Creato da kayfakayfa il 10/01/2006

LA VOCE DI KAYFA

IL BLOG DI ENZO GIARRITIELLO

 

Messaggi di Luglio 2014

BRACCIO DI FERRO TRA RENZI E LA STAMPA, CHI VINCERà?

Post n°1557 pubblicato il 29 Luglio 2014 da kayfakayfa

 

Se è vero che per accreditarsi agli occhi dell'opinione pubblica e durare il più a lungo possibile un governo ha bisogno dell'appoggio incondizionato dei poteri forti, tra cui la stampa, probabilmente non esageriamo nell'affermare che, dopo l'iniziale idillio, tra Renzi e i grandi giornali si è rotto qualcosa. A dimostrarlo sarebbero i due editoriali apparsi domenica su Repubblica e il Corriere della Sera a firma Scalfari e Polito in cui le critiche al Premier e all'operato del suo governo non sono mai state così esplicite. Se a ciò aggiungiamo le dure parole di Dario Fo e quelle di Carlo Smuraglia Presidente dell'A.N.P.I. (Associaziona Nazionale Partigiani Italiani), nonché quelle di esimi costituzionalisti - additati ad esempio dal centrosinistra all'epoca in cui costoro scrivevano contro Berlusconi quando il centrodestra voleva modificare la Costituzione a proprio uso e consumo - oggi irrisi con il termine “professoroni” da Renzi e dai suoi perché “osano” mostrarsi contrari al progetto riformista previsto dal Patto del Nazareno, non è affatto da gufi affermare che per il governo non tira buon vento.

A sostegno di questa percezione, sempre più tangibile man mano che passano i giorni, c'è il crescente scetticismo montante in buona parte dei sostenitori di Renzi, fino a ieri pronti a difendere lancia in resta l'operato del loro leader, oggi non più.

Del resto, delle tante annunciate riforme che, a detta del Premier, si sarebbero dovute susseguire mensilmente a partire da febbraio, per ora nemmeno l'ombra. Anzi sembra quasi certo lo slittamento dell'approvazione di quella sul Senato dall'8 agosto, come voleva tassativamente Renzi, a settembre confermando che a Palazzo Chigi è un periodo tutt'altro che roseo.

Che cosa accadrà in autunno alla ripresa dei lavori, nessuno può dirlo. Di certo il Premier avrà non poche difficoltà a reiterare promesse, a lanciare ottimistici proclami se, come sostengono autorevoli fonti, la situazione economica del paese, malgrado gli 80 euro in busta paga, è tutt'altro che migliorata, come invece Renzi e suoi continuano a dichiarare.

Addirittura c'è chi ipotizza a ottobre il ricorso a un'ulteriore manovra finanziaria di 30 miliardi per sanare l'insanabile.

Si vocifera che l'intenzione di Renzi sia quella di andare al voto anticipato in modo da stravincere, staccarsi dal tentacolare abbraccio berlusconiano e fare le riforme senza dover dar conto a nessuno.

Ma se si andasse a elezioni anticipate, è sicuro che vincerà?

Senza l'appoggio dei grandi giornali non si va da nessuna parte!

Non è che Renzi, presa consapevolezza che i grandi giornali iniziano a remargli contro, non rivedrà la propria intenzione di abolire il finanziamento pubblico all'editoria?

Non è che stiamo assistendo all'ennesima farsa all'italiana dove “una mano lava l'altra e entrambe si lavano insieme”? Nel senso che, alla fine, Renzi accantona l'idea di abolire il finanziamento pubblico ai giornali e in cambio i grandi giornali ritorneranno a sostenerlo, ridipingendolo agli occhi dell'opinione pubblica quale ultima spiaggia per il paese, dandogli un forte sostegno per la vittoria elettorale?

 
 
 

PROCESSO RUBY, BERLUSCONI ASSOLTO MA...

Post n°1556 pubblicato il 20 Luglio 2014 da kayfakayfa

 

L’inattesa assoluzione in appello - inattesa prima di tutto da lui e dai suoi legali, ed è quanto dire -  di Silvio Berluscuni nel processo Ruby dall’accusa infamante di prostituzione minorile e concussione per le quali era stato condannato in primo grado a sette anni di carcere più l’interdizione a vita dai pubblici uffici, seppure non piaccia, va accettata senza se e senza ma per rispetto della Legge e della magistratura che la rappresenta.

Tuttavia, in attesa di conoscere le motivazioni che hanno spinto il collegio giudicante ad assolverlo  - “perché il fatto non sussiste”, la concussione;  perché “non costituisce reato”, l’essere andato con una prostituta – che, secondo illustri giuristi e giornalisti giudiziari deve attribuirsi all’applicazione della Legge Severino, emendata a processo in corso, che ha modificato il reato di concussione, vanificando la tesi accusatoria dei PM Bocassini, Forno e Sangermano che proprio su quel reato avevano montato la loro accusa. In pratica mentre con la vecchia legge, quella con cui si era condannato Berlusconi in primo grado a sette anni di carcere per concussione, si puniva solo il pubblico ufficiale, in questo caso Berlusconi nell’allora veste di Presidente del Consiglio, il quale, approfittando del proprio ruolo, intimava ai sottoposti - i responsabili della questura di Milano che avevano fermato ruby - di compiere un’azione che andasse contro la legge affidandola a Nicole Minetti anziché a una struttura di assistenza per minori come invece chiedeva con insistenza la responsabile del tribunale dei minori Annamaria Fiorillo, l’attuale Legge Severino ipotizza il reato di concussione solo se chi verrebbe indotto a sottostare alla concussione ne riceve in cambio un implicito favore quale potrebbe essere una somma di denaro o un avanzamento di carriera. Non avendo i responsabili della questura di Milano ricevuto nulla in tal senso, “il fatto non sussiste”. Per quanto invece riguarda la prostituzione minorile, non potendo sapere Berlusconi che Ruby fosse minorenne, pur avendo la stessa il suo numero di cellulare su cui lo chiamò la sera in cui fu fermata dai poliziotti milanesi, l’averla ospitata nella sua casa perché partecipasse alle sue “feste eleganti” “non costituisce reato”.

Essendo questo un paese dalla memoria molto corta, a nessuno sono tornate alla mente le parole pronunciate nel 2009 da Veronica Lario, all’epoca ancora coniugata Berlusconi, all’indomani dello scandalo Noemi Letizia, la ragazzina napoletana alla cui festa di diciotto anni partecipò anche l’allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi scatenando una ridda di polemiche, insinuazioni e domande su come la conoscesse e cosa rappresentasse per lui Noemi. In virtù di quei fatti, Veronica denunciò un sistema immorale parlando di "figure di vergini che si offrono al drago per rincorrere il successo, la notorietà e la crescita economica", magari con l’assenso dei genitori. Da lì la decisione di divorziare dal cavaliere.  E che dire dello scandalo D’Addario, la escort pugliese portata in casa di Berlusconi da Tarantini perché anche lei partecipasse alle feste eleganti organizzate dal Premier? Quando la D’Addario rese pubbliche alcuni conversazioni private tra lei e Berlusconi, palesando che il Premier era stato a letto con lei “nel lettone di Putin”, l’avvocato Ghedini, difensore di Berlusconi, coniò il termine “utilizzatore finale” che ha fatto epoca.

Possibile che malgrado questi scandalosi trascorsi, unitamente alla condanna in definitiva per frode fiscale, nonché gli altri processi in corso nei quali è imputato tra cui quello per la presunta compravendita di senatori per fare cadere il secondo governo Prodi, Berlusconi rappresenti per Renzi l’unico interlocutore credibile per riformare la Costituzione? In quale altra democrazia che si rispetti un simile personaggio verrebbe elevato a padre costituente anziché essere “esiliato” per sempre dalle istituzioni?  

 

 
 
 

ISRAELE/PALESTINA E I TORMENTI DELL'UOMO DELLA STRADA

Post n°1555 pubblicato il 18 Luglio 2014 da kayfakayfa

 

È dal 1947, cioè da quando, finita la seconda guerra mondiale, l'Assemblea delle Nazioni Unite con la risoluzione 181 decise la partizione della Palestina per la costituzione di due stati indipendenti - quello appunto palestinese e quello ebraico - che Israele periodicamente, da cielo e da terra, attacca i palestinesi per sottrarre loro parte del territorio allo scopo di estendere i propri confini.

Questa è l'unica realtà con cui l'uomo della strada, abituato a misurare gli eventi in rapporto ai fatti, riesce a spiegarsi le cause che alimentano da decenni l'eterno conflitto tra israeliani e palestinesi.

Com'è possibile, si chiede sempre l'uomo della strada, che un popolo vittima dell'orrore dell'olocausto, qual è quello ebraico, possa a sua volta rendersi responsabile di periodici genocidi. Ufficialmente per difendersi dai terroristi, ma in realtà alimentando la sensazione che l'utilizzo delle armi nei confronti dei palestinesi sia finalizzato per procacciarsi sempre più territorio su cui estendere i propri confini e procacciarsi acqua a scapito dei palestinesi.

Di tutto il resto l'uomo della strada - per quanto lo si possa tacciare di ignoranza perché ragionando così dimostrerebbe di non conoscere la storia, o di nutrire un odio precostituito nei confronti di Israele - se ne frega in quanto, proprio in virtù della sua presunta ignoranza, l'uomo della strada sa che la storia, quella ufficiale che ci fanno studiare a scuola o ci raccontano sui libri e in televisione, è scritta dai vincitori o comunque dai più forti – Israele è una tra le prime potenza mondiali sia economica che militare, nonché fido alleato degli USA. Questo condizioni determinano a monte uno sbilanciamento della verità a favore di Israele omettendo quelle che sono le verità del popolo palestinese il quale da circa settant'anni si vede defraudato dei propri territori.

È vero che da quando è scoppiato il conflitto israelo/palestinese si sono susseguiti un'infinità di summit tra i diversi leader degli opposti schieramenti nel vano tentativo di trovare finalmente un accordo di pace che metta tutti d'accordo. Ultimo quello di alcuni mesi fa organizzato a Roma dal Papa. Tutti si sono dimostrati infruttuosi. Secondo Israele per colpa dei palestinesi, secondo i palestinesi per colpa di Israele.

All'uomo della strada non interessa sapere per colpa di chi questi colloqui di pace puntualmente falliscono. Quello che l'uomo della strada sa è che, poco dopo ognuno di questi incontri, puntualmente si verifica un evento drammatico che vede coinvolte vittime civili israeliani o palestinesi che dà il pretesto a una delle due parti di mandare a monte la tregua per impugnare le armi e tornare ad alimentare il conflitto. Così è successo anche ora con il rapimento e l'uccisione di tre ragazzi israeliani cui è seguito il rapimento e l'uccisione di un ragazzino palestinesi. Episodi che hanno riaperto le ostilità belliche tra israeliani e palestinesi tuttora in corso.

Tutto ciò all'uomo della strada puzza di marcio tanto da alimentare nella sua mente lo spettro di un complotto internazionale ordito chissà da chi alle spalle degli israeliani e dei palestinesi affinché in Terra Santa non via sia mai la pace. Troppi sono gli interessi in gioco - dalla vendita di armi, all'approvvigionamento di acqua, all'espansionismo territoriale, al petrolio – perché l'uomo della strada possa credere davvero che la colpa di quest'infinito conflitto sia esclusivamente degli israeliani e dei palestinesi!

Tuttavia in questa vicenda l'uomo della strada vede anche lontane analogie con quel che fecero i coloni britannici all'epoca in cui sbarcarono sulle coste del nuovo mondo: pionieristicamente si spinsero sempre più nell'entroterra per espandersi, depredando, man mano che avanzavano, gli indigeni di quelle che da sempre erano le proprie terre, sterminandoli e segregando i superstiti nelle riserve. Grazie prima al sostegno della letteratura e successivamente del cinema, gli europei sbarcati in America riuscirono a alterare la realtà convincendo l'opinione pubblica mondiale attraverso la creazione di eroiche figure di carta e celluloide che loro, gli invasori, erano i buoni mentre i pellerossa, gli occupati che lottavano a denti stretti per difendere quello che era un loro sacrosanto diritto naturale, erano i cattivi.

L'uomo della strada che galoppa troppo con la fantasia spera tanto che tra Israele e Palestina non finisca così. Sarebbe umiliante per un popolo vittima del genocidio nazista trasformarsi da vittima a carnefice, seppure in nome della libertà!

 
 
 

RENZI, RIFORME ALL'OMBRA DI BERLUSCONI

Post n°1554 pubblicato il 17 Luglio 2014 da kayfakayfa

 

Se invece di arroccarsi nei palazzi del potere per decidere autonomamente le riforme d'apportare alla Costituzione senza interpellare i cittadini o dare ascolto a giuristi di riconosciuta fama, bensì accordarsi con un pregiudicato per frode fiscale con un bel po' di processi in corso tra cui uno per prostituzione minorile in cui è stato già condannato in primo grado, Renzi e i suoi fedelissimi si mischiassero discretamente alla gente comune per saggiarne gli umori rispetto al governo che presiedono e al suo operato, rimarrebbero profondamente delusi. Da quando si è insediato a Palazzo Chigi con una vera e propria pugnalata alle spalle al suo predecessore Enrico Letta, a tutt'oggi l'ex sindaco di Firenze ha promesso mari e monti – ad esempio una riforma al mese – di cui le tracce si sbiadiscono man mano che il tempo scorre. È vero, molti italiani a fine maggio hanno trovato in busta paga 80 euro in più che, a detta del Premier, avrebbero rilanciato l'economia. Mentre a detta dei suoi avversari e detrattori erano una sorta di voto di scambio in vista delle imminenti elezioni europee, causa del 40% di preferenze raccolte dal PD al voto doppiando il M5S fermo poco oltre il 20%.

Contrariamente agli auspici renziani, l'economia è al di là dal ripartire mentre, anziché diminuire, la disoccupazione aumenta. Nonostante questa preoccupante realtà, stigmatizzata perfino dal Presidente Napolitano il quale in ripetuti appelli ha invitato il governo e il Parlamento a fare di più soprattutto per il futuro dei giovani, al momento Renzi e suoi danno l'impressione di preoccuparsi più della forma che non della sostanza, come dimostra la vicenda Mogherini - il Ministro degli esteri italiani sarebbe candidato al ruolo di Alto Rappresentante della politica estera e della sicurezza dell'Ue malgrado finanche gli americani non la vedrebbereo di buon occhio in quel ruolo non avendo competenze in merito.

E che dire degli articoli del Finacial Time dell' Econimist e del Wall Streett in cui si stroncano Renzi e i suoi ministri tacciandoli di dilettentatismo, improvvisazione o inesperienza? Si tratta degli stessi giornali stranieri che quando criticavano o ironizzavano su Berlusconi e l'operato dei suoi governi erano presi ad esempio dall'allora opposizione, attuale maggioranza, per dimostrare quanto il cavaliere fosse inadeguato a governare e un male per il paese, dunque sarebbe stato meglio se si dimettesse. Oggi quegli stessi giornali, solo perché criticano Renzi e i suoi ministri, sono accusati di disfattismo ingiustificato da chi all'epoca li prendeva come Vangelo!    

Dal canto loro i grossi quotidiani italiani, da sempre filogovernativi, appoggiano incondizionatamente Renzi seppure in più di un autorevole editoriale qualche frecciatina al Premier e a i suoi ministri viene lanciata. Del resto, per quanto uno finga di non voler vedere l realtà, finora Renzi ha lanciato proclami a valanga.

Di fatti, almeno per ora, nemmeno l'ombra se non quella di Berlusconi con cui il Premier va di comune accordo nemmeno fossero dello stesso partito!


 

 
 
 

SELECAO SCONFITTA, IN BRASILE SI RISCOPRONO LE CREPE SOCIALI

Post n°1553 pubblicato il 09 Luglio 2014 da kayfakayfa

 

Molto probabilmente, anzi sicuramente, in futuro il Brasile vincerà altri titoli mondiali di calcio. Ma difficilmente oserà organizzare un altro mondiale in casa con la presuntuosa certezza di conquistare il titolo mondiale per esorcizzare lo spettro del 1950, quando perse la sua prima finale al Maracanà contro l'Uruguay per 2 a 1 e il paese cadde nella disperazione più assoluta cui seguirono violenze e suicidi. Su sette finali disputate il Brasile ne ha vinte cinque: 1958 in Svezia; 1962 in Cile; 1970 in Messico; 1994 negli USA; 2002 in Corea del Sud/Giappone. Ne ha perse due: 1950 in Brasile; 1998 in Francia. Ieri, dopo la disfatta in semifinale contro la Germania persa con un perentorio e umiliante 7 a 1 che rimarrà per sempre nella storia del calcio, il Brasile ha avuto la certezza che giocare i mondiali in casa gli porta male. Certo, nel 50 arrivò in finale e in questa edizione in semifinale. Piazzamenti non da poco per una qualsiasi altra squadra. Ma qui stiamo parlando del Brasile, una nazione ricca di contraddizione sociali dove gli unici momenti di aggregazione collettiva in cui le diversità sociali spariscono per incanto sono il Carnevale e il calcio appunto. In particolare il tifo per la nazionale. Che questa seconda edizione dei mondiali brasiliani per il Brasile nazione non nascesse sotto una buona stella lo confermavano le ripetute manifestazioni di piazza svoltesi poco prima che i mondiali partissero, messe in atto dai meno abbienti, ossia la maggioranza della popolazione, e da molti lavoratori pubblici che vivono con uno stipendio da fame, per protestare contro le spese folli del governo per organizzare il mondiale quando con quegli stessi soldi si sarebbero potute ovviare a tante tristi realtà sociali del Brasile d'oggi.

Probabilmente se la selecao avesse vinto il mondiale la festa che ne sarebbe conseguita avrebbe spento il malcontento dell'opinione pubblica contro il governo, calmando per un po' le acque. Viceversa, ora che la nazionale Brasiliana è stata frantumata dalla Germania nemmeno fosse una squadretta da quattro soldi, è probabile che la proteste sociali riprenderanno più intense e veementi di prima. Anche perché sarà difficile giustificare come si possono spendere milioni di dollari per costruire stadi avveniristici, pagare uno stipendio multimilionario a un allenatore, Scolari, perché vinca il mondiale, trascurando le difficili realtà di vita della stragrande maggioranza dei cittadini. Già ieri sera, subito dopo la disfatta con la Germania, in alcune città brasiliane ci sono stati saccheggi nei negozi, tafferugli, feriti e arresti. Immaginarsi cosa potrà accadere a mondiale finito quando, una volta andate vie le delegazioni straniere e le ultime squadre, le forze dell'ordine allenteranno lo stato d'assedio in cui tuttora cingono le città del mondiale per garantire il regolare svolgimento della manifestazione.

Il postmondiale si prospetta nero per il Brasile. La rabbia dei poveri delle favelas e di chi soffre le ingiustizia sociali, fino a ieri sopita dalla speranza di esultare per la vittoria della selecao, esploderà senza freni e metterà il paese a soqquadro vanificando l'intento di chi credeva che vincendo il mondiale si sarebbe assoggettata la massa a mò di pecorelle.

Il tempo che la coppa lasci il Brasile e il Brasile diverrà una polveriera sociale.

C'è da scommetetre che mai più il Brasile si candiderà per organizzare un mondiale di calcio.

Farlo gli porta sfortuna, non solo a livello sportivo!

 


 

 
 
 

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