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Creato da: r.capodimonte2009 il 13/10/2009
attualità, politica, cultura

Messaggi del 22/05/2017

 

La gestione governativa e sindacale del lavoro rasenta ormai la criminalità

Post n°1580 pubblicato il 22 Maggio 2017 da r.capodimonte2009
 

Sui dusastri del Jobs Act è ora ormai di stendere un velo pietoso, rammentando, prima, ai sindacati di regime, CGIL-CISL-UIL-UGL che fecero passare la riforma facendo spallucce, invece di mobilitare la piazza, come in Francia, visto che la nostra Consulta, si sa, è al servizio del regime, e mai avrebbe cancellato questa vera e propria offesa ai lavoratori, che l’avere eliminato i vaucher non li solleva certo da quella terrificante responsabilità (la stessa che si assunsero quando approvarono la Legge Fornero!).

Tra le nefaste conseguenze di questa invenzione dell’ex-buzziano Poletti, il recente calo del 37% delle assunzioni a t.i. e la strage dei licenziamenti (+24%), dopo la fine degli incentivi alle imprese, concordati con l’abolizione dell’art. 18. Ma soprattutto la “somministrazione abusiva”, che è una specie del “lavoro interinale” che viene proposto alle aziende dalle cosiddette “cooperative multiservizi”, che inquadrano i lavoratori quali soci, retribuendoli da 4 a 6 € all’ora, e che serve ai datori di lavoro impegnati a risparmiare, “esternalizzando la manodopera”. Un appalto fittizio, cioè,  che sta imperversando grazie, appunto ad una legge del lavoro, avallata dal PD, che aveva illuso Confindustria (che l’aveva dettata e poi benedetta) di poter costituire una panacea ai costi del lavoro più alti del mondo.

Alla fine, questa “somministrazione” (il rapporto è tra somministratore, lavoratore e utilizzatore), lo si capisce al volo, diventa un nuovo “caporalato”, e non ha niente a che vedere con il “lavoro in affitto” introdotto dalla Legge Biagi del 2003, circoscritto solo ad aziende autorizzate.

Ma il paradosso si conferma nel fatto che fino al 2016 si tratta di un reato punibile (sic!) con 50 € di ammenda per ciascun lavoratore sfruttato, ma con conseguenze penali; le quali, come per miracolo, sono state rimosse, aumentando l’ammenda (fino a 5.000 €), ma eliminando la denuncia penale. Così dal 2014 al 2015 il ricorso a questo sistema criminale, ordito dalle Cooperative, d’accordo con i sindacati (sempre in silenzio, quando conviene per interessi condivisi!) è passato da 8.320 casi di abuso a 9.620, fino ad arrivare nel 2016, a 13.416 (+39%), a dimostrazione che conviene molto di più sfruttare il lavoratore che pagare la  multa. I settori più interessati a questa porcata sono il noleggio, le agenzie di viaggio, il manifatturiero, i servizi di comunicazione e le costruzioni.

Ma se vogliamo far capire alla gente quanto è deleteria, tuttora, la mancata realizzazione dell’art. 39 della Costituzione (su cui la Consulta si guarda bene dall’intervenire!), che prevedere che il sindacato debba essere libero, e proporzionalmente rappresentato in base agli iscritti, mentre attualmente la rappresentanza riconosciuta è quella alla “quadruplice”, solo perché firma i contratti (e ciò contrasta severamente con la Costituzione!), e perciò far sì che il 65% dei lavoratori non iscritti al sindacato di regime, possano esprimersi verso altre organizzazioni, come è accaduto, per esempio, con il referendum Alitalia; dobbiamo soffermarsi un attimo su quel che accade della nostra compagnia di bandiera, finita in mano a tre “commissari”, molto più somiglianti alla “Banda Bassotti” che a tre individui che dovrebbero difendere il destino di 12.000 lavoratori. Il capo-banda, l’ex-attore bambino Carlo Calenda, infatti ha approvato proprio l’altro ieri il bando coniato dal terzetto Gubitosi-Laghi-Paleari per le manifestazioni d’interesse relative alla vendita della compagnia, dove non c’è una sola parola sui criterio di selezione delle proposte (e qui già si capisce perché si siano già fatti avanti gli “hedge fund” cinesi, come Chine Investment Co., che trasformeranno l’Alitalia in un asset esclusivamente finanziario e speculativo, tagliando 2/3 dei posti di lavoro!); né, tanto meno, la preferenza per un progetto che limiti l’impatto sociale.

E’ ovvia che il maligno Calenda si voglia conformare alle tristi vendette della signora Camussso, nei confronti, ovviamente, dell’80% dei lavoratori Alitalia che le hanno buttato in faccia l’ennesima ristrutturazione-beffa; ma anche della Confederazione Unitaria di Base, il sindacato che, pur non ammesso alla trattativa, raccoglie la maggioranza dei lavoratori.

Così, l’ennesimo personaggio da commedia dell’arte, scelto da Renzi a sbuffoneggiare l’Italia e travagliare i lavoratori, ha messo tre “pupazzi” a redigere un piano di distruzione di Alitalia, questa volta definitivo, che non sarà affatto come dovrebbe essere, ma finirà nell’ennesimo “spezzatino”, se ne ricaveranno pochi milioni, maleddetti e subito, si regalerà al compratore denaro pubblico a iosa per incoraggiarlo, e con il ricavato si tapperanno i buchi degli unici due soci bancari, Unicredit e Banca Intesa. E i lavoratori, e le loro famiglie?

Se qualcuno immagina che ai sindacati di regime freghi qualcosa, piuttosto che rinunciare ai loro privilegi di casta, si sbaglia.

 

I piloti, vuoi o non vuoi, finiranno in altre compagnie straniere, tutti gli altri, a carico della collettività con la cig o a casa. In Alitalia resteranno solo chi ha la tessera del regime, quella sindacale o quella del PD, esattamente come se si ritornasse all’epoca fascista: dove però nessuno si sarebbe permesso di abbandonare a se stesse migliaia di famiglie, per salvare manager e politici, o Governi-Ombra. Questa gente, Mussolini, la mandava in galera! (ST.JUST)

 
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