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Creato da: r.capodimonte2009 il 13/10/2009
attualità, politica, cultura

Messaggi del 10/05/2017

 

Il sindacalismo di regime insulta i lavoratori

Post n°1573 pubblicato il 10 Maggio 2017 da r.capodimonte2009
 

Il Presidente dell’INPS, Tito Boeri, intervenendo ad una tavola rotonda presso La Sapienza di Roma, insieme al Premio Nobel Joseph Stigliz, ha dichiarato a brutto muso: “Si possono raccogliere molti soldi se si interviene sui vitalizi dei politici e sulle posizioni di rendita, anche dei sindacalisti che si sono creati posizioni di favore in questi anni. Noi abbiamo presentato delle proposte che giacciono inascoltate al Ministero del Lavoro, e mi auguro che si possa intervenire su questi privilegi per recuperare molte risorse con cui finanziare interventi di politica sociale non più rinviabili.”

Immediatamente Radio-Triplice, per bocca dell’inverecondo ex-sindacalista, nonché Presidente della Commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano, noto “manicheo” del PD, ha reagito (da notare che i tre tribuni della Trimurti, però, non l’hanno fatto, evidentemente perché sanno che il problema c’è!), cambiando totalmente discorso, e accusando l’INPS di scarsa affidabilità, in quanto, sistematicamente, offre dati statistici distorti o incompleti sulle dinamiche del lavoro (si riferiva, ovviamente, a quelle notizie che mettono in discussione, il più delle volte, la situazione della disoccupazione in Italia, prefabbricate dall’Istat al modo di Trilussa, e che al ministro Poletti e al “risorto dalle ceneri” Matteo Renzi, invece, fanno molto comodo!); e crea difficoltà burocratiche nell’accesso agli ammortizzatori sociali (si riferiva, evidentemente, al fatto che finchè il lavoro in Italia si difende solo con la cassa integrazione, l’INPS è costretta a tagliare le pensioni dei poveracci!). Boeri, che non è il solito Mastrapasqua, servo dei poteri forti, finito agli arresti domiciliari per truffa, ha risposto per le rime: “L’impressione che si ha dalle vostre rimostranze è che di sistematico ci sia il mettere in discussione e spesso svilire ogni proiezione che non corrisponda ai vostra desiderata!”

La cosa paradossale che a difesa di Damiano è intervenuta l’ex-tribuna della cosiddetta “destra”, Renata Polverini, cacciata dalla Regione Lazio per imbrogli vari, e dal sindacato UGL per motivi ancor più gravi (l’ex-suo mentore, Giovanni Centrella, è stato arrestato per aver sottratto 500.000 € alle casse del sindacato), e, per premio, nominata vicepresidente della Commissione Lavoro, la quale ha dichiarato (udite da che pulpito viene la predica!): “Il Presidente dell’INPS Tito Boeri è arrivato al limite. Non è più accettabile la mancanza di rispetto che dimostra nei confronti dei vari organi costituzionali (e la Commissione Lavoro, lo sarebbe, in quanto imbosca le proposte di legge del M5S che ripetono da anni le idee di Boeri!). Chiedo al Presidente Gentiloni, nonché ai Presidenti Grasso e Boldrini, un “ridimensionamento” di Boeri, in quanto il suo incarico è prettamente tecnico e solo marginalmente politico.”

Vorremmo solo ricordare alla signora Renata di una certa Legge Mosca (n. 252/74), che regalò miliardi di contributi figurativi a politici come Napolitano (in tutto oltre 20.000!) e a sindacalisti come Storti e Lama (in tutto 17.000!) he così sono andati in pensione, e che pensione, gratis; e di un’altra certa legge, la 564/96, la quale stabilì, per i sindacalisti, una retribuzione aggiuntiva sulla quale calcolare la pensione, relativa al loro “impegno sindacale”: naturalmente basata tuttora sul calcolo “retributivo”!

Ora ci chiediamo: con che faccia certe “personalità” da tardo impero, come Damiano e la Polverini, circolano ancora in Parlamento, e non sono soggetti a “libertà vigilata”, come criminali incalliti?

 

L’ex-Presidente di Alitalia, Luca di Montezemolo, intervistato a Di Martedi’, ha rivangato tutta la vicenda della caduta verticale della compagnia di bandiera, incalzato “bonariamente” dal solito servo di regime, affermando, in definitiva, che lui, mentre l’Alitalia falliva, non c’era, e se c’era, dormiva. Peccato che i suoi bravi 500.000 € al mese se li portasse a casa, solo per fare presenza, ovviamente! Anzi, di una cosa si è accorto, bisogna dirlo: che la colpa è tutta dei lavoratori che hanno detto NO al referendum dei sindacati di regime, e che non hanno capito, dopo le tre volte che l’azienda è andata a carte quarantotto, che stavolta era la volta buona!

Nel risparmiarci ogni commento su questo ludibrio, notiamo però, con angoscia, che, da capo, Alitalia è stata consegnata in mano a tre “gaglioffi”, che il Governo ha voluto battezzare “commissari”, infilati nel pertugio, lasciato aperto dai lavoratori (che non verranno neppure ascoltati da costoro, in veste di sindacati indipendenti, ostili alla Triplice, per la nota truffa imprenditoriale che riconosce rappresentatività solo ai sindacati che firmano i contratti –si tratta di oltre 13.000 dipendenti!-); i quali, l’unica cosa che dovranno fare sarà incassare 5 milioni a cranio, scaricare il 50% dei lavoratori sulle spalle dell’INPS (parte in mobilità, parte in cig!), e cercare una compagnia che si inghiotta Alitalia, pagandola quattro soldi, e incassando una tangente del 10% di soldi pubblici! Si tratta dei signori Luigi Gubitosi, ex-Rai (l’uomo che ha foraggiato il peggio del servizio pubblico, da Fazio a Vespa!), Stefano Paleari (docente di ingegneria nucleare, confuso, evidentemente con Montgomery Scott, dell’Enterprise, visto che gli arei Alitalia, quasi tutti in franchising –e quindi a valore debitorio- non  hanno propulsione a impulso!); e, dulcis in fundo, Enrico Laghi (ex-Unicredit, e quindi in conflitto d’interessi, visto che la società è in gran parte di questa banca!), il quale avrà veramente poco tempo da dedicare al merchandising, visto che detiene un’altra decina di incarichi d’oro da consulente (Ilva, Burgo, Scuola GdF, Poste Italiane, Telecom, Eni, Pirelli e Nomura!). Lo sponsor di costoro è il dott. Carlo Calenda, neo-ministro dello Sviluppo Economico, figlio di papà e mancato attore, pupillo di Montezemolo in Ferrari (dove ha fatto tutta la carriera nel marketing –sic!-), il solito yuppy creato a tavolino dalle maestranze massoniche, che gli hanno imposto anche questa terna (è noto che la massoneria opera come la mafia: promuove i suoi accoliti, ma poi li obbliga a spartire prebende, bonus e stipendi!).

La  fine  che farà Alitalia e i suoi 13.000 dipendenti, perciò, è nelle mani di Dio! (ITALIADOC)

 

 

 

 

 
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