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PUGLIA, QUEL DISASTRO SA DI RAZZISMO E DI MAFIA

Post n°1719 pubblicato il 13 Luglio 2016 da kayfakayfa

Come sempre accade in Italia all'indomani di una tragedia che non si sarebbe mai dovuta verificare in un paese civile e tecnologicamente sviluppato come si presume debba essere il nostro, anche nel caso dello scontro frontale tra due treni in Puglia sulla linea Corato-Andria - al momento le vittime accertate sono 27, i feriti 50 più un numero imprecisato di dispersi – si sprecano la sofferenza e l'indignazione della politica tutta e le passerelle sul luogo della tragedia delle varie cariche istituzionali locali e nazionali.

Eppure la disgrazia di ieri si sarebbe potuta evitare se quella tratta fosse stata dotata di un moderno sistema di segnalazione. Ma soprattutto se si fossero effettuati i lavori di raddoppiamento della linea ferrata per l'intero tratto Bari-Barletta, programmati dal 2008 con fondi europei che prevedevano l'ampliamento con il doppio binario della rete ferroviaria entro il 2015 e che a tutt'oggi, malgrado gli espropri, è stato effettuato solo da Bari a Ruvo. Mentre tra Ruvo e Barletta, il tratto su cui è avvenuto il disastro, è ancora di là da venire.

Com'è giusto che sia il Premier Renzi e il Ministro delle Infrastrutture Del Rio si sono formalmente impegnati perché i responsabili del disastro vengano individuati e assicurati alla giustizia.

Per carità, nulla da eccepire su queste loro aspettative e impegni. Se non che il sottosviluppo infrastrutturale tuttora presente in molte zone del mezzogiorno è di esclusiva responsabilità dei vari governi che si sono succeduti da che siamo una Repubblica, essendo responsabilità del governo individuare le aree arretrate del paese e adoperarsi affinché il gap di sottosviluppo che le separa dal resto del paese venga colmato.

È vero, la linea ferroviaria su cui è avvenuta la tragedia di ieri è gestita da Ferrotramviaria S.p.A., dunque da una società privata. Ma chi doveva versare nelle casse della Regione Puglia i fondi Ue per rendere realizzabile il Programma Operativo FSER 2007-2013 per l'ampliamento a due binari dell'intera rete entro il 2015 e doveva poi assicurarsi che il progetto fosse realizzato nei termini stabiliti e intervenire se le cose non andavano come programmato, presumo fosse il governo. Non certamente solo l'attuale cui però si può contestare di aver peccato di attenzione nel capire il perché su quel tratto il doppio binario ancora non si fosse realizzato nonostante i progetti lo prevedessero completato per il 2015 .

C'è da auspicare che la tragedia di ieri funga da monito per Renzi e suoi, facendoli desistere dal presentare al paese come “priorità per lo sviluppo nazionale” la riforma costituzionale Boschi per la cui approvazione voteremo al referendum in autunno.

L'incidente ferroviario di ieri è l'ulteriore triste conferma, checché ne dicano esimi studiosi risorgimentali, che la questione meridionale è tutt'altro che risolta. E che dunque altre sono le reali priorità dell'Italia.

Le vere priorità del paese dovrebbero essere, anzi SONO!, gli azzeramenti delle differenze strutturali, infrastrutturali e, soprattutto, culturali tra Nord e SUD.

A che serve spendere miliardi per ridurre di mezzora il viaggio in treno da Roma a Milano con la TAV se poi ci sono zone del paese dove per spostarsi di appena qualche chilometro ci vogliono ore perché non esiste ancora la linea elettrificata oppure perché si continua a viaggiare su un solo binario, per giunta con un sistema di controllo obsoleto?

Che l'Italia fosse un paese pieno di paradossi non lo scopriamo ora.

Oggi scopriamo che la politica ha enormi problemi alla vista tanto da non accorgersi che nel paese esistono due distinte realtà: una che viaggia a oltre 300 km all'ora, l'altra che a stento riesce a superare i 100 viaggiando su linee che risalgono all'epoca dell'Unità d'Italia o poco più.

Se davvero le Istituzioni e la politica vogliono onorare la memoria delle vittime di ieri, devono smetterla di cercare di convincerci che con la costruzione di grandi opere come il ponte sullo stretto o la TAV ne benefici l'intera collettività. Abbiano il coraggio di smetterla di fare gli struzzi: raddrizzino la schiena, tirino fuori la testa dal terreno, si guardino attentamente attorno e si adoperino seriamente per rimediare alle differenze che costringono tuttora il sud del paese a annaspare dietro al Nord tanto che in molti hanno la sensazione che il sud continui a essere eterna terra di conquista dei grandi gruppi finanziari e industriali del nord, reale motivo dell'Unità di Italia che oggi in molti riconoscono non fu una liberazione del sud Italia dal giogo Borbonico da parte dei Savoia bensì una vera e propria occupazione dei piemontesi del Regno delle Due Sicilie che all'epoca era la terza forza economica d'Europa.

Ma prima di tutto abbiano il coraggio di combattere realmente le mafie. Non mi riferisco a quelle criminali radicate in Sicilia, in Calabria, in Puglia, in Campania. Bensì a quelle “dei colletti bianchi” che a parole maledicono le mafie criminali ma poi, al momento dei fatti, se ne servono per portare avanti i propri interassi a scapito dei cittadini, rimanendo spesso impuniti.

Vedi stragi di mafia di Capaci e di Via D'Amelio in cui morirono rispettivamente i giudici Falcone e Borsellino con le rispettive scorte di cui ancora oggi non si conoscono i mandanti!

Quali siano le cause effettive che hanno determinato la tragedia di ieri – errore tecnico e umano - di sicuro lo stato di abbandono in cui versano le ferrovie nel sud Italia è da condannare a prescindere.

Soprattutto è da condannare chi non avvedendosene - magari finge di non vedere -, lascia che tale abbandono persista, preferendo preoccuparsi della TAV e di altre realtà probabilmente molto più remunerative.

O forse perché colmando il gap che separa il Sud dal Nord bisognerà poi trovare un'altra terra da mantenere in arretratezza tecnologica e culturale al fine di depredarla senza problemi per garantire il proprio arricchimento, quello dei propri amici e quello degli amici degli amici!

 
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