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Se la legge elettorale non fosse caduta a causa dell’emendamento sul Trentino Alto-Adige (legato alle lobby politiche di lingua tedesca, come la SVP), che i franchi tiratori del PD (una cinquantina), legati ad Orlando e ad Emiliano, più gli ex-grillini, che vedono le elezioni anticipate come la fine della pacchia, più una pattuglia di sostenitori dell’on. altoatesina di F.I. Biancofiore, in tutto una settantina di voti, apparsi come in un miracolo, dal tabellone luminoso che la Boldrini ha “voluto” al posto dei voti “segreti” (il suo partito è contrario alle elezioni anticipate!); sarebbe caduta sugli altri due emendamenti grillini, quello sul voto di preferenza e quello sul voto disgiunto, che il movimento voterà (o avrebbe dovuto votare) tra sabato e domenica.

E questo PD che, dopo il congresso bulgaro, sembrava un amalgama renziano, ha dimostrato, invece, di essere una poltiglia di elementi inconciliabili. E non è un caso che Giorgio Napolitano se ne sia accorto, visto che è il padre putativo di ogni intrigo e di ogni malanimo che circoli in Parlamento, è abbia lanciato il segnale di rivolta.

E’ normale che il “re nudo” sia stato costretto a fare la vittima e a incolpare chi, come i deputati cinquestelle, hanno votato compatti un emendamento che avevano segnalato come “importante”, sì che lo stesso Fiano, relatore della legge, ha dovuto ammettere che nella seconda chiamata Toninelli non aveva negato il suo voto alla mozione!

In realtà tutto l’imbroglio, che si è tentato di addebitare a Grillo, è scoppiato nelle mani di Renzi, il quale, adesso, si trova nelle pette.

O accetta che Trento e Bolzano, finalmente, diventino un pezzo dell’Italia (anche perché la Lega di Salvini e FdI hanno votato con il M5S!), oppure sarà costretto a rifare la legge elettorale solo con Berlusconi, e questo, in fondo, è la soluzione migliore per Grillo, visto che lui l’aveva preannunciata, e l’accordo a quattro l’aveva accantonata con grande sospetto.

L’altro errore fatto da Renzi (il quale paga duramente il fatto di non essere deputato, e di non poter guidare direttamente il suo caravanserraglio!), dunque, è quello di aver sottovalutato il colpo di coda velenoso dell’ex-Presidente della Repubblica, che non gli ha mai perdonato di aver perso il “suo” referendum istituzionale di tipo sovietico. Il quale condivide, con una bella torma di confratelli (e più dimostrazione di questa non c’è!), l’appartenenza alla massoneria; la quale teme, peggio dell’Inquisizione, l’affermazione politica di Beppe Grillo. Inoltre, personaggi come Rosato e Guerini (a cui aggiungiamo anche Orfini), dovevano essere tolti dai vertici del partito, visto che avevano sbagliato un po’ tutto, prima, durante e dopo il congresso, illudendolo di un’unanimità inesistente!

Ora sappiamo che Renzi non perdona; tuttavia mai come adesso è debole, da capo a piedi, è come una banderuola scossa dal vento,  che non sa che pesci pigliare, se non la vecchia cernia berlusconiana. La quale, però, deve a sua volta guardarsi le spalle, dalla Lega e da FdI i quali non saranno mai d’accordo (almeno lo sperano i loro elettori) in un nuovo “nazareno”. All’orizzonte, inoltre, stanno spuntando “prove di connessione” tra “sinistre disperse” per superare il fatidico 5% (che per Renzi è vitale!): ma qui le ambizioni, la confusione, la babele sono di casa, e sarà come amalgamare l’acqua con l’olio. (R. SCAGNOLI)