Creato da: john.keating il 14/09/2004
Metafisica della Terra della Sera

Area personale

 

Archivio messaggi

 
 << Marzo 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
        1 2 3
4 5 6 7 8 9 10
11 12 13 14 15 16 17
18 19 20 21 22 23 24
25 26 27 28 29 30 31
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

FACEBOOK

 
 

Ultime visite al Blog

sundropstudio.arcidiaconogTRAFFICANTEpatriot9particellaMenelaoParideelenie58ma.centiniCoulomb2003bing.madsenguidi12mariano.vitale1979kabibi70SoloLunaSenzaStelleodarroc2
 

Ultimi commenti

Prof...bentornato :-)))))))
Inviato da: pal_jazz
il 05/07/2006 alle 15:28
 
Lei è così, senza tanti ai e bai...
Inviato da: john.keating
il 19/05/2006 alle 17:40
 
:)
Inviato da: ladymiss0
il 07/10/2005 alle 10:40
 
Ti ho scoperto adesso. Ho da imparare da qui ma ti devo...
Inviato da: singleproblem
il 07/10/2005 alle 01:49
 
Mi ricorda tanto un cane che si morde la coda.......
Inviato da: Stephanie10
il 06/10/2005 alle 20:33
 
 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi e commenti in questo Blog.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

 

 
« Dell'infelicità dell'OccidentePerché Heidegger è megli... »

La dimostrazione matematica della stupidità

Post n°162 pubblicato il 13 Settembre 2005 da john.keating

La cosa più noiosa della metafisica è naturalmente la sua ovvietà. Non potrebbe essere altrimenti, essendo la metafisica nient’altro che l’impensato del pensiero corrente.

“La scienza non pensa”, secondo la nota locuzione; locuzione forse severa, ma è ben certo che la scienza, se può, se ne sta lontana dalla filosofia.

Certo, quando si tratta di decidere se staccare la spina al malato terminale, o del concetto stesso di “accanimento terapeutico”, si mettono di fronte scienza e filosofia: e il buon scienziato dinanzi a questo, tace, e ascolta.
La cattiva scienza invece, pretende di trovare la dimostrazione matematica della felicità, o di individuare il gene del tradimento sessuale. Nessuno scienziato serio prende per buono un solo rigo degli scritti volti a questo scopo.

Ma poi, siccome il libro è un prodotto industriale, e vendere è un valore, c’è sempre chi scrive per dimostrare che la scienza ha una risposta per tutto, può decidere di tutto e dimostrare di tutto. E se questi libri vengono scritti, è perché c’è chi li compera, quantunque siano libretti che si trovano nelle librerie e nelle bancarelle, affiancati a titoli che parlano della virtù curativa delle pietre, della storia segreta del Terzo Reich e di spazzatura new age assortita. Letteratura per incolti.

Chi acquista e legge libri siffatti è normalmente un lettore poco acculturato, ma che soffre di un qualche suo complesso di inferiorità.

Ad esempio, un tecnico – poniamo, un odontoiatra, un ingegnere – che terminate le sue 8 o 10 (ma anche 12) ore in ufficio a curare un progetto – tutti uguali, tutti specializzati, tutti i santi giorni di tutti i santi anni – torna a casa la sera, e in preda a qualche crisi di identità, o semplicemente sentendosi bisognoso di essere all’altezza dei vari “intellettuali” con cui suo malgrado ha a che fare (amici, fidanzate, conoscenti), cerca una giustificazione del suo fare all’altezza.
Che gli volete dare in mano? Gli vorrete mica parlare del dibattito tra analitici e continentali? Gli metterete mica in mano Heidegger o Jaspers, che oltre ad essere molto ostici, richiedendo dedizione, studi specifici e approfonditi, quando arrivasse a capirli si sentirebbe dire che la sua conoscenza è molto parziale, fonte di infelicità per il genere umano, e altre cose che gli distruggono quelle poche certezze che coltiva e difende pervicacemente (e comprensibilmente, certo)?

Meglio, molto meglio, un libercolo che spieghi come egli non capisce tutto ciò che non capisce, perché non c’è niente da capire, che 4+4 fa sempre 8, e questo è tutto quel che c’è da sapere.

Naturalmente, il libercolo gli dovrà dare un senso di appagamento intellettuale, deve insomma far vedere che è di filosofia che comunque si parla. E allora via giù a citare qualche nome. Ovviamente, mica si citano Rorty, o Habermas, o Luhman o Apel: chi cazzo sono, mica si vendono, stanno mica nella Hit Parade. Si citano i Grandi, cazzo – Platone, Aristotele, Kant, Hegel – roba di grido, quei nomi che il nostro ingegnere ha sentito nei lontani anni scolastici, e che insomma sono il Greatest Hits della Filosofia. Platone sul podio e Kant nei dischi caldi.

Siccome lo stare a spiegarli non serve – è palloso e difficile capirli, anche se paiono essere così popolari – è sufficiente nominarli, ammiccando all’ingegnere col tono di “noi sappiamo che dicono questi, no?”, e l’ingegnere è contento, perché così si sente gratificato e riconosciuto dal suo Autore come persona al suo livello. Col che, si capisce che dietro la finta umiltà (ma il complesso di inferiorità è autentico) e il suo atteggiamento da Bertoldo, l’ingegnere è di una superbia sconfinata, che non riconosce il valore delle conoscenze e del pensare altrui. Lui è uno che domina la materia, la piega ai suoi scopi e ai suoi voleri; il delirio di onnipotenza si annida in ogni piega del suo pensiero. Per lui, il pensiero ha un solo fine: il suo. Quello altrui, è niente. Lui è uno che non vuole vincere: vuole stravincere.

Il problema è che all’ingegnere, Platone e soci non servono una beata minchia, e allora come la mettiamo col fatto che lui non li usa se sono così importanti? Il senso della sua inadeguatezza sta tutto lì. Ma basta dichiarare – DICHIARARE, che dimostrare è tutta un’altra faccenda – che i filosofi raccontano un sacco di fregnacce e cose senza senso.

Che poi è quel che l’ingegnere vuol sentirsi dire, perché è quel che pensa. Mica si comperava il libro altrimenti. Che ci vuole? 80 pagine, un po' di banalità, un paio di citazioni d'effetto della gente più disparata (l'Autore ha un'ampia cultura) e 25 secoli di filosofia sono demoliti. Alè, ecco fatto. L’ingegnere ha una cultura molto ristretta – attenzione, ristretta nel senso di molto selettiva e iperspecializzata, poi mica sta a guardare il capello fuori di questo – anche se in effetti è tipico degli ignoranti disprezzare ciò che non capiscono. “Se non capisco, io che sono ingegnere, vuol dire che non c’è niente da capire”. Ovvio.

Ma vuoi mettere poter dire invece “l’ho letto in un libro di filosofia”? Che detto così è come “l’hanno detto alla tv”. E l’ingegnere, naturalmente, non capisce il senso della differenza, perché, abituato a manuali e istruzioni per l’uso, tutto ciò che è libro ma non manuale, è Cultura. Roba fine, roba colta, insomma.

Che poi la Filosofia sia tutta un’altra cosa, non c’è neanche bisogno di dirlo. Una domanda più interessante sarebbe ad esempio sapere che bisogno abbia la scienza, che già trionfa in ogni campo, di piantare la propria bandiera nel campo filosofico. La risposta è naturalmente “nessuno”. Per la scienza seria, la filosofia è solo fonte di guai.

La Filosofia, inoltre, non produce più “sistemi” da un secolo e mezzo, da quando Nietzsche ne ha fatto piazza pulita per intenderci, ed è una cosa che qualunque studente di liceo appena passabile sa, anche se per l'ingegnere non è rilevante. È Filosofia, e tanto basta. 
Ma la cosa davvero interessante è che i grandi sistemi filosofici dell’epoca moderna – Cartesio, Kant, Hegel, per intenderci – sono quelli che hanno permesso (Cartesio), teorizzato (Kant) e reso definitiva (Hegel) l’equazione conoscenza scientifica=conoscenza certa e reale. Per cui tentar di demolirli in nome della scienza, è il più grosso autogol che il pensiero scientifico possa pensare di fare.
E che si guarda bene dal fare, in effetti. Il pensiero scientifico serio, intendo. Ché l’idea di fondare una “filosofia scientifica” è semplicemente ridicola. È né più né meno che una patacca. E chi spaccia queste idee produce solo ciarpame filosofico.

La pretesa di fondare una filosofia su basi matematiche non è degnata neanche più di risposta a cominciare dai matematici stessi. Un po’ come un cantante scarso, che la prima volta fa ridere, la seconda sorridere, e la terza rompe le balle. Sono gli stessi  matematici che ci spiegano che la decidibilità di una affermazione non può in alcun modo esser riposta in alcun sistema logico e matematico; ciascuno dei quali, grazie ai teoremi della Incompletezza di Gödel e a quello della Indeterminazione di Heisenberg, hanno i loro problemi a giustificare se stessi. Figuriamoci se la matematica sta a baloccarsi con Aristotele o San Tommaso.
In effetti, se così fosse, non esisterebbe una cosa chiamata poesia, per esempio. Ma qui siamo già troppo oltre per il nostro ingegnere. È un tipo pratico, lui.

Se consideriamo che ogni scienza SCEGLIE il modello matematico più adatto alle sue teorizzazioni, quando non arriva a costruirsene uno, si capisce che stare a blaterare di matematica come modo di conoscenza esatto, perfetto, indiscutibile e inequivocabile è solo tempo perso.

Del resto, pretendere di dimostrare scientificamente il valore del pensiero scientifico, e specularmente, di dimostrare matematicamente l’assurdità degli enunciati filosofici, è un po’ come stabilire che il sole sorge ad est perché il Giappone ha il Sol Levante nella bandiera.
O più chiaramente, come chiedere all’oste se il vino è buono.

E qui, l'ignoranza non c'è scienza che la giustifichi, e del pari, la stupidità non ha bisogno di alcuna dimostrazione matematica.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
Commenti al Post:
taviel
taviel il 13/09/05 alle 18:23 via WEB
senti questa: sto con un ingegnere che pensa che la matematica sia Il Modo di conoscenza esatto, perfetto e inequivocabile. allora io gli propongo la mia visione della scienza e dico che la mia materia: la sociologia è una scienza. lui subito verifica che sui miei libri ci sono modelli matematici e diagrammi per spiegare, che so io, il comportamento criminale piuttosto che la porbabilità di una scissione eretica in una società.. e lui pensa: ridicolo! applicare questi modelli a una materia della facoltà di scienze e filosofia! lo penso anch'io. purtroppo nel tentativo di dare una veste più accademica alla sociologia alcuni Illustri hanno fatto queste cazzate.. il problema è che si dovrebbe affrontare certi problemi in una prospettiva filosofica, magari farsi aiutare dalla statistica, ma non esagerare. certi teoremi vanno dimostrati con l'esperienza ragionata, e non sono propriamente scientifici.. ma perchè la scienza dev'essere l'unica Matrona della cultura? la filosofia potrebbe essere una consigliera dietro le quinte.. e mentre le ancelle artistiche stanno a guardare, la sociologia apsetta ancora, bambina, di venir definita. ma queste cose il Mio ingegnere non le vede (ancora).. e pensare che mio padre scrive del rapposrto tra scienza e religione da anni... e loro 2 vanno così daccordo!!!
(Rispondi)
 
 
john.keating
john.keating il 13/09/05 alle 18:43 via WEB
Beh, la risposta dell'ermeneutica è che non può che essere la scienza la Matrona della Cultura in un pensiero per il quale tutto è una "cosa". Se si dimentica la dimensione "altra" del Linguaggio (se preferisci: del Pensiero), che solo apre all'uomo (o se preferisci: all'ente) la sua dimensione, si concepirà il Linguaggio niente altro che come adeguazione degli enunciati alle cose. E resta spazio solo per la scienza, come modo di conoscenza. Che poi, al di là del linguaggio non sia possibile alcun pensiero, dunque alcuna conoscenza, e che di conseguenza le cose debbano il loro esser cose al linguaggio che le istituisce, è ciò che rimane da pensare. Difficile? Astruso? Certo. Heidegger diceva che "ancora non sappiamo cosa significhi pensare", o meglio lo abbiamo dimenticato, dal tempo di Platone. Ma la presupposizione metafisica consiste appunto nel considerare le cose, in quanto COSE - cioè enti dotati di senso e significato - esistenti al di là del linguaggio. Ma il senso, il significato delle cose, è dato dal linguaggio: le cose si danno a noi, possiamo intenderle, e conoscerle, e rapportarci a loro, SOLO nel linguaggio; niente linguaggio, niente cose. E questo, con uno sforzo di immaginazione, non è difficile da capire. E vedendola così, la supremazione indiscussa della Scienza assume tutta un'altra dimensione...
(Rispondi)
 
MiseEnAbime
MiseEnAbime il 13/09/05 alle 19:19 via WEB
stasera ho pure una certa nausea, quindi non posso dire di essere in grado di scrivere qualcosa di sensato. volevo solo dire qualcosa sulla matematica, non essendo un matematico. Ho studiato la matematica. e ho fatto anche un salto proibito, ho studiato la matematica per studiare la forma delle cose. la matematica stessa è un linguaggio tra i tanti, non meno poetico della parola scritta. in più la matematica non si occupa tanto di cose, ma di schemi. in teoria, l'interesse vero della matematica non è quello di descrivere in modo obiettivo le cose, in questo non è diversa dal linguaggio corrente, ma è quello di essere una griglia teorica sulla quale costruire schemi. pretendere che la realtà sia uno schema è ridicolo, ma non è ridicolo servirsi di schemi per leggere la realtà. e se ci servono schemi, e ci servono anche per alzarci dal letto la mattina, allora ci serve la matematica. Il ridicolo è l'uso che se ne può fare, tipo uno se ne serve per dimostrare che questo è brutto e quello è bello. o nell'applicare schemi errati. però, come persona che studia l'architettura, io posso dire che la matematica mi serve per descrivere in modo efficace determinate forme. certo, potrei stare a dire: "l'effetto di tutte quelle linee che ec ecc" e scrivere una decina di pagine per descrivere l'ordine corinzio, oppure dire che l'ordine corinzio ha lo stesso schema di un noto insieme matematico. allora posso fare delle simulazioni, modificare, cercare realtà alternative e poetiche. una poesia fatta con il linguaggio simbolico matematico. a volte arricchisce il nostro sguardo
(Rispondi)
 
 
john.keating
john.keating il 13/09/05 alle 19:32 via WEB
Ma trattare la matematica da ancella della scienza (la matematizzazione galileiana della natura) è il più grosso sgarbo che le si possa fare. Che sia un linguaggio creativo, che ISTITUISCE significati, e non MISURA le cose, è una cosa che infatti è dura da ammettere ai più. L'aspetto creativo della scienza (non a caso ricordavo che se non trova un modello matematico adeguato, la scienza se ne inventa uno) è affascinante, a patto di ricordarsi sempre di rispettare i vincoli del SACRO, ossia di non pretendere di creare verità, ma significati. E i significati sono umani, la Verità attiene all'Essere. E non è dato all'uomo disporne. L'uomo non si faccia Dio, come purtroppo la scienza porta a credere. (Bello bello... ^__^)
(Rispondi)
 
 
 
taviel
taviel il 14/09/05 alle 16:38 via WEB
ma che fai? ti compiaci da solo?? bello bello.. ;))))))))
(Rispondi)
 
 
 
 
john.keating
john.keating il 14/09/05 alle 17:45 via WEB
Parlavo dello spunto di Mise sulla matematica :PPP
(Rispondi)
 
SocialBlog2
SocialBlog2 il 14/09/05 alle 07:23 via WEB
Ma ce l'hai con gli ingegneri in generale o con un ingegnere in particolare?
(Rispondi)
 
 
john.keating
john.keating il 14/09/05 alle 09:31 via WEB
Avercela? Mica ce l'ho con nessuno, che idee... La scienza è una gran bella cosa, detto senza ironia, e quello di ingegnere è un nobile e utile lavoro. Ma questo non vuol dire che la scienza debba diventare una religione, o peggio IL modo di pensare, e tutto il resto siano stupidaggini. La sscienza ha le sue verità, ma non è La Verità, e questo del resto vale anche per la filosofia. Quando una conoscenza pretende di superare e cancellare tutte le altre, pretendendo di cancellarle e prenderne il posto, succedono invariabilmente due cose: fa piangere, perché diventa fonte di infelicità, di costrizione, di ignoranza e di privazione. E fa ridere, come un bambino che veste i panni della mamma, o un uomo maturo che veste i panni di una fanciulla in fiore. E non so quale delle due reazioni sia la peggiore.
(Rispondi)
 
 
 
SocialBlog2
SocialBlog2 il 14/09/05 alle 18:48 via WEB
Scusami. Ho letto un post di un ingegnere che ce l'aveva con la filosofia e il post di un insegnante di filosofia che citava un ingegnere. Questo mi ha portata fuori strada. Non bisogna mai fidarsi delle apparenze. Ciao.
(Rispondi)
 
 
 
 
john.keating
john.keating il 14/09/05 alle 18:54 via WEB
Oh beh, sto sulle balle a tanta di quella gente, che nemmeno so il lavoro di tutti... Ammetto che le mie esperienze con gli ingegneri sono sempre state poco memorabili, e ovviamente vale anche la reciproca, ma tutto sommato io sopravvivo benissimo. Loro, riguardo a questo, non so. E neanche mi interessa :)
(Rispondi)
 
occhiodivolpe
occhiodivolpe il 14/09/05 alle 10:29 via WEB
io farei delle considerazioni personali x chiarirmi le tue...la visione del mondo e di sè è variata nel tempo secondo la sequenza delle forme di conoscenza scientifica,filosofica e artistica ,tutte attinenti ad approcci diversi ma egualmente operanti nella storia... la scienza è una forma di pensiero ben diversa dal pensiero applicativo,quello dei tecnici x intenderci,che cn essa nn han niente a k fare...la filosofia è sempre andata di pari passo cn la scienza, cercando di concettualizzare e sistematizzare le conoscenze del proprio tempo,da platone e aristotele in poi( la incapacita contemporanea di dare una lettura filosofica e sistematica del mondo e dell uomo coerente alla rappresentazione che ne fa la conoscenza scientifica è pesante) ...la matematica è uno strumento che serve a dare forma dimostrativa alle teorie sui fenomeni, dall economia alla fisica,alla sociologia etc , quando essa è ricerca pura è molto simile alla filosofia e all arte ( gli aspetti creativi delle ipotesi,la forma estetica delle dimostrazioni,la potenza dell immaginazione,l astrattezza delle tesi, la legittimazione di sè procedente da se stessa ) bentornato,un abbraccio,e.
(Rispondi)
 
 
john.keating
john.keating il 14/09/05 alle 17:52 via WEB
Uhm, il percorso - sempre nella lettura della fenomenologia, dell'ermeneutica post-nicciana e post-heideggeriana: giova ripeterlo - è più lineare. Platone è stato letto a senso unico, o in un senso particolare, e la commistione tra pensiero giudaico, pensiero greco, e traduzione unilaterale latina, ha dato il via alla grande metafisica cristiana; sino alla grande svolta tomista e scolastica, del recupero del pensiero aristotelico, dell'inglobazione della cultura araba. E siamo a Galileo, che matematizzò la natura, dando il via alla scienza moderna. Non è esatto dire che scienza e tecnica sono separate: anzi, l'una è il compimento dell'altra, ed entrambe sono l'espressione del pensiero occidentale, che separa il divino dal mondo, sino a che del divino non resta nulla, e resta solo la "natura" - traduzione parzialissima e tendenziosa del concetto greco di physis...
(Rispondi)
 
rosso.scarlatto
rosso.scarlatto il 14/09/05 alle 19:44 via WEB
Non ho mai pensato di riuscire ad interpretare un testo di filosofia, sopratutto dopo "La metafisica dei costumi" all'università (figurati...)... Non ho mai nemmeno pensato di avere una mente "razional/matematica"... Ma ora inizio a spaventarmi... Faccio "addirittura" meno fatica a comprendere che 2+2=4. Ma sono una che si applica eh... :-)))))
(Rispondi)
 
 
john.keating
john.keating il 14/09/05 alle 20:12 via WEB
! La cosa buffa è che questo blog sta nella categoria "diari personali". Ora, a parte ciò che un blog è, può certo essere un luogo di incontro e di scambio. E in un certo senso questo blog lo è sempre stato. Ma resta un diario personale. Largamente incomprensibile come tutti i diari personali. E il motivo è ovviamente che parlo di cose che so e che non ho bisogno di spiegare. Insomma scrivo quel che penso, e scrivere è una ottima occasione per pensare. Poi la gente che viene, si spaventa e si intimorisce (!) o si dichiara ignorante. E' un fatto. Ma perché? Io parlo di cose mie, a modo mio, con la mia scrittura e per me. Lo fanno in diecimila qui dentro, non posso farlo anche io? Perché vi sentite in dovere di dichiarare che non ci capite una cippa? Con ogni probabilità io non capirei un beneamato del vostro lavoro, dei vostri interessi, del vostro mondo. Se volessi insegnarti ciò che so - o che penso - sarei di sicuro più comprensibile e chiaro. Me la tiro? Ma come tutti, il che è come dire per niente. Anche quelli che fanno i blasé, gli sboccati, i finti ignoranti, i provocatori: tutte pose. E se il problema è invece la conoscenza, Heidegger, vi garantisco che ci sono ottime introduzioni al suo pensiero: comprensibili, serie, competenti, interessanti, anche agili e comprensibili. E poi, io mica dico alla gente che deve dire fare pensare lettera e testamento. Non più di quanto chiunque qui direbbe al suo capo alla sua morosa ciò che invece dice per iscritto. Però un altro fatto è che un altro sacco di gente (da cui perlopiù mi tengo lontano) si irrita, si indispone e comincia a rompere le palle. Forse sarà gelosa, o invidiosa, o gli farò ombra, o troverà divertente la cosa (ma che divertimento, c'è comunque sia, a farsi venire il sangue amaro?) Eppure non frequento che meno di una decina di blog, nel 90% dei casi non frequentati dai suddetti soggetti. Eppure questo blog è stato "chiuso" per sei mesi. Eppure si dovrebbe aver già esser riusciti a dimostrare (o si è già dimostrato) che sono tutto quel che volete: uno snob superbioso, uno stronzo, uno che se la tira (a che pro, non si sa). Che c'è da dire d'altro? Dove si vuol arrivare? Devo tornare a scrivere altrove? Non è servito, finché non mi han trovato non hanno avuto pace. Devo smettere di scrivere? Già fatto, e ho passato due mesi a cercare di convincere un sacco di persone che non era il caso e non avevo voglia di riaprire (risultando così stronzo superbioso e snob e uno che fa il prezioso, e altro). Bah. Mi ricorda la storia del padre, il figlio e l'asino.
(Rispondi)
 
john.keating
john.keating il 14/09/05 alle 22:01 via WEB
Chiedo scusa se trovate i commenti chiusi, ma uno dei soliti noti (stavolta col nick "terradicielo") mi ha costretto a farlo. Il commento di prima si riferisce a questo. Temo non finirà, visto che - come sapevo - non avrei avuto pace. Due giorni che ho ricominciato a scrivere, due giorni che mi danno (letteralmente) la caccia un po' ovunque. Che dire? Star sulle balle a qualcuno, è normale. Star sulle balle ad uno psicopatico, è un problema. Lo sappiamo tutti, e tuti leggiamo in giro. Chiedo scusa, credo comprenderete.
(Rispondi)
 
MiseEnAbime
MiseEnAbime il 14/09/05 alle 22:10 via WEB
il ritorno di mise sulla matematica - sparo le mie nozioni. esistono due matematiche, la prima (diciamo assira e egiziana) è agrimensura (si scrive così?) misura le cose, serve a qualcosa. nei fatti era un insieme di ricette per calcolare superfici e volumi. punto. la seconda (più o meno greca) è geometria, misura della terra (forse del cosmo) e ha più a che vedere con l'ontologia che con altre cose. i greci se ne stavano lì a stritolarsi le palle con problemi evidentemente inutili come scoprire quali cose potessero essere costruite con riga e compasso. oggi a scuola ci insegnano la matematica assira. Avevo cominciato a leggere un libro di badiou dove si afferma che l'ontologia è la matematica. e la matematica è l'ontologia. Allora si può dire che il nostro ingegnere entifica l'essere e tutte le seghe heideggeriane che non conosco se non di nome, perché usa la matematica come uno strumento (resta da capire se galileo pensava davvero in questi termini strumentali, ma probabilmente si). per questo sbaglia. e sbaglio pure io che la considero una lingua come un'altra. il problema vero è questo, e lì davvero siamo di fronte all'indicibile: perché questo linguaggio riesce a esprimere così bene il nostro mondo? (non credere troppo alla storia che gli scienziati scelgono la matematica che fa loro comodo, non credo sia così in senso stretto). la seconda domanda è, perché un povero cristo come me che abita nel terzo mondo si mette a leggere un libro incmprensibile di badiou sull'ontologia? perché scopo poco? probabile (e anche questo è un concetto esprimibile in lingua matematica, come direbbe galileo)
(Rispondi)
 
 
MiseEnAbime
MiseEnAbime il 14/09/05 alle 22:12 via WEB
intendo dire il concetto di probabilità, non quello di scopata
(Rispondi)
 
 
john.keating
john.keating il 14/09/05 alle 22:28 via WEB
Ma vedi, Mise, che l'uomo da 35000 anni costruisca strumenti e adatti il mondo a se stesso, è un fatto. Ma è cambiato l'atteggiamento nei confronti delle cose. C'è un apologo zen che racconta di un contadino che si porta l'acqua a spalla dal fiume al campo. Quando un occidentale gli dice che una pompa farebbe molto meglio e senza fatica ciò che fa lui con tanta fatica, rifiuta perché "chi usa la macchina finirà con l'avere un cuore di macchina". Luddismo, diremmo. Può essere. Ma qui si parla di atteggiamento di fronte alle cose. Togli all'uomo il linguaggio: che ne è dell'uomo? Che ne è della mente? E da dove viene il linguaggio? La metafisica occidentale semplicemente risponde che la LOGICA è il motore dell'universo, QUINDI anche della mente umana. Nietzsche invece sostiene che il mondo ci appare logico perché l'abbiamo prima logicizzato col nostro linguaggio. E da lì, discendono Husserl, Heidegger, Derrida, Foucault e chi ti pare a te. E PERSINO larga parte della matematica non-euclidea. Oltre, naturalmente, alle teorie contemporanee sulla mente umana, le intelligenze multiple e via discorrendo. Il fatto è che se poniamo UN principio al di là e al di sopra e PRIMA di tutti gli altri, quel principio diventerà ordinatore di tutto l'universo. Un principio che naturalmente è sppiegabile e comprensibile. Logico e razionale, insomma. E QUESTA è metafisica. Mentre noi non sappiamo da dove viene il Linguaggio, e PERCHE' viene. In tal senso, il linguaggio appartiene alla sfera del Divino: qualcosa che ci è dato, in forma di dono, inspiegabile e immotivabile. Noi dobbiamo capire che il mondo ci è dato, si apre nel linguaggio, ma quantunque siamo in grado di operare ottimamente in esso, esso rimane ALTRO da noi. Per cui le scienze, la matematica e quant'altro: ma vanno benissimo. Ma non sono LA VERITA' assoluta, al di fuori di cui NULLA esiste e nulla è indicibile. Per questo abbiamo perso il senso del divino, dell'ALTRO, del mistero. E riteniamo tutto niente altro che una cosa di cui capire il funziamento, e usarla ai nostri scopi...
(Rispondi)
 
shinedom
shinedom il 15/09/05 alle 16:08 via WEB
...hon sempre avuto fiducia nell'uomo, nella Scienza e nella tecnologia quindi in tutte quelle "materie" umane dove il pensiero dell'uomo si posa. Voglio farti delle domande, provocatorie.. ^_^ e le rivoglo a te direttamente anche se so che, in realtà, dovremmo rivolgere a noi stessi... parli di scienza, sai veramente di cosa stai parlando? esisitono pubblicazioni meritevoli come la rivista "Le Scienze" che non fanno filosofia ma che aiutano anche chi meno se ne intende a difendersi dalle balle che spesso si raccontano per far fare bella figura. La Scienza è immenza e non possiamo racchiuderla dentro un contenitore, prima cerchiamo di consocere e poi di criticare. a presto. Shinedom.
(Rispondi)
 
 
john.keating
john.keating il 15/09/05 alle 17:25 via WEB
Le domande non sono mai provocatorie: sono buone o cattive domande ^__^ Non è di scienze che io parlo: ci sono tante forme di conoscenza, ciascuna con le sue verità, e tutte sono importanti e degne di rispetto. Non hanno nessuna importanza i metodi dell'una o dell'altra, se parliamo di atteggiamento umano - o di pensiero. Le scienze pretendeno di essere - e sono - ESATTE. Cos'è questa esattezza? da che deriva? in virtù di cosa è in grado di stabilire ciò che è vero e ciò che non lo è? Una affermazione esatta è quella in cui esiste corrispondenza tra enunciato e osservazione. Questo è fondamentale in TUTTE le scienze. Ma COS'E' questa corrispondenza? Il linguaggio è solo uno strumento al servizio dell'uomo e delle scienze, o ha una dimensione ontologica che eccede e precede l'uomo e le sue conoscenze? Cosa sono gli oggetti della scienza? Sono cose in sé? Cos'è una cosa in sé? Se ci si muove all'interno della logica materialistica, queste sono domande prive di senso, per la scienza. Ma la logica materialistica è L'UNICA logica? Precede l'uomo e lo determina? Non sarà che l'uomo è arrivato ad elaborarla dichiarandola poi universale e trascendente? Domande oziose? Per la scienza, forse. Ma si ripropongono a pie' sospinto, ogni volta che la scienza non sa decidere di se stessa, o pretende di decidere per l'uomo. Perché, a sua volta, la scienza non è che l'espressione di un atteggiamento del tutto umano, meglio: occidentale, con cui si interpreta il mondo e lo si dichiara conforme alle proprie convinzioni.
(Rispondi)
 
 
john.keating
john.keating il 15/09/05 alle 17:37 via WEB
Ti faccio un esempio: un malato terminale. La scienza sa decidere quando e se staccare la spina? Quali criteri adotta nella scelta: economici, morali, medici? proprio sicuro che esista una risposta ESATTA, univoca ed incontrovertibile - cioè SCIENTIFICA, al problema? Sicuro che la scienza abbia la risposta DEFINITIVA alle istanze del malato (che possono anche essere opposte: chi desidera morire, chi vuole sia alleviato il dolore), dei familiari (idem), dei medici, degli amministratori (che possono spingere per una economia di costi), della società... Ed ancora. Supponiamo di adottare un criterio economico: quali criteri devono essere adottati? Per ottimizzare gli interventi futuri (lasciare un malato terminale può voler dire curare di più e meglio i curabili)? O un semplice criterio gestionale di bilancio? Esempi così sono infiniti. E la scienza non ha una MAI risposta. Essa ha come fine lo sviluppo DI SE STESSA. Di se stessa, attenzione: non dell'uomo. Che poi le due cose coincidano, è tutto da dimostrare. Con quali strumenti lo si dimostrerebbe poi? Scientifici? Morali? E cos'è la morale? Quante morali ci sono? A credere che la scienza può tutto, l'etica e la morale scompaiono, perché, come dice Galimberti, "la capacità di fare dell'uomo è enormemente superiore alla sua capacità di prevedere e quindi governare la storia"...
(Rispondi)
 
 
 
taviel
taviel il 15/09/05 alle 18:27 via WEB
esatto... e adesso c'è da vedere chi riscuote più succesi per prima nella storia dell'eutanasia: se l'etica o la scienza. Nel primo caso la scienza seguirà l'etica, ad es. si dirà che è matematicamente impossibile calcolare la soglia massima del dolore per ogni individuo. e nel secondo caso viceversa la morale enuncerà che è giusto staccare la spina quando non cela si fa più in virtù del principio del libero arbitrio...magari..delle famiglie. ma la storia è costellata di quest'inseguirsi tra sentimento e ragione, scienza e morale e non si sa mai chi abbia deciso per prima in una questione, forse perchè non c'è nessuna prima. ma questo ragionamento porta alcuni tra quelli direttamente impegnati intellettualmente nell'uno o nell'altro di questi due campi a un relativismo inaccettabile... è forse per questo, per semplificarsi la vita, che il tecnico vede solo diagrammi e il mistico solo madonne.
(Rispondi)
 
 
 
 
john.keating
john.keating il 15/09/05 alle 19:02 via WEB
Il mistico e il matematico vedono la stessa cosa: un ente che li garantisce nelle loro insicurezze. Il mistico e il matematico sono schiavi della medesima metafisica: la metafisica delle cose in sé. :)
(Rispondi)
 
 
 
 
john.keating
john.keating il 15/09/05 alle 19:29 via WEB
Vedi taviel, tu parli di separazioni, scienza ed etica, sentimento e ragione, ma la natura di quetse separazioni è del tutto metafisica, e consiste proprio nella separazione tra l'uomo e i significati che esso produce. La sapienza antica, Eraclito, Parmenide, Anassimandro, sapeva bene invece che la separazione vera è quella tra uomini e dèi, tra l'umano e il divino, tra ciò che può essere conosciuto e ciò che non lo è. La sapienza antica aveva un SACRO rispetto dei limiti umani; ma poi l'uomo si è fatto Dio e ha trasformato la physis in natura e l'incontro con le cose si è fatto dominio su di esse. Ed è nata l'epoca della tecnica, in cui tutto è divenuto spiegabile, comprensibile. Col che abbiamo perso l'origine divina del Significato, ciò che va accolto senza perché. E gli dèi ci hanno lasciati soli.
(Rispondi) (Vedi gli altri 8 commenti )
 
 
 
 
taviel
taviel il 16/09/05 alle 11:30 via WEB
daccordo.. non sono io che ho fatto le divisioni, infatti.... :)
(Rispondi)
 
 
 
 
john.keating
john.keating il 16/09/05 alle 12:29 via WEB
Sì, abbasso le separazioni metafisiche allora. Dobbiamo stare "vicini vicini"... :D
(Rispondi)
 
 
 
 
taviel
taviel il 17/09/05 alle 16:53 via WEB
uhm... e ti metti in pigiama o "in tiro" x l'occasione? (v.di TuttaTeoria)... sai, io preferisco il filosofo spettinato all'ingegnere con la gelatina!
(Rispondi)
 
 
 
 
john.keating
john.keating il 17/09/05 alle 16:55 via WEB
Fissante per mantenerli ordinatamente liberi?
(Rispondi)
 
 
 
 
taviel
taviel il 17/09/05 alle 17:11 via WEB
nè cera, nè lacca, niente gel... ma ... semplicemente...."fissante per mantenerli ordinatamente liberi?"... un ossimoro da coiffeur di prim'ordine...mmhm... se po' f'fa! ;)))))))))) .. magari di giorno, se no il vento della sera te li sfissa!
(Rispondi)
 
 
 
 
john.keating
john.keating il 17/09/05 alle 17:20 via WEB
Allora olio di cocco per un prodigioso (umpf!) effetto-bagnato, oppure cerchiello.
(Rispondi)
 
 
 
 
john.keating
john.keating il 17/09/05 alle 17:24 via WEB
Dove si dimostra che "sono meglio i capelli messi in piega piuttosto che le teste" ;)))
(Rispondi)
 
 
 
 
taviel
taviel il 17/09/05 alle 18:21 via WEB
da nessuna parte, infatti. anzi, si dimostra il contrario nelle mille vertigini che mi ritrovo in testa (con o senza messa in piega)! un bacio, ciao. vado a fare ginnastica....yoo-hoo!!!
(Rispondi)
 
 
 
shinedom
shinedom il 16/09/05 alle 14:41 via WEB
La scienza non da pareri, mette semplicemente sotto il naso una fotografia della realtà (che in questo caso se le cose son fatte perbene può, e deve, essere ESATTA) e lascia poi agli uomini il potere di decidere cosa fare. Nel caso del malato terminale la scenza da il suo parere, "malato terminale" punto, saranno poi gli uomini a decidere. Mi hai fatto tante domande, troppe, e non ho ne il tempo ne lo spazio (!!) per risponderti anche se mi piacerebbe farlo, quello che voglio dirti è che queste domande sono puramente filosofiche, stiamo facendo filosofia della scenza e non troveremo mai a queste domande una risposta ESATTA poichè ogni uno ha il suo parere sia esso più o meno avvallato da prove più o meno "scentifiche". A presto. Shinedom.
(Rispondi)
 
 
 
 
john.keating
john.keating il 16/09/05 alle 15:54 via WEB
Una domanda sola, e più semplice: che significa ESATTA? In effetti metà della filosofia contemporanea (la filosofia analitica, erede del neopositivismo, di Wittgenstein e di Bertrand Russell, per brevità) si occupa di questo problema. E l'altra metà (quella erede del pensiero heideggeriano e nietzscheano) si chiede: proprio sicuri che esista una cosa NATURALE chiamata LOGICA che garantisce la corrispondenza tra enunciati e "cose"? proprio sicuri che esistano delle "cose in sé" (di kantiana intuizione) dotati di leggi loro proprie? Dopotutto, nessuno ne ha ancora dimostrato l'esistenza al di fuori del linguaggio... :)
(Rispondi) (Vedi gli altri 2 commenti )
 
 
 
 
shinedom
shinedom il 18/09/05 alle 14:10 via WEB
....hmm, ho sempre pensato che alla fine l'uomo trova sempre quello che cerca... anche se quello che cercava non esisteva prima. Siamo noi a dare la logica alla natura essa di persè non l'ha (vedi sistemi caotici & co.) e cercandola la troviamo anche se in effetti non esiste. Noi non scopriamo cose nuove sulla natura me le inventiamo perchè se le scoprissimo dovremmo ammettere l'esistenza di una mente superiore onniscente che ha creato prima il "tutto". Siamo dunque noi che inscatoliamo e misuriamo la la natura nella disperata ricerca di una spiegazione "perfetta" del mondo in cui noi viviamo. Non ne sono convinto ma sarebbe interessante ammettere la scienza come una nuova "religione" in punto di vista nuovo dal quale vedere il mondo. Ma quì si va sul filosofico spinto e a me sinceramente piace rimanere con i piedi "per terra". A presto. Shinedom.
(Rispondi)
 
 
 
 
john.keating
john.keating il 18/09/05 alle 14:48 via WEB
È esattamente quel che diceva Nietzsche. Ed è quel che penso anche io. :)
(Rispondi)
 
MiseEnAbime
MiseEnAbime il 15/09/05 alle 23:15 via WEB
volevo scrivere una cosa sulla scienza ma non mi viene
(Rispondi)
 
 
john.keating
john.keating il 15/09/05 alle 23:19 via WEB
Giuro, hai uno stile che mi fa morire! :))))
(Rispondi)
 
MiseEnAbime
MiseEnAbime il 15/09/05 alle 23:49 via WEB
se provassimo a vedere le cose così. che abbiamo perso l'incantamento e guadagnato un'impietosa luce sull'insensatezza delle cose. la scienza, vera, ci mostra l'insensatezza, la scienza, falsa, ci vuole sigillare in un senso ridicolo. ma la nostra condizione dovrebbe essere quella di assumere su di noi tutta questa insensatezza e smetterla una volta per tutte. poi dopo apriamo un blog e cominciamo a scrivere poesie
(Rispondi)
 
 
john.keating
john.keating il 15/09/05 alle 23:52 via WEB
Per me, ci sto. Mi piace il tono, sui dettagli ci accordiamo, o anche no: tanto buttiamo tutto in poesia. Poi ci dividiamo le donne e il vino (vediamo chi se la ricorda questa), e gli ingegneri li mettiamo a dipingere fiori e farfalle.
(Rispondi)
 
 
MiseEnAbime
MiseEnAbime il 16/09/05 alle 20:54 via WEB
smetterla di far cosa mise? smetterla di pensare che oltre all'apparenza ci sia qualcosa di sostanziale
(Rispondi)
 
 
 
john.keating
john.keating il 16/09/05 alle 21:06 via WEB
Ehi che fai? Heidegereggi anche tu? Che la nostra sia l'epoca dell' "immagine del mondo" l'ho già letto da qualche parte...
(Rispondi)
 
cane_nero_cattivo
cane_nero_cattivo il 16/09/05 alle 01:43 via WEB
Adoro il detteglio...chi lo distingue e separa l'è dal non. "il disprezzo di quello che non si capisce" ho una piccola obiezione...forse è più da presuntuosi,ma ci rifletterò,grazie dello stimolo. buy...
(Rispondi)
 
Gli Ospiti sono gli utenti non iscritti alla Community di Libero.
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963