FERNANDO ZORZELLA

Dal cuore alle parole!!!

Creato da FernandoIR il 14/04/2011

Area personale

 

Archivio messaggi

 
 << Maggio 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
    1 2 3 4 5
6 7 8 9 10 11 12
13 14 15 16 17 18 19
20 21 22 23 24 25 26
27 28 29 30 31    
 
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

I miei link preferiti

 

 

« 150 MILIONI DI EURO – IL...REVOLUTION – IL ROMANZO ... »

REVOLUTION – IL ROMANZO : 2° PUNTATA

Post n°6508 pubblicato il 09 Gennaio 2021 da FernandoIR

Questo è un  romanzo scritto interamente da Zorzella Fernando e presentato a puntate qui sul blog.

Le puntate usciranno in maniera casuale.

IMPORTANTE : RIBADISCO IN MODO CONVINTO E PRESSANTE CHE i nomi di persona, gli edifici, le vicende, le situazioni, tutto il romanzo è frutto di PURA PURA PURA fantasia e non ha nessuna nessuna nessuna attinenza con la realtà.

I luoghi sono reali, ma le storie no.

TESTO DELLA PUNTATA

Le ore passavano e al campo era tutto pronto per ricevere le persone al rientro.

Jenny esausta dalla giornata decise di andare a farsi un doccia.

Per quanto fosse un momento piacevole doveva essere comunque rapido, perchè occorreva risparmiare acqua a più non posso.

La zona bagni e docce era in periferia, la recinzione era ancora molto lacunosa e quindi non era imponente e sicura al cento per cento.

Jenny si spogliò e si immerse sotto quella doccia che sembrava il paradiso, si sentiva in pace e leggera.

Un uomo, uno degli Orsi Neri, si era avvicinato al campo e osservava la comunità senza farsi scoprire.

Riuscì a notare che Jenny stava entrando nella zona Bagni.

Pensava dentro si se: “Una bella ragazza nuda e sotto la doccia deve essere proprio un bel bottino ed è per giunta indifesa”.

Si appostò e attese il momento giusto. Pensava a quando l’avrebbe portata al campo base, di sicuro si sarebbe fatta una bella festa.

L’uomo muovendosi con attenzione, arrivò alla struttura e riuscì ad entrare.

Intravide la doccia dove Jenny si stava lavando.

Era sempre più vicino e Jenny era incurante completamente di ciò che le sarebbe capitato.

Una delle ragazza addetta alla cucina, aveva visto entrare l’uomo e sapeva che Jenny era dentro, spaventata cacciò un urlo che risuonò in tutto il campo, urlò e sbraitò come una pazza, prendendo la prima forca che le era venuta in mano e dirigendosi verso le docce.

L’uomo uscì di corsa senza il suo bottino, sentendo le urla, ma era troppo tardi, gli uomini che stavano lavorando corsero armati di badili e pale.

L’uomo ormai era stato individuato, corse ed iniziò un inseguimento senza fiato, ma qualcuno tirandogli il badile che aveva in mano lo prese e lo ferì fermandolo.

Preso lo portarono di peso a suon di calci nella tenda del consiglio.

Altre donne corsero da Jenny, che si spaventò sentendo la storia che le raccontavano e capendo che aveva corso un grosso pericolo, si rallegrò perché la comunità era corsa a salvarla.

Nel frattempo rientrarono tutte le missioni piene colme di materiali di ogni genere e persone che avevano deciso di unirsi alla comunità, tutti meno il gruppo di Erik.

Appena tutti furono informati di quello che era successo, sia al campo a causa dell’intruso sia alla missione di Erik, la festa fu rimandata e si fece il punto della situazione.

Il Consiglio andò ad interrogare l’intruso.

Tutti consiglieri più qualche altro parteciparono all’interrogatorio, fu difficile tenere calmi gli animi dei più focosi, qualcuno pensò alle torture, ma fu messo subito in chiaro che il clima doveva essere quello di una società civile.

L’intruso fece capire di essere della comunità degli Orsi Neri, ma non voleva parlare, non ne voleva sapere in nessun modo. Era, però importante farlo parlare, bisognava sapere tutto quello che si poteva sapere, anche perché quello che da sempre era ritenuta una falsa minaccia ora si era concretizzata veramente.

La giornata si presentò lunga a finire.

Si decise, allora, di utilizzare un bungalow come prigione e di predisporre turni di guardia, alternando 20 persone in gruppi di 5, poi si discusse sul reale bisogno di istituire un esercito.

Alfred: “Quanti veri soldati ci sono qui a Genesi?”

Bruno: “15 sono i soldati e 35 carabinieri ed ex carabinieri”

Alfred: “Ok occorre un responsabile “

Bruno: “Io sono un ex carabiniere, posso seguire io il progetto”

Jenny: “Mi va bene tutto, da domani Bruno raduna tutti e comincia l’organizzazione”

Bruno: “E le armi possiamo usarle?”

Jenny: “Bisogna, ma voglio regolari esercitazioni deve essere fatto bene ed in regola.”

Alfred: “Comunque le armi si useranno solo su ordine tuo Jenny, non abbiamo bisogno di un cumulo di grilletti facile alla Tex Willer.”

Bruno: “Metterò i puntini sulle i, non preoccupatevi.”

Per far parlare l’intruso si decise di tenerlo a digiuno dagli alimenti, gli si sarebbe dato solo da bere.

Nel frattempo vicino a Giazza il gruppo di Erik era accampato ma nessuno dormiva, qualcuno si accorse che tra i boschi vicini, c’era del movimento, ma si decise di risparmiare le forze per il giorno dopo, e di non andare in avanti alla scoperta.

Erik sentiva molto il peso della responsabilità e aveva tutta l’intenzione di portare tutti a casa sani e salvi, anche i nuovi aggiunti.

In mezzo al bosco, qualcuno proseguiva ad osservare.

Uno di loro: “Capitano mi sembra un gruppo organizzato di civili che facciamo?”

Il Capitano: “Dobbiamo andarcene, gli immortali staranno arrivando e noi non possiamo farci niente, siamo in pochi, queste persone sono spacciate.”

Il Soldato rispose: “Capitano, siamo soldati, dobbiamo difenderli, non possiamo permettere che diventino schiavi.”

Il Capitano: “Noi siamo pochi, ma gli Immortali sono molti di più, non possiamo fare niente, tra l’altro l’equilibrio di risorse del nostro gruppo è troppo esile per inglobare tutta questa gente una volta liberati.”

Il Soldato: “Capitano, la scongiuro, salviamoli, siamo soldati, abbiamo giurato sulla patria e sulla bandiera.”

Il Capitano: “Basta, basta, non esiste più la patria, non esiste niente, esiste solo la nostra pelle, non metterò a repentaglio la vostra vita, per persone che sono venute da chissà dove.”

Il Soldato dovette tacere, il contingente si radunò e tornò alla loro base, lasciando Erik e i suoi in balia del destino.

Il Soldato amareggiato, ritornò alla base, ma con il cuore era rimasto da quei poveretti.

La notte era calma e silenziosa.

Verso le tre del mattino i rami e gli arbusti nel bosco cominciarono a muoversi e a rompersi; piano, passo dopo passo si facevano strada, si avvicinarono, circondarono il campo dove si erano accampati Erik ed il suo gruppo, chiusero ogni via d’uscita, si strinsero, di più, sempre di più, erano in tanti, c’erano tutti.

C’erano veramente tutti, lanciarono i gas anestetizzanti, riempirono tutto il campo e i polmoni dei nostri che ignari respiravano dormendo, ed il sonno divenne ancora più pesante.

Vennero tutti presi vivi, donne e uomini, legati e portati via.

A nessuno venne fatto del male, agli Immortali non interessava uccidere se non c’era un reale bisogno e pericolo per loro.

Il giorno seguente, di mattino presto il soldato William, quello che si era lamentato con il propèrio capitano, si svegliò, prese una moto e si piombò di nascosto al campo dei nostri e quando arrivò non trovò nessuno, come del resto si aspettava.

Tornò allora al campo e diede l’allarme, si sentiva una nullità, spiegò cosa aveva visto.

Il Capitano arrabbiato: “Cosa ti aspettavi di trovare? Visto cosa sarebbe successo? Morte tua vita mia.”

William: “Basta capitano, io mi sento una merda, un barlume di civiltà era arrivato fin qui e noi non l’abbiamo difesa.”

Il Capitano: “Dov’era la civiltà in mezzo a quella gente?”, il capitano stava ormai impazzendo e la situazione non la reggeva più.

William: “Erano organizzati, addestrati potevamo farcela se fossimo intervenuti.”

Il Capitano: “Sei punito basta”

William : “Basta capitano dei miei stivali”. Si rivolse a tutti urlando: “Io parto a cercare la base da dove sono venute quelle persone, se ritornerò con un loro portavoce vi chiederò di unirvi a me, per ritornare ad essere quei soldati che abbiamo giurato di essere davanti alla bandiera italiana.”

Prese una bandiera dell’Italia e sventolandola se ne corse via con la moto come se fosse al galoppo su di un cavallo.

Il discorso fu ascoltato da tutti, e tutti erano d’accordo, ma nessuno ebbe il coraggio di dire la loro in favore di William.Tutti, però speravano che William avesse ragione.

Era di origini inglesi, William. un po’ perché era soldato un po’ per le sue origini, il suo senso di patria e di servizio era forte in lui.

Come detto i terremoti avevano cambiato molto l’aspetto della vallata, fu difficile per William seguire le tracce che aveva lasciato il convoglio proveniente da Genesi, dovette fermarsi anche una sera a causa di temporali che si abbattevano sulla zona.

Commenti al Post:
Nessun commento
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963