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Mentre Renzi rispondeva in malo modo alla vecchia signora che, derubata dei suoi risparmi dall’accozzaglia politico-finanza che ci governa, giustamente gli aveva dato del malfattore, qualcuno, niente meno che il cugino del nostro premier-avatar, l’avv. Michele Gentiloni Silveri presentava un esposto-denuncia contro il muro di ignominia che si chiama Bankitalia, firmato da tale faccendiere, tale Pietro D’Aguì, manager di un istituto finanziario, la BIM, per una serie di ispezioni contraddittorie e fasulle, nell’ambito del passaggio di pacchetti azionari con la ben nota Veneto Banca, un altro di quegli istituti a delinquere che Renzi ha aiutato a predare i propri clienti. L’esposto, anche se diretto alla famosa e disattenta “vigilanza”, nelle persone di due alti funzionari, Gatti e Barbagallo, compromette in modo plateale l’”intoccabile” Governatore Ignazio Visco, ad un mese dalla scadenza del mandato, visto che la procura di Roma ha aperto subito un’inchiesta, e vuol vederci chiaro. Il nocciolo della questione, di non facile spiegazione, perché si tratta di uno dei tanti imbrogli finanziari messi in campo quando una banca affonda e i topi scappano, chiarisce, però, un fatto oltremodo paradossale. Per anni, Visco si è lamentato che lui, e la sua “vigilanza”, pur sospettando le malefatte dei banchieri più lestofanti della storia d’Italia (c’è perfino chi, e forse a ragione, considera tutti i banchieri, lestofanti per principio!), non aveva mai avuto il potere di rimuoverli; invece, questa volta, sulla scorta dell’ispezione di Gatti e dell’istruttoria di Barbagallo, il Governatore Visco ha scritto alla Bim ordinando perentoriamente di revocare i poteri a D’Aguì: allora “gatta ci cova”, dott. Visco! E’ vero che lei ha ignorato, o ha preferito ignorare, o le è convenuto ignorare le mascalzonate dei suoi amici banchieri, che, solo con un sospetto, ella avrebbe potuto cacciare via fin da subito, bloccando le emorragie finanziarie di cui sappiamo! Quindi è giusto che il procuratore Pignatone voglia scoprire questo “doppio gioco”, che tanta amarezza e rovina ha significato per migliaia di risparmiatori e di famiglie. E’ ovvio che dalle parti delle istituzioni si siano subito levati cori di solidarietà (cane non mangia cane); ma qualche cattivo ha voluto mettere una pulce nell’orecchio agli osservatori basiti, immaginando che di fronte ad una tale messe di responsabilità (compreso il prossimo devastante fallimento della Banca Popolare di Bari) della banda assisa attorno al Governatore, sia stato proprio Paolo Gentiloni ad  informare suo cugino di procedere, per evitare che, magari il Quirinale o altri massoni di spicco, spingessero, pe rinnovare il contratto di questo vero e proprio pesce in barile!(R.S.)