia da 20 giorni di accettare, anzi ho gia accettato e firmato vari contratti, l'unica pecca che dovrò lasciare la mia casa e patria, quindi amici ecc. ci ho pensato molto alla fine tranne legami affettivi non ho legami sentimentali che mi possano legare qui, ci provo voglio provarci, hai lettori che più mi hanno dimostrato affetto mando un abbraccio calorosissimo vi voglio bene, sono costretto a chiudere il blog. lo lascio così non so se potrò scrivere da amsterdam. che scemo non lo avevo detto si vado in olanda come sede primaria ma viaggerò molto, sarò come una sorta di medici senza frontiere, in pratica lavoriamo insieme a l'oro, quasi sempre. ok amici se posso entrerò se non posso chissa un giorno, fatemi tanti auguri ne avrò bisogno e un grande passo quello che sto facendo, un pò di paura ce lò ma ho tanta adrenalina che mi carica, voglio ringrazziare publicamente sonia che si prenderà cura della mia gatta, grazie.. e grazie a tutti voi ciao vi voglio bene.

 

 
 
 

buone vacanze

Post n°79 pubblicato il 29 Luglio 2009 da hermit6

sono passato solo per salutare,

alle 14 mi anno inbucato su di un aereo che decolla alle 23,20, quindi devo scervellarmi per portare ciò che avrò bisogno e quindi per le 22 stare all'aereoporto, per fare il chekin, mi farò sto viaggio lacvoro con abbinate ferie, niente di che stomachevole, ma avrò una settimana tra convegni e apprendimenti vari, voglio augurarvi una buona vacanza a tutti e spero che siano felici e spensierate,e per chi resterà a acsa che comunque faccia un buon agosto spensierato, di nuovo BUONE VACANZE.................................  ^_^........................................^_^.................^_^

 
 
 

LIQUORE FATTO IN CASA

Post n°78 pubblicato il 28 Luglio 2009 da hermit6
 

ieri sera per cena sono stato invitato da una coppia di amici molto cordiali e di buona compagnia, cena squisita ma la cosa cui vorrei far conoscere e provare, e stata quando mi offrono un bicchierino di liquore fatto in casa, ragazzi il liquore al basilico fatto con le propie mani, e buonissimo, e così mi sono fatto dare la ricetta, vorrei provare a farlo non mi sembra difficile, e voi volete provare? vi do la ricetta che mi e stata data, buona creazione.............

Ingredienti (x 1 litro)
1 o 2 mazzi di basilico  (circa 100 foglie)
mezzo litro di alcool da cucina
300 g di zucchero
la scorza di mezzo limone

Lavare le foglie di basilico, asciugarle delicatamente e inserirle in una arbanella ermetica da circa mezzo litro , aggiungere mezzo litro di alcool da cucina (alimentare, mai, mai assolutamente l'alcol denaturato). aggiungere quindi la scorza di mezzo limone (cercare di eliminare la parte bianca perché renderebbe troppo amaro il liquore. Agitare per mezzo minuto e riporre al buio per almeno 15 giorni, agitando ogni giorno.
dopo due settimane sciogliere in 600 cc di acqua lo zucchero, e versare in un bottiglia da litro, quando la soluzione si è raffreddata aggiungere l'alcool al basilico, filtrando con una garza. Tappare la bottiglia e agitare, lasciare riposare per almeno un mese agitando ogni giorno-
Passato il mese di riposo ecco pronto il basilicello, un liquore dissetante e digestivo al basilico.

 
 
 

buona serata

Post n°77 pubblicato il 27 Luglio 2009 da hermit6

buona serata, io torno al lavoro, ma ancora per poco poi si spera in un lungo periodo di riposo. ^_^

 
 
 

Cellulari

Post n°76 pubblicato il 27 Luglio 2009 da hermit6
 

 aumentano la distrazione

cellulariI cellulari sono diventati ormai una vera e propria mania. Nessuno sembra poterne più fare a meno e tutti, giovani e meno giovani, reputano il telefonino un mezzo indispensabile per comunicare con gli altri e per restare in contatto col mondo in qualunque luogo o situazione ci si trovi. Pur non mettendo in dubbio l’utilità del cellulare, esso per certi versi determina in chi lo usa degli effetti non molto positivi per il nostro cervello.

Soprattutto gli effetti negativi dei cellulari sulla nostra mente si fanno sentire in termini di distrazione, che aumenta proprio nei soggetti che tendono ad utilizzare con maggior frequenza il telefonino. In particolare la suoneria del cellulare è in grado di farci distrarre. Quando il nostro cellulare squilla ci distraiamo facilmente, come è dimostrato da uno studio americano pubblicato sul “Journal of Enviromental Psychology”. 
 

Diversi esperimenti sono stati in grado di dimostrare che sia ha un crollo del 25% nei punteggi dei test ogni volta che il nostro telefonino squilla per trenta secondi senza che nessuno risponda. La suoneria del telefonino è capace di distrarre più di qualsiasi altro rumore, infatti chi si distrae a causa del suono del cellulare impiega molto più tempo per riprendere la concentrazione rispetto a chi si lascia distogliere da altri tipi di rumori. 
 

Tutto questo accade probabilmente perché quello della suoneria del telefonino è un suono che sentiamo spesso e il nostro cervello reagisce ad esso con una distrazione messa in atto in maniera automatica. Lo studio che ha spiegato questo meccanismo rappresenta un’importante occasione per riflettere sul rapporto tra gli individui e i prodotti della tecnologia

 
 
 

Cervello

Post n°75 pubblicato il 27 Luglio 2009 da hermit6
 

 gli effetti degli spot sul cibo

ciboLa pubblicità ha il potere di agire sul cervello, inducendo spesso in modo subliminale a comprare un determinato prodotto o far compiere particolari comportamenti. I ricercatori della Yale University coordinati da Jennifer Harris sono riusciti a dimostrare gli effetti indotti dagli spot sul cibo nella nostra mente. Il risultato dello studio è sorprendente.

Guardare gli spot pubblicitari che riguardano il cibo suscita l’impulso a mangiare i cibi che abbiamo a portata di mano, promuovendo abitudini alimentari non regolari e che di ceto non giovano alla salute. Tra gli effetti delle cattive abitudini alimentari causate dagli spot sul cibo c’è in primo luogo l’obesità. 
 

I ricercatori hanno verificato che alcuni bambini dai 7 agli 11 anni, se venivano esposti alla visione di un cartone animato che conteneva al suo interno spot riguardanti il cibo, erano portati ad un consumo di snack pari al 45% in più rispetto ad altri bambini che guardavano cartoni animati senza pubblicità. Si è potuto constatare che guardare mezz’ora di televisione con spot al giorno determina un aumento di peso pari a 4,5 Kg all’anno. 
 

Non solo i bambini sono portati a mettere in atto questi comportamenti alimentari non del tutto sani, ma anche gli adulti sono influenzati in questo senso dagli spot sul cibo e questa tendenza persiste anche per un certo periodo di tempo dopo la visione della pubblicità. Secondo gli autori della ricerca bisognerebbe cercare di regolamentare il settore pubblicitario, per evitare che gli spot agiscano sui nostri meccanismi inconsci di nutrizione automatica causando la patologia dell’obesità

 
 
 

linguaggio

Post n°74 pubblicato il 27 Luglio 2009 da hermit6
 

i bambini imparano dai pari

linguaggioI bambini imparano a sviluppare il loro linguaggio non solo attraverso l’osservazione diretta dei genitori e degli insegnanti, ma in questo senso un ruolo molto importante è svolto dal gruppo dei pari. Attraverso la socializzazione tra compagni di classe e per mezzo del conseguente interscambio comunicativo i più piccoli hanno la possibilità di sviluppare al meglio le loro abilità linguistiche.

A rivelarlo è uno studio condotto da Andrew Mashburn dell’Università della Virginia pubblicato su “Child Development“. Lo studioso ha seguito lo sviluppo delle abilità linguistiche di 1800 bambini di quattro anni, che frequentavano 450 asili degli Stati uniti. In questo modo è potuto arrivare alla conclusione che il miglioramento dell’abilità dei bambini nel saper parlare o nel saper comprendere un discorso era associato alle notevoli capacità linguistiche dei suoi compagni di classe. 
 

In sostanza più i compagni di classe erano bravi nel saper parlare più un bambino manifestava un miglioramento nelle sue abilità linguistiche e più velocemente avveniva questo miglioramento. Quest’ultimo era molto più evidente se l’ambiente dell’asilo era accogliente e adeguato allo scambio tra i pari. 
 

La ricerca e i suoi risultati possono avere importanti ripercussioni in campo pedagogico nel favorire efficaci relazioni di interazione e di comunicazione tra i bambini, in modo da poter determinare l’insorgere di condizioni produttive per l’evoluzione delle abilità linguistiche. Tra queste condizioni è importante soprattutto il contatto e lo scambio tra bambini appartenenti a comunità linguistiche differenti.
Una ricerca americana rivela che i bambini migliorano le loro abilità linguistiche se hanno la possibilità di interagire con compagni di classe che hanno già sviluppato queste abilità. 

 
 
 

enterocolite pediatrica

Post n°73 pubblicato il 27 Luglio 2009 da hermit6
 

Autismo non connesso a enterocolite pediatrica

Nonostante alcune indicazioni del contrario, i bambini con disordini nello spettro dell'autismo non presentano sintomi enterali coerenti con una coesistente patologia gastrointestinale. Non vi sono dunque prove che compaia un'enterocolite in associazione alla comparsa di sintomi autistici: le abitudini intestinali di questi bambini, in genere, non differiscono da quelle del resto della popolazione. Alcune differenze nella frequenza della defecazione iniziano a comparire a 30 mesi di età, ma potrebbero essere un fenomeno secondario correlato a differenze nella dieta. Ciò nonostante, alcuni fra i bambini più grandi con sintomi autistici presentano in effetti sintomi intestinali, e non è chiaro se questi sintomi siano dovuti a cambiamenti nella dieta o ad anomalie nella funzionalità intestinale associate all'autismo: sono dunque necessarie ulteriori ricerche per chiarire questo punto. (Arch Dis Child 2009; 94: 497-500)

 
 
 

sport e bambini

Post n°72 pubblicato il 26 Luglio 2009 da hermit6
 

E’ il nuoto lo sport migliore per i bambini asmatici

 

Via libera alla piscina per il piccolo asmatico. Gli specialisti riuniti nei giorni scorsi a Napoli in occasione del  Congresso “Progressi in Pneumologia” organizzato dall’Aimar (associazione scientifica interdisciplinare per lo studio delle malattie respiratorie) hanno a gran voce promosso l’attività in piscina puntando il dito contro corsa e ciclismo.

Correre, infatti, provoca una chiusura netta delle vie respiratorie; al contrario la piscina è una preziosa alleata per il respiro dei più piccoli perché non solo, a parità di sforzo con un altro tipo di sport, non causa una chiusura eccessiva dei bronchi, ma anche perchè l’aria umida delle piscine favorisce la respirazione.

Gli esperti hanno sottolineato l’importanza che i genitori prendano in considerazione numerosi elementi prima di iscrivere un bambino allergico e asmatico a qualche attività sportiva: se, ad esempio, l’allergene è costituito dalla polvere è bene evitare luoghi chiusi come le palestre, così come se la responsabilità è dei pollini il ciclismo e gli sport all’aria aperta possono rivelarsi un boomerang.

E la piscina? Sarebbe consigliabile evitarla solo se il piccolo è allergico alle muffe, ma in caso contrario il nuoto può rivelarsi senza dubbio lo sport più adatto

 
 
 

Fresco senza congestione

Post n°71 pubblicato il 26 Luglio 2009 da hermit6
 

La mattinata al mare vi ha completamente disidratato, la spesa in città vi ha fatto sudare eccessivamente; ora siete a casa e non vedere l'ora di mandare giù qualcosa di freddo, molto freddo. Attenzione, c'è un pericolo in agguato che si chiama congestione. Quante volte, da bambini, avete sentito i genitori che vi dicevano: "Bevi lentamente che l'acqua è ghiacciata"?

Ebbene, il problema sta tutto in questo: l'organismo riceve un alimento o una bevanda troppo fredda rispetto al calore corporeo e questo sbalzo di temperatura viene compensato con una stimolazione eccessiva dell'apparato cardiocircolatorio da parte del sistema neurovegetativo, che controlla la pressione, la digestione e la frequenza cardiaca. Ma cosa succede praticamente?

Quando il sistema neurovegetativo stimola eccessivamente l'apparato cardiocircolatorio, si verificano delle situazioni che poi portano ai sintomi tipici della congestione: le pareti dello stomaco si contraggono causando nausea, la pressione di alza o si abbassa repentinamente, la respirazione diventa difficoltosa; se siete a stomaco vuoto, avete la sensazione di aver fatto un'abbuffata e, se avete mangiato, la digestione si blocca definitivamente.

La nausea è dovuta al nervo vago che stimola le pareti dello stomaco e le fa contrarre in maniera eccessiva; per dare sollievo a questa sensazione potrete sedervi in un posto ombreggiato dove l'organismo tenterà con calma di riequilibrarsi. Quando la crisi momentanea sarà passata, coprite la pancia in modo da riguadagnare una temperatura corporea giusta e bevete una bevanda calda, ma non bollente, magari una camomilla che vi permetterà anche di calmare eventuali crampi. La sensazione di pienezza è invece dovuta all'iperattività del cervello che viene assimilata, come impegno, ad un pasto luculliano da digerire. In questo caso, provate a bere una bibita gassata o del bicarbonato, che aiuteranno a far sparire la sensazione di acidità. Se avvertite giramenti di testa e sudori freddi, la causa è da ricercare nel rialzo o abbassamento della pressione. In questo caso, stendetevi in un luogo ben aerato e respirate profondamente per migliorare l'ossigenazione; evitate di porre cuscini sotto la testa; eventualmente mettetene uno sotto i piedi. Dopo la crisi potete bere un integratore di sali minerali.


Qualche consiglio per prevenire

Se potete, però, cercate di evitare questa brutta esperienza. Di seguito qualche consiglio per prevenire la congestione.

  • Evitate di ingurgitare bibite ghiacciate, alimenti quali insalate di riso, frutta, insalate in generale ed intingoli vari, macedonie e gelati appena tirati fuori dal frigo. Tenete il tutto sempre un quarto d'ora a temperatura ambiente; nel caso delle bibite, se proprio non riuscite a farne a meno, bevete a sorsi molto piccoli e trattenete la bibita in bocca in modo che si scaldi prima di raggiungere lo stomaco.
  • Evitate di mangiare sotto il sole o in un luogo poco aerato; durante la digestione, l'organismo, che "ruba" il sangue in circolo per dedicarlo a questa difficile e complicata funzione, riesce con difficoltà ad ossigenarsi e a mantenere la temperatura costante; preferite quindi luoghi ombreggiati e freschi.
  • Durante il pasto e soprattutto durane la digestione ricordate di coprirvi la pancia; eviterete così che si blocchi la digestione per improvvisi sbalzi di temperatura e colpi d'aria.

 

 
 
 

L'inquinamento elettromagnetico in casa

Post n°70 pubblicato il 26 Luglio 2009 da hermit6
 

L'uomo è stato sempre circondato da invisibili campi di forza di origine naturale: il campo magnetico della terra, del sole, le scariche elettriche che si propagano durante i temporali, e persino la luce ed il calore possono essere definiti campi elettromagnetici.
Mentre questi campi sono innocui per l'organismo umano, l'inquinamento elettromagnetico (elettrosmog) è rappresentato dall'alterazione di questo livello naturale. Il problema sollevato in questi ultimi anni viene dal fatto che, con lo sviluppo tecnologico, il normale livello di emissione elettromagnetica si è innalzato così tanto da diventare una minaccia per la salute.
nelle zone ad alta concentrazione umana la presenza di campi elettromagnetici nocivi è molto alta, e attualmente non si sa ancora con certezza cosa questo comporti sull'uomo e sull'ambiente a breve come a lungo termine.

L'elettrosmog e la salute

Secondo recenti studi, l'esposizione dell'organismo umano a una fonte di campi elettromagnetici (ad alta o bassa frequenza) può causare una serie di disturbi, cronici o acuti, a carico del sistema uditivo (disfunzioni, ronzii e rumori anomali nell'orecchio), dell'occhio (irritazione o alterazione del cristallino) e del sistema riproduttivo maschile (riduzione nella produzione degli spermatozoi e calo del desiderio). L'Istituto Superiore della Sanità parla addirittura di una correlazione tra sovraesposizione ai campi magnetici e insorgenza della leucemia infantile. Sono attualmente allo studio, infatti, casi di tumore insorti in persone che abitavano vicino ad installazioni radar.
Da ciò si può intuire quanto sia importante limitare al minimo la propria esposizione ai campi magnetici.

L'elettrosmog in casa

La casa dovrebbe essere un rifugio, il luogo del riposo e del benessere. Molto spesso non è così: l'inquinamento (di ogni genere: dell'aria, acustico...) raggiunge anche le mura domestiche, inficiando tutte le attività di relax e rigenerazione necessarie per una vita sana, come ad esempio il sonno e l'alimentazione.
L'elettrosmog è molto frequente nelle case moderne, ed è dovuto a due fattori principali:

  • fattori esogeni: la casa si trova vicino (meno di 2 km) a linee elettriche ad alta tensione, impianti radar ad alta potenza, ripetitori (televisivi, radiofonici o di telefonia mobile) e stazioni di alimentazione elettrica per le ferrovie e le case;
  • fattori endogeni: l'impianto elettrico della casa (e degli apparecchi in essa presenti) non è adeguatamente schermato.

Nello scegliere una casa nuova, fare attenzione a questa distanza di sicurezza dalle grandi fonti di emissione elettromagnetica.

Consigli per la casa

  • Chiedere al proprio elettricista di collocare in tutto l'impianto elettrico degli interruttori speciali, che inibiscono il passaggio di corrente quando non è richiesta, specialmente nelle camere da letto;
  • acquistare soltanto apparecchi elettrici a norma CE;
  • non collocare tutti gli elettrodomestici e le apparecchiature elettriche in un'unica stanza: si creerebbe una dannosa concentrazione di elettromagnetismo;
  • evitare che i soggetti sensibili (bambini e anziani) stiano troppo vicini agli elettrodomestici in funzione, fonte di eccellenza delle emissioni elettromagnetiche domestiche;
  • ridurre al minimo i tempi di effettiva esposizione ad un'apparecchiatura elettrica (forno, computer...);
  • attenzione agli asciugacapelli e ai rasoi elettrici: emettono un elevato campo elettromagnetico, soprattutto a breve distanza, per cui sarebbe consigliabile utilizzarli per il minor tempo possibile.

Il telefono cellulare

In questo campo regna una forte confusione, e gli studi in merito si succedono freneticamente, rubando titoli sui quotidiani e smentendosi l'uno con l'altro.
E' stata tuttora dimostrata una correlazione tra eccessivo uso di telefoni cellulari e una certa diminuzione della memoria, soprattutto quella a breve termine.
In ogni caso, il telefono cellulare provoca un forte campo elettromagnetico proprio all'altezza del cervello causando, dopo una lunga conversazione, un aumento di uno - due gradi della temperatura dell'encefalo, con ripercussioni non ancora ben chiarite.

E' giusto quindi limitarne molto l'utilizzo (che è già sconsigliato, per ovvie ragioni, ai portatori di pace-maker), preferendo i modelli con l'antenna estraibile (che tiene un pò più lontane le radiazioni dalla testa), usando un sistema viva-voce (raccomandabile soprattutto in automobile, sia per obbligo di legge che per sicurezza: il calo di attenzione durante la conversazione rallenta i riflessi e aumenta il rischio di incidente) e preferendo i modelli GSM ai vecchi ETACS.

 
 
 

giornata al mare

Post n°69 pubblicato il 26 Luglio 2009 da hermit6

oggi mi sono ritagliato una bellissima giornata di solo mare, mare sole e un buon libro, giornata rilassante, stasera si completa con un ottima compagnia, ho giusto il tempo per scrivere alcune cose, le ferie si stanno avvicinando,manca poco ancora, farò un bel viaggio, ma ne avrò modo di parlarne, una sorta di viaggio lavoro,intanto vi auguro buona estate a tutti.. ^_^

 
 
 

L'importanza della lettura fin da piccoli

Post n°68 pubblicato il 25 Luglio 2009 da hermit6
 

Un adulto che legge ad alta voce ad un bambino compie un atto d’amore, e ciò ha risvolti importanti per lo sviluppo della personalità del piccolo sul piano relazionale, emotivo, cognitivo, linguistico, sociale e culturale. Dal punto di vista relazionale, nell’esperienza condivisa della lettura e dell’ascolto, adulto e bambino entrano in sintonia reciproca attraverso i mondi che prendono vita tra le pagine del libro, in una comunicazione intensa e piacevole fatta di emozione, amicizia, complicità, fiducia, che rinsalda il loro legame affettivo.

Dal punto di vista emotivo, leggere una storia ad un bambino gli consente di esplorare le sue emozioni più intime in compagnia degli adulti che possono contenerlo, rassicurarlo, fornirgli spiegazioni.
Dal punto di vista cognitivo, la lettura offre al bambino un canale alternativo di conoscenza, oltre all’esperienza diretta; favorisce la comprensione di sé e del mondo che lo circonda; allarga la mente alla scoperta e all’esplorazione; sviluppa l’immaginazione, la fantasia, la creatività, la curiosità; amplia la memoria; potenzia le capacità logiche e astrattive.

Sul piano linguistico, la lettura stimola lo sviluppo del linguaggio, arricchisce il vocabolario, migliora la qualità lessicale.
Dal punto di vista sociale, è dimostrato che i bambini abituati alla lettura operata dalla famiglia in età prescolare, presentano migliore rendimento scolastico, inserimento sociale, capacità di risoluzione dei problemi, cosa che acquista ancor più valore per i piccoli provenienti da famiglie con situazione di svantaggio socio-culturale, nei quali la difficoltà di lettura e scrittura contribuisce al rischio di abbandono scolastico, con incremento della povertà e dell’emarginazione.

Sotto il profilo culturale, infine, la trasmissione di storie e racconti da adulti a bambini è stato visto come uno dei canali del passaggio di valori, messaggi etici e tradizioni da una generazione all’altra.

COME FAR LEGGERE I BAMBINI
L’arte di crescere un lettore è una sfida che può riservare inaspettate gratificazioni. Leggere ad alta voce è il modo più efficace per appassionare un bambino ai libri e alle storie, sviluppando in lui prima il piacere e il desiderio e poi la capacità autonoma di leggere. L’attività della lettura dovrebbe rientrare tra quelle di cura primaria del piccolo (“nutrirlo di parole”).
La disponibilità di libri in casa, la familiarità con il loro contatto, l’esempio dei genitori che leggono, l’abitudine di raccontare, discutere, scambiare idee e consigli sugli argomenti oggetto di lettura, sono tutte strategie valide per stimolare i bambini.
Per solleticare l’interesse e la curiosità, il libro deve diventare nelle loro mani uno strumento magico e allettante, capace di introdurli nel mondo simbolico che è racchiuso nelle sue pagine, attraverso la relazione con l’adulto che lo propone. Un mondo fatto di emozioni, gioie, paure, fantasie, affetti, eventi, scoperte, come in fondo l’universo stesso del bambino.

E’ importante saper leggere non “al” bambino ma “con” il bambino, in una comunicazione reciproca e ricca. A seconda dell’età, e quindi delle tappe dello sviluppo psicomotorio, ci sono libri e modalità di lettura più adatte.

- Nel bambino molto piccolo, di pochi mesi, sensibilissimo al suono, al ritmo, alla melodia, alla voce cadenzata, le prime letture saranno ninne-nanne, tiritere, filastrocche, canzoncine, parole o frasi dal ritmo ben scandito per cullare, accarezzare, coccolare con la musica delle parole.
- Dai 6 ai 12 mesi gli si proporranno i primi piccoli libri, robusti e maneggevoli come giocattoli, di dimensioni e materiali adatti all’esplorazione tattile e orale oltre che visiva, ma sempre accompagnati dalla parola proferita ad alta voce, affinché l’esperienza dell’oggetto-libro si associ alla memoria del racconto.
- Dai 12 ai 24 mesi il bambino sarà attratto da libri con grandi illustrazioni colorate, figure a contorni netti, tinte nitide e libri animati che si muovono, suonano, si compongono, facili da sfogliare e con storie semplici da ascoltare e riascoltare, che ripropongano i momenti cruciali della giornata (risveglio, pappa, bagno, sonno, gioco), offrendo riferimenti temporali che lo rassicurano.
Il libro a questa età può essere foriero di esperienze sensoriali (tattili,visive, uditive) ma anche emozionali (sorpresa,paura) e morali (messaggi educativi). E’ bene che la lettura diventi un appuntamento fisso, un rituale anche di pochi minuti, che il bambino aspetta e desidera, esempio prima del sonnellino pomeridiano, dopo i pasti o alla buona notte.
Poi, diventata un’abitudine, sarà di conforto nei momenti di attesa o nella malattia.

La lettura deve essere un piacere, non un obbligo, ad esempio se il piccolo perde la concentrazione o si allontana non bisogna insistere; l’abitudine all’ascolto aumenterà poi via via la capacità di attenzione. Cambiare il tono della voce e il ritmo della narrazione, dare voce e mimica ai diversi personaggi, permettere al bambino di guardare le figure e girare le pagine mentre si legge, rende la storia più viva e accresce l’interesse.

- Dai 2 ai 3 anni il bambino non si limiterà più solo ad ascoltare la voce e a guardare le figure, ma imparerà ad associare le parole pronunciate ai segni della scrittura, entrando cosi nel magico mondo della scrittura. In questa fascia di età lo stregano le storie che, avendo per protagonisti bambini o animali, con poche parole e in poche pagine, rispondono alla sua inesauribile curiosità sul mondo e sulle cose e lo aiutano a risolvere i piccoli grandi problemi di ogni giorno (la pappa, il vasino, il fratellino, le medicine…) Spesso il bambino vorrà girare le pagine da solo, completare la frase di una storia che conosce, indicare le figure e dire cosa rappresentano, tenere il libro in mano e raccontare la storia a modo suo, leggere e rileggere sempre lo stesso libro a cui si è particolarmente affezionato, al punto di ricordare esattamente inizio, svolgimento e fine, con un importante funzione rassicurante e di strutturazione della memoria.

- Dai 3 ai 6 anni i bambini amano le serie con gli stessi personaggi (un loro coetaneo o un animale dai sentimenti umani in cui si possono identificare) coinvolto in situazioni diverse che possono interessarlo, informarlo, emozionarlo e aiutarlo a superare ostacoli e paure. Il bambino deve essere incoraggiato ad interagire con la storia facendo domande, proponendo commenti e soluzioni, modificando l’evoluzione e può essere spronato a creare scomporre e inventare nuove storie sullo spunto delle vecchie, per mettere allo scoperto pensieri, emozioni e fantasie.

- Dai 6 anni in poi il bambino sarà sempre più in grado di leggere autonomamente, ma la lettura insieme con l’adulto conserva il suo grande valore di momento insostituibile di comunicazione, discussione e crescita. I ragazzi sono molto interessati ai libri che spiegano le meraviglie della natura e della scienza, ai testi-laboratorio che insegnano “come fare”, alle serie di avventure o ai fantastici e ai gialli che l’aiutano ad affrontare con serenità anche i problemi più grandi, aspettando il lieto fine dopo tante avversità. A poco a poco, il bambino avvezzo a leggere sarà curioso di tutto ciò che gli capita sottomano, dal quotidiano al settimanale, dal fumetto al libro di narrativa, al saggio. Il compito educativo di avvio alla lettura, consolidato negli anni, sarà stato assolto.


 
 
 

Asilo nido risorsa non ripiego

Post n°67 pubblicato il 25 Luglio 2009 da hermit6
 

La realtà sempre più diffusa dell’impegno lavorativo della donna a partire dal primo dopoguerra ha posto la problematica della custodia e della cura dei bambini. In Italia è nel 1971 che il legislatore si è sensibilizzato a questo tema emanando il D.L. 1044, che ha previsto la realizzazione di 3800 Asili Nido comunali, dislocati in tutto il territorio nazionale, aperti al pubblico e non solo alle famiglie bisognose, come avveniva in precedenza con istituzioni a carattere filantropico.

Almeno sulla carta è pertanto superato il concetto di asilo nido come istituzione assistenziale, per assumere l’ottica di un servizio socio-educativo. Tuttavia questo non è bastato a sviluppare una “cultura del nido” nell’utenza. Infatti per la maggior parte delle madri la scelta dell’asilo e soprattutto del nido è dettata da cause di forza maggiore, ovvero dalla necessità pratica, legata alle esigenze lavorative, di dover affidare il proprio bambino a terzi. Molto spesso il vissuto che accompagna questa scelta forzata è estremamente negativo, caratterizzato da sensi di colpa profondi o da ansie, come quella riguardo alla tenera, a volte tenerissima età del bambino o a paure inerenti al timore di essere “sostituite” nel proprio ruolo materno dalla figura dell’educatrice.

Eppure il nido non deve essere considerato una sorta di “parcheggio” dove il bambino è obbligato a trascorrere il tempo che la madre gli sottrae per le sue necessità lavorative. Esso è un contesto che può rivelarsi una risorsa preziosa sia per il piccolo che per la mamma. Per il bambino infatti esso costituisce il luogo in cui si attua per la prima volta il passaggio dalla dimensione familiare a quella sociale. Infatti il nido è uno spazio in cui il bambino può sviluppare numerose abilità sociali, sia con le figure delle educatrici, sia con gli altri coetanei. E il bambino è un essere assolutamente sociale fin dai suoi primi giorni di vita, incuriosito dagli stimoli interpersonali e ricettivo agli scambi comunicativi.

I tempi del nido sono altamente organizzati secondo routine prevedibili e ripetute, che contribuiscono alla regolazione dei ritmi biologici del piccolo. Il nido è un contesto ricco di stimoli, come oggetti morbidi, colori, giochi, dove il bambino può iniziare a compiere le sue esperienze di esplorazione dell’ambiente, manipolando oggetti, ricevendo numerose stimolazioni sensoriali che contribuiscono al suo sviluppo psicomotorio, che è alla base del successivo sviluppo cognitivo. Per la madre esso può essere inoltre un contesto di incontro con altri genitori, facilitante il dialogo e la condivisione delle esperienze.
Pertanto l’esperienza del nido può essere utilizzata come una preziosa risorsa.

Qualche consiglio allora per orientarsi nella scelta della struttura, data la grande offerta sia pubblica che privata in quest’ambito. E’ preferibile visitare diversi nidi prima di scegliere. Meglio un ambiente che ci sembri pulito e confortevole, spazioso, ma non troppo dispersivo o caotico, caldo ma non soffocante, ricco di materiali. Un contesto in cui preferibilmente vi sia una suddivisione degli spazi ed un’organizzazione specifica a seconda delle diverse età del bambino: quindi in cui vi sia una sezione apposita dedicata ai piccolissimi (zero-dodici mesi) con un numero contenuto di bambini, nella quale essi possano godere della tranquillità e del rispetto per i particolari ritmi di vita di questa fascia.

Una sezione dedicata a bambini di età intermedia (dodici-ventiquattro mesi), in quanto a quest’età compare la deambulazione autonoma e pertanto essi devono potersi muovere liberamente in uno spazio sicuro. Infine uno spazio per i più grandi (ventiquattro-trentasei mesi), articolato in un’area ampia e ricca di opportunità e materiali, che consenta anche altri tipi di scambi, come quelli linguistici e relazionali.

Infine qualche consiglio alle mamme per gestire il difficile momento della separazione dal proprio figlio: è del tutto normale che le prime volte il bambino pianga alla separazione dalla mamma ed è normalissimo che anche alla mamma venga da piangere! E’ utile allora scegliere una struttura che dia alla madre la possibilità di effettuare i primi pasti e i primi cambi personalmente, in modo da creare una relazione di fiducia reciproca con le figure professionali delle educatrici. E’positivo che il bambino porti con sé un oggetto personale significativo, come un orsacchiotto o il ciuccio a cui è particolarmente legato: esso fungerà un po’ come un ponte tra la casa e il contesto del nido, una nota di familiarità sempre presente.

Per quanto riguarda la gestione della separazione è fondamentale accogliere i pianti iniziali del piccolo, senza negare l’espressione della sua sofferenza, e soprattutto non mentire al bambino con frasi come “la mamma torna subito” o non cercare di distrarlo al momento della separazione, sgusciando via di soppiatto, per evitare il suo pianto. Questo potrebbe essere “traumatico” per il bambino, che spesso è molto più intelligente dell’adulto, piuttosto che l’aver trascorso una giornata in un ambiente attento ai suoi bisogni ed in grado di promuovere il suo sviluppo psicomotorio e sociale. E’ sempre meglio essere sinceri con il bambino, lasciare che manifesti le proprie emozioni, anche quelle che ci fanno sentire in colpa o che ci evocano ansie abbandoniche; se saremo stati chiari ed empatici con nostro figlio al nostro ritorno dopo una giornata di lavoro, sapra’accoglierci con il sorriso.

 
 
 

“Nativi digitali” e “tardivi digitali” chi sono?

Post n°66 pubblicato il 25 Luglio 2009 da hermit6
 

Fin da piccolissimi i bambini di oggi giocano con il telefonino di mamma, il telecomando e crescendo con i videogame.
La generazione dei “nativi digitali” è “figlia” di cellulari e videogiochi, ed ha già un cervello diverso dal nostro. Descrive molto bene le caratteristiche di questi bambini il prof. Cantelmi, docente di psichiatria dell’Università Gregoriana di Roma e presidente dell’Associazione italiana psicologi e psichiatri cattolici.
«Abbiamo esaminato un vasto campione di bimbi, nati a partire dal 2002. Concentrandoci sulle caratteristiche dei nativi digitali, figli della “generazione di mezzo” e nipoti dei “predigitali”, spiega all’Adnkronos salute lo psichiatra, "questi piccoli hanno un apprendimento più percettivo e meno simbolico, e sono dotati di abilità visuo-motorie eccezionali. Una volta adulti, aggiunge, saranno spesso uomini e donne alexitimici, incapaci cioè di riconoscere le emozioni interne, ma abilissimi a rappresentarle».

Il concetto di “alexitimia” fa un po’ paura, molti adulti non solo non sanno riconoscere le emozioni interne ma neanche sono in grado di rappresentarle. Per la generazione dei nativi digitali, che frequentano ancora la scuola materna ed elementare, «le emozioni non sono vissute, ma piuttosto rappresentate. Saranno abilissimi a tecno mediare le relazioni. E, naturalmente, comunicare con loro sarà difficile sia per la generazione di mezzo, che per i pre-digitali», prevede il prof. Cantelmi. L’uso dei diversi strumenti tecnologici fin da bambini attiva aree cerebrali differenti e predispone a svelare senza fatica i segreti delle strumentazioni più high-tech.
Il futuro dei nativi digitali, secondo Cantelmi, è sempre più scritto nei blog; la Rete Internet «muterà per alimentare le passioni e i modi di socializzazione di questa generazione in crescita. Affamata di novità, conclude, e bravissima a sintetizzare con un’icona i suoi messaggi al clan degli amici», via mail su telefonini sempre più ricchi di applicazioni.

Il 1980 è la linea di demarcazione anagrafica che separerebbe chi è cresciuto con le tecnologie digitali, come computer, internet, telefoni cellulari e Mp3, i “Nativi digitali”, da quelli che vi si sono dovuti convertire i “Non nativi digitali”. 
All’interno dei “non nativi digitali” ci sarebbero, poi, gli “ibridi” e i «tardivi digitali». I primi sarebbero quelli abbastanza vecchi da aver frequentato il mondo «di prima», ma anche abbastanza giovani da essersi subito adeguati al mondo «di dopo», avendo, quindi, gli strumenti per capire e discutere l’esplosiva crescita di internet. Un altro fenomeno nuovo è, invece, la categoria dei «tardivi digitali» che negli ultimi tempi si sono riversati in rete attratti dalla “accessibilità e familiarità di alcuni suoi luoghi e prodotti”.

Tra questi un posto di rilievo spetta sicuramente a Facebook, il cui straripante successo è dovuta alla facilità con cui vi si può accedere, anche se non si conoscono i meccanismi della rete, per cercarvi, e trovarvi, contenuti familiari e rassicuranti. I “nativi digitali”, infine, sono degli straordinari “consumatori” dei materiali e degli strumenti prodotti e diffusi in Rete, ma in quanto a consapevolezza critica e capacità di discernimento lasciano parecchio a desiderare

 
 
 

Se il bambino è celiaco

Post n°65 pubblicato il 25 Luglio 2009 da hermit6
 

La celiachia è una malattia autoimmunitaria di origine genetica che se non viene diagnosticata e trattata tempestivamente può comportare delle gravi conseguenze, in alcuni casi irreversibili. Si manifesta in seguito all’ingestione di proteine del grano che danneggiano la mucosa intestinale.

Per chi ne soffre
alimenti come pane, pasta, pizza, biscotti sono assolutamente proibiti. La sostanza “incriminata” responsabile di questa grave intolleranza alimentare infatti è il glutine presente nel frumento, nel farro, nell’avena, nel kamut, nell’orzo, nella segale, nella spelta e nel triticale. Nello specifico ciò che l’organismo della persona celiaca non riesce a digerire ed assorbire è una componente proteica del glutine, cioè la gliadina.

Questa proteina produce una risposta immunitaria abnorme a livello intestinale che a sua volta genera un’infiammazione cronica che può danneggiare gravemente  i tessuti dell’intestino impedendo l’assorbimento di importanti nutrienti. La celiachia ha un’incidenza che varia da paese a paese: secondo le statistiche più recenti ogni anno vengono fatte circa 5000 nuove diagnosi della malattia che colpisce un italiano su 100/150. L'Associazione Italiana Celiachia (AIC) classifica la malattia in forme diverse:

    * tipica, in cui i sintomi sono perlopiù diarrea e arresto della crescita;
    * atipica, che si presenta tardivamente con sintomi soprattutto extraintestinali (come l'anemia);
    * silente, nella quale mancano sintomi evidenti;
    * potenziale, evidenziata da esami sierologici positivi (presenza di antigliadina IgA e IgG) ma con biopsia intestinale normale

Nei bambini piccoli, nella maggior parte dei casi, l’intolleranza al glutine si evidenzia a distanza di qualche mese dall’introduzione del glutine nella dieta con i sintomi caratteristici della diarrea, vomito, irritabilità, arresto della crescita o calo ponderale.

Nelle forme che esordiscono più tardi, cioè dopo il 2°-3° anno di vita, i disturbi gastroenterici sono meno intensi e in genere prevalgono altri sintomi, come un ritardo nell’accrescimento della statura e/o del peso, ritardo dello sviluppo puberale, dolori addominali ricorrenti e anemia che non si risolve nemmeno con la somministrazione di ferro per via orale. La dieta senza glutine, condotta con rigore, è l’unica terapia che garantisce al  bambino celiaco un perfetto stato di salute.

L'AIC- Associazione Italiana Celiachia ha redatto un prontuario degli alimenti permessi e di quelli da evitare: la guida viene aggiornata ogni anno.

Sul sito dell'associazione,
www.celiachia.it si possono trovare anche gli indirizzi dei ristoranti e delle gelaterie “gluten free” oltre a tante altre informazioni.

Seguire la dieta che impone la celiachia implica un forte impegno di educazione alimentare e un grande controllo da parte dei genitori perché se è vero che il bambino celiaco può mangiare tranquillamente la carne, il latte, i latticini, le uova, le verdure, il riso e il mais che non contengono glutine, è anche vero che vanno eliminati dalla sua dieta tutti gli alimenti contenenti frumento, orzo e loro derivati, come ad esempio il malto.
Ciò significa che al bambino andrebbe negata la maggior parte degli alimenti confezionati, dalle merendine alle torte, la pasta e il pane, la pizza.



Se non fosse che ormai sul mercato è possibile trovare diversi prodotti sostitutivi, che portano la sigla degli alimenti senza glutine (il simbolo è quello della spiga sbarrata) che permettono al bambino celiaco di seguire una dieta varia e bilanciata e di ridurre notevolmente l’elenco degli alimenti proibiti. Infatti in alternativa o in combinazione alle farine che contengono glutine è possibile utilizzare farine e altri derivati delle patate, del riso, della soia o di altri legumi. È anche possibile usufruire di alcune agevolazioni dal momento che i prodotti gluten-free possono essere concessi gratuitamente attraverso la presentazione di una documentazione rilasciata dalla ASL che attesta l’esistenza della malattia.

In definitiva la difficoltà maggiore per i genitori di un bimbo celiaco riguarda la gestione alimentare: la dieta deve essere organizzata in base alle informazioni dettagliate disponibili sugli ingredienti di ciascun prodotto in vendita nei supermercati o dei piatti di un ristorante o di una mensa.
Il problema è che spesso il glutine può essere “nascosto” in alcuni cibi, perfino in alcuni farmaci come additivo, aroma o conservante.

Per questo è molto importante che i genitori si assicurino che anche salse, sughi e bevande non contengano glutine, neanche in minima parte. Allo stesso modo bisogna controllare le etichette dei prodotti industriali, quali i gelati, i dadi, salumi perché nella composizione degli addensanti potrebbe esserci il glutine. Oggi molti prodotti presentano ben in evidenza la scritta “senza glutine” e questo costituisce un prezioso accorgimento per i celiaci.

Meglio comunque leggere bene l’etichetta per evitare brutte sorprese e richiedere informazioni dettagliate sui piatti nel caso in cui ci si trovi in un ristorante. Da questo punto di vista negli ultimi anni la situazione è molto migliorata perché c’è una maggiore attenzione verso questo malattia. Sugli scaffali dei supermercati compare sempre più spesso la dicitura gluten free per indicare prodotti sicuri per le persone celiache e sono sempre più numerosi i ristoranti che specificano nei menu le portate senza glutine.

Ma bisogna prestare la massima attenzione anche in casa: in cucina nulla deve essere “contaminato” dal glutine. Ad esempio bisogna assicurarsi che l’acqua di bollitura non sia stata precedentemente usata, magari per cuocere la pasta, o che sia presente anche una minima traccia della sostanza sulle stoviglie o sui piatti. La ricerca medico-scientifica comunque lascia ben sperare per il futuro perché negli USA è stata messa a punto una pillola contro la celiachia che è ancora in fase di sperimentazione. Qualora i test sull’uomo diano un esito positivo il farmaco, da assumere prima dei pasti, permetterebbe di bloccare l’effetto tossico del glutine consentendo così alle persone celiache di alimentarsi in modo normale

 
 
 

Disturbi Specifici dell'Apprendimento (D.S.A.)

Post n°64 pubblicato il 25 Luglio 2009 da hermit6
 

Questo articolo è una sorta di presentazione di una nuova associazione di volontariato www.osdislessia.it  che si occupa di sostenere le famiglie con figli (o anche adulti, non solo bimbi) che soffrono di D.S.A. ossia disturbi specifici di apprendimento, comunemente chiamati dai più, semplicemente "dislessia" .

Se vi è capitato di farvi queste domande riferite a vostro figlio o vostra figlia …...

Perché non sa leggere?

Perché scrive così male?

Perché non sa le tabelline?

 ….allora forse il suo problema è dovuto ai Disturbi Specifici dell'Apprendimento (D.S.A.)

Dislessia
E’ la difficoltà del controllo del codice scritto, difficoltà che riguarda la capacità di leggere e scrivere in modo corretto e fluente

Disgrafia
E’ la difficoltà di realizzare i grafemi manualmente in modo automatico, leggibile e fluente. La scrittura risulta spesso indecifrabile anche per lo stesso autore

Discalculia
E’ la difficoltà nel sistema di elaborazione e processamento numerica e nel sistema del calcolo con compromissione delle abilità aritmetiche che implicano automatizzazione delle procedure

Disortografia
E’ la difficoltà a tradurre correttamente i suoni che compongono le parole in simboli grafici; essa si presenta con errori sistematici

Disprassia
L'incapacità di usare le mani per compiti complessi quali tenere una penna o modellare creta o pongo, si connette talvolta, soprattutto nei bambini di scuola materna, in un lieve ritardo del linguaggio o nell'incapacità di pronunciare alcuni suoni

Alcuni genitori che si sono  conosciuti tramite un forum di discussione in rete, hanno sentito la necessità di costituirsi in associazione di volontariato, creando un gruppo di auto-aiuto che operasse particolarmente sul territorio locale di ogni singola sede per affrontare i problemi legati ai D.S.A. di bambini e ragazzi con queste difficoltà.

Dal mese di settembre  è presente l’associazione di volontariato O.S.D ( organizzazione a sostegno della dislessia).

Si tratta di un’associazione di genitori, insegnanti e tutte le persone coinvolte con la dislessia, nata per informare sui DSA, supportare le famiglie, organizzare forme di tutoraggio per bambini e ragazzi, sensibilizzare la comunità e le amministrazioni, ecc.

O.S.D. intende dare un aiuto concreto alle famiglie con figli dislessici. Essendo genitori, anche noi, con figli dislessici conosciamo bene le problematiche che bisogna affrontare, e in base alla nostra esperienza ed al nostro vissuto, il nostro aiuto è mirato e specifico.
O.S.D. dal lato informazione si occupa del sostegno psicologico fornendo indicazioni chiare ai genitori che si trovano spaesati di fronte alla diagnosi e davanti ai problemi quotidiani con i compiti, la scuola ecc…

Siamo a disposizione per qualsiasi richiesta che riguardi i D.S.A. dalla semplice domanda su cosa fare per… a richieste più complesse quali ad esempio, richiesta di istituire laboratori,  forme di tutoraggio, organizzare incontri a scuola, o in altri luoghi, sui DSA, istituire protocolli d’intesa fra associazioni e/o enti locali,biblioteche ecc.

Ci impegnamo  a collaborare con la scuola fornendo supporto in ambito DSA ad esempio dando indicazioni sugli strumenti compensativi più consoni al caso specifico, dando consigli sul come porsi con le famiglie non collaboranti, promuovendo attività in ambito scolastico che permettano la piena integrazione dell’alunno con difficoltà e offrendo le stesse opportunità di apprendimento dei suoi coetanei ecc..

O.S.D. si impegna e si attiva al fine di fare quanta più informazione possibile organizzando eventi quali convegni, banchetti informativi, contatti con i media, etc.. e si attiverà, altresì, nell’ agevolare forme di aggregazione giovanile attraverso attività ludico-creative.

O.S.D. nasce in Emilia Romagna, a Parma, ma intende operare in tutto il territorio nazionale. Attualmente opera anche in Liguria, con una sede in provincia di Savona.

 
 
 

“Fai la nanna” come creare l’abitudine al sonno fin da piccoli

Post n°63 pubblicato il 25 Luglio 2009 da hermit6
 

          

 

Cosa succede quando un bambino non dorme bene? Le conseguenze della carenza di sonno si manifestano nei bambini nell’atteggiamento vitale. Svegliarsi più volte durante la notte impedisce ai bambini di riposare bene, ciò genera inquietudine poiché nel bambino (a differenza dell’adulto) la stanchezza funge da eccitante.

I bambini che
dormono male piangono di frequente senza motivo, sono di cattivo umore e manifestano un calo di attenzione. La conseguenza di tutto ciò è una maggiore dipendenza alle persone che li accudiscono. Questa eccessiva dipendenza rende i bambini insicuri, con difficoltà nei rapporti con gli altri e poco brillanti nel rendimento scolastico. Gli effetti della carenza di sonno sulla salute del bambino sono ancora oggetto di studio, tuttavia un bambino stressato non dispone delle stesse difese di un bambino che riposa bene.

L’ormone della crescita, è stato dimostrato, viene secreto soprattutto durante le prime ore di sonno. Se il sonno è irregolare la somatropina (ormone della crescita) può alterarsi e di conseguenza pregiudicare la crescita in termini di centimetri di crescita e di peso corporeo. I genitori poi vivono in uno stato di tensione insopportabile quando il loro bimbo manifesta difficoltà nel sonno.

Secondo le statistiche circa il 35% dei bambini soffre di insonnia, ha problemi all’ora di andare a letto e/o si sveglia più volte nel corso della notte. Quando si presentano questi problemi bisogna subito dire che non è colpa dei genitori, semplicemente il bambino non ha ancora acquisito l’abitudine al sonno. Verso il terzo o quarto mese di vita i bambini cominciano a mutare il loro ritmo sonno-veglia, abbandonando progressivamente il ciclo di tre o quattro ore per adattarsi pressappoco a quello dell’adulto. Il lattante comincia ad avere periodi di sonno notturno più duraturi. Per far funzionare correttamente l’orologio biologico occorre l’intervento di alcuni stimoli esterni, come l’alternanza di luce o oscurità e di rumore e di silenzio, gli orari dei pasti e le abitudini che favoriscono il sonno. La sera quando mettiamo il bimbo nella culla è normale che nella stanza sia al buio e che i rumori del giorni siano fortemente attenutati.

Quando dorme durante il giorno è invece importante che ci sia un po’ di luce e che prendiamo poche precauzioni per i rumori esterni. Oltre all’oscurità e al silenzio risulta essenziale l’orario dei pasti. Fin dalla nascita il bambino associa sonno e pasto. Nell’apprendere l’abitudine a mangiare nel seggiolone al bambino trasmettiamo anche il nostro atteggiamento. Il bambino piccolo sente ciò che sente la mamma. Se colui che dà a mangiare il bambino si sente insicuro, di conseguenza si sentirà insicuro anche lui. Logicamente il bambino preferisce addormentarsi in braccio anziché nella culla da solo.
La sicurezza nei genitori e conseguentemente nel bambino è la condizione necessaria per il bambino che riesce a rimanere solo nella culla e a conciliare il sonno con i propri mezzi.
Ecco alcuni atteggiamenti che consiglio di evitare per fare addormentare il proprio bambino: cantare, dondolarlo nella culla, cullarlo tra le braccia, dargli la mano, farlo passeggiare in carrozzina o in macchina, dargli il biberon o allattarlo, metterlo nel letto matrimoniale, dargli da bere.

Tutti questi elementi esterni implicano sempre l’intervento dell’adulto. Quando si ripone il bambino nella culla o nel lettino non è necessario rimanergli vicino finché non si addormenta, altrimenti vi vorrà lì ogni volta che si risveglia durante la notte. Il bambino potrà avere con sé il ciuccio, un orsacchiotto, l’amata copertina, insomma tutto ciò che può rimanere con lui per tutta la notte al posto di mamma e papà. Concludendo mai prendere parte attiva ai suoi tentativi di addormentamento, il bambino che impara a dormire da solo non appena si risveglia troverà nella sua culla o lettino tutto come prima (l’orsacchiotto, la copertina etc) e tornerà a dormire senza problemi né per lui né per i genitori
!

 
 
 

Vuoi rimanere incinta? Mangia queste cose

Post n°62 pubblicato il 25 Luglio 2009 da hermit6

La situazione è abbastanza tipica: smetti di usare anticoncezionali, ti aspetti di rimanere incinta subito o quasi subito, poi passano i mesi e il bambino ancora non arriva. E' ancora presto per effettuare esami specifici e prendere in considerazione la procreazione assistita, ma nonostante questo si sente il bisogno di dare "una piccola spinta" alla propria fertilità, ad esempio avendo rapporti durante i giorni più fertili e usando piccoli escamotage spesso suggeriti dallo stesso ginecologo (non avere rapporti proprio tutti i giorni, non effettuare una pulizia troppo profonda dopo il rapporto, etc.). In questo senso, anche la dieta può aiutare. Certo, è importante mangiare in modo giusto in ogni momento, ma se si sta cercando di rimanere incinta una dieta equilibrata è ancor più auspicabile. Avere una dieta sana aumenta peraltro le possibilità di concepire un bambino sano.

Calcio
Gli alimenti ad alto contenuto di calcio aiutano a rendere forti le ossa e sono particolarmente indicati durante la gravidanza e il tentativo di concepire. Prodotti ricchi di calcio sono gli alimenti lattiero-caseari, le uova e alcuni pesci come salmone e tonno.


Il tè contiene un buon livello di antiossidanti, che aiutano a promuovere un sano sistema immunitario. Alcune ricerche scientifiche dell'ultimo decennio hanno mostrato che le donne che bevono tè in modo regolare aumentano le proprie possibilità di concepimento. I tè più indicati in questo senso sono il tè verde e l'Orange Pekoe, un tè nero composto solo dalle ultime due foglie e dalla gemma apicale della pianta.

Acqua
Bere molta acqua fa sempre bene, ma è particolarmente utile durante la gravidanza o prima di essa. L'acqua è necessaria per crescere un bambino sano e contribuisce a mantenere una gravidanza normale e serena.

Vitamina C
La vitamina C stimola il sistema immunitario e aiuta un sano concepimento. Questo prezioso elemento è presente nei vegetali a foglia verde, nei peperoni, nei pomodori, nei kiwi e negli agrumi; la vitamina C è poi particolarmente concentrata nel frutto di ciliegia amazzonica o Acerola, e nella Rosa Canina. Pare che la vitamina C agisca anche positivamente sulla vitalità degli spermatozoi.

La vitamina B6 e l'acido folico
La vitamina B6 e l'acido folico sono entrambi necessari per assicurare una sana gravidanza.Verdure a foglia verde, frutta a guscio e cereali integrali contengono entrambe le vitamine B, di cui la B6 aiuta a regolare la riproduzione. L'assorbimento di tali vitamine è condizionato da alcuni fattori alimentari e psicologici: infatti è ridotto in presenza di stress, o dall'eccessivo consumo di alcuni alimenti quali caffè, zucchero, alcolici, o dall'utilizzo di alcuni medicinali. L'assunzione di acido folico (tramite pastiglie come il Serengrav) aiuta a prevenire alcuni dei difetti congeniti del bambino.Zinco
Secondo alcuni recenti studi il vero alimento per la fertilità sarebbero le ostriche per la loro elevata quantità di zinco, fondamentale per mantenere ottimale il volume dello sperma e il livello di testosterone nel sangue degli uomini.

I carboidrati
Gli zuccheri a lento assorbimento contenuti nel pane e nella pasta sono da preferire a zuccheri e dolci che provocherebbero un aumento di glicemia con conseguente produzione di insulina, il che favorisce l'ovaia policistica, che può comportare rischi di infertilità.

Proteine vegetali
Sarebbero da preferire alle proteine animali, anche se queste ultime non andrebbero eliminate. Le prime andrebbero assunte almeno 2 volte alla settimana, le seconde almeno una volta.

E' bene poi ricordare che la fertilità è favorita dalle condizioni di peso normale, e viceversa viene compromessa in caso di donne sottopeso o sovrappeso,

per via di un'errata calibrazione degli ormoni femminili o estrogeni che influenzano il ciclo mestruale

 
 
 

vacanze "sicure"

Post n°61 pubblicato il 24 Luglio 2009 da hermit6
 

Farmaci, anche in vacanza meglio averli con sè

Vacanza

Finalmente vi siete guadagnati il meritato riposo e ve ne andate in vacanza lasciando a casa ogni pensiero che potrà essere ripreso al vostro rientro. Ma attenzione, ovunque voi andiate, ancor di più se con voi vi sono bambini o anziani, sarebbe una buona regola portarvi la piccola scorta di farmaci, niente di trascendentale, s’intenda, a meno che non siate in cura per qualche patologia specifica che, ovviamente, dovrà essere curata anche in vacanza. La vostra cassetta del pronto soccorso invece servirà a darvi i quella serenità che, a volte, in mancanza di quel minimo di precauzione, perdiamo!

Ma cosa dovrà contenere la vostra piccola cassetta di pronto soccorso

 
Cominciamo con gli antipiretici, chi ha figli piccoli ben sa cosa siano, la normale Tachipirina, ad esempio, la stessa aspirina sono degli antipiretici, ovvero quei farmaci in grado di abbassare la febbre con effetto anche antinfiammatorio e antidolorifico. In vacanza non dovrebbero mai mancare, anche in assenza di bambini, un piccolo rialzo termico a causa di un colpo d’aria, un raffreddore improvviso possono trovare più facile soluzione con un antipiretico che magari nel luogo di villeggiatura è più difficile da reperire.

 
Un analgesico da portarsi con sé è sicuramente una buona cosa, vero è che gli antipiretici svolgono, come detto, la stessa funzione, ma a volte c’è chi non trae grandi benefici dai due più comuni antipiretici e invece riesce a sedare forme di dolore non troppo impegnative da un qualsiasi fans che magari già conosce per averlo assunto. Un mal di denti improvviso, un lieve strappo muscolare, per le donne, i fastidi del ciclo mestruale, possono richiedere l’utilizzo di un analgesico.

 
Un antidiarroico poi non deve mancare nella vostra cassettina, in vacanza non è raro che col caldo, con l’ingestione di cibi in quantità maggiori, di acqua o bevande fredde, si verifichino fastidiose diarree per lo più estive; tutte situazioni che, normalmente, si risolvono con un antidiarroico.

 
Un farmaco contro il mal d’auto, la cosiddetta chinetosi, o il mal d’aria o di mare è necessario; ne soffrono per lo più i bambini ma non è escluso che possano essere anche gli adulti soggetti al fastidio. Meglio averlo con sé.

 
Collirio, meglio portarlo con sé, in vacanza non si può mai sapere, un corpo estraneo che penetra nell’occhio, una lieve congiuntivite sono situazioni che si risolvono spesso con un buon collirio; attenzione alla scadenza, solitamente corrisponde a qualche giorno dall’apertura della confezione, indipendentemente dalla scadenza riportata sulla confezione che si riferisce al prodotto integro.

 
Poi vi sono questi altri farmaci che conviene avere con se, un antibiotico a largo spettro d’azione, antistaminici ed un cortisonico per gli allergici
• un prodotto repellente contro le zanzare ed altri insetti
• una crema antiscottature
• un Kit da pronto soccorso con cerotti, disinfettante, qualche siringa sterile e l’occorrente per una pronta medicazione
• un termometro, sali per la reidratazione e fermetti lattici

• una pomata contro ematomi e distorsioni

 
Per alcuni tipi di vacanza può inoltre essere utile l’amuchina in gel e uno spray disinfettante. Chi invece soffre di malattie croniche, deve portare una scorta di farmaci sufficienti ad affrontare il periodo di vacanza ed una prescrizione medica in cui si specificano le quantità di principio attivo contenuto nel prodotto.

 
Ovvio che i farmaci che si portano in vacanza devono essere conosciuti perché magari in passato prescritti dal proprio medico curante. Tuttavia, non avventuratevi con terapie nuove e farmaci sconosciuti e soprattutto evitate di dare interpretazioni a dei sintomi che vi si dovessero presentare, facendovi da soli diagnosi e prescrizione. Anche in vacanza esistono gli ospedali, i pronto soccorso e le guardie mediche turistiche, meglio chiedere consiglio ai medici che vi lavorano o se possibile, al vostro medico se è ancora possibile raggiungerlo telefonicamente. Ultima cosa, sconsigliamo vivamente il siero antivipera, meglio precipitarsi ad un Pronto Soccorso in caso di morso di serpende e gestire lì la cosa, il rischio di uno shock anafilattico con questo siero non è per nulla remoto, mentre le possibilità di risolvere il problema con tale presidio sono abbastanza basse!

 
 
 
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