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Un blog creato da pileggi il 18/03/2008

Ambiente&Risorse

DATI SULLA SPECIFICITA' DEL TERRITORIO ...........per favorire la valorizzazione delle ingenti disponibilità di risorse naturali (falde e sorgenti di acqua potabile e termale, suoli, giacimenti minerari, spiagge,montagne, geositi, forme di vita vegetali e animali terresti ed acquatici, ecc); -e ......... per stimolare interventi urgenti finalizzati alla Difesa delle popolazioni e ad ATTENUARE I DANNI DAI RISCHI IDROGEOLOGICI FRANE ALLUVIONI TERREMOTI TSUNAMI da inevitabili fenomeni naturali (precipitazioni, sismicità, vulcanesimo, ecc)

 
 

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GIORNATA MONDIALE DELL'ACQUA

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pileggi
pileggi il 28/07/09 alle 09:11 via WEB
UN GRANDE PATRIMONIO NON VALORIZZATO E SENZA TUTELA LE ACQUE POTABILI TRA LE MIGLIORI D’EUROPA INVECE DI MIGLIORARE SALUTE E CONDIZIONI ECONOMICHE DEI CALABRESI FAVORISCONO DISSESTI IDROGEOLOGICI __________ Riconoscendo la fondamentale importanza delle risorse idriche per il futuro del pianeta, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha proclamato il 2003 Anno Internazionale dell’Acqua, mentre in Calabria si continua a non affrontare aspetti di grande rilevanza per la salute e lo sviluppo economico dellla regione. 2) L’acqua disponibile nella regione, oltre ad essere abbondante, è di ottima qualità e tra le migliori d’Italia e d’Europa. Per le caratteristiche geolitologiche delle rocce serbatoio e per la composizione dell’aria attraversata dalla pioggia prima d’infiltrarsi nel sottosuolo, l’acqua delle sorgenti calabresi presenta composizione chimica, biologica e temperatura ottimali dal punto di vista della potabilità. Grazie ai preziosi accumuli di minerali presenti nelle antichissime rocce costituite prevalentemente da Graniti, Scisti, Gneiss che non si trovano in nessun’altra regione di tutta la catena appenninica italiana la mineralizzazione delle acque calabresi è particolarissima. La gran diffusione di queste rocce, i processi geodinamici e la piovosità molto elevata (la Calabria è una delle regioni più piovose d’Italia) rendono il territorio calabrese ricco di suoli fertilissimi e di numerose sorgenti e falde d’acqua potabile ed anche termale di rilevante importanza e differente qualità. I diversi effetti prodotti dalle acque sui viventi sono noti e descritti fin dai tempi più remoti come ad esempio da Gaio Plinio Secondo nella Storia Naturale. Riferendosi alla diversa proprietà delle acque di due corsi d’acqua della Piana di Sibari ed in modo suggestivo, Plinio riferisce che:“ A Turii, secondo Teofrasto, il Crati conferisce biancore a buoi e pecore, il Sibari color nero; perfino le persone risentono di tale differenza di effetti: quelli che bevono dal Sibari, infatti, sono più scuri, più duri e di capelli ricci, quelli che bevono dal Crati chiari di carnagione, più molli e con la chioma lunga”. 3) L’industrializzazione nel settore delle acque minerali segna il passo come in tanti altri settori. In Calabria s’imbottiglia poco sia rispetto al consumo e sia rispetto ai dati di produzione nel contesto italiano. Per rendersene conto basta il raffronto tra gli impianti presenti in Calabria e quelli esistenti in altre regioni con disponibilità di molto inferiori in qualità e quantità d’acqua; in Toscana ed in Emilia Romagna, ad esempio, con minore disponibilità di risorse idriche, esistono più del doppio degli impianti esistenti in Calabria. Paradossalmente, nella regione che può vantare le fonti più esclusive ed il massimo della qualità, si continua ad ignorare o a sottovalutare anche la tendenza in atto nei locali di ristoro di presentare con la carta dei vini anche la “Carta delle Acque”. La grande disponibilità di risorse idriche è documentata da varie ricerche come quelle del Progetto Speciale 26-Studio Organico Delle Risorse Idriche della Calabria che, oltre a rilevare la presenza di più di 10 mila pozzi, ha confermato l’esistenza di circa venti mila sorgenti con portata superiore a sei litri al minuto. E, ricordando le indagini per detto Studio, sono ancora vive nella memoria dello scrivente le numerose e ricche sorgenti d’acqua potabile dispersa caoticamente lungo i versanti e nelle vicinanze di centri abitati che d’estate soffrivano la sete e d’inverno franavano a pezzi verso valle per l’azione lubrificante nel sottosuolo della troppa acqua persa dalle reti idriche fatiscenti. Oltre a limitare lo sviluppo ed a creare disagi nelle popolazioni la mancata raccolta ed utilizzazione delle acque delle sorgenti collinari e montane accentuano i ben noti processi di degrado e dissesto idrogeologico delle valli calabresi. Nelle zone di pianura costiera l’irrazionale emungimento operato attraverso migliaia di trivellazioni, non essendo compatibile con i tempi di ricarica sta riducendo le falde idriche con conseguente ed irreversibile avanzamento delle acque salmastre ed il costipamento delle rocce serbatoio, con il ben noto abbassamento del suolo al quale sono connessi i fenomeni di deperimento della copertura vegetale e l’arretramento dei litorali con l’invasione del mare. Processi di degrado, favoriti anche dal fatto che non si è provveduto a dotare la Calabria di norme regionali per la tutela e la valorizzazione delle risorse idriche e delle acque minerali, come invece si è fatto nelle altre regioni d’Italia. Favorire la considerazione di questi tre aspetti accresce la consapevolezza dei cittadini sulle acque da bere e farà bene anche alla salute ed allo sviluppo economico della comunità calabrese. I ogni caso per come dichiarato da Kofi Annan, Segretario Generale ONU : “Nessuna singola misura riuscirà a far di più per diminuire le malattie e salvare vite nel mondo in via di sviluppo che il rendere accessibile a tutti acqua sicura ed impianti igienici adeguati.” 1) La normativa sulle acque destinate al consumo umano non è ritenuta adeguata a salvaguardare pienamente la salute. E si comprende il perché considerando ad esempio com’è fissata la CMA (Concentrazione Massima Ammissibile) dell’arsenico che se assunto in dosi anche molto basse ma per lunghi periodi, come altre sostanze nocive, può far insorgere malattie gravi. La nuova normativa, in vigore dal prossimo 26 dicembre, prevede come CMA d’arsenico nelle acque potabili una riduzione dagli attuali 50 microgrammi per litro a 10; per le acque minerali; la CMA sarà invece di 50 microgrammi per litro. In pratica la CMA ritenuta dannosa e da ridurre per le acque potabili è adottata per le minerali. E questo perché le acque minerali sono considerate “bevande” come ad esempio il vino o la gassosa e, quindi soggette ad una normativa meno restrittiva rispetto all’acqua potabile. L’incongruenza è giustificata dal fatto che le bevande non possano essere assunte nelle stesse quantità delle acque potabili. E così, ad esempio, per il vino la CMA di piombo è maggiore di quella prevista per l’acqua potabile perché si ritiene che se una persona assumesse due litri di vino il giorno, prima delle intossicazioni da piombo andrebbe incontro ad altre gravi controindicazioni per la salute. Ma c’è di più, ricerche svedesi del 1979 confermati da altri studi epidemiologici e geochimici hanno dimostrano come l’arsenico poteva ingenerare l’insorgenza di neoplasie a partire da concentrazioni molto basse negli alimenti e nell’acqua potabile con quantità uguali o superiori a 10 microgrammi per litro. Negli stessi anni la CMA prevista ed adottata da tutti i Paesi occidentali era di 50 microgrammi per litro e solo nel 1993 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha raccomandato l’adozione di CMA uguale a 10- Questo ultimo valore, negli USA nel 2000 non è stato ritenuto cautelativo ed è stato indicato di adottare il valore 5 per l’immediato e 3 come obiettivo finale. La presenza nelle acque di sostanze come l’arsenico non è dovuta soltanto ad inquinamento antropico. Alcune sostanze molto tossiche come ad esempio arsenico, mercurio, boro e fluoro possono essere disciolti naturalmente nell’acqua che circola in rocce come quelle vulcaniche alcali-potassiche del quaternario dell’Italia centrale, con vulcanismo attivo come nell’isola di Vulcano oppure caratterizzate da particolari processi idrotermali. Si consideri che la gran disponibilità d’acqua del lago di Vico nel Lazio non può essere utilizzata per scopi idropotabili perché presenta concentrazioni d’arsenico superiori a quelli indicati come ammissibili dall’Unione Europea.
 
pileggi
pileggi il 25/09/10 alle 13:27 via WEB
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