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attualità, politica, cultura

 

 
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L'intelligence americana a due teste

Post n°1493 pubblicato il 10 Gennaio 2017 da r.capodimonte2009
 

SECONDA PUNTATA

Che la CIA non sia mai stata immune dalla politica lo dimostrano, nel loro piccolo, anche le vicende italiane. La storia del nostro Paese tra il 1970 e il 1990, segna, dal punto di vista dell’ingerenza americana e del Patto Atlantico negli affari di casa nostra, un limite che si raggiungerà solo con l’innesco della “guerra di Libia”, cioè la definitiva e umiliante sconfessione della politica berlusconiana (accettata con riluttanza dagli americani dopo Tangentopoli!), voluta dall’amministrazione Obama, dopo che la "sua" CIA aveva, di fatto, contribuito a sollevare “le primavere arabe” contro i regimi autoritari che fino a quel momento avevano mantenuto l’equilibrio medio-orientale: e il regime di Gheddafi, non solo ne rappresentava l’esempio più concreto, ma anche quello più strategicamente influente sullo scacchiere mediterraneo, nel caso l’Italia ne fosse diventata la garante come nelle idee del Governo italiano! Qui ci limitiamo a sottolineare, come fosse proprio il segretario di Stato, Hillary Clinton, a spingere il presidente, appena raggiunto dal Premio Nobel per la Pace, a fare da apripista in quel teatro “terroristico-rivoluzionario” su cui tutta Europa e il mondo ancora continua a piangere lacrime di sangue, solo per vendetta contro la Russia che lo surclassava, e per qualche pozzo di petrolio in più. Un modo più sconsiderato di quello lo si può constatare soltanto oggi, quando uscire dalla tagliola mediorientale lo si sta facendo grazie proprio all’intervento armato di Mosca!

Ma tra il 1970 e il 1990 agli uffici della Cia fu demandato il controllo “ispettivo” dell’Italia, dopo l’episodio per niente scontato di Sigonella (ottobre 1985), in cui la Cia “repubblicana e reaganiana” si trovò alle prese con il “niet” italiano di Craxi, mediato poi dai buoni uffici di Giulio Andreotti. Da quel momento, le strategie che avevano coalizzato i nostri servizi con quelli Usa, e che avevano determinato quella “strategia della tensione”, a partire dagli attentati e dal rapimento e dall’uccisione di Aldo Moro, preordinata per l’allontanamento del processo di inclusione del PCI al Governo dell’Italia su iniziativa cattolica, col rischio di immediata e conseguente uscita del Paese dalla Nato, con l’applicazione di una svolta autoritaria e reazionaria, avallata da una parte della DC, la massoneria, e i poteri finanziari, ricorrendo al terrorismo. E’ molto interessante, a questo proposito, andarsi a rileggere l’articolo di Luciano Lago, Aldo Moro, Signoraggio Bancario e le “strane coincidenze” (su Excogitur.it), per capire chi veramente abbia deciso il nostro destino civile ed economico, a partire dall’attentato alla Banca Nazionale dell’Agricoltura, fino a quello alla Stazione di Bologna!

Ma che la Cia operasse, ormai, solo su imput del partito al potere, se ne ebbe la prova definitiva con l’amministrazione Obama, e non fu un caso che il presidente del “we can” si scegliesse come segretario di Stato, la moglie di uno dei più nefasti e guerrafondai presidenti americani dai tempi di Lincoln, Billy Clinton (superato poi solo dalla coppia sulfurea dei Bush!), l’uomo a cui si devono due disastri inenarrabili: la guerra del Kosovo, che mise a ferro e fuoco l’Europa per due anni, e distrusse quel che restava della Jugoslavia, per motivi essenzialmente imperialisti. E l’abolizione del Glass-Steagall Act che decretava, negli Usa, la suddivisioni tra banche d’affari e banche d’investimento, che avrebbe provocato poi la crisi devastante del 2007-8. Quando Obama inaugurò, assieme ad Hillary Clinton le “primavere arabe” finanziando e organizzando, a mezzo della CIA, i movimenti integralisti islamici, facendone dei grimaldelli contro i ras nazionali, la sua scarsa lungimiranza non gli dettò un minimo di prudenza, tutto preso dal suo fervore evangelico (l’opzione forzosa di introdurre la democrazia nei Paesi islamici!): così, non appena i suoi “mercenari di Allah” non gli servirono più, perché sostituiti dai funzionari del Tesoro e dell’Economia di Washington, e dai fedeli “contractors”, questi gli si ribellarono contro, e accadde che venisse attaccata da Al Qaeda proprio la base della CIA a Bengasi (a cui si doveva la eliminazione del regime di Gheddafi, e la sua stessa morte), vi trovasse la morte l’ambasciatore Stevens, amico della Clinton, e il mondo scoprisse, finalmente, come operasse la Casa Bianca del Premio Nobel per la Pace: attraverso strutture militari parallele e segrete, in grado di destabilizzare Stati e nazioni, considerate “canaglia”.

Fu indubbiamente una dura lezione (che poi Obama ricambiò con l’assassinio premeditato di Osama Bin Laden!), che poi si perpetuò nell’infiltrazione che gli uomini di Langley operarono a Kiev, fomentando il colpo di Stato che abbattè il presidente Janukovic, dopo che questi ricusò l’ingresso nell’UE, demenziale per l’Ucraina, preferendo una messe di enormi aiuti da parte della Russia, compresa l’applicazione del prezzo politico del gas! E che poi iniziò a manifestarsi, all’inizio della campagna elettorale, con centinaia di "veline" e false testimonianze, trasmesse ai giornali filo-democratici, sulla vita “scapestrata” di Donald Trump. Tale campagna sfacciatamente politica, fu in parte rappezzata da alcuni dirigenti dell’intelligence, di provata fede repubblicana, che, al contrario, diffusero le famose intercettazioni sulle azioni illegali della Clinton, che poi, in parte, le soino costate la presidenza.

Una volta tacitati non troppo docilmente costoro, il capo della Cia obamiana, Brennan, ha ricominciato ad attaccare Trump, introducendo il “lodo Putin”, secondo cui gli hacker russi avrebbero in qualche modo assistito Trump e danneggiato la sua avversaria, ma senza fornire le stesse prove tecniche di Julian Assange, l’ex-funzionario delle CIA, che ha in mano i meccanismi di funzionamento di questa spettacolare e letale organizzazione dello Zio Sam, che invece lo sbugiarda!

A questo proposito, e concludiamo, pare che esista perfino un legame “legalizzato” tra l’Italia e l’Isis, mediato a suo tempo dalla CIA, a favore dell’Arabia Saudita, che è noto, è la principale fonte degli armamenti di Al Baghdadi: l’Italia renziana avrebbe rifornito Riad di tonnellate di armamenti (cosa che è poi avvenuta e fotografata dai Cinquestelle!), poi destinati all’Isis, in cambio di una “franchigia terroristica”. Non sappiamo, fino a questo momento, purtroppo, se la morte casuale di Anis Amri, per opera di un giovane allievo poliziotto, abbia o meno rotto questo patto... (ITALIADOC)

 

 

 

 
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