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Il capolavoro strategico-politico di Beppe Grillo

Post n°1586 pubblicato il 30 Maggio 2017 da r.capodimonte2009
 

La mossa di Beppe Grillo era incontrovertibile. Aver accettato di condividere la legge elettorale alla tedesca, in poche mosse, ha costretto Renzi a “scostarsi da Berlusconi”, e quindi a tacitare chi vedeva già “larghe intese” o “Nazareno II” inciuciati ancor prima del risultato elettorale; e nello stesso tempo utilizzare gli scherani di Alfano, fottuti dalla soglia letale del 5%, per un duplice scopo: staccarli dal PD, che così potrà dimostrare di essere ritornato nell’alveo della sinistra; ma anche dal centro-destra, dove nessuno li vuole, se non a livello amministrativo, e quindi destinati a finire spezzettati dentro Forza Italia o espulsi, giustamente e per sempre, dalle inchieste giudiziarie. Se poi Berlusconi volesse alla fine abbracciarli, allora Salvini farebbe saltare il banco (più Salvini che la Meloni), dato che a ottobre Lombardia e Veneto “vanno alle urne” per il referendum consultivo sull’autonomia.

Dopo le elezioni, invece, si vedrà: nel caso il M5S dovesse risultare il primo partito, Matterella dovrà necessariamente incaricarlo di varare un nuovo Governo (e non ci saranno altre soluzioni che siano corrette, perché stavolta, contrariamente dal 2013, il sistema è proporzionale, e Napolitano non c’è!), e Grillo sfida già da ora la Lega a passare dalla parte di Berlusconi, visto che il suo programma anti-europeista, sovranista e nazionalista non trova credito nel contenitore azzurro, ma di sicuro nel suo; assieme a FdI, sempre che questi riescano a superare il 5%. Ogni mossa in questo senso, visto che maggioranze alternative non ci sono, bastonerà duramente il centro-destra, spingendolo sempre più verso una spaccatura insanabile (Salvini conta molto sull’effetto trainamento dei referendum autonomisti!). Dall’altra parte, Grillo sfida anche il centro-sinistra, ma soprattutto la sinistra, a inciuciare con il PD, che potrebbe, senza colpo ferire inaugurare il “Nazareno II”, a mo’ di “grosse koalizion” alla tedesca, appunto, sostituendo Alfano con l’ex-cavaliere. Ma, e questo Grillo lo sa bene, non sarebbe un’operazione indolore, né per Forza Italia, né per il PD: se non metterebbe in crisi da subito la maggioranza renziana uscita dal congresso-burla (ma provocherebbe nei dem grandi sversamenti di bile), causerebbe una nuova scissione: Cuperliani, Orlandiani e Emiliani + altre varie figure si aggregherebbero ad Articolo Uno (che è già pronto ad accoglierli fin da adesso, visto che non si preoccupa minimamente della soglia di sbarramento del 5%, tanto è sicuro di “ingrassarsi”!). Tutto questo creerebbe un sconquasso a sinistra, con l’opzione di andare a vedere le carte dei grillini, e quindi creare una maggioranza alternativa. Ovviamente, se Berlusconi copulasse con Renzi, anche in Forza Italia non andrebbe poi così bene: il 30% del partito è ormai fuori dall’ombra di Arcore, e conosce molto bene Matteo Renzi, che già una volta li ha utilizzati per andare al potere (Nazareno I) e poi li ha mollati, sostituendoli con Alfano. Non dimentichiamo che Berlusconi resterà fuori dal Parlamento, la sua posizione finanziaria si è di molto indebolita, e la vecchiaia avanza. La sua lucidità è ferma all’agitarsi incontrollato di tesi dette un’ora prima e negate l’ora successiva, verso un “poltronismo” nefasto che le varie componenti forziste ormai si contendono all’ultimo sangue (il partito ha perduto un altro terzo dei numeri del 2013!); in un illogico europeismo che lo allontanerà dalla base, si presume, quando il nuovo Governo, se ma lui dovesse farne parte, dovrà strozzare il Paese con la più vasta manovra lacrime e sangue della storia, pretesa  da Bruxelles, che coinciderà con la crisi bancaria, ormai irrisolvibile, che cova sotto le ceneri, e che andrà a toccare proprio i redditi medio-alti, quelli di chi vota o PD o F.I.

Insomma, sempre che la “bonomia renziana” di collaborare con il M5S per la legge elettorale giunga in porto, Grillo è riuscito molto bene a sparigliare le carte dei suoi avversari, di “tutti” i suoi avversari.

Se poi dalle urne dovesse uscire per lui un risultato più eclatante ancora del 30%, allora, come è accaduto a Roma, converrebbe, un po’ a tutti, lasciarlo Governare sulle macerie di questo nostro Paese, sperando che alla fine, in un modo o nell’altro, ne sia travolto. Anche se la vicenda di Virginia Raggi è là, a dimostrare il contrario.. (R.S.)

 
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