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Un blog creato da KA_again_PUT il 29/05/2008

Mr.K torna...forse..

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Capitolo 33 - Mattinata tranquilla

Post n°193 pubblicato il 16 Giugno 2011 da KA_again_PUT

Mi sveglio stordito, apro gli occhi pesanti e non riconosco la stanza.

mi alzo di scatto, pensando di essere stato catturato dagli alieni durante la notte...poi vedo Elsa che dorme.

E' l'esatto contrario di quello che si vede nei risvegli hollywoodiani, ha il poco trucco impiastrato sulla faccia, i ricci scomposti che le esplodono dalla testa, dorme in una posa sconcia, il cuscino penzola giù dal letto, le lenzuola sono arruffate e il mio movimento brusco l'ha infastidita.

si mette un braccio sugli occhi, e si gira dall'altra parte. avrebbe dovuto darmi un bacio con occhi languidi, e sussurrato qualche parola dolce con le labbra color ciliegia...invece si gira, la spalla emerge bianca come il lenzuolo e alzando il braccio si scopre un fianco. Vedo un lembo di lombo...cicciottella...sorrido...non è la perfezione platinata che si vede nelle riviste

la camera è in disordine, penso un attimo, rifletto...non ho il cambio, visto che i vestiti e la sacca sono nell'altro albergo dove ero con la famiglia. no. non potevo portare Elsa là, sarebbe stato strano...e non mi sarebbe piaciuto.
questo invece è un territorio neutro. 
bella questa camera! minimale con i suoi colori di acero chiaro... 

Stiro le braccia, me le incrocio dietro la testa. Il sole entra dorato nella stanza con prepotenza, sto scomodissimo, mi si risvegliano anche le sensazione e il vigore fisico e sono senza mutande. Mi avvicino ad Elsa, comincio a baciarle il fianco morbido in silenzio, senza farle solletico, senza darle fastidio. il braccio le copre gli occhi, ma non le labbra. 
sorride.
la bocca non sarà rosso fuoco, ma ha una bella forma, e le labbra sono piene, dolci e quando le si intravedono i denti diventano sensuali e irresistibili

prendo un taxi, vado a recuperare la sacca con le mie cose. 

devo cancellare Elsa. mi piace, la devo dimenticare. mi fa male anche solo pensarla. qualcuno potrebbe pensare che sia una follia, non voglio neanche contare da quante poche ore la conosco. ma deve andare così. per me è così.

rimango in silenzio, per tutto il tragitto indifferente al mondo, chiuso in me.

mi annuso le mani, e sento il suo profumo. mi stropiccio gli occhi, passandomi le mani sulla faccia, sento lei su di me. Ed è una sensazione che mi piace.

mi arriva un sms "settimana prossima torno in sardegna. te sei ancora là? ti voglio vedere, devo parlarti. fatti vivo. tua Clara." alzo gli occhi al cielo.

pigio verde, verde per chiamarla, poi ci ripenso, rosso, rosso per terminare il tentativo di chiamarla.

il taxi si ferma a debita distanza dal cancello della villa di mio cugino, una telecamera gira puntando su di noi. l'autista si volta verso di me con aria interrogativa, gli chiedo il conto e scendo. mentre fa manovra lo guardo fissare con curiosità il cancello che si apre. escono subito due "vigilanti", e si apre la vista sul viale con i fiori che porta alla villa, uno dei due prende la mia sacca, mentre cammino leggo di nuovo il messaggio di Clara.

opzioni. elimina.

poi penserò al da farsi.

Mio cugino sta in palestra al piano terra a fare pesi, è tutto sudato. il cuoco gli ha portato frutta e acqua in un vassoio d'argento. i colori sono assortiti con precisione millimetrica, l'uva e il suo verde, le fragole rosse, i frutti di bosco e i mirtilli scuri all'angolo. i lichi, intorno al bicchiere d'acqua all'altro angolo con il suo colore di cristallo, che specchia la varietà della frutta

"ohè...cuggì..." si gira...mi fa cenno e continua a pompare "guarda che se continui...fai il botto come un pallone..."

urlo "booom!" per sovrastare i red hot chili peppers che sparano con le chitarre dallo stereo, sorrido e mi butto su un divanetto... "eva? ho fame...vado a fare colazione..."
fa altre due ripetizioni, posa il bilanciere "se n'è andata..." e si sdraia sulla panca, incrocia le gambe sulla pancia e comincia con addominali lenti

"ma a fare...la spesa? o..." lo guardo...perplesso...e anche un pò apatico
"non lo so, forse torna..." risponde lui continuando imperterrito a tirare su e giù le ginocchia sul petto...
"non ci pensare....vado a cambiarmi, mangio e ci vediamo fuori in piscina..." riprendo la sacca e proseguo. 

faccio una doccia lunga, seduto nel piatto doccia con l'acqua che mi colpisce tiepida rimbalzando sulla pelle elastica...ho gli occhi chiusi, la bocca chiusa...il rumore dello scroscio mi delizia...le orecchie che ovattate raccolgono la cascata fluente

mi asciugo in fretta, e mi vesto veloce e mezzo bagnato, una donna avrebbe da criticare l'approssimazione con cui mi sono asciugato, cosa che mi fa godere del fatto che posso fare come voglio. e mi piace anche che mi si attaccano i vestiti dove c'è umido sulla mia pelle.

scendo le scale in pantaloncini bianchi da barca e una camicia bianca a righine rosse e blu, mi piace molto è una tenuta molto nautica (a parte le scarpe) ha il candore del sole cocente, e il sapore del sale. sarei perfetto su una barca a vela a porto cervo, o portofino! Forse è per il messaggio di Clara che il mio subconscio mi ha spinto in questa direzione, o forse no. farsi troppe domande, fa sempre male.

quasi mi scontro con il cuoco che corre verso di me con la radiolina in mano..."c'è una donna al cancello. ha chiesto di te, si chiama Kera...è agitata!"

lo scanso con un braccio, e corro giù per il viale a perdi fiato. il giardiniere taglia le rose, mi vede passare rimane con i forbicioni a mezz'aria, e riprende a tagliare. il suo silenzio stride con il baccano della mia corsa.
il cancello è aperto per un metro, dentro un vigilante con la pistola in mano dietro la coscia fuori l'altro vigilante sta parlando con una sagoma, che non vedo perchè lui è davanti al varco e mi impalla la visuale...arrivo al cancello. ho il fiatone, e il cuore doppiamente all'impazzata. per la corsa.

quello fuori ci volta le spalle senza una parola, e rientra. il cancello si richiude, come uno scrigno.

Kera è terrorizzata e mi sta fissando. "mi stanno...dando la caccia." abbassa lo sguardo sul suolo, non è bella come sempre, è più magra e ingrigita sembra stia male " sono due giorni che scappo..." e riprende a guardarmi. ha degli occhi enormi, specchiano le sensazioni come due laghi alpini

la abbraccio, e la stringo a me. la avvolgo gonfiando i miei bicipiti. la proteggo.
poi cominciano a correre tanti brividi sulla pelle, quando la mia attenzione viene catturata da quello che mi succede intorno.
la telecamera ronzando gira. in alto
il cancello vibrando comincia ad aprirsi. a sinistra
un uomo con in mano un fucile si avvicina. a destra

un esplosione tremenda, una vampata di calore. cadiamo in ginocchio abbracciati. tento di sostenerla ma non sono più in piedi, e mi accascio. mi butto sotto di lei, tenendo Kera sopra di me. sbatto la testa e svengo. ma mentre svengo so di averla salvata dalla caduta

mi riprendo. forse ho chiuso gli occhi per qualche secondo.

Kera è sopra di me immobile, la mia camica tutta rossa.

colpi a raffica, mentre un auto sgomma via. i vigilanti crivellano il posteriore dell'auto di proiettili, i vetri esplodono, una gomma si accascia. uno spara con la mitraglietta l'altro con la pistola, fino a ricaricarla tre volte...e corre dietro all'auto. la mia testa è poggiata sull'asfalto, sento il brecciolino pungermi una guancia. la mia visuale è tutta storta, sono intontito e stordito.

poggio Kera su un fianco, le adagio la testa con delicatezza a terra. i suoi capelli neri setosi e lucidi si spandono sul nero della strada grigio e sporco. mi alzo in ginocchio, mi tocco la pancia con le mani. sono pieno di sangue, ma non ho nulla. ho diversi tagli sulle braccia. graffi.

mi avvicino a Kera, è morta. al centro del corpo una pozza marrone e umida.

la macchina in fuga si ferma. l'uomo con il fucile scende. getta il fucile e scappa. il vigilante con la pistola continua a correre...non spara più ma continua a correre. quello con la mitraglietta mi si avvicina, mentre si guarda intorno

Lacrime gelide scorrono dai miei occhi, me le pulisco impiastrandomi la faccia, il dolce del sange e il salato delle lacrime. sono in ginocchio immobile.

esce mio cugino, tutto sudato in canottiera e pantaloncini, prende il comando delle operazioni. parla con la radio. mi prendono e mi portano dentro, escono i range rover.

mi metto nella doccia della piscina tutto vestito, cala il buio su di me in un mattino pieno di sole, l'acqua si abbatte colpendomi.

 
 
 
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