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attualità, politica, cultura

 

 
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La scuola della Renzi & Faraone Srl.

Post n°1077 pubblicato il 06 Maggio 2015 da r.capodimonte2009
 

 

La rivolta della scuola italiana, con quasi 500.000 insegnati, studenti, presidi, direttori didattici, bidelli, tutti accomunati nel respingere le profferte mistificatrici di un Governo, che vuole applicare, allo stesso modo del Job’Act (e non è un segreto che il progetto renziano della “bella scuola” sia prima “transitato” da Via dell’Astronomia!), la disintegrazione della cultura e della dignità di chi la insegna, sostituendola con la precarietà, al servizio dell’autoritarismo, così come nell’ambito del lavoro, dove alla difesa dei diritti del dipendente è subentrata quella dell’imprenditore; la vera e propria “rivolta” che tardava ad arrivare dai tempi della “riforma Gelmini”, ha dimostrato che il supposto appoggio del popolo italiano alle “riforme di cartastraccia” di Renzi non esiste. E diciamo di più: ad analizzarla, la “riforma Gelmini” era uno zuccherino, rispetto a questa “rivisitazione balorda della scuola fascista”, dove i presidi operavano come i podestà, ma almeno gli stipendi dei professori non erano destinati a minimizzarsi e la folla dei precari, allora chiamati “supplenti” non superava quelli degli insegnanti in pianta stabile! E’ vero che queste categorie di “statali” referenziati, in passato, hanno goduto di prebende da capogiro, ma è anche vero che i tempi sono cambiati, e oggi, ai maestri e professori resta ben poco di quelle che furono, ad esempio, le “pensioni baby”: la scuola italiana è decrepita da tutti i punti di vista.

Decrepita nella cultura che inculca, perché falsificata dalla politica e dall’utilitarismo servile del Ministero, che elargisce testi legati solo ai profitti editoriali e ad autori di regime, in modo che le generazioni restino ancorate ad una visione della storia, della filosofia e della letteratura completamente distorte e non veritiere. Tant’è che non sono pochi ormai gli studenti che disertano i libri scolastici per dedicarsi al web, dove le verità lampanti saltano agli occhi, grazie a scienziati, divulgatori e analisti fuori dai cori e dai cerchi magici. Purtroppo questa immensa caterva di menzogne e di pressapochismi (ci riferiamo in particolare all’analisi della storia contemporanea), influisce assai negativamente sulla maggior parte delle teste pensanti dei nostri figli e nipoti, che il regime è convinto, siano degli idioti, e invece non lo sono, e buttano a mare, per giusta ribellione, l’acqua sporca col bambino dentro, cioè anche i concetti e le giuste acquisizioni.

Ma la scuola è decrepita anche come risultati, in un Paese che vede un altissimo numero di abbandoni, una de-scolarizzazione selvaggia, una mediocrità nello studio come nella valutazione, dove è pericoloso, per le reazioni delle famiglie, ormai imbarbarite dal buonismo egalitario e dalle teorie uniformiste del “gender”, azzardare “criteri meritocratici”, spingere, bambini e ragazzi, a giocare “al rialzo” e non “al ribasso”, mistificando che, altrimenti, si arriva alla “discriminazione”! Il risultato è che i giovani si incupiscono, si dequalificano anche nelle loro velleità, a volte scelgono l’alcool e la droga per uscire dalla omologazione continua, che poi è falsa essa stessa, perché si accorgono che vengono omologati i poveri, perché i ricchi le loro strade se le trovano tutte in discesa! Perciò una scuola che non dà alcuna “formazione”, chiusa come una cassaforte verso il futuro dell’impiego o della professione, e lo sa bene chi riesce ad arrivare all’università, dove si accorge che il suo curriculum precedente è tabula rasa!

E’ decrepita, infine, nella sua struttura immobiliare, che è ricolma di strutture fatiscenti, vergognose per chi si atteggia a “Paese civile”: restano in piedi edifici letali, costruzioni ottocentesche, plessi rappezzati (ce ne accorgiamo, visitandoli, quando si aprono le urne, e ne proviamo ribrezzo, per uno Stato che tralascia la sua cura primaria!); e spesso gli studenti ne escono feriti, e se non lo sono di fatto, lo sono di sentimento: l’umiliazione di ospitare bambini extra-comunitari che sono scappati da scuole come queste!

Una riforma, quella scolastica, che avrebbe dovuto essere “partecipativa”, e non “disciplinare”. Come a dire che le migliaia di precari a quarant’anni si trastullano nelle loro aule-alveare, invece di sacrificarsi per raccogliere quei pochi spiccioli di una carriera che non si avvererà mai; e che hanno bisogno che qualcuno li “disciplini”, magari, a mezzo di “poteri assoluti”, che, nella scuola, assomigliano a quelli che solo i regimi totalitari hanno bisogno di istituire! Con concorsi fermi alla riforma Gentile (che fu a suo tempo, innovativa!), e molto somiglianti a quelli che determinavano la politica imperiale austro-ungarica del “divide et impera”. Con una distribuzione strategica che non dipende pienamente né dal Comune, né dalla ex-Provincia, né dalla Regione, né dallo Stato, ognuno con un pezzetto di invasività propria, che taglia le gambe a tutta l’organizzazione scolastica, dopo che le campagne sono state svuotate dall’agricoltura europea, i paesi si sono desertificati grazie alla nuova emigrazione dei giovani all’estero, e i centri maggiori hanno visto la concentrazione caotica di studenti e di insegnanti, accompagnata dai problemi di logistica e di sicurezza che sappiamo.

UN AUTENTICO DISASTRO, che abbiamo messo in mano a “personaggi” come il sign. Davide Faraone, sospettato di collusione con la mafia, un semianalfabeta che non sa parlare altro che il dialetto siciliano, giovane virgulto del cerchio magico renziano e sottosegretario, che vorrebbe la scuola a sua immagine e somiglianza!

Invece la scuola pubblica ha bisogno di essere condivisa anche dalle famiglie, e da coloro che possano renderla più efficiente, perché no, grazie a contributi volontari, da scalare dal proprio carico fiscale; da una seria e corretta rivisitazione dei testi, dei programmi, degli apporti psicologici, delle letture, da ampliare a scapito della TV; la riscoperta del teatro, del cinema, delle materie come l’alimentazione, l’educazione sessuale, le pratiche agricole, l’ecologia, le lingue, oltre l’inglese; ma anche un uso più accorto delle vacanze, con l’ingresso graduale nel mondo del lavoro, con programmi di assistenza, collaborazione, volontariato e acquisizione di arti e mestieri.

Cosa possiamo aspettarci, invece, da un premier che, quale esempio di coerenza, ha una moglie insegnante che da anni è scioperata, nel suo ruolo esclusivo di first-lady; scarrozzata in giro da aerei ed elicotteri di Stato, mentre i suoi colleghi precari, pendolari, non guadagnano neppure i soldi per il treno?  (R.S.)

 

 
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