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Creato da: r.capodimonte2009 il 13/10/2009
attualità, politica, cultura

 

 
« Perchè tutti ce l'hanno...Per discriminare il M5S ... »

Chi garantisce per il futuro dell'Italia è chi la vuole predare

Post n°1577 pubblicato il 17 Maggio 2017 da r.capodimonte2009
 

Sinceramente si fa fatica a credere che i partner internazionali dell’Italia, compresa ovviamente l’Unione Europea, le società di rating, il FMI, l’Ocse, l’ONU, ma soprattutto le grandi potenze, possano tranquillamente accettarla quale interlocutrice; quando essa è e continua ad essere solo un Paese arretrato, percorso da decine e decine di scandali, con una classe politica marcia e corrotta, e con un partito di maggioranza relativa che partorisce personaggi a dir poco paradossali, tipici dei romanzi d’appendice, che riempirebbero volentieri le pagine dei rotocalchi messicani o di quelli cambogiani, se già non riempissero le cronache bugiarde di Repubblica o del Corriere della Sera, come la famiglia Renzi, il pupazzetto Lotti, l’intrigante Boschi, il saltibanco Alfano e il  mimo Gentiloni. Persone che, spinte al potere da poteri occulti, ma a loro volta drammaticamente inaffidabili, sono solo capaci di comportamenti buffoneschi o, addirittura, cialtroneschi, quando si scambiano telefonate sulla reciproca e dubbia onestà; e poi pretendono che il popolo non sciami verso la cosiddetta antipolitica.

Se non che, e torniamo al tema dell’affidabilità internazionale, c’è un terzo di coloro che non hanno ancora abiurato le urne, cioè un 20% degli italiani, e non esageriamo se parliamo di oltre 10 milioni, bambini esclusi, che si sono votati a questo sistema, anima e corpo, perché, come una trasfusione estrema prima della morte per dissanguamento, esso li tiene in vita, e rende loro le ultime prebende.

E quindi l’Italia va avanti così, compulsa nella cannibalesca mistificazione giornaliera di un regime che boccheggia, ma a cui nessuno riesce a dare il colpo di grazia.

Ma se perfino i cinesi, dalla loro “resuscitata “ Via della Seta, allungano sprazzi di fiducia, come quelli inerenti a miliardi di investimenti verso le nostre “macerie economiche”, allora probabilmente ci sbagliamo. Così come accade, quando tra qualche tempo ci riuniremo, con gli altri sei, noi che ormai siamo lontani anni luce dall’essere la settima potenza economica mondiale, a Taormina, per discutere degli assetti mondiali. O quando ci permettiamo di esprimere giudizi sulla politica estera asiatica delle due Coree, quando non siano in grado neppure di gestire un accordo con la Libia, sotto casa, relativo all’immigrazione.

In realtà, dietro tutto questo, si nasconde una ipocrisia politica, che si fa anticamera di una prossima rendicontazione: l’Italia, ormai, non è altro che un’espressione geografica, ma contiene ancora tesoretti e valori che vanno depredati, ad un popolo che non si merita altro che questo!

Ma andiamo per ordine.

I giornalisti, gli osservatori, e gli uomini politici che vivono all’estero  conoscono molto bene l’andazzo di casa nostra; leggono i nostri giornali, seguono le nostre televisioni, di cui una parte gli appartiene direttamente (Sky, Netflix, ecc.), sono in grado di commisurare il valore dei nostri rappresentanti presso le principali istituzioni internazionali o con l’approccio diretto. E quindi si sono fatti un’opinione del nostro Paese, fin da quando lo occuparono militarmente nel 1945, e poi lo hanno visto sbriciolarsi, tra corruzione e inaffidabilità, negli ultimi quarant’anni.

Per cui, è vero che la Cina si è dimostrata interessata all’espansione in Italia, in cui è entrata da tempo, basti pensare che è già azionista di minoranza di Poste Italiane Spa, ma anche di innumerevoli aziende private (*), ma perché ha ben compreso, come ha già fatto in Grecia, che, di fronte al futuro sfascio economico italiano, ha l’opportunità di accaparrarsi, prima dei tedeschi, le infrastrutture di trasporto e comunicazione, le più strategiche del Mediterraneo: porti e areoporti. I secondi sono già in predicato dell’avvoltoio germanico (come è già accaduto in Grecia), ecco, allora, l’interesse per investire sui porti di Genova e Napoli.

Così come è sintomatico che Moskovici “dia ancora credito” all’Italia, come l’alcoolista Junker (che da tempo non si esprime più!), per il semplice fatto che debba apparire sotto tono il mare magnum di acquisizioni che Francia (50 miliardi) e Germania (10 miliardi) stanno operando nella penisola (**).

Per gli Stati Uniti, invece, che non hanno interesse ad altro che, sempre che il TTIP sia morto e sepolto, al patrimonio culturale italiano (che sarà l’ultima  e succosa parte della nostra ricchezza nazionale a passare di mano –non dimentichiamo che in Grecia, il Partenone è posto a garanzia dei prestiti della Troika-), l’Italia è un asset strategico-militare unico e insostituibile, una gigantesca portaerei che si spinge sul Mare Mediterraneo, in grado di fornire direttamente spinta offensiva e difensiva alla Nato, verso Est e  Sud-Est. Per questo è e resta ripiena come un uovo di basi militari, anche atomiche, ed è percorsa dagli apparati di intelligence americani, quasi quanto il territorio metropolitano Usa, al punto che l’Isis non è mai riuscita a penetrarvi, né l’Arabia Saudita, che la finanzia, ma che non osa scavalcare la Cia, a spingercela (in compenso l’Italia le fornisce gli armamenti!).

Non dimentichiamo che in Italia scorrazzano, anche gli spagnoli (Telecom) e i giapponesi (Five, Ansaldo Breda), e presto giungeranno brasiliani e sudafricani.

E che cosa resterà agli italiani,  che, in nome della speranza e della provvidenza, alzano gli occhi al cielo, e ancora credono che sarà il Papa a salvare l’Italia dai barbari? Quel che vediamo tutti i giorni, e che, nonostante la maggioranza di loro sia raggirata, immiserita, predata, non ha ancora il coraggio di reagire, e aspetta, inerme che il suo destino si compia... (ROBESPIERRE)

(*) Sono il Gruppo Pirelli Spa, la CDP Reti (Snam-Terna), Ansaldo Energia, Sagra e Berio (alimentare), Ferretti Yacht, Infront (gestione marketing calcistico FGCI-Uefa), Krizia, e poi lo sport (Inter-Milan)

(**) I francesi  hanno espugnato con sistematicità il nostro alimentare (Parmalat, Galbani, Eridania), il lusso (Bulgari, Gucci, Bottega Veneta, Pomellato, Loro Piana) e l’energia (Edison). Nel risiko bancario i tedeschi hanno lasciato campo libero alle varie Bnp-Paribas (azionista di controllo di Bnl) e Crédit Agricole (azionista di controllo di CariParma). I tedeschi, da parte loro hanno acquisito MV-Agusta (Ducati), Acciaierie Terni, Allianz, e in azionariato di maggioranza e minoranza, tutte le principali banche italiane (e quindi Bankitalia!).

 

 

 

 

 

 

 
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