Creato da kayfakayfa il 10/01/2006

LA VOCE DI KAYFA

IL BLOG DI ENZO GIARRITIELLO

 

Messaggi di Febbraio 2015

CROLLO DI PIANURA: QUANTI INGEGNERI DEL C....

Post n°1594 pubblicato il 23 Febbraio 2015 da kayfakayfa

L'enorme voragine apertasi ieri mattina in via Vicinale nel quartiere Pianura di Napoli, costringendo all'evacuazione precauzionale di 380 persone, non che è l'ultimo cedimento annunciato del sottosuolo; l'ultimo di una serie interminabile di eventi instabili legati al dissesto idrogeologico, all'incuria, ma soprattutto all'inefficienza umana.

L'enorme baratro segue di quattro giorni l'apertura di una frana su quello stesso tratto di strada in cui era finito un automezzo per la raccolta dei rifiuti.

Malgrado le rassicurazioni dell'autorità competenti che avevano circoscritto con le transenne il primo dissesto, preoccupati dall'eventualità che “il buco” si allargasse”, alle loro rimostranze gli abitanti si sono sentiti rispondere un perentorio, ironico e arrogante “siete ingegneri?”. Come a dire, “come vi permettete di mettere in dubbio le nostre stime? Tacete che non capite un cazzo!”.

Purtroppo i fatti dimostrano non solo che le preoccupazioni dei cittadini su un'eventuale allargamento della voragine erano fondate ma che ne capivano, eccome se ne capivano. Ovviamente non di ingegneria bensì di uomini appartenenti alle istituzioni!

Tanti sono gli episodi in tutta Italia - non solo a Napoli dove è tuttora vivo il ricordo del crollo del palazzo alla Riviera di Chiaia a causa dei lavori della metropolitana con molti degli sfollati dei palazzi adiacenti che tuttora vivono altrove – di dissesti del sottosuolo dovuti all'incuria, all'imperizia e, soprattutto, alla cupidigia umana. Come dimostra l'alluvione di Genova di alcuni mesi fa, esatta fotocopia di quella che tre anni fa devastò il capoluogo ligure mietendo altrettante vittime nelle stesse zone interessate; a seguito della quale furono innalzati muri di contenimento per arginare le acque del torrente Bisagno con miscela di cemento e polistirolo senza che nessuno vigilasse sull'adeguatezza dei lavori consentendo il ripetersi della tragedia.

Con questi esempi poco edificanti, ovvio che gli abitanti di Pianura non si fidassero delle rassicurazioni dei tecnici. Non bisogna essere laureati per temere il peggio dalla razza umana.

Chi ha dato l'autorità di intervenire sul luogo del primo crollo per fronteggiare l'emergenza a colui che apostrofò gli abitanti con quell'insulso e presuntuoso “siete ingegneri?” allo scopo di sedarne le giustificate preoccupazioni?

In Italia di laureati ce ne sono a iosa. Specialmente in ingegneria e medicina, settori in cui ogni anno si contano crolli e vittime per l'inadempienza di chi deve costruire un ponte o curare un ammalato.

Ciò induce a credere che in questi ambiti le lauree vengano date a cani e porci non solo per omaggiare il parente luminare del laureando ma anche in cambio di compensi in soldi, in natura o come scambio di reciproci favori tra professionisti.

Chissà chi fu che rispose in quel modo così altezzoso e arrogante a chi si preoccupava della propria casa e della propria incolumità.

Se a scagionare i vulcanologi della Commissione Grandi Rischi per non aver ordinato lo sgombero di L'Aquila prima del terremoto solo perché da mesi si susseguivano intensi sciami sismici, non ritenendo ciò motivo sufficiente per sfollare un'intera città in quanto “i terremoti non si possono prevedere”, andrebbe radiato da qualsiasi albo professionale appartenga o sospeso dalla professione colui che alcuni giorni fa rispose alle preoccupazioni degli abitanti di Pianura “siete ingegneri?”!

 
 
 

A ROMA NON ERANO TERRORISTI MA SOLO TIFOSI

Post n°1593 pubblicato il 20 Febbraio 2015 da kayfakayfa

Quanto è accaduto tra mercoledì sera e ieri pomeriggio a Roma, dove un gruppo di ultras del Feyenoord ha messo a ferro e fuoco la capitale, seminando violenza e distruzione prima a Campo dei Fiori e o poi in Piazza di Spagna, arrecando danni permanenti alla barcaccia del Bernini sotto gli sguardi esterrefatti e terrorizzati dei romani e dei turisti e quelli inermi dei poliziotti in tenuta antisommossa che poco anno potuto per fronteggiare la furia di una delle più violente tifoserie europee, riportando tra le proprie fila un cospicuo numero di contusi e feriti, è la sintesi di come è mal difesa la nazione.

È inconcepibile che nessun piano di prevenzione fosse stato messo a punto dalla Prefettura con l'ausilio del Ministero degli Interni per arginare la possibile violenza dei tifosi olandesi non nuovi a episodi del genere.

Come sempre accade in questo scombinato paese dove le autorità non hanno alcun pudore a fare la voce grossa e a vestirsi d'autorità al cospetto dei poveracci che sfilano in corteo protestando per il lavoro che non c'è, per l'imminente chiusura di una fabbrica, per le centinaia di vittime della terra dei fuochi o dell'ILVA di Taranto, per evitare lo smembramento di un territorio affinché vi transiti la TAV tra Torino e Lione, per malmenare con furia quasi omicida degli studenti che occupano una scuola (vedasi i fatti alla scuola Diaz di Genova durante il G8 del 2001). Per poi fallire miseramente al cospetto di spavaldi criminali pronti allo scontro fisico, calandosi senza alcun pudore le braghe davanti Genny a carogna trattando con lui le condizioni per garantire il proseguimento di una partita di calcio sotto gli sguardi disorientati del Presidente del Senato e del Presidente del Consiglio; consentire l'accesso allo stadio di tifosi serbi e croati a Genova e Milano durante due incontri internazionali delle rispettiva nazionali contro gli azzurri con violenti scontri e lanci di fumogeni prima, durante e dopo la partita, senza spiegare come sia stato possibile introdurre sulle tribune materiale da guerriglia.

Non so se la responsabilità di quanto è accaduto a Roma sia del Sindaco Marino, del Prefetto o del Ministero dell'Interno.

Di sicuro non è né dei romani né dei cinque stelle.

Ma la cosa peggiore è che tra mercoledì e giovedì a Roma non c'erano i miliziani dell'IS armati fino ai denti per impossessarsi della capitale della cristianità bensì un gruppo di teppisti scortati a vista dalla polizia!

Se davvero il buongiorno si vede dal mattino, che Dio ci aiuti!

P.s.

Non vorrei che la polizia non sia intervenuta in maniera decisa per evitare che tra i tifosi ci scappasse il ferito, se non addirittura il morto, e quindi dovesse poi ritrovarsi a sua volta sotto accusa non solo per aver malmenato un tifoso ma per aver scatenato un incidente diplomatico con l'Olanda; vedendosi additata alla stregua, se non peggio, degli stessi criminali che doveva fronteggiare; subendo l'ennesimo "processo" per troppa solerzia dopo aver dovuto subire non solo l'umiliazione dei tifosi che la sfidavano ma anche quella preventiva di  un governo che ha tagliato i fondi alle forze dell'ordine rendedole sempre più impotenti rispetto alla criminalità!

 
 
 

IS: SE L'ITALIA TREMA MALTA DOVREBBE EVACUARE?

Post n°1592 pubblicato il 17 Febbraio 2015 da kayfakayfa

La minaccia dell'IS, il cui esercito di taglia gole ha occupato Tripoli in Libia, di arrivare a Roma capitale della cristianità rappresenta, purtroppo, una triste realtà. Soprattutto se si pensa che dalle sponde libiche ci separa un braccio di mare di circa 450 km. Un'inezia in chiave geopolitica.

Tuttavia ciò che più preoccupa l'opinione pubblica è l'evidente inadeguatezza del governo Renzi nel gestire la crisi: prima il Premier e il Ministro degli esteri Gentiloni parlano apertamente di Italia pronta a combattere, mentre il Ministro della Difesa Pinotti dichiara che 5 mila militari sono già disponibili per andare in Libia.

Successivamente, forse in virtù di più miti consigli sopraggiunti da “terzi”, leggi Prodi ma non solo, turbo-Renzi assume un insolito atteggiamento riflessivo. Riponendo, almeno per ora, le smanie belliche, confidando nelle decisioni dell'ONU. Magari sperando che nel frattempo l'aviazione egiziana, lavatasi in volo per bombardare le postazioni dell'IS in Libia quale ritorsione per lo sgozzamento di 21 egiziani-copti da parte dei boia dello stato islamico, riduca al lumicino, se non addirittura annienti del tutto, la presenza dell'IS in Libia.

Nell'attesa di conoscere lo sviluppo degli eventi bellici e diplomatici in corso, una domanda ci sovviene: se Pantelleria, che è l'estremo avamposto dell'Italia nel mediterraneo, potrebbe essere oggetto di bersaglio da parte di missili lanciati dall'Is dalla Libia, ancor di più potrebbe esserlo Malta essendo l'estremo avamposto europeo nel mediterraneo, situata esattamente tra Italia e Libia. A riguardo sarebbe interessante conoscere cosa sta avvenendo in queste ore convulse sull'isola; se la gente e il governo maltese sono altrettanto in fibrillazione quanto lo siamo in Italia oppure se la minaccia Is li preoccupa ma senza creare allarmismi come invece sta succedendo qui da noi.

Sovviene il dubbio che l'Is spaventi l'Italia non tanto per ipotetici attacchi missilistici cui potrebbe sottoporre il nostro paese ma perché, contrariamente a La Valletta, capitale di Malta, che ha quasi sempre respinto i barconi con i profughi, costringendoli a dirigersi verso le nostre coste, noi abbiamo soccorso e accolto barconi e naufraghi senza preoccuparci di attuare adeguate misure di pubblica sicurezza al fine di censire seriamente quanti sbarcassero sulle nostre coste per attuare controlli atti a determinare se tra quei disperati vi fossero anche criminali o terroristi.

Come insegna l'inchiesta Mafia Capitale, sulla gestione dei profughi sbarcati a Lampedusae s'era costituita una vera e propria organizzazione criminale politico/mafiosa che vi speculava, arricchendosi, accatastandoli nei centri di raccolta peggio delle bestie in quanto più se ne “stipavano” più soldi arrivavano dal governo e dall'Europa alle organizzazioni presiedute da questi "signori" che gestivano l'emergenza profughi!

Ultimamente il Ministro degli Interni Alfano non ha escluso che dai barconi non possano essere sbarcati anche terroristi o comunque che qualcuno dei profughi non possa essersi affiliato a qualche cellula terrorista dormiente sul nostro territorio pronta a colpire in Italia non appena il mullah di trunolo richiedesse.

Possibile che in nome del  “vile” dio denaro in Italia ci siamo coltivati una serpe nel seno e ora non sappiamo come uscirne tanto da non sapere se temere più una minaccia terroristica proveniente dalle coste libiche oppure quella infida che potrebbe essersi radicata e nascosta in tutti questi anni sul nostro territorio cui abbiamo inconsapevolmente contribuito a proliferare in nome della tolleranza, dell'accoglienza? Ma soprattutto per via dell'ingordigia di qualche politico che non si è fatto scrupoli di vestire per anni i panni del negriero pur di accrescere il proprio conto in banca, magari in Svizzera o in qualche altro paradiso fiscale?

 

 
 
 

GUERRA TRA UCRAINA E RUSSIA: QUANDO GLI IDEALI FREGANO

Post n°1591 pubblicato il 11 Febbraio 2015 da kayfakayfa

Quando il 16 novembre del 1989 una folla immensa, assiepata ai due lati del muro di Berlino, simbolo della divisione tra est e ovest dell'Europa post bellica, né decretò la fine in tanti gioimmo convinti che la distruzione di quel simbolo di separazione tra le due aeree europee segnasse l'inizio di una nuova era di pace e di benessere nel vecchio continente. E invece, come purtroppo più di un esperto aveva ipotizzato, se da un lato la caduta del muro segnò la fine della guerra fredda tra USA e URSS, rimise in bilico gli equilibri tra est e ovest rimettendo in discussione tutto l'assetto geopolitico mondiale. Infatti non fu un caso se pochi anni dopo la caduta del muro, agli inizi degli anni novanta si ebbe prima lo sfaldamento dell'unione sovietica e successivamente quello della federazione Jugoslavia cui seguì la guerra nei Balcani che durò dal 1991 al 1995 con eccidi etnici simili a quelli perpetrati dai nazisti nei confronti ebrei, zingari e omosessuali durante la seconda guerra mondiale.

Lo stesso accadde nella ex unione sovietica, dove scoppiò un conflitto in Cecenia tra le forze russe e i separatisti ceceni e oggi sta avvenendo in Ucraina tra ribelli filo russi e l'esercito di Kiev. Quest'ultimo conflitto innescato da un referendum indetto in Crimea nel 2014 per l'indipendenza dall'Ucraina con successiva annessione alla Russia mai riconosciuta da Kiev ma avallato da Mosca che in quell'area ha di stazza la propria forza navale.

Oggi l'escalation bellica tra Ucraina e Russia sta mettendo seriamente a rischio non solo la pace in quell'area dell'Europa dell'est ma nell'intera Europa e nel mondo visto che gli americani sarebbero intenzionati a armare l'esercito di Kiev. Proposta cui ha risposto con un secco ammonimento la Russia minacciando scenari imprevedibili. Che purtroppo invece si possono facilmente prevedere.

Quanto sta avvenendo in tra Ucraina e Russia è la conferma che scalfire gli equilibri che reggono la pace per un nobile ideale spesso si potrebbe rivelare l'anticamera della tragedia in quanto in confronto alla fame di potere e di ricchezza degli uomini gli ideali sono carta straccia!

 

 
 
 

NAPOLI HALF MARATHON, QUANDO LA CORSA È EPICA

Post n°1589 pubblicato il 02 Febbraio 2015 da kayfakayfa
 
Tag: RUNNER

Dopo la pessima esperienza alla maratona di Napoli dello scorso anno, (organizzazione scadente con conseguenti disagi per chi correva ), m'ero ripromesso di non correre mai più nella mia città una gara podistica che non fosse una 10 km. Si sa, Napoli è una città particolare e i napoletani un popolo sanguigno, attaccato alle tradizioni per cui guai a obbligarlio a non poter usare la macchina la domenica mattina, seppure ciò capitasse una sola volta all'anno, per mezza giornata privandolo di passeggiare, soprattutto durante le giornate assolate, sul lungomare Caracciolo o per Via Partenope, la via dei grandi alberghi.

Lo scorso anno, anche se la maratona si correva a metà febbraio, a Napoli c'erano venti gradi e una splendida giornata di sole. Condizioni ideali per essere mandati a quel paese dalla gente che, incurante delle transenne che delimitavano il percorso e degli addetti al servizio d'ordine, invadeva il tracciato di gara imponendo a chi correva di effettuare delle vere e proprie gimcane per evitare bambini, carrozzine, palloni, coppiette innamorate che passeggiavano mano nella mano senza preoccuparsi di chi era impegnato nello sforzo atletico. Anzi mandandolo a quel paese sotto lo sguardo indifferente di vigili e poliziotti che avrebbero dovuto tutalre l'incolumità degli sportivi e invece dagli sguardi ironici con cui guardavano i runners si capiva che non vedevano l'ora che la gara finisse per tornarsene a casa o in caserma anziché stare lì a guardare quei pazzi che non avevano nulla di meglio da fare che correre per oltre 4 ore sotto il sole.

Poiché l'anno scorso più di un amico che aveva partecipato alla prima edizione della Mostra d'Oltremare Half Marathon, l'aveva elogiata a livello organizzativo, lamentandosi solo delle avverse condizioni meteo che caratterizzarono la gara dalla partenza all'arrivo, quest'anno ho riposto le mie perplessità sulla qualità delle gare di media e lunga distanza a Napoli e ho partecipato anch'io alla seconda edizione della Mostra d'Oltremare Half Marathon.

Che dire? Personalmente a livello organizzativo non ho riscontrato alcuna sbavatura. Essendo reduce dalla maratona Internazionale di Firenze dove l'organizzazione è impeccabile prima, durante che dopo la gara, sia sabato, quando siamo andati nell'expo per ritirare i pettorali, che ieri per gareggiare, ho riscontato un'organizzazione molto simile a quella di Firenze dove gli atleti, dal primo all'ultimo, sono trattati da protagonisti quali sono.

Unica pecca, ma non certo opinabile all'organizzazione, le avverse condizioni meteo, peggiori rispetto a quelle dello scorso anno: pioggia, vento e grandine hanno flagellato anche questa seconda edizione della corsa dalla partenza all'arrivo. Momenti di panico si sono avuti quando una violenta grandinata con chicchi di ghiaccio dalle dimensioni di pallettoni da lupara si è abbattuta sui runners che transitavano da via Caracciolo diretti verso il centro, costringendo molti a cercare riparo sotto gli androni dei palazzi sul lungomare per ripararsi da quel bombardamento.

Correre con queste condizioni che ti costringono a tenere il “freno” tirato per evitare di scivolare e farti male, tagliare il traguardo non ha rappresentato solo una vittoria ma anche la fine di un “incubo” che s'è trasformato in piacevole sogno quando si è entrati nel caldo accogliente del padiglione caboto dove erano il ristoro, il deposito borse e gli spogliatoi.

Indimenticabili i momenti in cui, mentre stanchi e grondanti ci si adagiava sul parquet per spogliarsi delle divise inzuppate e per slacciarsi le scarpette inzaccherate, ci si raccontava le rispettive emozioni scoprendo che unanime era la soddisfazione per aver partecipato a un evento dal vago sapore epico; che, quando si sarebbe raccontato di “quella” gara su cui Giove Pluvio aveva deciso di scatenare la furia degli elementi, con orgoglio potevi mostrare la medaglia dicendo IO C'ERO!  

 
 
 

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