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Dal Romanzo di Abate alla storia della Mia vita

Post n°27 pubblicato il 25 Maggio 2007 da m.dominijanni

Scritto da Anastasia

Riuscite ad immaginare che cosa significhi dire addio alla propria famiglia, alla propria casa e agli amici? Partire per un paese straniero, senza conoscerne la lingua, e con pochissimi soldi, in pratica nessuno? Chi sarebbe disposto a fare una cosa del genere? Perché mai qualcuno dovrebbe fare qualcosa di così drastico? Tutti questi interrogativi vengono affrontati nell’ultimo libro di Carmine Abate, “La festa del ritorno”. E’ la storia di un padre e di un figlio, e della vita sospesa di una famiglia che attende il ritorno dell’emigrante. Il titolo e la stessa copertina di questo racconto indicano e suggeriscono i significati del romanzo. Tema dominante è la descrizione del rito che avviene attraverso l’accensione di un grande falò caldo. E’ tutta una comunità, che per settimane, è coinvolta nella preparazione della legna che servirà all’accensione, in occasione del Natale, del grande falò le cui fiamme possono essere alte come quelle del campanile. E’ una festa che unifica la comunità, che in questo modo ritrova la sua solidarietà. Questo libro di Abate si sviluppa attraverso incroci di storie di più personaggi appartenenti alla stessa famiglia. E’ la storia della emigrazione di Tullio (il padre), la storia del segreto amore di Elisa, figlia di Tullio, la storia di Marco, anch’egli figlio di Tullio. Il punto centrale del romanzo sta nel passare dalla fanciullezza alla pubertà. E’ una maturazione che non viene descritta, ma che viene appuntata attraverso fatti, emozioni che si innestano al succedersi degli eventi. L’evoluzione della maturazione viene percepita dai comportamenti diversi che Marco ha man mano di fronte agli avvenimenti della realtà. La storia di Tullio si organizza in riferimento alla sua necessaria emigrazione e alle avventure e disavventure incontrate. Le vicende di Elisa riguardano un suo rapporto amoroso con un uomo adulto e la fine di questo legame sarà grazie all’aiuto del padre e di Marco. E’ una storia che si svolge in un’area di mistero ed il senso del mistero è un aspetto che spesso accompagna i personaggi. A causa dell’allontanamento del padre, la famiglia rischia di distruggersi, affronta diversi pericoli, prove e perciò si pone la necessità della ricomposizione, che è determinata dal ritorno. Un ritorno necessario,anche se in un primo momento temporaneo e poi definitivo.

La mia storia, come quella di molti altri emigranti, in parte rivive tra le righe di questo romanzo.

I miei genitori erano dei ragazzi giovanissimi quando si sono conosciuti e, dopo essersi sposati, hanno deciso di emigrare nel 1980 in cerca di lavoro.

La loro destinazione è stata la Germania, è li che sono nata insieme agli altri miei tre fratelli ed è li che abbiamo trascorso i primi anni della nostra vita fino a quando un giorno di comune accordo abbiamo deciso di fare ritorno nella nostra amata terra. Prima di allora i nostri soggiorni in Calabria ( Badolato) avvenivano solo durante le vacanze estive e natalizie. Ogni volta era sempre più difficile rifare le valigie per ritornare in Germania, ma il lavoro che lì veniva offerto ai miei genitori era più importante.

Quando ero piccola non riuscivo a capire perché pur soffrendo molto per il distacco dalla nostra terra comunque dovevamo vivere in Germania (precisamente Wendeburg). Crescendo cominciai a comprendere quanto importante fosse la famiglia e provvedere al suo mantenimento. I figli crescono e insieme a loro il bisogno economico che difficilmente poteva essere soddisfatto rimanendo in Calabria dove l’offerta di lavoro era scarsa e lo è tuttora. Decidere di ritornare non fu facile.

Io ero cresciuta, così come i miei fratelli, e ciò che ci univa, più di ogni altra cosa, era il desiderio di ritornare a Badolato. I miei genitori presero atto di ciò e a malincuore, poiché sapevano che lasciare la Germania voleva dire anche rinunciare ad un posto sicuro, decisero di accontentarci. Una volta trasferiti, la nostra gioia era immensa, ma ci aspettava un brutto periodo di transizione caratterizzato da precarietà lavorativa. Nonostante i momenti difficili siamo riusciti a stabilirci in Calabria.

Ad oggi, sono trascorsi quattro anni dal nostro trasferimento: io e il mio fratellino andiamo ancora a scuola, mentre gli altri miei due fratelli sono riusciti a trovare lavoro, cosi come il mio papà. Qua la vita è diversa, più “familiare” circondata d’affetti. Infatti sebbene a Wendeburg avevamo amici, qui a Badolato ci aspettavano i nostri parenti più cari, nonni, zii e cugini.

Spesso quando siamo tutti riuniti a tavola, i ricordi dei tempi trascorsi in Germania riaffiorano e ci auguriamo che la scelta fatta sia stata quella giusta.

Anastasia VA

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