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California o Ruhr...

Post n°1016 pubblicato il 12 Ottobre 2014 da goldkampa

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In una delle recenti puntate della trasmissione di Santoro,il noto giornalista televisivo,si è assistito ad un interessante scambio di opinioni tra due persone che,
nel rispettivo campo,godono di riconosciuta autorevolezza.Per quanto mi riguarda,entrambe degne della massima considerazione,non fosse altro,per l'assoluta dedizione,che entrambe pongono nella difesa delle loro tesi e di coloro che rappresentano.Nel merito specifico dell'argomento,tendo ad avere una leggera benevolenza per le tesi del Daverio,anche se Landini mi pare ragionevole e curiosamente"paziente nell'argomentare le sue.La civiltà del dialogo mi pare palese.
Il dibattito non mi pare di poco conto,tratta di ciò che bene o male,ogni grande stato deve saper amministrare e programmare per poter poi far legittimo vanto della propria civiltà.
Un paese che elimina la storia dell'arte dal suo programma scolastico,mi pare destinato a desolanti prospettive,specie,se quel paese,può beneficiare di un immenso
tesoro quale l'Italia può esibire.L'insensibilità culturale ed artistica fa il paio con quella civica,chi di noi non si è mai indignato per lo stato di degrado dei
nostri beni,non intendo solo monumenti ed opere d'arte,ma anche le banali panchine,fontane,gabine del telefono ecc ecc...Con la stessa intensità con cui si ammiral'ordine la cura e l'intenso senso di civilitudine con cui si gode del bene comune,in tanti di quei paesi che sovente amiamo visitare.Basti pensare che da noi,
per avere un ministero dei beni culturali,si è dovuto attendere fino al 1974,introdotto dal Governo Moro.Il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo,
nacque dallo scorporo dal Ministero della pubblica istruzione e la sua denominazione originale era:Ministero per i beni culturali e ambientali.C'è di che pensare non
trovate?Nel migliore dei casi,innumerevoli opere d'arte di valore assoluto,generate da questo bislacco paese,ornavano e davano lustro ai maggiori musei del mondo,
di qua e di là dell'oceano,con buona pace dell'onor patrio....
Ultima considerazione:Siamo il paese dell'energia rinnovabile purchè a casa altrui,del lavoro per tutti a partire da noi,ma se possibile che sia pulito,prestigioso e
magari redditizio,quindi va bene l'ILVA ma possibilmente dove gli effetti nocivi possano essere quantificati con uno stipendio mensile,magari dislocata in un posto
dove le torri eoliche non possono essere installate per "vincoli paesaggistici"...
Avanti di questo passo,il ministero diverrà una branca di quello dell'industria?
Intanto Pompei crolla,Genova affoga,Milano espone (forse) e Firenze...sogna.Che sia il caso di cominciare a reagire!?
Capisco che per una banale domenica ottobrina possa sembrare un tema di poco conto,ma non lo è.Vi invito a dire la vostra.
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Commenti al Post:
MARIONeDAMIEL
MARIONeDAMIEL il 13/10/14 alle 22:10 via WEB
non conoscevo il sito grazie ;-)
peccato che mi sia persa quel dialogo , da un po' crollo prestissimo, poco male lo ritrovo qui, però passerò a rileggerlo; p.s. che si fa dunque? ;-))
 
elioliquido
elioliquido il 09/11/14 alle 22:09 via WEB
Mi ero salvato il filmato quando avevo letto il post, ma poi non l'avevo visto e me l'ero scordato. L'ho sentito oggi, e sto anch'io più dalla parte di Daverio che da quella di Landini. Non solo nelle linee generali, ma un po' di più anche nel particolare. Poi, per come la vedo io, se non ho un attimo di perdita dei punti cardinali, non smantello un intero sistema per crearne un altro, così tutto d'un colpo. Perché le dinamiche dei "mercati" sono come le variazioni del clima, e le analisi al riguardo sono affidabili quanto le previsioni del tempo. Anzi, meno, perché chi fa le previsioni del tempo sa che la sua scienza è inesatta e i suoi calcoli tengono conto di questo, mentre gli analisti del "mercato" (e Daverio non è neanche questo, per cui ancor meno esperto, e piuttosto, se potesse, tentato dall'idea di far andare un paese dietro alle sue personali passioni) dicono cose diverse l'uno dall'altro e sembrano non accorgersene, ovvero che tutti gli altri sono degli inetti. Ma fondamentalmente, c'è il prodotto d'avanguardia e il prodotto dozzinale, c'è la qualità e la quantità. Se punti sulla quantità, i cinesi ti sotterreranno, e l'industria dell'acciaio messa in piedi in Italia negli anni sessanta è un'industria di quantità. Poi c'è chi è stato capace di convertirsi, investendo in ricerca e tecnologia, ma molti altri hanno chiuso. Taranto, come produzione di acciaio, non è una realtà nella quale investirei. Un sindacalista invece forse sì. Non i suoi soldi ma le sue chiacchiere. Perché un certo genere di metalmeccanico con la tuta è il suo campo (quello che gli dà da campare), e perché una realtà industriale da quantità è un'ottima cassa di risonanza.
 
 
goldkampa
goldkampa il 10/11/14 alle 15:45 via WEB
Effettivamente non si può negare che entrambe le argomentazioni siano dettate da evidenti interessi corporativi:L'uno alla fine è un operatore dell'arte,intesa a 360°con tutti gli annessi e connessi,quindi compreso il mero aspetto economico,l'altro perchè di professione fa il delegato sindacale di una determinata categoria di operai.Mi pare comunque evidente che aldilà degli interessi corporativi,siano molto più universali e qualitative le proposte di Daverio.Che poi il lavoro debba essere tutelato e quanto più possibile valorizzato è sacrosanto,ma si sta parlando d'altro,come del resto mi scrivi tu.Ultima nota a margine:Daverio,curioso a sapersi,non è nè storico dell'arte e tantomeno insegnante,ha anzi abbandonato la bocconi dove frequentava economia e commercio...Meglio così non trovi?
 
   
elioliquido
elioliquido il 10/11/14 alle 22:28 via WEB
Daverio ha individuato e perseguito una sua vocazione. Fortuna, sagacia, determinazione. Ricordo, di un'intervista a Alejandro De Tomaso, che il cronista gli domandò: - si ritiene un uomo fortunato? -, al che lui rispose: - l'abnegazione propizia la fortuna. -
 
MARIONeDAMIEL
MARIONeDAMIEL il 13/11/14 alle 20:59 via WEB
bé, ma la faccia di Landini quando Daverio cita Weber e il protestantesimo, è tutta un programma...:))))
 
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