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attualità, politica, cultura

 

 
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L'inoppugnabilità della candidatura DI MAIO

Post n°1629 pubblicato il 19 Settembre 2017 da r.capodimonte2009

Sul fatto che sia Luigi Di Maio l’unico candidato premier per il M5S, i media di regime si sono sbizzarriti in una serie di elucubrazioni menicomiali e senza costrutto, che vanno dalla conferma che il movimento è un qualcosa di assolutamente autoritario e pragmatico, fino al fatto che presto il bubbone si manifesterà addirittura con una scissione, tralasciando le varie ironie alla “bello fico” del democraticissimo, nonché comunista Il Manifesto. In realtà, a scanso di equivoci, in pochi avrebbero scommesso un centesimo su una gara a due o tre, che alla fine, poi, incoronasse comunque il vice-Presidente della Camera, ormai da anni in pectore per questa opzione. In particolare, Roberto Fico, l’ala sinistra dei Cinquestelle, così come Alessandro Di Battista, l’ala destra, presentandosi, avrebbero certamente causato una catastrofe ideologica, alla vigilia delle elezioni siciliane (che non è affatto detto che i grillini vinceranno!), e soprattutto in vista delle politiche, che sono la meta agognata di Grillo e dei Casaleggio da quattro anni! Perché nascondere, che, all’interno del “grillismo” non possa esistere una “destra” e una “sinistra”, che pur non avendo quasi nulla a che fare con le tradizionali connotazioni politiche, si confrontano su un tema ormai giunto a determinazione: la condivisione o l’alleanza con altre forze politiche, oppure l’intangibilità dell’esclusività politica e morale sugli altri soggetti politici. Non una differenza da poco, che, tuttavia sta assumendo la dicotomia dell’impossibile, visto che, se non altro i sondaggi (ma chi ci vuole credere?) hanno ormai piazzato il movimento in quel 28-29% che non serve per giungere al governo della repubblica da soli. E bisogna ringraziare gli dei che quella percentuale sia sempre lì, a martoriare la banda renziana, e che appunto le varie componenti ideologiche si siano assunte, lodevolmente, la responsabilità, di lavorare d’amore e d’accordo.

Non era facile, per carità, resistere, oltretutto di fronte all’ “arco costituzionale antigrillino”, di impronta simile a quello che negli Anni Ottanta discriminò la destra italiana, costituito da quasi tutte le forze politiche, comprese le estreme, terrorizzate che l’ex-comico potesse giungere al potere. Accompagnato, questa volta, dall’intera o quasi galassia mediatica, che mai, prima d’ora aveva dato una prova di sé tanto conformista nei confronti di un regime vero e proprio.

L’altra considerazione è quella che fa riferimento alla ormai accertata insindacabilità della web-democrazia, che a questo punto, si assottiglia fino a rendersi “presunta”, visto che agli iscritti toccherà votare un plebiscito.

Come se questa operazione, e ci rivolgiamo ai soloni della repubblica nata dalla Resistenza e obbediente alla costituzione, fosse un atto eversivo, o, addirittura, un disconoscimento di comportamenti ligi e partecipativi verso il popolo italiano!

LA SCELTA INOPPUGNABILE DI METTERE UN SOLO CANDIDATO IN FIERI DEL PREMIERATO, È STATA NON SOLO SAGGIA, MA ANCHE INEVITABILE. Lo abbiamo ribadito sopra, per motivi ideologici, lo confermiamo adesso, proprio i nome di certi ideali, calpestati e svergognati, da quando il Paese è stato ridotto semplicemente a protettorato straniero, sia dal punto di vista politico, che economico, che strategico.

L’ITALIA NON È PIÙ UNA DEMOCRAZIA ORMAI DA QUASI SETTE ANNI, da quando gli Stati Uniti e l’Unione Europea stabilirono che era necessario, visto che i Governi Berlusconi, nel bene e nel male, avevano tentato di restituirle un’autonomia dall’ ”atlantismo” e dal marco-dollaro, ridimensionarla, imponendole scelte letali  in politica estera e in politica economica: costringendo, sotto ricatto giudiziario, un Berlusconi mai tanto pavido ad appoggiare la insensata aggressione alla Libia; seguita, subito dopo, dagli intrighi massonici, che avrebbero condotto al potere, cacciato l’istrione, l’alta finanza internazionale, con lo scopo di dimezzare la potenzialità imprenditoriale e la ricchezza del Paese, attraverso la manipolazione e la corruzione degli istituti di credito, e di una classe imprenditoriale senza spina dorsale. In questo sette anni se ne sono viste di cotte e di crude, ma soprattutto si è vista l’occupazione dello Stato da parte di lobby mascherate da partiti neo-liberisti (né più di destra né più di sinistra!) vendute, pezzo per pezzo, ai poteri forti, e che hanno via via trasformato il Parlamento, la Giustizia, e le istituzioni in meri esercizi di trasformismo, di corruzione, di intrigo, strappando di mano al popolo il controllo democratico sullo Stato e sui suoi meccanismi, abiurando la Costituzione, e inaugurando la stagione delle caste: da quella giudiziaria a quella imprenditoriale, da quella culturale a quella mediatica. Tuttavia, mentre era in corso questa trasformazione nefasta, e i più scappavano dalle loro responsabilità elettorali, altri reagivano, e nasceva così il M5S, vera alternativa di lotta al sistema. Un movimento che, tuttavia, avrebbe pagato per lungo tempo la sua “ingenuità” e le sue “opzioni morali”, diventate cibo per il “minculpop” mediatico, ormai assurto ad alleato primario dei nemici della patria.

E chi ancora sostiene che in Italia sia vigente la libertà democratica, si vada a scorrere la semplice enumerazione dei disastri e delle prevaricazioni sociali (tutti programmati), accaduti in questi anni, in cui il popolo è stato tenuto in ostaggio: la sudditanza estrema dall’Unione Europea, che ha significato, praticamente, perdita della sovranità economica e monetaria; la disintegrazione della piccola e media impresa e dell’agricoltura, poli trainanti dell’economia nazionale, accompagnata da un incremento deleterio dell’inquinamento ambientale; l’aumento incontrollato della disoccupazione, specie quella giovanile, la perdita di valore da parte dei salari e delle pensioni, il mercimonio vergognoso dei privilegi, lasciati intatti nei confronti delle caste e delle lobby, anche politiche; la sconsiderata politica migratoria che ha portato l’Italia al fallimento, non solo finanziario, ma anche morale, mentre l’Europa le voltava la faccia, lasciandola sola, grazie a Governi complici, nella gestione suicida di questa emergenza; la catastrofe bancaria e finanziaria, che ha coinvolto, in prima persona, la stessa Banca d’Italia, del tutto corresponsabile della mancata vigilanza su collassi superiori a 50 miliardi di €, tutti o quasi concentrati su milioni di risparmiatori truffati.

C’è forse una nota di positività da sottolineare?

E allora, di fronte a questo cimitero degli elefanti, mentre il PD e Forza Italia (sempre complice di questa situazione), stanno tentando di reggere allo tsunami raccogliendo rottami di ogni genere, per ricominciare da capo, rafforzandosi in vista della gestione ultima del tracollo definito del paese, già chiaramente enunciato recentemente dall’alcoolista Junker; illudendo gli elettori con richiami alla democrazia del confronto (primarie, consultazioni di base, congressi, ecc.), quando di confronti non esiste traccia, aldilà delle menzogne renziane e berlusconiane; allora cosa avrebbe dovuto fare il M5S, che è l’unica opzione politica in grado di fermare questo olocausto nazionale, “fingere” di soppesare i candidati, di  dividere l’elettorato, di scoperchiare polemiche o invidie (che ci sono sempre, è la natura umana)?

Il candidato c’è, è quello e basta: il premier! Se poi avverrà che il movimento raggiunga la maggioranza e venga convocato al Quirinale, ci sarà posto per i ministri, e allora le componenti (se così vogliamo chiamarle) avranno l’occasione di partecipare in modo adeguato alla gestione del potere.

Il cui, scopo principale sarà proprio quello di ripristinare una democrazia ridotta in brandelli! Mai come oggi, chi non ha compreso questi passaggi, è meglio che emigri...  (ITALIADOC)”

 

 

 

 
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