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Creato da: corsivo79 il 25/10/2004
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Post n°1675 pubblicato il 10 Luglio 2009 da corsivo79

IL CASO

L'INTER TENTA PAVEL NEDVED!

Moratti e Raiola spingono per portare il centrocampista ceco in nerazzurro



NEDVED: "ATTRATTO DALL'INTER, MA NON VOGLIO PASSARE PER TRADITORE" - Tuttosport - Le insistenti voci che danno Pavel Nedved vicino ad un trasferimento all'Inter stanno agitando i milioni di tifosi della Juventus sparsi in tutta Italia, ancora fortemente legati al centrocampista ceco. Ieri, infatti, sul web è esplosa una protesta  che invitava il campione di Cheb a non “tradire”. Secondo quanto riportato stamane da Tuttosport, tuttavia, ieri ci sarebbe stato un contatto diretto Mo­ratti-Nedved e la richiesta di quest’ultimo di parlare con il tecnico portoghese, a dimostrazio­ne che l’ex Pallone d’Oro sta seriamente valutando questa possibilità. Una scelta non facile quella di Pavel, attratto dalla prospettiva di lottare ancora per lo scudetto e la Champions League con una grande squadra, ma allo stesso tempo tormentato da ciò che questa decisione potrebbe determinare, non solo a livello d'immagine, ma soprattutto di rapporti con tutte quelle persone che per anni lo hanno amato ed acclamato. E proprio Nedved avrebbe confessato le proprie esitazioni ad un amico e consigliere, quando ormai si fa­ceva sera: "Quelli dell’Inter mi stanno facendo una corte spie­tata e sono molto attratto. Della Juve società non mi in­teressa, ma non vorrei passa­re per un traditore agli occhi dei tifosi".
Vedremo se anche stavolta il Leone di Cheb respingerà la corte dei dirigenti nerazzurri, che più volte in passato hanno provato a portarlo a Milano, come conferma l'agente del giocatore, Mino Raiola: "In almeno tre occasioni Pa­vel ha rinunciato a trasferirsi all’Inter, per questioni di fe­deltà alla Juve. Facendolo ha rinunciato a tanti soldi". Ma ora la situazione è cambiata. La Juve non ha voluto proporgli il rinnovo di contratto e Pavel Nedved, punto nell'orgoglio, sta valutando l'ipotesi di passare al nemico.
NEDVED-INTER, SVOLTA IN VISTA - tuttojuve.com - Il grande clamore suscitato nelle ultime ore per il possibile passaggio di Pavel Nedved all'Inter, potrebbe ben presto portare ad una rottura della trattativa. Sulla falsariga di quanto accaduto lo scorso anno, quando le proteste dei tifosi bianconeri fecero saltare il trasferimento di Dejan Stankovic alla Juventus.
Secondo indiscrezioni trapelate stamane, infatti, il centrocampista ceco starebbe abbandonando l'idea di vestire la maglia  nerazzurra e sarebbe pronto a riallacciare i contatti con la sua ex amata Lazio.
Il discorso con la società biancoceleste è stato avviato da tempo e potrebbe presto concretizzarsi. Le condizioni per una soluzione positiva della trattativa ci sono tutte: Pavel vuole la Lazio e la Lazio vuole Pavel, come confermato qualche settimana fa dall'agente del centrocampista ceco, Mino Raiola:"La Lazio ci ha proposto un progetto stuzzicante e intrigante. L’ho proposto a Pavel e in un paio di settimane decideremo. Il progetto di Lotito riguarda Nedved calciatore per un po’ e poi come uomo: sì questa è l’idea di Lotito. Ora devono parlarsi loro, ma la cosa ci piace". Una soluzione, quella biancoceleste, che sarebbe certamente accolta con meno livore dai tifosi della Juventus, i quali non accetterebbero di buon grado il passaggio del loro (ex) idolo all'odiata Inter.

 
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La storia si ripete: altro processo, altro patteggiamento stessa "pena congrua"

Post n°1674 pubblicato il 07 Luglio 2009 da koradgl1
 

L'ira funesta di Giraudo (Drago di Cheb ) JU29ROTEAM

 

Chiunque può arrabbiarsi: questo è facile. Ma arrabbiarsi con la persona giusta, e nel grado giusto, ed al momento giusto, e per lo scopo giusto, e nel modo giusto: questo non è nelle possibilità di chiunque e non è facile. Aristotele

Lo strano processo che vede la Triade imputata a Torino per presunte infedeltà patrimoniali e plusvalenze fittizie venerdì scorso ha visto l'interrogatorio all'ex amministratore delegato Giraudo. 
Ricordiamo sommariamente i fatti. La Triade e la Juventus sono finite alla sbarra per un processo, che indaga in tutte le sue possibili pieghe eventuali irregolarità di bilancio a causa della denuncia di Gazzoni Frascara che ha coinvolto l'intera serie A.
E' importante ricordare che per consentire alle società di mettere una pezza ai bilanci drogati il governo Berlusconi aveva varato nel 2003 la famosa porcata della legge spalma-perdite. L'Inter aveva fatto ricorso a quella legge svalutando il parco giocatori per 319 milioni riconoscendo, in parole povere, che i bilanci si portavano dietro plusvalenze finte di pari importo; la Juve fu una delle pochissime società che non fece ricorso alla legge, evidentemente perché i giocatori erano a bilancio per un valore ritenuto corretto e non drogato.
E' successo che nel processo all'Inter la Procura ha accettato la tesi difensiva (in breve: se la Covisoc avesse chiesto più soldi per l'iscrizione al campionato Moratti li avrebbe messi) e il processo è finito prima di cominciare; per la Juve invece, che a detta di tutti meritava una specie di Oscar del bilancio, su invito della Procura (c'è una intercettazione al riguardo) la nuova proprietà ha fatto denuncia contro i vecchi amministratori col bel risultato di consentire un'indagine in tutte le direzioni (falso, appropriazione indebita, infedeltà patrimoniale e addirittura aggiotaggio informativo) sull'intera gestione di Giraudo.
Per esempio si ipotizza un'indebita provvigione a Zavaglia nell'ambito del passaggio di Zidane al Real Madrid, provvigione del cui ammontare lo stesso Zavaglia si lamenta in un'intercettazione poco nota dell'indagine napoletana su "calciopoli". Oppure si considera finta plusvalenza la vendita del 27,2% della società Campi di Vinovo alla Costruttori Generali Gilardi.
Per la verità, si ha la sensazione che le questioni in ballo nel caso della Juve siano più di "lana caprina" e torna in mente il celeberrimo interrogatorio a cui fu sottoposto Enrico Cuccia in relazione al crack della Ferruzzi. Il giudice chiese: "Secondo lei i bilanci della Ferruzzi erano falsi?" e il Cuccia rispose: "Perché lei, nella sua vita, ha mai visto un bilancio non falso?". Naturalmente, il banchiere faceva riferimento ad una verità "filosofica", ovvero che il bilancio è comunque una descrizione umana dell'andamento della situazione patrimoniale e dei costi e ricavi in un dato esercizio. E quindi essendo una descrizione umana è soggetta ad errori e ad omissioni anche in buonafede. 
Vale la pena ricordare che la Juventus è società quotata in Borsa, quindi soggetta a obblighi più stringenti e a controlli più serrati da parte di organi terzi rispetto alle società non quotate.
Dicevamo; processo strano. Questo perché la Juventus, appunto, si trova alla sbarra nonostante i più stringenti controlli dovuti alla sua quotazione e nonostante non abbia usufruito dello spalma-perdite, mentre invece altre società di calcio che vendevano il marchio a società ad esse collegate (con incredibili commistioni e conflitti anche all'interno della banca finanziatrice l'operazione), o scambiavano giocatori sconosciuti, e in qualche caso anche non idonei a giocare al calcio, per miliardi di lire, l'hanno fatta franca, in processi della stessa natura.

Tutto questo è avvenuto a causa di un'incredibile circostanza, la "nuova gestione", anziché difendersi con le unghie e con i denti, come fatto da tutte le altre società di calcio imputate in processi analoghi, ha patteggiato, subendo una pena pecuniaria. Inutile dirlo, lo immaginerete, l'avvocato terminator che ha fatto questa scelta è sempre lui, quello che passerà alla storia come l'uomo della "pena congrua": Cesare Zaccone.

Ovvio che il buon Cesare (ci perdonerà la confidenza, ma ormai è nei nostri peggiori incubi) ha fatto questa scelta su preciso mandato della Juventus "nuova gestione", e le motivazioni di fondo possono essere due: una buonista e una maliziosa:

1) O la nuova Juve vuole tagliare totalmente i ponti con il passato, facendo scelte anche discutibili, ma che permettono di levare il prima possibile il Club dai banchi degli imputati nei tribunali penali della Repubblica;

2) Oppure, questa nuova amministrazione, intende levare dalle proprie spalle il paragone con la vecchia dirigenza aiutando così i pubblici ministeri a infliggere una condanna, una, purché sia!

Va detto che il piatto della bilancia propende verso la seconda ipotesi (e forse anche verso una terza maliziosissima) visto che Zaccone non si limitò a patteggiare ma, nell'ambito dell'affaire Zidane, sporse querela per infedeltà patrimoniale contro (i soliti) ignoti.

Qualunque sia la motivazione delle scelte della "nuova" Juventus, a Giraudo la cosa non è andata giù e, durante la sua audizione in tribunale, ha chiarito alcuni concetti che suonano come un vero e proprio atto d'accusa contro Cobolli, Blanc e tutto il consiglio d'amministrazione.
La deposizione dell'ex amministratore delegato è iniziata con la rivendicazione del lavoro svolto fatto in dodici anni: "Solo il Manchester Utd aveva più ricavi grazie alla proprietà dello stadio", ha sottolineato, e ha aggiunto che con la sua gestione mai sono stati chiesti soldi agli azionisti come è uso nel mondo del calcio. Fino alla rivendicazione che mai si è fatto ricorso a strumenti legislativi studiati ad hoc per evitare il fallimento delle società, come appunto la legge "spalma-debiti", a dimostrazione della corretta amministrazione.
Ma è sull'affare Zidane e sopratutto sui criteri di valutazione dei calciatori, pretesi dai consulenti dell'accusa, che Giraudo, oltre a difendersi e rivendicare i successi, ha l'opportunità di contrattaccare mettendo alla berlina l'attuale gestione della Juve.
Sull'affare Zidane ricorda come a tutt'oggi "resta, a costi attuali, la più grande operazione mai realizzata nel calcio". E ai tifosi e piccoli azionisti non può non venire in mente lo scempio della vendita di Ibrahimovic a prezzi ridicoli, proprio a quell'Inter che pare sia stata adusa a pedinare e spiare (così dicono le carte del processo agli spioni di Telecom Italia) proprio Luciano Moggi.
Ma è sulla consulenza dei PM che pretende di indicare criteri oggettivi sulla valutazione dei calciatori che Giraudo si scaglia. E come non dargli ragione? Proprio sulla base di quanto narravamo sopra, riguardo a Cuccia, chiunque può capire la difficoltà a valutare con un criterio univoco un calciatore, che notoriamente non è come un barile di petrolio quotato nei mercati finanziari. Ma un essere umano, soggetto a variazioni di rendimento, a infortuni e perdinci anche ad innamoramento! Tutti elementi che ne possono far variare sensibilmente il valore. 
Ed è proprio a questo proposito che Giraudo scaglia indirettamente ma inequivocabilmente uno strale sull'attuale gestione: infatti proprio la vendita di Mutu alla Fiorentina dell'amico del Lord Protettore Montezemolo dimostra come il valore dei calciatori possa variare sensibilmente: "La Juve ha ceduto Mutu alla Fiorentina per otto milioni e la Roma si è resa poi disponibile ad offrirne dieci di più".
Sembra proprio un atto d'accusa. Come può la Juventus aver patteggiato, avallando le tesi dei PM e dei loro consulenti, quando essi stessi con il caso Mutu potrebbero essere accusati di reato simile? Quali sono le reali motivazioni che hanno spinto ad accettare una scelta degna di un kamikaze giapponese?

Ma tutta la lunghissima deposizione di Giraudo, indirettamente, è stato un raffronto con l'attuale gestione del Club. Noi, tifosi e piccoli azionisti infatti ci domandiamo cosa si sarebbe detto se la Triade avesse acquistato un giocatore inidoneo come Andrade? Visto che si riesce a contestare la mega plusvalenza Zidane cosa si dovrebbe pensare degli acquisti a peso d'oro di Poulsen, Tiago, Almiron e Boumsong (anche questi, supponiamo, con provvigioni a intermediari e procuratori)? Oppure ancora cosa si sarebbe pensato se la telenovela Criscito (lo compro-lo rivendo-lo ricompro) fosse stata fatta da Moggi? 

Non vogliamo dare risposte a queste domande. Ma una cosa è certa: l'attuale consiglio d'amministrazione esce totalmente con le ossa rotte dal raffronto con la Triade. E oltretutto l'ennesimo patteggiamento insulso pone in serio dubbio, agli occhi dei tifosi, ancora una volta, l'attuale gestione.

 

 
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Processo Napoli

Post n°1673 pubblicato il 05 Luglio 2009 da koradgl1
 

Processo calciopoli Udienza del 30 giugno 2009: Da Giulemanidallajuve
CAPOBIANCO - di M.ROCCA
Del poco o nulla che ha da dire di credibile Maurizio Capobianco, chiamato a testimoniare al processo di Napoli, è conscio per primo il P.M. Narducci.
Da qui l'intuizione: estrarre dal cilindro una busta "piena di documenti compromettenti", per cercare di mettere a segno almeno un punto per l'accusa che altrimenti rischia il cappotto.
Documenti messi a disposizione della difesa solo al dibattimento, così che almeno nel breve termine si posa dire che "almeno qualcosa c'era". Vedremo.
Andiamo per ordine. Maurizio Capobianco è un ex dipendente della Juventus presso la quale ha prestato la sua attività lavorativa dal settembre '84 all'agosto 2005. Carriera a salire da impiegato della biglietteria fino a Responsabile del backoffice (“qualcosa di più di un ufficio acquisti”, come lo definisce lo stesso) dal 1999. Passato poi a Semana s.r.l., dal 2005 al marzo 2006, quindi ad Alpitour e poi a spasso.
Che abbia il dente avvelenato è un dettaglio ma il tono usato nella deposizione e soprattutto il modo di tirare conclusioni maliziose anche se irrilevanti su ogni particolare riferito, determinano questo dettaglio come una riflessione assoluta.
Dunque, ad inizio 2005, la Signora Gastaldo, dirigente Amministrativo della Juventus, gli avrebbe consegnato questa fantomatica busta “da portare fuori sede” per evitare che cadessero nelle mani della Guardia di Finanza in controlli futuri. Li porta a casa e nessuno ne chiederà più la restituzione.
Ma come? Non si trattava di documenti importantissimi e compromettenti? Bah!
Contenuto:
a) Un foglietto in cui sono annotati acquirenti di automobili Fiat che hanno avuto sconti, fino al 50%, sull'acquisto.
Tra gli acquirenti abbiamo dirigenti Juventini, calciatori ed anche:
- la Signora Brignotto, cui vicino ci sarebbe appuntata la sigla “Pair”, moglie di Pairetto, che nel '95 acquistò una vettura.
- la Signora Bertetti, cui vicino ci sarebbe appuntata la sigla “Trent”, moglie di Trentalange, che nel '95 acquistò una vettura.
- I funzionari della Federazione, Turchetti e Nizzola, che sempre nel '95 acquistarono una vettura.
b) Un carteggio tra Juventus, Nizzola e Uefa su un presunto caso di positività alla cannabis di Torricelli, sempre epoca '95.
c) Un elenco di fruitori di orologi e regali per le festività e per le celebrazioni delle vittorie a procuratori, giornalisti, dirigenti del calcio, giocatori e staff tecnico e dirigenziale della Juventus.
d) un contratto di sponsorizzazione in cui tal Savan Cubra Dario ricevette un ciclomotore Suzuki, tale personaggio secondo Capobianco sarebbe un amico di Pairetto ed il ciclomotore non sarebbe stato restituito.
Questo è quanto. Ora qualche riflessione sparsa me la concederete...
Allora, prima di tutto, perchè consegnare a Lui questi documenti e non distruggerli, visto che sono datati oltre 10 anni fa? C'era qualcosa di essenziale per il proseguio dell'attività societaria?
Non è mai stato chiarito il motivo del suo licenziamento da Juventus, fossi Travaglio direi che probabilmente un motivo potrebbe essere che il Capobianco portava a casa documenti. Io, garantista, mi limito alle domande sopra.
Poi, io avrei appuntato vicino ai nomi delle mogli non le sigle “Pair” e ”Trent”, potrebbero confondere, io avrei appuntato al fianco dei nomi delle signore “Pairett” e “Trentalang”, così ero più sicuro dell'anonimato!
Queste cose sono tutte oggetto di giudizio in quel di Torino per il processo ai bilanci societari e non sono stati ritenuti oggetto di imputazione. Quindi non mi pare siano nè così decisivi nè, riguardo alle imputazioni di questo processo specifico, tanto pertinenti. Contenuti insoddisfacenti dal punto di vista probatorio ma scatenanti pruriti colpevolisti, il life motiv di Capobianco e probabilmente anche del PM.
Quindi si entra nel solito circuito malizioso del «Chi frequentava la sede della Juventus?»
«Pairetto l'ho visto qualche volta», e non era vietato. Altri del settore arbitrale? Nessuno, ma «non ero l'usciere».
«Alessandro Moggi era di casa» ma al controinterrogatorio deve ammettere che vedeva in sede anche gli altri procuratori. Bella scoperta.
«Fabiani era di casa» ma al controinterrogatorio deve altresì ammettere che vedeva anche gli altri dirigenti di società. Altra stupefacente scoperta.
Il circuito delle malignità passa quindi al «Moggi e la Gea erano la stessa cosa» e al controinterrogatorio anche a Lui pare sia sfuggita la sentenza di Roma, che sbugiarda tale affermazione.
Interessante invece il passaggio in cui, sempre la confusa Signora Gastaldo, gli chiede consulenza su come far rientrare a bilancio spese irregistrabili effettuate in contanti, come appunto i costi delle schede svizzere. Lui si ingegna e consiglia di vendere gadget e orologi a magazzino per ripianare l'ammanco. Lui sì che se ne intende!
Sempre se fossi Travaglio, direi che questa abilità e ingegnosità nel “fare le creste” potrebbe essere un'altro motivo per cui è stato silurato. Ma si sa che ad un garantista tal pensiero scivola senza attrito.
Pensate che il teste una volta trovò, in una lista degli accrediti degli ospiti della Juventus per una partita di coppa, l'Avv. Gallavotti.
Se fosse un reato accreditare come ospite un dirigente federale, Lotito e la Sensi, che domenicalmente ne hanno a mazzi, dovrebbero finire i propri giorni a Guantanamo!
Su specifica domanda del PM, sostiene inoltre che Moggi gli chiese di mettere a disposizione di Fabiani un'auto e che ne venne acquistata una allo scopo.
L'avv.Morescanti nel controinterrogatorio gli fa notare che tale vicenda è stata oggetto di archiviazione in quel di Messina. «Non è un problema mio», la risposta disarmante.
Ancora la disperata signora Gastaldo è a pregarlo di occuparsi di una prestazione da pagare a Gea di 250.000 euro, per la quale, sostiene, studia un fittizio contratto con la soc. Brond House che, secondo Lui, sarebbe una soc. di copertura della stessa Gea.
Qui nel controinterrogatorio viene smentito dall'avv. Prioreschi che gli fa presente come tale circostanza sia già stata vagliata dal processo di Roma in cui è risultato che tale contratto fosse stato stipulato per un'indagine di mercato di Brand House, che nulla, é stato accertato, ha a che vedere con Gea e/o con i suoi soci.
In fondo, Capobianco, di strafalcioni sulle presunte proprietà delle società ne ha già fatti parecchi, il più eclatante fu attribuire la Semana s.r.l. a Giraudo, mentre poi si scoprì essere di Franzo Grande Stevens e figli. Non proprio la stessa cosa. Sorprendente che prese quell'abbaglio disquisendo su una società per la quale aveva lavorato, figuriamoci l'autorevolezza che ha quando diquisisce di quelle che non conosce!
Sempre a proposito di Semana s.r.l., afferma che nel periodo in cui ha lavorato lì ha intuito il metodo di sostentamento economico del tifo organizzato e degli ultras «tramite il pagamento delle coreografie ad un fantomatico fornitore» ... «non bandierine, ma anche striscioni con insulti».
Per salto logico, quindi, Grande Stevens secondo Lui avrebbe sovvenzionato gli ultras.
Ma non preoccupatevi, perchè Capobianco, Juventus e Semana non hanno più alcun contenzioso in corso: “hanno transato”.
Un'altra formula per dire che la nuova gestione Juventus ha patteggiato di nuovo. Un vizio.
DARIO GALATI di P.CICCONOFRI
Dario Galati, impiegato della Federazione Italiana Giuoco Calcio.
Galati lavora dal 1992 per la federazione. Entrato con una formula non regolare in quanto pagato con rimborsi spese pur essendo tesserato a tutti gli effetti. Prima alla commissione arbitri in serie C quando designatore era Vittorio Benedetti dove rimane per diversi anni lavorando anche con Lombardo-Tedeschi, Lanese e nell’anno 1998/1999 con Pairetto (CAN di serie C). Pairetto valutò i dipendenti che erano alla Can già dall’anno precedente e puntò sulla sua figura chiedendogli di scegliersi i collaboratori affidandogli la segreteria. Quando a Pairetto venne proposto il passaggio alla Can con Bergamo, chiese a Galati di seguirlo anche se della scelta il teste non era molto convinto. Nel frattempo Pairetto era riuscito ad ottenere per Galati un rapporto di collaborazione continuativa e quindi il dipendente si è sentito in dovere di seguirlo.
PM “ Non era molto convinto del progetto? ”
Galati: “ ..era quasi un’intrusione di un'altra componente in un settore che era della Federazione e in quel caso c’erano state diverse proteste a quel progetto. “
Passò quindi alla Can dove si doveva mettere in piedi il “ professionismo arbitrale”.
Galati continuava a svolgere la sue mansioni alla segreteria. Era lui la persona di fiducia di Pairetto, la M.G.Fazi quella di Bergamo. C’era anche Manfredi che si doveva occupare dei rimborsi spese di assistenti e osservatori. Riveste questo ruolo fino a gennaio del 2000, poi per delle incomprensioni all’interno della segreteria, quando i giornali iniziarono a pubblicare le indiscrezioni sui rolex che la Roma aveva donato al mondo arbitrale, non si sentì più di prestare il lavoro in quella segreteria.
PM: “Tra chi nascevano le incomprensioni?”
Galati inizia qui a parlare di come nasce il doppio designatore. Della famosa cena delle 7 sorelle che si erano riunite per dare il loro assenso ai nomi dei designatori. I nomi delle società che presero parte all’incontro sono: Juventus, Inter, Milan, Lazio, Roma, Fiorentina e Parma. Galati racconta di come Bergamo fu scelto in qualche modo dalla Lega professionisti mentre Pairetto come rappresentante per la Federazione. Sensi non si sentiva garantito dal candidato della Lega e chiese al Presidente Nizzola di avere un rappresentante anche della Federazione. Galati aveva delle perplessità che manifestò espressamente: “Si, non solo io..era un progetto che andava contro l’AIA secondo noi, quindi il prestarsi a quel ruolo era alla fine rinnegare il passato all’AIA. Era un progetto che partiva da una componente che non avrebbe dovuto proprio per l’imparzialità che il settore arbitrale doveva avere.” Pairetto si giustificò dicendo che non poteva dire di no a Nizzola.
PM: “Nel corso della sua breve presidenza giungevano telefonate dalle società calcistiche?”
Galati: “Si, io ne ricordo una perché fu ripetuta più volte nello stesso giorno. Ma elencarne una non ha senso..si tratta di tanto anno fa.
PM: ” Abituale o irrituale?”
Galati: ”Succedeva”
PM: “Lei condivideva queste telefonate o espresse dei dubbi?”
Galati ricorda che quando lavoravo in serie C, Macalli sempre molto rispettoso dell’autonomia del settore arbitrale, le lamentele si presentavano con una lettera della lega professionisti della serie C e si rispondeva con le motivazioni. Non c’era mai contatto.
PM:” Era previsto dal regolamento?”
Galati.” Non penso … era buon senso che non si arrivasse ai contatti.”
PM: “Lei aveva anche l’ indirizzo degli arbitri?”
Galati racconta di come nel periodo natalizio, gli fu chiesto di inviare l’elenco degli indirizzi di arbitri e assistenti a Roma e Lazio e non ritenendolo opportuno, in quanto "è come se si mostravano pronti a ricevere", non li inviò e fece anche un’osservazione: “una società conoscendo il nominativo dell’arbitro il venerdì, il sabato poteva mandare qualsiasi cosa a casa dell’arbitro. Non era mostrarsi al di sopra delle parti. Non accettai di inviare l’elenco, non so chi l’ha mandato successivamente e se fu mandato. Quando scoppia lo scandalo della Roma mi arrabbiai perché potevo trovarmi io in mezzo a quella situazione.”
La Casoria chiede di contestualizzare il periodo che Galati conferma essere la stagione 1999/2000 periodo natalizio.
Il PM chiede se partecipava alle riunioni che si teneva ai raduni della CAN di A e B e chi altro partecipava. Galati conferma la sua presenza, oltre a quella di M.Lippi,Celli, Bergamo, Pairetto, la Fazi e Alessandro Ghini (commissione completa).
PM: “Lei che compito svolgeva?”
Galati : ” La gestione di sinfonia oltre al lunedì a sentirmi con Pairetto per i casi da moviola”
PM: “ E invece il compito della Fazi quale era?”
Galati “ supervisionare il lavoro”
PM:” Materialmente preparava queste griglie?”
Galati:” Non io ma i designatori. Io stampavo l’elenco delle preclusioni, lo inviavo, mettevano giù le griglie al computer e facevo i bigliettini... La Fazi mi aiutava a verificare che la stampa corrispondeva alla griglia del sorteggio”
PM:” Preparavate già le sfere anche materialmente?
Galati: “Si, con i nomi”
PM:” In una di queste riunioni ricorda l’episodio dell’inserimento in una griglia di Domenico Messina piuttosto che in un'altra?”
Galati racconta di come nella stagione 1999/2000 c’era contrapposizione tra il presidente della Roma e il Palazzo (federazione e lega). Capitò che alla seconda giornata in occasione di Roma-Inter ci fu un presunto rigore non concesso alla Roma e Galati segnalò questo episodio per tenerlo sotto controllo. Successivamente, arrivati alla quinta giornata, Fiorentina-Roma venne reinserito nella griglia Messina. Con l’inizio del doppio designatore c’erano molte critiche, sia per come era nato, sia perché ex designatori come Casarin , tramite i settimanali, criticavano il lavoro dei nuovi . Proprio per questo Galati cercava di tenere sotto controllo tutti gli elementi per evitare che si alterasse ancor più la situazione vedendo inserito Messina per quella partita segnalò che non era opportuno proprio perché, se mai fosse andata in un determinato modo, Sensi avrebbe contestato. Non fa nomi di persone, ma gli dissero che l’arbitro doveva restare. Finita la riunione parlò con Pairetto chiedendo come mai non aveva cercato di capire la sua segnalazione; ebbe come risposta: “ ho degli elenchi.” Una frase a cui non sa dare nessuna spiegazione.
Si procede parlando del sorteggio che si teneva il giovedì per l’arbitro scelto per l’anticipo della serie B. Avveniva nella sede della CAN ed effettuato dagli impiegati. Galati ricorda alcune situazioni in cui gli fu detto di non effettuare il sorteggio e di dire che l’arbitro era quello indicando, precisando comunque che sempre furono fornite spiegazioni sul perché e principalmente per scelte tecniche. Alcuni esempi:
- Il derby di Genoa in cui uscì Bazzoli , lo stesso, prima di quella partita, aveva mandato una lettera di protesta, in quanto i designatori avevano già preso gli emolumenti e gli arbitri no, quindi lui doveva pensare alla sua attività lavorativa, anche perché era in scadenza per limiti di età. In quella situazione, probabilmente per fargli recuperare la gara, fu designato e precisa Galati “ sicuramente non era legato al fatto di voler alterare una competizione ”. Quando chiamò Bazzoli per avvertirlo della designazione si sentì rispondere che lui già ne era a conoscenza dal giorno precedente .
- Designazione di Pin giustificata perché aveva avuto un infortunio nel periodo precedente e i due designatori volevano approfittare dell’occasione per i visionarlo insieme e per valutarne l’affidamento, oltre che motivarlo perché l’anticipo andava su telepiù.
- Designazione Fausti per la gara ad Empoli. Anche Fausti era arbitro neo immesso ed aveva difficoltà di inserimento. Anche in questo caso volevano congiuntamente visionarlo.
Si passa poi a parlare della nomina di un arbitro internazione. C’era da rimpiazzare Boggi che si era dimesso, si doveva nominare il nuovo arbitro, da regolamento di competenza del presidente AIA comunicare il nominativo.
I due designatori sostenevano che non si poteva tralasciare l’aspetto tecnico, quindi che, chi era più competente sotto questo particolare, non potevano che essere i due designatori più che il presidente AIA che aveva un compito non tecnico ma amministrativo.
I designatori sostenevano Tomobolini, Gonella, allora presidente AIA, Farina. Non trovando l’accordo mandarono tutto al Presidente Federale e fu chiesto a Galati di fare una sorta di graduatoria aggiungendo anche Massimo De Santis ; una valutazione riferita ai due anni precedenti più l’anno in corso. Fu nominato De Santis. Galati riprende dicendo che per gli arbitri internazionali occorreva prendere in esame altri elementi come la conoscenza delle lingue, anni di appartenenza all’organico tecnico, criterio che in quel caso non fu seguito.
Bussolotti di plastica
Nelle prime giornate della stagione 1999/2000 non avendo ancora a disposizione le palline in metallo furono utilizzati quelle in plastica. Galati parla di una plastica scadente che prestando attenzione permetteva di essere ben individuata. Anche quelle in metallo, che successero a quelle in plastica quando giravano subivano degli ammaccamenti o segni sulla vernice e quindi potevano essere identificabili. Queste palline venivano preparate da Galati e la Fazi e poi controllate dai designatori che solitamente rimanevano soli. Prassi presa dopo un errore. Galati precisa comunque che potevano entrare durante il controllo, la porta non veniva chiusa a chiave
Dopo la Vicenda dei Rolex Galati presta la propria mansione in altri settori seguendo poi Mazzini come responsabile della sua segreteria, da dicembre 2001 fino a maggio 2005.
Galati parla di una telefonata di Mazzini in cui aveva appena saputo che da un controllo effettuato dal vice presidente federale Abete (in quel periodo anche resp. amministrativo Federcalcio), tra i bonifici effettuati e le buste paghe c’erano molte discordanze..sembrava avessero scoperto che c’era un capitolo di bilancio falso. Galati lascerà anche la segreteria di Mazzini, per problemi di inquadramento professionale e perché il contenuto della telefonata lo aveva messo in difficoltà. Inizia qui un contenzioso legale. Rientrerà in servizio a novembre e poi a marzo successivo alla corte di appello federale CAF, ufficio che, secondo Galati, era già stato sotto l’occhio del ciclone per il caso Genoa, era un ufficio additato. Appurò che non esisteva un protocollo, c’era solo un elenco dove non si riportava quello che veniva spedito in uscita. Non si sentiva garantito. Proprio per quello che riguarda la giustizia sportiva, si rifiutò di siglare il sul lavoro fin quando non ci fosse stato un protocollo ufficiale. Entra in gioco la figura di Mostallino, una sua collega, che gli disse che era possibile avere le copie delle veline e bastava quello come protocollo. Ma se le veline sparivano non si poteva ricostruire l’operazione. Galati in quel momento si occupava di spedire documenti. In ufficio, ascoltando dei colleghi, venne a sapere della sparizione di alcuni fascicoli e siccome non venivano protocollati in entrata, automaticamente se sparivano non era possibile verificare se era stato inoltrato in modo corretto e nei tempi previsti dalla giustizia sportiva.
Parla anche di una cartella all’interno del suo computer dove c’era un file particolare al cui interno c’erano dei ricorsi e quando lo fece presente alla sua collega, disse che quel ricorso (Bisceglie-Bitondo) era proprio uno dei fascicoli spariti. Galati si allarmò, proprio perché contenuto all’interno del suo pc. C'erano altri file anomali.
Si ricorda anche che Galati, lavora anche con la Signora Anzellotti.
Il 2 e il 3 maggio uscirono le prime intercettazioni sui giornali in merito al ricorso dei due extracomunitari Boudianskj e Zeytulaev, il cui giudizio era contenuto in un comunicato ufficiale che non si ritrovava tanto che la tipografia che doveva stampare le sentenze sui comunicati ufficiali della CAF, non lo aveva. Anzellotti lo cercò nell’archivio e il comunicato non c’era.
A quel punto le fu chiesto di riscriverlo ma si rifiutò, temeva di essere messa in mezzo a questa vicenda poco chiara. Quando Anzellotti per due volte si rifiutò venne detto che non c’era problema perché lo avrebbe riscritto il tipografo..
“Ma il tipografo come poteva se non lo aveva?” chiede il PM
Galati spiega che il dispositivo compariva anche sul sito internet ed era possibile riprenderlo ma non era lo stesso, in quanto mancava il collegio giudicante che emette il giudizio.
Il caso era quello di due giocatori della Juventus che erano stati tesserati dalla Reggina . C’erano due norme che andavo l’una contro l’altra: una parlava di 3 anni, l’altra di 5 anni. La Juventus aveva presentato ricorso.
Successivamente l’Anzelloti lo chiamò piangendo chiedendogli di raggiungerla, insieme a Lei trovò un altro collaboratore, Pesce, ed insieme gli raccontarono, mostrandoglielo che era uscito fuori il comunicato smarrito.
Il PM chiede di precisare meglio il ruolo della Fazi. Galati dice che anche lei era inquadrata come operatore con una qualifica che corrispondeva a commesso e cercava di fare la sua battaglia per essere inquadrata per le reali mansioni che svolgeva. Cercava di fare più di quello che era dovuto, forse per mancanza di esperienza nel settore tecnico poteva commettere delle leggerezze, cercava di imporsi sui designatori. Successivamente era l’unica a poter interloquire con loro. Viene ricordato da Galati un documento di Pairetto e Bergamo dove erano state appurate le procedure ed era scritto che la Fazi era l’unica che poteva parlare con le società , “L’AIA veniva pagata dalla Lega professionisti e le società qualcosa che pagavano sentivano anche un po’ proprio”.
Mazzini, parlava con tutti i dirigenti di tutte le società. Con la Lazio in particolare per un qualcosa inerente Rocchi dell’Empoli. Mazzini aveva saputo, parlando con Lotito, che era interessato a rilevarlo.
Prioreschi: difesa Moggi
Prioreschi:” Lei ha fatto più volte riferimento alla vicenda dei Rolex. Ci spieghi cosa era, non tutti la conoscano”
Galati spiega come la Roma regalò ai designatori, arbitri e assistenti dei Rolex di diverso valore (ai designatori 25.000 milioni, arbitri 5.000, per gli assistenti non dei rolex ma orologi di altra marca di livello inferiore). Era prassi che i regali per gli arbitri venivano spediti alla segreteria che poi li distribuiva. Non era invece prassi spedirli direttamente. Galati non aveva fornito gli indirizzi e non era stato informato comunque del fatto che apprese soltanto dai giornali.
Per la sparizione del comunicato CAF Boudianskj e Zeytulaev , che è il dispositivo della decisione della CAF, l’avvocato ricorda la procedura: la CAF si riunisce nel pomeriggio, viene emesso con il dispositivo entro la giornata, inserito in rete e comunicato a mezzo fax ai legali delle società costituite e aggiunge :” Non era difficilissimo ritrovarlo”. Galati conferma il procedimento, così come il fatto che il comunicato fosse in quella circostanza favorevole alla Juventus. Prioreschi precisa che la procura di Roma aveva disposto acquisizione di quel comunicato agli atti per il caso Gea, e azzardo un “ era fuori posto o non trovato perché passato alla procura forse…”.
Prioreschi: “Conosce Zunino” chiedendo di entrare nel dettaglio.
Galati ricorda che il secondo giorno successivo all’uscita delle intercettazioni, squillò il cellulare ed era appunto Zunino, era il il 4 maggio. Zunino dice di volerlo incontrare, sa che Galati ha portato un sindacato all’interno della federazione, sa della sua lotta sull’inquadramento professionale e gli chiede di vedersi. Galati gli mostra alcune situazioni per farlo rendere conto dello stato dei dipendenti con la promessa che non avrebbe pubblicato nessuna notizia. Situazione disattesa in quanto da li a breve iniziarono ad uscire articoli, rivisti e non per come li aveva esposti Galati. L’incontro con Zunino è successivo, esattamente ottobre 2006 quando fu ricontattato dallo stesso che gli dice di avere tutte le intercettazioni che non riusciva a sbobinare, non riconosceva le voci. Galati si recò nella sede di Repubblica e ascoltò le intercettazioni che erano contenute in un cd.
Prioreschi: “Lei conosce Lulli?”
Galati risponde di conoscerlo da quando lavorava alla CAN e racconta che lo mise al corrente di un episodio in cui, accompagnatore della terna arbitrale per la partita di CL Inter - Milan, un dirigente dell’Inter di cui non ricorda il nome -"se fa uno sforzo" invita Prioreschi - gli aveva parlato di un dossier che era stato commissionato ad una società privata, ma che non poteva essere usato in nessuna sede.
Prioreschi: “Era stato commissionato da chi?”
Galati : “Dall’Inter”.
Prioreschi: “Chi erano i soggetti attenzionati?”
Galati: “Quelli del mondo arbitrale”.
Piroreschi: ” Lei ricorda se Lulli le confidò se avevano confezionato attività di pedinamento.”
Galati conferma di ricordare solo di un dossier che non poteva essere utilizzato e riguardante il settore arbitrale.
Prioreschi:”Ricorda se era Ghefli?”
Galati:” A me sembra di si..ma non ricordo bene”
Priooresti:” Che ruolo rivestiva?”
Galati: “Dirigente, non so quale ruolo”
Piroreschi: ” Amministratore delegato?”
Galati:”non ricordo”
Prioreschi “Tanto quello era”.
Trofino: difesa Moggi
Trofino: “Nel corso di questa sua disposizione ha parlato di una riunione che aveva visto presente 7 squadre di serie A. Vorrei che chiarisse al collegio, ci dicesse il perché della riunione, oggetto e cosa avvenne”.
Galati chiarisce, che l’oggetto era la decisione sul doppio designatore, uno che avrebbe dovuto garantire alcune società, l’altro altre società. Le squadre del nord, con maggior poter economico Milan, Inter, Juve, protendevano per Bergamo, Sensi, nella sua motivazione vera o falsa che il palazzo cercava di raggirarlo, non accettò e chiese a Nizzola di trovare un candidato che garantisse anche altre società e nasce appunto il doppio designatore
Trofino:” Sa se in questa riunione si votò per individuare i due designatori e la Juve per chi votò?”
Trofino: “ Votò per Bergamo?”
Galati ritiene che, dopo aver sentito l’intervista di Chiusano, la Juventus votò Pairetto.
Il catalizzatore della situazione fu Sensi
Morescanti: difesa Fabiani
Morescanti: ” La sua esperienza alla CAN di A e B quanto è durata?”
Galati: “ 6 mesi 15/07/99 7/01/2000”
La Morescanti riprende il tema delle palline riconoscibili, ricordando che quando l’urna gira meccanicamente apporta sempre delle nuove ammaccature e che quindi quelle che all’inizio potevano essere riconoscibili, dopo aver nuovamente girato potrebbero non esserlo più, ”sicuramente capisce che è automatico e non è più riconoscibile” Galati conferma sconfessando quando in precedenza affermato, cioè che erano riconoscibili.
Morescanti: “ Quanto erano grandi e come venivano scritti e piegati i bigliettini?
Galati: “Piegati in quattro, in una pagina dieci riquadri”
Insiste la Morescanti dicendo che, se il bussolotto si apriva il nome non era comunque visibile, ottenendo la conferma di Galati.
Morescanti: “Nel 2004-2005 fisicamente dove lavorava in quale via?”
Galati: ”Via Allegri 14”
Morescanti: “ Il sorteggio dove avveniva fisicamente?”
Galati: “Non ho mai assistito ad un sorteggio successivo”
La Casoria chiede conferma della presenza dei due notai
Bonatti: difesa Pairetto
Bonatti: “Precisazione… aveva già spiegato che con riferimento a quelle designazioni per la serie B non tramite sorteggio …riguardavano anche la serie maggiore?”
Galati: “ Assolutamente no”.
Bonatti:” Riguardavano in ogni caso sempre la stessa società o arbitro?”
Galati: “No”.
Bonatti: “Si può dire che non erano strumentali?”
Galati “…. Non ho mai avuto il minimo dubbio..”
Si parla poi di un “premio”, relativo alle assegnazioni di partite trasmesse in tv, una vetrina per l’arbitro e una motivazione.
De Vita: difesa Bergamo
De Vita: “Quali erano le preclusione, le regole da seguire?”
Galati:” Negli anni sono cambiate..Non erano regole fisse. Quando ero io alla CAN le preclusioni erano legate alla residenza, luogo di lavoro, ripetizioni delle partite, e quello che c’era nel foglio notizie.”
De Vita: “Consentiva verso la fine di ridurre le possibilità di scelta?”
Galati:” Si decisamente.”
De Vita: “Negli ultimi mesi erano delle scelte condizionate”
Galati: “ si”.
Sul controesame di Fabiani ritorna il PM
Ritorna sul fatto che dopo aver stampato il nome, piegato in quattro, e messo dentro la pallina, c’era il controllo dei designatori, “in cosa consisteva, si riaprivano i bussolotti?”
Galati: “Si..”.
Casoria: “Quando si decideva di non fare il sorteggio si faceva apparire?”
Galati:” Nel comunicato ufficiale non ho mai scritto che si trattava di sorteggio, ma sapevo che le motivazioni erano tecniche “
Casoria: “non si diceva?”
Galati: “solo per la serie B”
Casoria: “non si diceva né che c’era stato né che non c’era stato”.

Nota a margine: Riporto nei commenti le altre testimonianze perché il post era troppo lungo per la pubblicazione. Io non sono un dottore in legge, ma anche un’ignorante come me si rende conto dell’insussitenza di queste testimonianze e non credo occora rimarcare che questi sono i testimoni dell’accusa. Memorandum...Juventus ( 9 giocatori in finale mondiale e gli altri due erano Nedved ed Ibra)  in serie b con penalizzazione, squadra smembrata, onore svenduto, Juventus usurpata dalla New Holland fc (© Andy)

 
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FARSOPOLI

Post n°1672 pubblicato il 29 Giugno 2009 da corsivo79

CALCIOPOLI

L'ESPRESSO NELLO STAGNO INTERISTA


Lo Ju29ro Team , sodalizio che raggruppa numerosi tifosi ed azionisti della Juventus, ha inviato alla redazione di TuttoJuve una dura replica all'articolo su calciopoli pubblicato su L'Espresso di questa settimana.

Piovono rane nello stagno di Calciopoli. Arriva da lontano l'isolato gracchiare colpevolista del giornalista nerazzurro Alessandro Gilioli. Prima dell'articolo firmato su "L'Espresso" questa settimana su Calciopoli, ci eravamo accorti di lui solo perchè l'avevamo trovato fra gli autori vari di "Basta Perdere". Di cosa si trattava? Di un libro scritto a più mani in cui "ventuno scrittori raccontano la loro insana passione sull'Inter". Chissà se nell'immagine di copertina del libro il Gilioli, essendo uno fra i due curatori della pubblicazione, fa lo psicologo o l'interista sdraiato sul lettino della psicanalisi. Fatto sta che il libro è uscito nel 2002, magari dopo il 5 maggio, e da apprendista psicologo il nostro Gilioli ha cercato un po' di stendere l'Inter sul lettino per capire ancor meglio la propria natura di perdenti. Fra i titoli perla dei capitoli del libro segnaliamo: nerazzurri razionali, nerazzurri psichiatrici, nerazzurri innamorati, nerazzurri da piccoli, nerazzurri inconsolabili, nerazzurri immaginari, nerazzurri per amore  e per forza.
Chissà in quale categoria di interisti si è infilato Gilioli? Magari in quella "psichiatrici" o "da piccoli"? Non lo sappiamo, chiederci di leggere anche il libro per scoprirlo sarebbe troppo. Di questo giornalista, tifoso nerazzurro, ci è bastato leggere appunto l'articolo "Calciopoli: stagna il processo di Napoli" sul numero de "L'Espresso" del 27 giugno. Roba indigesta da leggere per chi come noi del processo di Calciopoli sta seguendo i fatti. Poi abbiamo visto che chi aveva scritto cotanto articolo non è propriamente una persona  "sopra le parti" ma un tifoso nerassurro ed è stato come prendere un Alka Seltzer. Ci siamo digeriti tutto lo stagno!
Ora che abbiamo inquadrato con certe tinte il personaggio, possiamo capire perché il pezzo in questione attacchi scrivendo di "Giudici svogliati. Parti civili eliminate. Pm trasferiti. E un clima  molto perdonista. Così sta naufragando il processo su cui doveva rifondarsi il pallone italiano." Abbiamo capito male o forse il Gilioli è fra quelli che ritengono che la rifondazione dei sistemi non la facciano le leggi ma i processi? Se le cose non vanno così i giudici sono svogliati, non va bene che siano state eliminate le parti civili e chi se ne importa se sono stati gli stessi pm (Beatrice) a chiedere il trasferimento magari al sentore dei primi tanfi di bruciato!
Et voilà, il Gilioli individua subito "la frase rivelatrice" dell'andazzo che tanto lo preoccupa del processo di Calciopoli. Fa riferimento a quando la presidente Casoria al termine dell'udienza del 19 maggio si lasciò scappare un "ci sono processi più seri da fare, in questa sezione", specificando che si trattava di quei processi che riguardavano persone rinchiuse in carcere. Ma questo l'articolo non lo dice, ma l'autore si sgomenta di quella frase e non si capacita tanto da scrivere: "proprio così: processi più seri, come se quello in corso a Napoli su Calciopoli fosse una mezza buffonata, un'inutile parata." Sigh, "se lo dice il magistrato - considera il Gilioli - non è che il resto del mondo possa prendere troppo sul serio l'esito giudiziario."
Che il Gilioli non sia minimamente sfiorato dal dubbio che il tutto sia veramente una "mezza buffonata" lo si capisce dalle righe successive in cui riprende il refrain più gettonato dell'estate 2006 alludendo a "quello che pure è stato il maggiore scandalo della storia del calcio italiano, con la squadra più scudettata del paese finita in serie B". Il paradosso arriva quando l'aficionados nerazzurro si lamenta del fatto che "i giornali - con rarissime eccezioni - non regalano al processo di Calciopoli più di un mezzo colonnino al mese, e nessuno ne parla più nemmeno nei bar sport in tivù."
Ehi, boys!!! Non sarà per caso perché i fatti che escono dalle udienze, "distrattamente" non menzionate nell'articolo, stanno dimostrando che le cose non sono andate come ormai solo chi ha i paraocchi non vuole vedere? Qualcuno dica anche in curva nerazzurra che si possono ascoltare i files delle udienze scaricandole dal sito di Radio Radicale, sempre che non si voglia approfittare dei report che scriviamo puntualmente su ju29ro.com!
Si riflette anche nel pezzo pubblicato su "L'Espresso"(...) sui grandi campioni che lasciano la serie A per emigrare all'estero, con la Nazionale azzurra che fa pietà perfino contro la Nuova Zelanda, con le percentuali di riempimento degli stadi inferiori non solo alla Spagna e all'Inghilterra, ma anche alla Germania. Sempre colpa di Moggi? Eh già, si scrive che "nonostante lo snocciolarsi di testimonianze talvolta agghiaccianti sul degrado di dirigenti e arbitri in gran parte rimasti ai vertici del giro, l'atmosfera del processo pare se non proprio innocentista (alla fine qualche singolo imputato pagherà) certamente perdonista verso il sistema nel suo complesso, verso l'establishment pallonaro in cerca di continuità e silenzio." E' curiosa la generalizzazione di testimonianze definite "agghiaccianti", non si dice quali, ma secondo il giornalista è più utile accennare a una presunta "atmosfera perdonista" che evidentemente condiziona il processo. Chissà se il Gilioli si è ascoltato la deposizione e il contro-interrogatorio all'arbitro Nucini, improvvisato 007 al servizio dell'amico nerazzurro, o magari Gazzoni Frascara costretto a fare nomi e cognomi di chi "si dice" abbia firmato fideiussioni farlocche.
Il fatto che siano state fatte fuori dal processo le parti civili è per il giornalista de L'Espresso "una prova molto concreta dell'andazzo", perché in fondo, si evidenzia nell'articolo, "Juventus, Lazio  e Fiorentina sono già condannati dalla giustizia sportiva." Eh sì, il processo sportivo come la madre di tutti i processi. Strano concetto di giustizia quello che traspare da questo passaggio. Si prende a riferimento un processo sportivo sbrigato in quindici giorni, azzoppato di un grado di giudizio e in cui la difesa non ha praticamente avuto la possibilità di eccepire nulla. Ma questo dovrebbe accadere solo nelle dittature e non nei tribunali di uno stato di diritto!
Ma non contento il Gilioli si spinge ancora più in là con l'argomento "Non si tratta di briciole: in caso di risarcimento civile, i tre club sotto processo avrebbero dovuto sborsare ... una cifra tra i 150 e i 300 milioni di euro: vale a dire i mancati ricavi, tra pubblico e diritti tivù, derivanti dalla retrocessione. Ovvio che una fuoriuscita simile di cash (per cui Juventus, Fiorentina e Lazio erano chiamate in solido) avrebbe ridimensionato drasticamente le disponibilità di cassa delle società condannate, riducendo le loro chances di acquistare nuovi giocatori e di pagare profumatamente i campioni già in organico. Uno scenario da incubo, tanto per la Juventus e la Fiorentina (che l'anno prossimo devono giocare la Champions League) quanto per la Lazio (che pure ha davanti a sé una competizione europea e dietro di sé una montagna di debiti pregressi). E' il punto che preferisco di tutto il pezzo: è la conferma che dal lettino della copertina di "Basta perdere", il Gilioli tifoso nerazzurro non si è più rialzato!
A ridere per le motivazioni dell'esclusione delle parti civili non sono tanto gli addetti ai lavori a cui fa riferimento l'articolista (docenti universitari, magistrati, avvocati etc) ma chi legge deduzioni secondo cui l'esclusione "non avrebbe avuto una proporzionata eco di stampa solo per l'accondiscendente rispetto nei confronti di soggetti eccellenti quali le proprietà delle società interessate, soprattutto il gruppo Fiat e la Tod's". Chissà perchè quando scoppiò Calciopoli i giornali nell'orbita Fiat sono stati i primi ad alzare il ditino e appuntarlo contro Moggi e Giraudo? Qualcuno lo spieghi al Gilioli seondo cui "l'orientamento della giuria di Napoli è comunque emerso in modo chiaro: si potrà condannare qualcuno ormai fuori dal giro - come Giraudo e Moggi - ma il sistema calcio non deve essere turbato." Ma certo, ormai sono atmosfera e orientamenti quelli che dettano le sentenze nei processi, chissenefrega dei fatti!
E il Gilioli, per quel che scrive, "sembra" preoccupato come sembra preoccupato il pubblico ministero Giuseppe Narducci riguardo all'andamento del processo. Perchè? Ma perchè "le tre giudici Teresa Casoria, Maria Pia Gualtieri e Francesca Pandolfi manifestano spesso la loro noia, capiscono palesemente poco o niente di calcio e soprattutto non sembrano interessate a comprendere i collegamenti della 'cupola' così come emergono dalle intercettazioni." Rispetto all'accertamento dei fatti in sede civile quindi, secondo il Gilioli, è rilevante che le giudici non si interessino di calcio per tacer del resto. Aberrrante! Ma perché non trovare un altro ex consigliere di amministrazione dell'Inter per la presidenza della IX sezione del Tribunale di Napoli?
L'ultima dallo stagno è riservata alla conclusione "Difficile che almeno Moggi e Giraudo ne escano senza danni - sentenzia l'articolo - Ma rischia anche di passare il principio secondo cui il calcio italiano già è in crisi per conto suo, ci manca solo che gli si chieda di pagare per errori del passato." Auspica nuovi protagonisti il Gilioli, anche in Federazione e in Nazionale che "dopo un breve intermezzo sono tornate in mano agli uomini dell'era Calciopoli..." Gilioli fa le carte al processo continuando ad annusare le atmosfere. Ancora una volta sembra che non contino i fatti processuali per arrivare alle sentenze, ma "il principio secondo cui..." L'allusione poi a Lippi in particolare come "uomo dell'era di Calciopoli" è la degna fine di un pezzo da "caccia alle streghe".
Che dire ancora? Pezzi come questi, scritti da chi si fa scudo di un'autorevole testata, per celare la propria maglietta da tifoso, ci fanno vergognare anche per chi, scrivendo, vergogna non ne ha. 

Nick66 - Ju29ro Team 
www.ju29ro.com

 
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Post n°1671 pubblicato il 24 Giugno 2009 da GUASTO1967

ACQUAFRESCA: IDEA JUVE

Trezeguet: «La Juve di Ferrara e Diego mi esalta»

L'attaccante francese: «Sono il bomber straniero più prolifico della storia della Juve e non voglio smettere. Tra infortunio e Ranieri è stato un brutto anno ma ora sarà tutto diverso. Pronto a ripartire a luglio»

Un lungo colloquio tra la Juventus e il procuratore di Robert Acquafresca, Fabbri: il club bianconero non ha mai nascosto l'interesse per il giovane attaccante che dal Cagliari è stato trasferito a titolo definitivo al Genoa nell'ambito dell'operazione Milito. La Juve potrebbe acquistarne una metà del cartellino e magari indirizzarlo verso Atalanta o Parma, o addirittura alla Lazio con la quale la Juve potrebbe avere in piedi altre trattative. La metà di Acquafresca, valutato 14 milioni da Preziosi, sarebbe il prezzo che il Genoa pagherebbe per la metà di Criscito che il club rossoblù intende riscattare dalla Juve e per la conferma della comproprietà di Palladino (per il quale si starebbe muovendo anche il Napoli, però). A proposito di giovani impegnati con l'Under 21 ieri in Svezia: il gol di Acquafresca, ma anche l'infortunio di De Ceglie che ha spaventato ma per lui si trattava solo di una distorsione al collo del piede. Giovinco e Marchisio sono stati blindati e tenuti fuori dalla trattativa per D'Agostino, resta da vedere se - come pare nelle ultime ore - De Ceglie eviterà il trasferimento a Napoli, promesso (per Santacroce come contropartita).  

 

 

 A dispetto delle in­certezze sul suo futuro, nel suo personale giro del mondo in venti giorni, David Trezeguet lancia un messaggio chiaro e for­te alla Juventus. «Ai primi di luglio sarò a Torino, pronto per il ritiro e per tuffarmi nella nuova sta­gione. Ho due anni di contratto con la società bianconera, so che i dirigenti hanno di­chiarato che sono incedibi­le e che faccio parte della storia del club... Lo so, l’ul­tima annata è da dimenti­care per via dell’infortunio e dell’intervento che mi ha costretto a un lungo stop, ma adesso sono guarito e mi sento bene. Non vedo l’ora di tornare protagoni­sta alla Juve. Sempre che ci sia spazio per me e che il mio nome rientri nel pro­getto» .

Per saperlo, dovrebbe parlare con Ferrara: lo ha già fatto?
«No, non ancora. In questo momento ho preferito dedi­carmi esclusivamente alle vacanze e gli unici contat­ti li ho con il mio procura­tore. Ci sarà tempo per di­scutere con il nuovo allenatore. Siamo stati compa­gni di squadra, ci conoscia­mo molto bene».

Quali sono, dunque, i suoi pensieri?
«Non ho mai preteso di avere il posto da titolare, chiedo soltanto di partire alla pari con gli altri attac­canti. Sono a Torino da no­ve anni, ho segnato 161 gol, sono il miglior bomber straniero nella storia della Juve. Questi sono numeri, non parole. Quando, due estati fa, ho firmato il rin­novo del contratto avevo fatto una promessa ai tifo­si: raggiungere i duecento gol con questa maglia, non nascondo che mi piacereb­be poterla mantenere».

La Juventus ha compiuto un vero colpo di mercato prendendo Diego: è il rinforzo giusto per colma­re il gap con l’Inter e dare l’assalto allo scudetto?
«Diego è un fuoriclasse, l’ha dimostrato con presta­zioni eccelse e sarà una pe­dina fondamentale per la squadra e anche per il mio rilancio. Insieme potremo fare cose meravigliose. Quanto all’Inter, è la squa­dra più forte in Italia, è campione d’Italia, ha un gruppo compatto e tanti grandi campioni. Sappia­mo però che il prossimo an­no più che allo scudetto i nerazzurri punteranno al­la Champions League. Or­mai a loro non basta vince­re il campionato, vogliono essere i primi in Europa».
(TUTTOSPORT)

 

Mellberg ai greci dell'Olympiacos
I bianconeri incassano 2,5 milioni per il cartellino del difensore svedese

 

TORINO
La Juventus ha ceduto a titolo definitivo il difensore svedese Olof Mellberg all’Olympiacos. Giunto a Torino a parametro zero la scorsa estate, Mellberg è stato ceduto ai greci per 2,5 milioni di euro. Nelle 37 presenze ufficiali con la Juve (27 in campionato, sei in Champions League e quattro in Coppa Italia) Mellberg ha collezionato due gol, segnati entrambi all’Olimpico di Roma, il primo alla Lazio e il secondo alla Roma
(LA STAMPA)

 
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AMORE CEKO
Il tributo finale del popolo bianconero a Pavel Nedved

 

JOHN ELKANN
ALL'ATTACCO

Il nipote dell'Avvocato punzecchia tecnico e giocatori
(video Sky Sport)

 


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SAN GIGI BUFFON: I MIRACOLI


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L'EUROGOL DI DEL PIERO ALLA GERMANIA


TOKIO, 8 DICEMBRE 1985: JUVENTUS CAMPIONE DEL MONDO
 

JUVENTUS CAMPIONE D'EUROPA

 

DECALOGO DI FARSOPOLI


LA VERA STORIA



PROCESSO FARSA


QUESTO E' MORATTI!
Beppe Grillo svela i loschi affari del presidente dell'Inter e della sua azienda.

 

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