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attualità, politica, cultura

Messaggi di Maggio 2017

 

Il "cancro" che corrode il carattere degli italiani

Post n°1587 pubblicato il 31 Maggio 2017 da r.capodimonte2009
 

Tra le altre amenità di noi Italiani c’è quella, non meno grave delle altre, di cedere immediatamente al pietismo, al buonismo e a tutte quelle evocazioni e condivisioni che possano farci stare in pace con noi stessi, almeno per il sorgere di un mattino. Il motivo? Perché siamo tutti, chi più chi meno, portatori “eticamente e storicamente”, di un’eredità fatta di compromessi, menzogne, tradimenti e voltafaccia, tutti direttamente proporzionali all’altra faccia della nostra medaglia: ingegnosità, intelligenza, perseveranza e forza. Come potete vedere mancano all’appello il “coraggio” e l’”abnegazione”, che ritroviamo, tuttavia, in alcuni esempi, spesso del tutto fortuiti, che sono, però, l’eccezione che conferma la regola.

La matrice che ci ha condotto a questa “poco nobile” caratterizzazione, è molteplice: il fatto che il nostro humus è “bastardo”, nato dalla commistione di quanto ci fu di “romano” e di “barbaro”, e quindi legato ai tempi oscuri in cui la sopravvivenza era una scommessa quotidiana, e viveva chi era capace o di mettersi dalla parte del più forte (spesso soggiacendo alle sue volontà!), oppure chi vendeva la sua anima alla prepotenza e al sopruso; il fatto che l’Italia divenne nei secoli preda di cento diverse dinastie, che hanno confuso il nostro sangue in una “poltiglia multietnica”, che, pur avendo lasciato alla fine grandi testimonianze culturali ed artistiche, ha determinato una propagazione di caratteri contraddittori e mistificatori; e, infine, il fatto che, tutto questo, ha determinato, nelle grandi famiglie nobili, un approccio al mondo reale, fatto esclusivamente di inganni e trasformismi nei confronti del dominatore; e nel popolo, solo ed esclusivamente servilismo, ad imitazione dei padroni.

Ma la causa principale di questo nostro “imperturbabile” doppiogiochismo, nel mantenerci sempre a galla, svendendo dignità e coerenza ad ogni piè sospinto, è stata la religione. E quando parliamo di religione, ci riferiamo al cattolicesimo, e quindi alla Chiesa.

Non è questa la sede per riesaminare storicamente i modi, i tempi e le circostanze attraverso i quali questa “istituzione millenaria” si sia dapprima timidamente, poi prepotentemente fatta largo nella storia dell’Occidente, utilizzando, nei modi più brutali, il potere e la paura atavica su chi coltivava già, l’abbiamo visto, un’esistenza tutta basata sull’ipocrisia e l’inganno, trovando quindi terreno molto fertile: in cui angeli o demoni, paradiso o inferno, si contendevano questa “specie d’uomo”, stabilendo dall’Alto, chi fosse salvo o dannato. Arrivando perfino a suddividere i popoli in buoni e cattivi, perché lo diceva Dio, come nel caso degli islamici e i catari (le crociate), gli ebrei (i progrom), gli uomini di cultura e scienza, che osassero mettere in dubbio il potere ecclesiastico (l’inquisizione).

Il cattolicesimo e la sua Chiesa, tuttavia, nonostante il sangue innocente sparso per il mondo, l’arbitrio della corruzione, la palese contraddittorietà tra dottrina e comportamenti (ineguaglianza cronica tra ricchi e poveri, sfoggio di ricchezze e spreco inimmaginabile di risorse, predilezione verso il materiale piuttosto che lo spirituale), non ha mai fatto passi indietro, né attraverso il “papismo”, né attraverso la dottrina; finchè furono altri a fermarla e a ridimensionarla, con gli scismi e le guerre, riducendola, alla fine, in uno dei tanti stati reazionari in cui era suddivisa l’Italia, fino alla sua caduta definitiva.

Ma per gli italiani era troppo tardi: e troppi i secoli patiti sotto il tallone dei preti e dei clerici per poter sollevare la testa, e comprendere quale preziosa fetta di libertà intellettuale e spirituale fosse stata strappata loro.

Siamo ai nostri giorni, e per la prima volta dopo cinquecento anni, da quando cioè gli intrighi clericali strapparono il soglio di Pietro da Roma per portarlo ad Avignone, un Papa, Benedetto XVI  è stato detronizzato dalle correnti moderniste della Chiesa e sostituito con un antipapa, Francesco I, segno che le lotte intestine e le ipocrisie clericali non sono mai finite. Ma come hanno reagito i cristiani, e in particolare i cattolici? E’ possibile che per l’ennesima volta abbiano rinunciato a guardare in fondo al loro animo, ma si siano limitati esclusivamente ad abbassare il capo, per non sfidare la propria ignavia?

Questa volta sembra che qualcosa stia cambiando: non in Italia, ovviamente, dove il papa “gesuita” trova ancora credito, visto che del “gesuitismo” è pervasa la politica, la scuolar la cultura di regime, il sociale. Basti rammentare le parole di Francesco di fronte alle platee operaie dove il lavoro ormai latita come la classica mosca bianca, ma lui continua a ripetere “niente sussidio ai poveri, ma lavoro”; per il motivo precipuo, che la Chiesa oggi, imbevuta delle dottrine “moderniste”, eugenetiche e kalergiane (*), approdata perfino ad una convergenza di principi (e non solo) verso l’ebraismo e la massoneria, odia i poveri, i disagiati, gli esclusi, perché sono un peso insopportabile per il suo materialismo lobbistico. Intere classi dirigenti, vescovi e cardinali, da tempo hanno rinunciato alla devozione verso il disagio, perché la società li ha coperti di denaro e privilegi,  e corrotti con il sesso, anche pedofilo. Mentre i parroci ormai contendono ai sindaci un modo di fare politica, mentre le loro canoniche si trasformano in business cooperativo dell’accoglienza, da cui ricavare introiti, raramente investiti nella povertà.

In Italia, tuttavia, il Papa ha altri nemici potenti, ad esempio, le confraternite, francescani e benedettini, che conoscono da secoli il ludibrio fondamentalista dei gesuiti, la classe intellettuale e privilegiata, istituita per sorreggere in ogni modo gli errori dogmatici, ma anche personali, dei pontefici; un esercito spedito per il mondo (Asia compresa!) per imporre il cattolicesimo anche a coloro che lo abiuravano, spesso con mezzi coercitivi. E non è un caso che il loro “generale” meritasse l’appellativo di “papa nero”.

Nel resto dell’Europa il cattolicesimo arretra in modo significativo (**), perfino in quei Paesi dove la religione cristiana si ammantava dell’identità nazionale, come la Francia, dove solo il 23%  dei cristiani resta convinto di questo (in Germania solo il 30%)!

Ma c’è un “altro cristianesimo” che si sta allargando a macchia d’olio, in senso nazionalistico, sbaragliando il cattolicesimo, ormai legato al multilateralismo. Quello “evangelico” americano, che, trascinato dalle teorie weberiane che “vedono l’uomo realizzarsi economicamente perché privilegiato del Signore”, abbraccia i due capisaldi capitalistici per eccellenza, l’imperialismo militare e l’isolazionismo economico.E ce  n’è un terzo, finora relegato a nicchie religiose, come la Grecia e la Russia, ma talmente autocosciente della propria radicale diversità dal modello romano, da non aver mai voluto neppure trattare una tregua con il Papato. Ci riferiamo al Cristianesimo Ortodosso, che sta avanzando in tutto il bacino orientale dell’Europa, fino a percentuali dell’80% (Russia, Bulgaria, Ucraina, Serbia, Grecia, Armenia, Romania, Moldavia, Repubblica Ceca e Slovacchia, Moldavia e Bielorussia), il doppio di dieci anni fa. Un’operazione che non è divulgativa, come invece è quella “disperata” di Francesco, che si reca perfino in Egitto, per svaligiare i copti (ma non ci riesce), ma è basata sulla “serietà e intangibilità dogmatica”, e sull’assoluta, e ben salvaguardata, “carica etica e nazionale” dei due patriarcati, quello greco e quello russo, ormai caricati, a loro volta, delle singole “identità nazionali”.

A tutt’oggi, questo tipo di ricerca sulla diffusione del cristianesimo, portata avanti da Pew Research, sull’Europa, è “proibita” in Italia: non troverete nessuna società di quelle dai sondaggi politici facili, che abbia il coraggio di scoprire quanti cattolici effettivamente restano attivi nel nostro Paese, soprattutto in base all’età e al censo: perché in Vaticano si fa finta di niente, e l’ardore mediatico dei mass-media fa il resto. In realtà, si parla timidamente di un 20% in meno di adesioni (che fa il paio con le ormai scarsissime conversioni!); ma soprattutto tra i giovani si calcolano punte del 30-35% di ritorno al laicismo, mentre, tra i poveri e disagiati, i cattolici sono sempre meno. Resta quasi immutata l’adesione “papista” presso le classi agiate e gli anziani.  (ITALIADOC)

 

(*) Il modernismo fu un'ampia e variegata corrente del Cattolicesimo, sviluppatasi tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento volta a ripensare il messaggio cristiano alla luce delle istanze della società di inizio Novecento. Fra i temi del modernismo cattolico vi furono la comprensione e l'esposizione dei contenuti della fede, l'esegesi biblica, la filosofia cristiana, gli studi di storia del cristianesimo e della Chiesa, l'esperienza religiosa. Il confronto plurisecolare del cristianesimo con il moderno, inteso soprattutto come istanza di autonoma determinazione dell'uomo nella vita individuale e collettiva, come emancipazione da ogni prospettiva e sistema di valori compiuto e di carattere assolutistico, e come affermazione delle scienze legate alle metodologie sperimentali e al vaglio della critica. Fu considerata la “sintesi di tutte le eresie”.

L’eugenetica fa riferimento allo studio dei metodi volti al perfezionamento della specie umana attraverso selezioni artificiali operate tramite la promozione dei caratteri fisici e mentali ritenuti positivi, o eugenici (genetica positiva), e la rimozione di quelli negativi, o disgenici (genetica negativa), mediante selezione o modifica delle linee germinali, secondo le tradizionali tecniche invalse nell'allevamento animale e in agricoltura, basate sulla genetica mendeliana, e quelle rese attualmente o potenzialmente disponibili dalle biotecnologie moderne. Durante il nazismo, l’eugenetica portò alla considerazione di eliminare fisicamente malati gravi e indigenti cronici.

Il Kalergismo. «L’uomo del futuro remoto sarà meticcio (Mischling). Le razze e le caste di oggi saranno le vittime del superamento di spazio, tempo e pregiudizio. La razza eurasiatica-negroide del futuro (eurasisch-negroide Zukunftsrasse), simile nell’aspetto alla razza degli antichi Egizi, sostituirà la pluralità dei popoli con una molteplicità di personalità» Per quanto effettivamente inquietante, la profezia di Richard N.Coudenhove-Kalergi non riguarda specificamente l’Europa, bensì l’intera umanità. Però è pur vero che egli si augura l’emergere di un’Europa in cui a essere maggioritaria sia una popolazione spiritualmente forte e caratterialmente debole, al fine di preservare la pace nel continente e nel mondo (Paneuropa). Kalergi vorrebbe fondare l’esattezza di questa analisi – con un volo pindarico a livello logico e storico – sul fatto che le nazioni europee (che lui non disconosce affatto) non sarebbero propriamente comunità di sangue (Blutgemeinschaft), bensì comunità di spirito (Geistesgemeinschaft). Esse condividerebbero, più che antenati comuni, comuni eroi. Questo discorso ha certamente un senso, se il fine è una nazione europea avvenire. Più complicato e poco conseguente è invece il fatto che, ad una uniformazione planetaria della tecnica, debba seguire una omogeneizzazione etnica e culturale mondiale Nell’individuare la nuova aristocrazia del domani, Kalergi la intravede nell’ebraismo, che, tempratosi attraverso secoli di persecuzioni, ora sarebbe divenuto la vera «razza spirituale padrona dell’Europa (geistige Führerrasse Europas)». Così ha chiosato Ulrich Wyrwa: «Le sue affermazioni, che vorrebbero essere filosemite, presentano un’inquietante vicinanza alla semantica antisemita». Dall’unione tra i migliori elementi della «nazione ebraica» e quelli dell’antica nobiltà feudale sorgerà dunque l’«aristocrazia del futuro».

(**) Il cattolicesimo in venti anni ha  perduto in Polonia il 10% di adesioni, nella Repubblica Ceca, il 50%, in Germania, Croazia, Slovenia, il 30%!



 

 

 

 

 

 

 
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Il capolavoro strategico-politico di Beppe Grillo

Post n°1586 pubblicato il 30 Maggio 2017 da r.capodimonte2009
 

La mossa di Beppe Grillo era incontrovertibile. Aver accettato di condividere la legge elettorale alla tedesca, in poche mosse, ha costretto Renzi a “scostarsi da Berlusconi”, e quindi a tacitare chi vedeva già “larghe intese” o “Nazareno II” inciuciati ancor prima del risultato elettorale; e nello stesso tempo utilizzare gli scherani di Alfano, fottuti dalla soglia letale del 5%, per un duplice scopo: staccarli dal PD, che così potrà dimostrare di essere ritornato nell’alveo della sinistra; ma anche dal centro-destra, dove nessuno li vuole, se non a livello amministrativo, e quindi destinati a finire spezzettati dentro Forza Italia o espulsi, giustamente e per sempre, dalle inchieste giudiziarie. Se poi Berlusconi volesse alla fine abbracciarli, allora Salvini farebbe saltare il banco (più Salvini che la Meloni), dato che a ottobre Lombardia e Veneto “vanno alle urne” per il referendum consultivo sull’autonomia.

Dopo le elezioni, invece, si vedrà: nel caso il M5S dovesse risultare il primo partito, Matterella dovrà necessariamente incaricarlo di varare un nuovo Governo (e non ci saranno altre soluzioni che siano corrette, perché stavolta, contrariamente dal 2013, il sistema è proporzionale, e Napolitano non c’è!), e Grillo sfida già da ora la Lega a passare dalla parte di Berlusconi, visto che il suo programma anti-europeista, sovranista e nazionalista non trova credito nel contenitore azzurro, ma di sicuro nel suo; assieme a FdI, sempre che questi riescano a superare il 5%. Ogni mossa in questo senso, visto che maggioranze alternative non ci sono, bastonerà duramente il centro-destra, spingendolo sempre più verso una spaccatura insanabile (Salvini conta molto sull’effetto trainamento dei referendum autonomisti!). Dall’altra parte, Grillo sfida anche il centro-sinistra, ma soprattutto la sinistra, a inciuciare con il PD, che potrebbe, senza colpo ferire inaugurare il “Nazareno II”, a mo’ di “grosse koalizion” alla tedesca, appunto, sostituendo Alfano con l’ex-cavaliere. Ma, e questo Grillo lo sa bene, non sarebbe un’operazione indolore, né per Forza Italia, né per il PD: se non metterebbe in crisi da subito la maggioranza renziana uscita dal congresso-burla (ma provocherebbe nei dem grandi sversamenti di bile), causerebbe una nuova scissione: Cuperliani, Orlandiani e Emiliani + altre varie figure si aggregherebbero ad Articolo Uno (che è già pronto ad accoglierli fin da adesso, visto che non si preoccupa minimamente della soglia di sbarramento del 5%, tanto è sicuro di “ingrassarsi”!). Tutto questo creerebbe un sconquasso a sinistra, con l’opzione di andare a vedere le carte dei grillini, e quindi creare una maggioranza alternativa. Ovviamente, se Berlusconi copulasse con Renzi, anche in Forza Italia non andrebbe poi così bene: il 30% del partito è ormai fuori dall’ombra di Arcore, e conosce molto bene Matteo Renzi, che già una volta li ha utilizzati per andare al potere (Nazareno I) e poi li ha mollati, sostituendoli con Alfano. Non dimentichiamo che Berlusconi resterà fuori dal Parlamento, la sua posizione finanziaria si è di molto indebolita, e la vecchiaia avanza. La sua lucidità è ferma all’agitarsi incontrollato di tesi dette un’ora prima e negate l’ora successiva, verso un “poltronismo” nefasto che le varie componenti forziste ormai si contendono all’ultimo sangue (il partito ha perduto un altro terzo dei numeri del 2013!); in un illogico europeismo che lo allontanerà dalla base, si presume, quando il nuovo Governo, se ma lui dovesse farne parte, dovrà strozzare il Paese con la più vasta manovra lacrime e sangue della storia, pretesa  da Bruxelles, che coinciderà con la crisi bancaria, ormai irrisolvibile, che cova sotto le ceneri, e che andrà a toccare proprio i redditi medio-alti, quelli di chi vota o PD o F.I.

Insomma, sempre che la “bonomia renziana” di collaborare con il M5S per la legge elettorale giunga in porto, Grillo è riuscito molto bene a sparigliare le carte dei suoi avversari, di “tutti” i suoi avversari.

Se poi dalle urne dovesse uscire per lui un risultato più eclatante ancora del 30%, allora, come è accaduto a Roma, converrebbe, un po’ a tutti, lasciarlo Governare sulle macerie di questo nostro Paese, sperando che alla fine, in un modo o nell’altro, ne sia travolto. Anche se la vicenda di Virginia Raggi è là, a dimostrare il contrario.. (R.S.)

 
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Elogio dell’Anarchia (l’attentato a Lucas Papademos)

Post n°1585 pubblicato il 29 Maggio 2017 da r.capodimonte2009

Da secoli gli anarchici sono additati al pubblico ludibrio perché hanno adoperato la violenza per colpire l’espressione del potere. Sono stati chiamati “pazzi”, “bombaroli”, “assassini”, “fanatici”. Da secoli resistono, a denti stretti: a volte sono massacrati, come durante la guerra civile spagnola, dai comunisti, a volte sono paradossalmente rispettati, come face Mussolini, che, in gioventù era stato molto vicino alle loro posizioni. Da sempre, vengono additati come responsabili, perfino se la polizia trova un petardo abbandonato per strada. Tuttavia, la loro stella è tramontata, non appena si sono affacciati sul mondo i terroristi, i quali, per la maggior parte, più che ideali, masticano politica, quella sporca, che si oppone a quella ancora più sporca delle lobby economico-finanziarie. Di loro si potrà dire tutto, ma non che non siano coerenti, e non abbiano resistito a tutto, con dignità, anche a questa tragedia quotidiana, che insanguina il mondo. Male hanno fatto e fanno coloro che mescolano gli ideali anarchici con quello marxisti, visto che quel che il marxismo è stato capace di fare, sulla Terra, non è altro che potere assoluto, colorato di un bluff democratico-pacifista. Lo stesso valgasi per il sindacato, che da costoro è stato sempre rivendicato, nella fase antagonista, come “rivoluzionario”, e non certo legato a “concertazioni” e mediazioni tra sindacalisti e imprenditori; e poi teso, nella fase successiva, a promuovere l'autogestione operaia. Perché l’Anarchia, per quanto se ne dica, non ha un’appartenenza partitica, né è riscontrabile nella filosofia hegeliana, a cui dobbiamo la divisione nefasta tra destra e sinistra. L’anarchia è sogno anche metafisico, che infervorava le plebi medioevali, assatanate dalla Chiesa, che ha dato impulso ai ribelli e ai rivoluzionari di ogni tempo e di ogni luogo; che ancora oggi apre ad una società futura dove trionfi la giustizia sociale per tutti, e siano abbattuti privilegi, fanatismo, ipocrisia, classi, caste. Dove il capitale sia suddiviso in modo equanime, l’ambiente sia salvaguardato, i consumi ridotti a quel che è necessario, senza sprechi. La felicità stia nelle cose semplici, naturali, essenziali. E che porti l’uomo rigenerato, alla pace, con se stesso e con il mondo. Ma la guerra non è ancora finita, e l’umanità sta lentamente subendo una nuova schiavitù, quella del denaro, adoperato come grimaldello per sfruttate i popoli, e discriminare sempre più i poveri dai ricchi. E, si sa, le guerre e le rivoluzioni, non hanno spazio per chiacchieroni e pusillanimi: così, quando il potere, come in Grecia, riduce l’uomo alla schiavitù, la mano della vendetta ha una sua ragione d’essere. E se l’anarchico non esistesse, bisognerebbe inventarlo! (ST.JUST)

 

 

 

 
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Trump e l'Europa: un dialogo tra sordi

Post n°1584 pubblicato il 26 Maggio 2017 da r.capodimonte2009
 

Le prime frizioni si sono presentate al vertice Nato, dove i Paesi “pusillanimi”, ci riferiamo a quasi tutti, ad esclusione forse del terzetto Gran Bretagna, Francia e Germania, ci stanno accoccolati dentro da sessant’anni, accucciati sotto l’ombrello americano, tremando a più non posso per eventuali mosse revansciste, allora sovietiche, adesso putiniane. Ma forse, una volta tanto, gli USA si sono accorti che questa Europa, che si dà tante arie di “nazione”, e che poi non è altro che una marionetta geografica manovrata dall’alta finanza che la sta strangolando per arricchire caste e lobby di potere, non vale più la pena di essere “mantenuta”, dato che vive di espedienti: non è stata minimamente capace di vincere le uniche due sfide importanti, il terrorismo e l’immigrazione, mentre all’orizzonte resta quell’euro che, ormai, viene sostituito quasi dappertutto dallo yuan cinese o dallo yen giapponese, che si sono assunti loro il compito di calmierare il dollaro.

Oltretutto questo gigantesco “protettorato tedesco” si è permesso il lusso di maltrattare la Russia, con le famose e ridicole “sanzioni”, con l’offesa di non invitarla più nei consessi, pur inutili, come il G7 (ex-G8!), e con un’inimicizia idiota che si è ripercossa direttamente sulla politica estera americana (perché non  si dica, per favore, che l’Unione Europea ha una politica estera, magari rappresentata dalla Mogherini!), specie in Medio Oriente. Insomma un’Europa che a Trump proprio non va giù, e che, a parte i sorrisi di circostanza, dovrà subire, volente o nolente, un cambio di rotta nei confronti della Casa Bianca.

E’ naturale che, a questo punto, Germania e Francia, che sono la punta dell’iceberg dell’anti-trumpismo, copulino di nuovo, per rafforzare la presa sui loro valvassini, continuando ad usarli e a svaligiarli con politiche economiche contraddittorie, imponendo loro la sopravvivenza, a scapito della ricchezza del Nord-Europa.

E mentre il “giornalaismo” di casa nostra fa caso più alla mano nervosa della first lady, piuttosto alle dure parole del Presidente nei confronti di alleati non più affidabili (e per questo ha preferito regalare 100 miliardi di armamenti ai sauditi, piuttosto che alla Nato!), ci si avvia ad un G7 inedito, in cui i 6 dovranno sorbirsi le velleità americane, zitti e mosca, perché rischiano di trovarsi da soli perfino nella lotta, spesso “retorica” per l’ambiente, o addirittura isolati nelle politiche migratorie, in un guazzabuglio di veti e contro-veti  in fatto di accoglienza, da favorire solo ed esclusivamente la mattanza terroristica!

D’altra parte, l’Italia, che si è presa la briga di trasformate la bella Taormina in un bunker (e per un paio di giorni, guarda caso, ha smesso di raccattare “schiavi” e di raccogliere naufraghi morti affogati!), ha proprio una bella faccia tosta. La notizia del giorno è che perfino il Ministero dei Beni Culturali, il più povero (sic!), ma il più seguito dal mondo per il grande patrimonio artistico e culturale che gestisce, è riuscito ad “imbrogliare” perfino nella scelta dei direttori dei musei, e i 6 si troveranno i giornali aperti sul loro tavolo con questa bella notizia! Fortunata, a questo punto, la Russia, che è fuori da questo gioco al massacro, ha fatto volentieri a meno di sedere in mezzo a questi italiani, ormai “tutto chiacchiere e distintivi”, e, soprattutto, ha dimostrato la sua dignità di nazione potente e pragmatica, invidiata e vituperata (perché è il meglio di quel che passa il convento in fatto di coerenza e affidabilità!), a cui frega molto poco dei G7-8-20, ecc. perché sono solo “retorica” della globalizzazione, occasioni per le grandi multinazionali e la massoneria per mettere a segno qualche nuovo colpo, a discapito dei popoli, imballati dalla povertà e dal degrado.

E se c’è un paese al mondo che è il contrario di tutto questo è proprio l’Italia, l’ultima “ruota del carro”, tenuta in piedi dalla Germania, come quella famosa diga olandese, che perdeva acqua da un buco, e fu un bimbo, col suo ditino, a salvarla! (R.Scagnoli)

 

 

 
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Le conseguenze morali e storiche dell'incontro tra il Papa e Trump

Post n°1583 pubblicato il 25 Maggio 2017 da r.capodimonte2009
 

Se c’era un modo, anche plateale, sicuramente criminale, di dare ancora fiato al Califfato dell’Isis, proprio mentre questo soggiace alle batoste russe in Siria (a alle blande operazioni militari della Coalizione in Iraq!), era di regalare al suo massimo sponsor, l’Arabia Saudita, 100 miliardi di dollari di nuovi armamenti, come dal contratto firmato da Trump a Riad: armamenti che serviranno al “califfo” per riprendere la sua battaglia contro Iran e Siria; senza dimenticare il sangue che costerà all’Europa, ormai considerata dalla Casa Bianca un’espressione geografica scomoda e inutile.

Nella recente storia americana, visto che Trump ha messo la firma, ma l’accordo risaliva agli ultimi giorni di vita della Presidenza Obama, mai si era veduto l’imperialismo militare americano raggiungere certe vette, annullando tutto il ciarpame ipocrita che gli alleati e la Chiesa (la quale ha approvato il voto americano al tycoon!), ripetono a pappagallo, su una vana ricerca della pace nel mondo. Né, sinceramente, si poteva aspettare qualcosa di diverso, visto che buona parte del programma capitalistico trumpiano verte sul rilancio dell’industria americana, di cui quella degli armamenti è la principale.

Papa Francesco è apparso abbastanza serioso, durante l’incontro con il Presidente, ma si è trattata della solita “appariscenza” mediatica: Francesco preferisce la battaglia pro-immigrazione, piuttosto che quella contro le guerre, anche perché, attualmente la sua religione, la prima tra le monoteiste e dogmatiche, è in forte crisi, ed è in lotta perenne con l’Islam che ne sta approfittando, per la grave crisi morale che sta attraversando, travolta dalla politica, dai cedimenti dottrinari e dalla pedofilia. L’ “immigrazione dei poveri” è una battaglia che non costa nulla, perché viene propagandata mistificando il messaggio evangelico di un Cristo che, nei secoli, ha subito mille interpretazioni di teologi più o meno interessati a che, in certi momenti, ne hanno fatto l’arma, appunto, per superare certe decrescite di consenso; quella della “pace”, invece, è un paradosso, proprio perché sono le potenze cristiane, e quindi cattoliche, che da mille anni promuovono le guerre, i massacri, gli olocausti, le stragi di chi fu definito “eretico”; e alla fine dietro, c’è sempre la benedizione papale.

Anche adesso, è evidente che al Vaticano fa molto più aggio difendere la causa ebraica che quella palestinese, che confina con gli islamisti, che, non è un’opzione, conviene mettere tutti, buoni e cattivi, nello stesso calderone, e farne i reietti del terrorismo.

In realtà il risveglio dell’Islam è stato causato proprio dalla debolezza intrinseca del catto-cristianesimo, più che dalle divisioni dogmatiche tra sunniti e sciiti, dalle quali un papa intelligente dovrebbe tenersi alla larga. E non ha tutti i torti chi afferma che il terrorismo non tocca l’Italia, né la Grecia, per il fatto stesso che l’immigrazione clandestina, che favorisce la transumanza terroristica (vedi la strategia dell’attentato di Manchester!), ha il pieno appoggio dei Governi e di buona parte dell’opinione pubblica, invasata dagli appelli vaticani. Che sono appelli di natura politica e non religiosa.

E come potrebbero, questi appelli, che, quindi, aprono all’organizzazione terroristica, conciliarsi con altri eventuali appelli a favore della pace?

Per raggiungere la pace bisognerebbe terminare le guerre; e il Papa sa bene come la Chiesa fu solita concluderle, nella storia: con l’eliminazione fisica degli avversari, ma questo il cattolico ipocrita non vuole ammetterlo!

In questo caso gli avversari sono gli sciiti, perché non accettano le regole dell’Occidente, né vogliono, al contrario dei sunniti, goderne i privilegi, le ricchezze, le storture sociali, e perfino il contatto con il cattolicesimo, perché lo considerano “blasfemo”.

Ecco che il cerchio si chiude: ben vengano gli appelli alla pace, ben vengano i richiami alla giustizia sociale (che gli sceicchi non hanno mai applicato), alla pietà e dignità umana (che non trovano posto né a Teheran, né tanto meno a Riad!), ma quel che conta è che la guerra continui fino a che possa trionfare chi si è alleato con l’Occidente, che in questo momento è impersonificato da Trump, e non importa che tenga i piedi in due staffe insanguinate: alimenti il terrore atavico contro la cristianità da parte dell’Isis, e nello stesso tempo combatta contro gli ayatollah, per spartirsi poi le grandi disponibilità energetiche, come accadde in Iraq.

In questa contraddizione c’è tutta la confusione di un popolo, i cattolici, che ormai è allo sbando: ridotto ad appoggiare le peggiori politiche anti-umanitarie prospettate dal neo-liberismo delle lobby, e al tempo stesso gloriarsi di subire il mercato degli schiavi, che funziona ogni giorno, in Italia, con le masse di migranti sfruttati e ingannati; mentre assiste, impotente, al proliferare degli armamenti, che, anche se solo formalmente,  diventano materia di “dibattito consensuale”, tra il loro capo spirituale, e il capo degli armigeri.

E’ tempo che le religioni riassumano la loro veste originale, che è quella, come testimoniarono i Catari, poi sterminati in 200.000 dalla crociata occidentale ordita dalla Chiesa (*), di ricondurre l’uomo a contatto con Dio, e non fare di Dio il loro nefando condottiero... (ITALIADOC)

(*) La religione catara contestava il Dio in terra rappresentato da una Chiesa affogata nel materialismo, e che condivideva gli errori e le ingiustizie, e lo circoscriveva solo alla sfera spirituale, dove l’uomo si ricongiungeva con Lui dopo aver superato la prigione terrena. Cristo era solo un uomo che si era sacrificato in nome di questa idea. Durante la strage perpetrata dai francesi contro la roccaforte di Montsegur, presente Domenico di Guzman (futuro San Domenico), il cardinale Arnaldo di Citeaux, che li comandava, pronunciò la famosa frase: “Uccideteli tutti, Dio saprà riconoscere i suoi!”

 

 

 

 

 

 

 
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