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attualità, politica, cultura

 

 
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LA FAMIGERATA LEGGE MOSCA e altre bazzecole

Post n°38 pubblicato il 06 Settembre 2011 da r.capodimonte2009
 

Meno male che oggi qualcuno  ha deciso di scioperare! Un tempo, si diceva, che lo sciopero è l’anticamera della rivoluzione: non è che, tanto tanto, l’androgina Camusso (avete visto che bicipiti?), vuole rispolverare le stantie pagine leniniste? E, magari, con qualche aiutino dei Casarini di turno vestiti di nero, voglia “attentare” a questo regime ormai in “decadenza”?

Noi non lo crediamo e tra poco vi spiegheremo il perché. Crediamo, invece, nelle rivoluzioni, in senso stretto, perché anche la liberale lo fu, così come lo fu quella fascista. Ma le rivoluzioni hanno un senso se nascono dalla gente: un piccolo esempio ci viene dall’Islanda, dove il popolo, stanco dei banchieri, dei politici, dei corrotti, che avevano ridotto il paese del ghiaccio e del fuoco sul lastrico, un bel giorno è sceso in piazza, ha buttato giù il governo e ha mandato via l’intera classe dirigente politica, sindacale, amministrativa e giudiziaria, s’è riscritto la costituzione via web, lanciando un referendum su internet, ha fatto nuove elezioni, ma soprattutto ha cooptato una serie di cittadini che, per acclamazione, ha posto responsabili di banche, ministeri, dicasteri, enti di stato, a costo zero (perché lo stipendio è lo stesso che prendevano prima!). Ora la bilancia commerciale del paese sta velocemente risalendo e pensiamo, visto che le galere sono piene (là la galera è esclusivamente lavoro forzato, non a spaccar pietre, ma a produrre beni!), che per un bel pezzo tutto andrà come deve andare. Per fare questa rivoluzione, che ha visto dalla stessa parte polizia, studenti, cittadini, casalinghe, pensionati, disoccupati, gente ricca e povera, c’è scappato il morto, naturalmente: un vecchio di 80 anni che, alla notizia che era stata varata una nuova costituzione popolare, è morto d’infarto per la felicità! (No, non è una favola è pura realtà!)

Vi dicevamo che per noi è impossibile che il sindacato, oggi, in Italia, si metta di traverso al potere… Riprendiamo per un attimo il discorso sulle caste. Avrete notato che ne stiamo parlando da mesi e la somma di quanto avremmo risparmiato abbattendole, avrebbe permesso al paese di superare la crisi, questo è certo! Ma andiamo avanti.

Oggi parleremo della legge n. 252 del 1974, meglio conosciuta come “legge Mosca”. Una delle leggi più “misteriose” che siano mai state scritte, ma anche una delle più dispendiose e deleterie in tema di privilegi assegnati ad una determinata casta, quella dei politici e soprattutto, dei sindacalisti.

Innanzi tutto chi  è Giovanni Mosca. È un ex-deputato socialista poi travasato dentro la CGIL al posto del defunto Fernando Santi e di nuovo deputato quando passò l’incompatibilità tra mandato parlamentare e quello sindacale. Caduto con Craxi, oggi è un vecchietto arzillo che vive nella sua villa del Chianti e ripete: “La legge era giusta, non mi sono mai pentito. Calcolammo allora che in Italia ci fossero circa 7-8000 persone in questa situazione. All’inizio quasi la metà delle domande fu bocciata (a esaminare le pratiche c’era una commissione di funzionari del Ministero del Lavoro e dell’Inps). La legge doveva durare solo due anni e invece fu prorogata per altri 20 anni (e le domande di riferimento continuano anche oggi a pervenire all’Inps e non sappiamo che fine facciano!)

Alla fine questa legge ha permesso fin’ora a 37.119 persone di beneficiare di “contributi figurativi” (gli stessi che Tremonti voleva togliere ai pensionati che hanno servito la patria come soldati) per oltre 25.000 miliardi di lire, pari a circa 12,5 miliardi di €, tutti a carico dell’Inps!

Andiamo per ordine.

Chi sono i soggetti destinatari di questa legge?

Funzionari di partito e sindacalisti.

Di quale parte politica e sindacale?

9.368 sindacalisti della CGIL; 3.042 della CISL; 1.385 della UIL

8.081 funzionari ex-PCI; 3.952 ex-DC; 1.901 ex PSI

9.390 appartenenti a organizzazioni minori o incarichi diversi.

Qual’è l’intendimento della legge?

Riscattare a costo zero gli anni trascorsi nel partito o nel sindacato, pagati al nero o non pagati perché in regime di volontariato (attenzione alla truffa!).

Qual è il titolo per avere diritto ai benefici di legge?

Una dichiarazione in carta semplice siglata dal sindacato o dal partito.

Avrete già capito dove andremo a parare: ma dobbiamo fare dei nomi, per altro leggibili negli elenchi della Previdenza Sociale.  Giorgio Napolitano, Achille Occhetto, Armando Cossutta, Franco Marini, Ottaviano del Turco, Sergio D’Antoni, Piero Larizza, Antonio Pizzinato, Bruno Trentin, Antonio Bassolino e, tra i deceduti, Bettino Craxi, Nilde Jotti e Alessandro Natta.

Capirete che sono solo alcuni, ma piuttosto sconcertanti. Comunque i due unici  interventi fatti nei confronti dell’Inps (e certo non si trattava di un intervento contro la privacy), per la pubblicazione degli elenchi sono del 1998 da parte del senatore di FI Eugenio Filigrana e del  2001 da parte del consigliere comunale di Roma, Marco Palma. Evidentemente si vuole evitare un’azione di rivalsa, da parte dello Stato stesso, contro questa che non c’è ritegno a definire “truffa ai danni dello Stato”. Perché parliamo di azioni di rivalsa? Perché la maggior parte di coloro che si sono “spacciati” per giovani attivisti impegnati nei partiti e nei sindacati a sudare le sette camicie peggio dei minatori o degli operai metalmeccanici, oggi godono di prebende ulteriori, per non dire che sono parlamentari, manager di Stato, personaggi altolocati. Esempio:

Sergio D’Antoni, ex-segretario della Cisl, parlamentare del PD: da quando aveva 55 anni prende una pensione da insegnate dall’Inpdap di 5.233 € netti al mese, grazie all’intervento della legge Mosca che gli ha condonato gli anni fino al 40°, un po’ troppi visto che figurerebbe docente a 15 anni! Ma Ottaviano del Turco lo supera, perché Mosca gliene ha condonati dall’età di 14 anni; Carniti da 17, Occhetto da 18, Napolitano da 33, Natta da 27, Jotti da 25 e Craxi da 18! Tutta questa gente, e tante altri migliaia e migliaia, potrebbero essere “rivisitati” per accertare se l’intervento di Mosca è tutt’ora compatibile col loro reddito. Non per parlare sempre di D’Antoni, poveretto, ma si becca pure la miseria di 14.000 € di stipendio come deputato. Del Turco, invece, che tentò la carta regionale (e finì in galera), oltre alla pensione Mosca, riscossa a 54 anni, gode anche della pensione di parlamentare, per dodici anni di “frequenza”, pari a 5.400 €!

E’ possibile che la legge Mosca abbia “aiutato” gente bisognosa (voi ci credete?), tutto è possibile. Allora chiediamo al Presidente dell’INPS di tirare fuori gli elenchi di questi “autentici evasori e privilegiati”, e, in segreto, naturalmente, andiamo a confrontare i loro redditi, e, se del caso facciamogli restituire (a rate, certo) il mal tolto.

Non crediate che non sia accaduto! Vi ho sempre detto che questo nostro paese, oltre ad essere bistrattato dai politici, è anche incomprensibile!

Secondo il procuratore del tribunale di Grosseto, Pietro Federico, molti hanno usufruito della legge Mosca facendo passare per lavoro le attività di semplice volontariato (circa 10.000 beneficiari minorenni!) e ingenerando, quindi il reato di truffa aggravata ai danni dello Stato. Il capzioso magistrato toscano si è incaponito nella sua inchiesta e ha costretto l’Inps, i principali partiti e il Ministero del Lavoro a consegnargli le 38.000 pratiche, che, doviziosamente ha distribuito a tutte le procure d’Italia. Lui, purtroppo, può occuparsi solo di 470 persone, ma già 30 le ha indagate e rinviate a giudizio. Certo le velocità dei nostri tribunali le conosciamo tutte: alcuni dei grandi privilegiati sono morti, probabilmente quando l’inchiesta terminerà l’uomo avrà conquistato Proxima Centauri. Ringraziamo lo sforzo di questo magistrato giudizioso, ma il problema non è solo giudiziario, anche finanziario: facevate così presto a togliere dagli stipendi alti, ma sacrosanti il 5 o il 10%, perché non provvedete a restituire all’Inps un po’ di questi miliardi regalati ad una casta di gente privilegiata, che non si vergogna di girare per strada?

Altri interventi della magistratura (quando non faceva politica) ci furono: alcune procure fecero la retata degli autisti dodicenni, cioè gente che aveva chiesto ed ottenuto l’aggancio dei contributi figurativi dall’età di dodici anni, quando facevano gli autisti! Ci fu la vicenda di un impiegato toscano della DC che intascò qualcosa come 325 milioni di lire, inventandosi 30 anni di lavoro. E il caso del processo istituito contro 111 lavoratori fittizi del PCI, DC, CISL e Lega COOP (ci siamo dimenticati di dirvi che anche le Cooperative hanno utilizzato a man bassa la legge Mosca!), che furono agevolati senza mai aver lavorato: in compenso avevano fatto i partigiani. Ma si tratta di una goccia nel mare!

A proposito: tutti coloro che si erano trovati nelle stesse condizioni dei funzionari di partito o sindacalisti o altro, ma inseriti in organizzazioni fasciste, si videro la domanda respinta. Se ci pensate fu una cosa logica: quando si ruba o si truffa occorre essere dei democratici e degli antifascisti, fino in fondo!

I casi clamorosi scatenarono nei sindacati una paura folle, appunto, e il timore che qualcuno, magari un ministro dell’appena nato Centro Destra, potesse mettere le mani su questo imbroglio. Allora un piccolo decreto legislativo firmato dall’ex-cislino Tiziano Treu, Ministro del Lavoro,  nel 1996 volle venire incontro, da capo, ai sindacalisti, per premiare la loro indefessa fatica, cioè la possibilità di vedersi moltiplicare per due (come il mago Otelma) i contributi pensionistici. Vediamo come.

Lo Statuto dei Lavoratori, ultima gaffe del de cuius ministro del Lavoro, ahimè anconetano, Brodolini, prevede che ai dipendenti in aspettativa per incarichi sindacali siano versati, a carico dell’Inps, contributi figurativi  calcolati sulla base dello stipendio non più versato dall’azienda di provenienza. Con il decreto Treu i sindacalisti in aspettativa possono godere di un ulteriore versamento da parte del sindacato. Lo stesso privilegio è garantito ai sindacalisti distaccati, cioè quelli che, nonostante nel posto di lavoro non ci stiano mai perché lavorano per il sindacato, percepiscono ugualmente lo stipendio dalla loro azienda. In base agli ultimi dati disponibili questa casta che ha diritto alla doppia contribuzione è formata da 1.793 individui di cui 1.278 della CGIL. Avete capito perché la Camusso, i Casarini, i Rinaldini la rivoluzione non la faranno mai?

Ma non è ancora finita: tutta questa bagarre di questi giorni e che è costata uno sciopero generale, nasconde, in realtà la vergogna dell’art. 18, dove si prevede, per il lavoratore licenziato, l’obbligo di reintegro. Ebbene tale art. 18,  ai sindacati dei lavoratori, ma anche dei datori di lavoro (Confindustria, CGIA, CNA, Confcommercio, ecc., a cui è stato bene), non si applica. In poche parole questi signori sono liberi di licenziare i propri dipendenti senza correre il rischio di doverli riassumere se un giudice decidesse che il licenziamento è avvenuto senza una giusta causa.

Bella democrazia, e soprattutto, poveri lavoratori!

R.S.

 

 

 

 
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