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Trump e l'Europa: un dialogo tra sordi

Post n°1584 pubblicato il 26 Maggio 2017 da r.capodimonte2009
 

Le prime frizioni si sono presentate al vertice Nato, dove i Paesi “pusillanimi”, ci riferiamo a quasi tutti, ad esclusione forse del terzetto Gran Bretagna, Francia e Germania, ci stanno accoccolati dentro da sessant’anni, accucciati sotto l’ombrello americano, tremando a più non posso per eventuali mosse revansciste, allora sovietiche, adesso putiniane. Ma forse, una volta tanto, gli USA si sono accorti che questa Europa, che si dà tante arie di “nazione”, e che poi non è altro che una marionetta geografica manovrata dall’alta finanza che la sta strangolando per arricchire caste e lobby di potere, non vale più la pena di essere “mantenuta”, dato che vive di espedienti: non è stata minimamente capace di vincere le uniche due sfide importanti, il terrorismo e l’immigrazione, mentre all’orizzonte resta quell’euro che, ormai, viene sostituito quasi dappertutto dallo yuan cinese o dallo yen giapponese, che si sono assunti loro il compito di calmierare il dollaro.

Oltretutto questo gigantesco “protettorato tedesco” si è permesso il lusso di maltrattare la Russia, con le famose e ridicole “sanzioni”, con l’offesa di non invitarla più nei consessi, pur inutili, come il G7 (ex-G8!), e con un’inimicizia idiota che si è ripercossa direttamente sulla politica estera americana (perché non  si dica, per favore, che l’Unione Europea ha una politica estera, magari rappresentata dalla Mogherini!), specie in Medio Oriente. Insomma un’Europa che a Trump proprio non va giù, e che, a parte i sorrisi di circostanza, dovrà subire, volente o nolente, un cambio di rotta nei confronti della Casa Bianca.

E’ naturale che, a questo punto, Germania e Francia, che sono la punta dell’iceberg dell’anti-trumpismo, copulino di nuovo, per rafforzare la presa sui loro valvassini, continuando ad usarli e a svaligiarli con politiche economiche contraddittorie, imponendo loro la sopravvivenza, a scapito della ricchezza del Nord-Europa.

E mentre il “giornalaismo” di casa nostra fa caso più alla mano nervosa della first lady, piuttosto alle dure parole del Presidente nei confronti di alleati non più affidabili (e per questo ha preferito regalare 100 miliardi di armamenti ai sauditi, piuttosto che alla Nato!), ci si avvia ad un G7 inedito, in cui i 6 dovranno sorbirsi le velleità americane, zitti e mosca, perché rischiano di trovarsi da soli perfino nella lotta, spesso “retorica” per l’ambiente, o addirittura isolati nelle politiche migratorie, in un guazzabuglio di veti e contro-veti  in fatto di accoglienza, da favorire solo ed esclusivamente la mattanza terroristica!

D’altra parte, l’Italia, che si è presa la briga di trasformate la bella Taormina in un bunker (e per un paio di giorni, guarda caso, ha smesso di raccattare “schiavi” e di raccogliere naufraghi morti affogati!), ha proprio una bella faccia tosta. La notizia del giorno è che perfino il Ministero dei Beni Culturali, il più povero (sic!), ma il più seguito dal mondo per il grande patrimonio artistico e culturale che gestisce, è riuscito ad “imbrogliare” perfino nella scelta dei direttori dei musei, e i 6 si troveranno i giornali aperti sul loro tavolo con questa bella notizia! Fortunata, a questo punto, la Russia, che è fuori da questo gioco al massacro, ha fatto volentieri a meno di sedere in mezzo a questi italiani, ormai “tutto chiacchiere e distintivi”, e, soprattutto, ha dimostrato la sua dignità di nazione potente e pragmatica, invidiata e vituperata (perché è il meglio di quel che passa il convento in fatto di coerenza e affidabilità!), a cui frega molto poco dei G7-8-20, ecc. perché sono solo “retorica” della globalizzazione, occasioni per le grandi multinazionali e la massoneria per mettere a segno qualche nuovo colpo, a discapito dei popoli, imballati dalla povertà e dal degrado.

E se c’è un paese al mondo che è il contrario di tutto questo è proprio l’Italia, l’ultima “ruota del carro”, tenuta in piedi dalla Germania, come quella famosa diga olandese, che perdeva acqua da un buco, e fu un bimbo, col suo ditino, a salvarla! (R.Scagnoli)

 

 

 
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