Creato da kayfakayfa il 10/01/2006

LA VOCE DI KAYFA

IL BLOG DI ENZO GIARRITIELLO

 

Messaggi di Settembre 2015

PD E L'INFORMAZIONE A SENSO UNICO

Post n°1646 pubblicato il 30 Settembre 2015 da kayfakayfa

Il malumore che si sta sollevando in queste ore nel mondo dell'informazione italiana a seguito delle dichiarazioni rilasciate in un'intervista al Corriere dal consigliere di vigilanza RAI Michele Anzaldi in quota PD il quale, senza “se” e senza “ma”, si è scagliato contro l'informazione di RAI TRE accusandola esplicitamente di non sostenere il governo e il Premier, dando l'impressione di non sapere né chi è oggi alla guida del PD né quale partito è al governo, sa di ipocrisia.

Primo, perché se davvero nel nostro paese esistesse un'informazione libera con funzioni da cane da guardia del potere politico - come dovrebbe essere il ruolo dell'informazione -, anziché da compagnia – come invece sembra realmente essere – si sarebbe levato un coro di proteste unanime al varo della cosiddetta legge bavaglio che di fatto impedisce la pubblicazione delle intercettazioni non rilevanti, si sarebbe levato unanime lo stesso coro di proteste che si levò all'epoca in cui il varo della legge bavaglio fu tentato dal governo Berlusconi. Allora in maniera unanime contro il provvedimento insorsero quotidiani di sinistra come Repubblica e il mondo intellettuale della sinistra. Oggi quegli stessi giornali e quegli stessi intellettuali o criticano in maniera molto labile il provvedimento, in alcuni casi addirittura giustificandolo, o addirittura tacciano.

Secondo, alle accusa di camorrismo giornalistico lanciate dal Presidente della Campania De Luca a Report della Gabanelli reo di aver trasmesso un servizio manipolato al fine di mettere in cattiva luce De Luca, - la giornalista ha risposto invitando chiunque a rivedersi la puntata integrale per poi trarre le conclusioni in merito -, nessuno ha ancora risposto in maniera forte e decisa, schierandosi con la Gabanelli, come si dovrebbe, soprattutto da parte del PD partito di De Luca e di Anzaldi.

Terzo, quando fu Berlusconi a ipotizzare una modifica della Costituzione, tutto il mondo della sinistra insorse - addirittura Roberto Benigni fece uno show su RAI UNO intitolato LA Più BELLA DEL MONDO a difesa della Carta -, oggi nessuno di quegli stessi giornalisti, intellettuali o attori che si eressero a paladini della Carta arrischia di contraddire Renzi che la Costituzione la sta cambiando per davvero, malgrado fior fiori di costituzionalisti addirittura definiscono la sua riforma peggiore di quella supposta dal centrodestra berlusconiano quando era al governo.

Quarto, quegli stessi che accusavano il M5S di non andare in televisione, oggi minacciano quelle trasmissioni che invitano i grillini, forse perché hanno capito che, contrariamente a quanto speravano, i rappresentanti del M5S bucano lo schermo facendo breccia nei cuori degli spettatori non solo perché dotati di bell'aspetto ma prima di tutto perché sanno quel che dicono e sanno dirlo in maniera convincente!

Questo poker di ipocrisie chiarisce il motivo per cui il nostro paese risulta essere in una posizione defilata nella classifica della libertà di stampa stilata da RFS.

Fino a quando in Italia la stampa fungerà da “spalla” del potere politico e non da vigilante, quei giornalisti, sempre di meno, che cercano di fare onorevolmente il proprio mestiere, verranno messi al bando con editti che di democratico non hanno assolutamente nulla in quanto il potere non ammette critiche!

Così non avviene laddove esistono regimi assolutisti che controllano l'informazione affinché vengano diffuse solo notizie che fanno comodo al potere?

Così non avviene laddove non esiste la democrazia?

 
 
 

MISS ITALIA, LA GAFFE RISPECCHIA IL PAESE

Post n°1645 pubblicato il 23 Settembre 2015 da kayfakayfa

Per quanto in tanti si stiano affannando a gettare acqua sul fuoco al fine di stemperare le polemiche alimentate dalla risposta di Miss Italia 2015, Alice Sabatini, a chi le chiedeva in che epoca le sarebbe piaciuto vivere - “Avrei voluta essere nata nel 1942 per vivere la Seconda Guerra mondiale. Ma tanto il militare non l'avrei fatto perché sono donna." - è inutile negare che attraverso tale affermazione la signorina ha manifestato, seppure inconsciamente, assoluta ignoranza in senso storico, anagrafico e insensibilità nei confronti di quanti, avendo invece vissuto l'epoca in cui lei sarebbe voluta nascere, (quindi l'avrebbe vissuta in maniera molto labile poiché, nascendo nel 1942, sarebbe stata neonata o poco più che bebè, e quindi non avrebbe rischiato di andare in guerra se fosse stata maschio. Meglio se avesse risposto, “sarei voluta nascere a cavallo tra gli anni venti e trenta per vivere la seconda guerra mondiale), hanno provato in prima persona gli orrori della guerra sacrificando la propria vita o vedendo sacrificare quella dei propri cari!

Cercare di sminuire una simile amenità, per quanto a pronunciarla sia stata una diciottenne, significa volere difendere non tanto il personaggio bensì una manifestazione che, a detta di tanti, da più di settanta anni incarna uno spaccato d'Italia.

In questi termini immaginare che in Italia vi siano persone che, al pari della Sabatini, sarebbero volute nascere nel 1942 per vivere l'epoca della Seconda Guerra Mondiale (ripetiamo che a tal fine meglio sarebbe stato nascere a cavallo tra gli anni venti e trenta...) significa implicitamente dichiarare che in Italia tante persone sentono nostalgia della guerra e del fascismo.

Ed è quindi chiaro il motivo per cui negli ultimi trent'anni si sono ripresentate periodicamente alla guida del paese leader politici che per il modo di governare autoritario, mostrando spesso il disprezzo delle regole sancite dalla Costituzione pur di affermare i propri principi, hanno incarnato nell'immaginario collettivo la figura di un duce, nel senso di padre/padrone del paese pronto a sacrificarsi per il bene della patria, pur non essendo l'Italia una Repubblica Presidenziale: Craxi/Berlusconi/Renzi docet!

A riguardo si ricordi che nel 1994 per giustificare la propria decisione di scendere in politica, in un video Berlusconi, rivolgendosi alla nazione, si dichiarò disposto a bere “l'amaro calice” pur di evitare che il paese finisse nelle mani dei comunisti.

Personalmente non ho nulla contro manifestazioni come Miss Italia. Purché gli organizzatori abbiano il buon senso di evitarci di ascoltare dalle concorrenti simili “sciocchezze”.

Se Miss l'Italia riflettesse davvero uno spaccato del paese, e dunque degli italiani, è evidente il motivo per cui come popolo ci ritroviamo con le con le pezze al culo.

Come non si stancava mai di ripetere Enzo Biagi, “ogni popolo ha il governo che si merita”. 

Seppure glielo hanno imposto, com'è il caso dell'attuale! 

 

 
 
 

NAPOLI E CAMORRA: LA BINDI HA DETTO MEZZA VERITA'

Post n°1644 pubblicato il 17 Settembre 2015 da kayfakayfa

Diversamente da tanti miei concittadini e correligionari, primi tra tutti il Sindaco di Napoli De Magistris e il Presidente della Regione De Luca, non mi ha affatto indignato la frase della Bindi “camorra elemento costitutivo della società napoletana”. Semplicemente perché la ritengo una verità sacrosanta, imprescindibile dalla storia vera. Non quella che da oltre 150 anni si ostinano a raccontarci a scuola, ossia che i Savoia liberarono il sud Italia dal giogo borbonico.

Mai menzogna fu più grande di questa. A confermarlo ci sono migliaia di libri, ultimi quelli di Pino Aprile e di altri revisionisti storici, editi sia da case editrici di matrice filoborbonica - e fin qui le critiche di mera faziosità con cui molti storici ortodossi liquidano senza riserve questi lavori, a loro dire privi di fondamento storico, sarebbero giustificate – ma anche da grandi case editrici di livello nazionale e internazionale, dotati in appendice di una cospicua documentazione bibliografica e fotografica a garanzia della qualità e serietà del testo.

In questi lavori che controbattono la verità ufficiale, si afferma che il sud non fu affatto liberato dai piemontesi, bensì invaso; che i briganti non erano affatto dei malfattori ma veri e propri partigiani fedeli al re Borbone i quali lottavano con tutte le forze nel tentativo di riportarlo sul proprio trono usurpato dal Re d'Italia; che i vari eroi risorgimentali, tra cui spiccano Cavour e Garibaldi, altro non furono che dei veri e propri criminali i quali, con l'ausilio dei loro generali, perpetrarono genocidi nelle terre occupate di cui tuttora non si è persa traccia, com'è il caso di Casalduni e Pontelandofo, per quanto su di le autorità nazionali abbiano steso un complice velo di silenzio.

In tutti questi volumi viene messo in risalto che per favorire l'ingresso di Garibaldi a Napoli e combattere i tanti ribelli filoborbonici sparsi nell'ex regno delle Due Sicilie, i fondatori dello Stato Unitario non si fecero scrupoli di assoldare uomini della camorra e della altre organizzazioni criminali sparse sul territorio duosiciliano - la mafia in Sicilia, la ndrangheta in Calabria e altre - investendo di autorità istituzionale molti loro rappresentanti al fine di assicurarsi che i moti rivoluzionari non andassero a buon fine e quanti li sostenevano fossero assicurati alla giustizia con leggi barbare che consentivano che chiunque fosse sospettato di cospirare contro il nuovo Re venisse ucciso all'istante senza alcun processo.

In base a quanto non è insensato affermare che l'Unità di Italia fu fondata con il valido impiego della criminalità organizzata meridionale. In tal modo la camorra, la mafia e la ndrangheta divennero elementi costitutivi non solo della società napoletana, come ha affermato la Bindi, Presidente ella Commissione Antimafia, ma dell'Italia intera.

A avvalorare tale affermazione i tanti politici inquisiti, rinviati a giudizio e condannati per mafia, tra cui Marcello Dell'Utri cofondatore con Berlusconi di Forza Italia, e le tante inchieste, ultima Mafia Capitale a Roma, in cui risultano evidenti collusioni tra politica e criminalità organizzata!

Perché dunque indignarsi o stupirsi per la frase della Bindi quando essa acclara una verità supportata dai fatti?

Se proprio si vuole riscontrare una responsabilità nella Presidente della commissione Antimafia, la si dovrebbe tacciare di mendacità avendo asserito una mezza verità.

Corretto sarebbe stato dichiarare “camorra, mafia e ndrangheta elementi costitutivi della società italiana”!

 
 
 

A RENZI PIACE VINCERE FACILE

Post n°1643 pubblicato il 14 Settembre 2015 da kayfakayfa

Se non fossimo in Italia, verrebbe da ridere al pensiero che un capo di governo annulli gli impegni di stato per volare oltreoceano per assistere a una finale di tennis del grande slam tra due atleti del suo paese.

Purtroppo poiché l'autore di questo gesto è il Premier italiano Renzi il quale sabato scorso, anziché presenziare all'inaugurazione della Fiera del Levante a Bari, è volato a New York per assistere alla finale femminile tutta italiana dell'U.S. Open tra la Pennetta e la Vinci, da italiano mi sento quanto meno imbarazzato.

È vero, non è assolutamente la prima volta che un capo di Stato o di governo presenzi alla finale, o anche solo alla semifinale, di un evento sportivo internazionale in cui è impegnata la nazionale del proprio paese. Quel che dà da pensare è la decisione improvvisa di Renzi maturata dopo che anche la Vinci, sconfitta la numero uno al mondo Serena Williams, è approdata in finale insieme alla Pennetta.

Molti hanno valutato questa decisione del Premier come tacita testimonianza che a Renzi piace vincere facile. Infatti un conto sarebbe stato recarsi a New York per assistere a una finale tra la Pennetta e la Williams, come tutti davano per scontato, annunciando previamente la propria presenza prima ancora che la Vinci compisse l'impresa sull'americanaqualificandosi anch'essa per la finale.

Sarebbe stato molto più bello e giusto se il Premier, non appena saputo che la Pennetta s'era qualificata per la finale, avesse fatto sapere che sarebbe stato sugli spalti per l'ultimo atto a sosteno dell'azzurra. Avendo deciso di farlo solo dopo che anche la Vinci s'era anche lei qualificata, ha un sapore sgradevole. Sia perché lascerebbe intendere che Renzi non riteneva possibile una vittoria della Pennetta sulla Williams e dunque non avrebbe avuto alcun senso recarsi in America per assistere a una sconfitta annunciata. Né reputava possibile che la Vinci, contro ogni pronostico, sconfiggesse l'americana guadagnando a sua volta la finale.

Solo nel momento in cui era evidente che il trofeo sarebbe volato in Italia, Renzi ha deciso di volare a New York per sfruttare a vantaggio della propria immagine il successo delle due tenniste italiane al fine di accreditare agli occhi dell'opinione pubblica la propria immagine vincente, lanciando il messaggio subliminale agli italiani che alla sua guida il paese vincerà!

È vero, come ha sottolineato Cuperlo, anche Pertini volò a Madrid per la finale dei mondiali di calcio dell'82 tra Italia e Germania, vinta poi dagli azzurri per 3 a1. Così com'è altrettanto vero che alla finale dei mondiali di calcio di Berlino 2006, vinta dall'Italia ai rigori contro la Francia, in tribuna c'erano l'allora Presidente della Repubblica Napolitano e il Ministro Giovanna Melandri. Ma in quelle occasioni la presenza dei nostri rappresentanti fu bilanciata da quella dei rappresentanti istituzionali di Germania e Francia invitati come i nostri dagli organizzatori.

Agli US Open di New York gli organizzatori sono stati scalzati dalla decisione di Renzi al punto che sarebbero riusciti a procurare solo 3 biglietti rispetto al numero delegati al seguito del Premier.

Chi accusa l'opposizione e quanti criticano la decisione di Renzi per essere volato a New York di strumentalizzare politicamente la vicenda non si rende conto che a strumentalizzarla è stato Renzi.

Questo è un fatto, tutto il resto sterili polemiche di chi non accetta le critiche.

P.s.:

SE AL POSTO DI RENZI A FARE UNA COSA DEL GENERE  FOSSE STATO BERLUSCONI, VI IMMIGINATE CHE PUTIFERIO AVREBBERO SCATENATO IL PD E I GIORNALI DI CENTROSINISRA, IN PRIMIS REPUBBLICA E L'UNITà?

 
 
 

MARINO ATTACCA I CASAMONICA E INGUAIA IL PD

Post n°1642 pubblicato il 11 Settembre 2015 da kayfakayfa

È comprensibile la pubblica indignazione suscitata dalla puntata di Porta a Porta andata in onda l’altra sera dove come ospiti erano presenti  la nipote e il figlio di Vittorio Casamonica, il presunto boss di Roma morto a fine agosto  il cui funerale in pompa magna  - carro tirato da sei cavalli neri, banda musicale che intonava le note de Il Padrino,elicottero che lanciava dall’alto sul carro col feretro petali di rose, dopo aver deviato dal piano di volo senza che nessuno intervenisse, alimentando di conseguenza dubbi sulla sicurezza dell’urbe in vista del giubileo – tanto scalpore suscitò e continua a suscitare in quanto la sua sontuosità, unitamente all’assoluta mancanza di controlli da parte delle forze dell’ordine,  svelò al mondo intero il potere dei Casamonica a Roma.

Dare voce a due rappresentati, seppure incensurati come ha tenuto a precisare Vespa, di quella che da più parti è ritenuta una delle famiglie dedite alla gestione del  crimine nella capitale, affinché esponessero e  difendessero le proprie ragioni a tutela degli  interessi familiari - regalando loro un’ulteriore e insperata visibilità dopo quella che già gli era stata concessa all’indomani dei funerali e delle polemiche che ne derivarono partecipando a diversi talk show per chiarire che quel genere di funerale fa parte della tradizione sinti cui loro appartengono -, se da un lato è diritto di informazione, dall’altro ha ingigantito oltre ogni misura agli occhi dell’opinione pubblica l’immagine dei Casamonica. La loro presenza in quella che da tutti è ritenuta una sorta di terza Camera dello stato implicitamente ne ha ulteriormente ingigantito la figura e, conseguentemente, il potere!

In tal senso concordo pienamente con il sindaco di Roma Ignazio Marino il quale, presente ieri sera da Lilli Gruber a Otto e Mezzo, nel chiarire la propria indignazione sulla presenza dei Casamonica da Vespa espressa in un’intervista a La stampa, ha spiegato che avendo il mezzo televisivo il potere di rendere famosi, presenziando da Vespa i Casamonica hanno aumentato la propria potenza.

Peccato che poi il sindaco abbia dato voce al proprio pensiero e senza mezzi termini abbia accusato in diretta televisiva i Casamonica di essere dei criminali, dando l’impressione di conoscere bene a quali attività illecite siano dediti. Affermando che subito dopo la sua elezione a sindaco ha iniziato a denunciare che a Roma c’è la Mafia.

Essendo Marino un uomo del PD il cui segretario Renzi è anche il Presidente del Consiglio, lascia interdetti che il partito di maggioranza e il suo segretario, malgrado gli appelli e le denunce del sindaco, non abbiano mosso un dito per risolvere la questione criminalità a Roma.

Gli scandali di Mafia Capitale, visto il coinvolgimento diretto nella vicenda di alcuni rappresentanti del PD,  alimenterebbero il dubbio che le denunce di Marino siano lasciate sfociare volutamente nel vuoto per non scoperchiare un calderone il cuoi contenuto, se svelato, avrebbe messo in crisi il PD, indotto allo scioglimento del comune, imposto nuove elezioni e, presumibilmente, portato alla vittoria il M5S inviso alla cricca di lestofanti di Mafia Capitale perché, stando alle intercettazioni in cui si ascoltano le loro conversazioni, i cinque stelle sono incorruttibili.

Se davvero così fosse, ciò spiegherebbe anche il perché, malgrado le pressioni all’interno del proprio partito, perfino del suo stesso segretario Renzi, Marino sia rimasto al suo posto nella costernazione generale.

Come lo si poteva smuovere dall’incarico se egli aveva lanciato l’allarme ma nessuno lo aveva colto per evitare il peggio? Ossia svelare al mondo intero che anche a Roma c’è la mafia e la politica, PD incluso, ci va a braccetto senza alcuno scrupolo?

 
 
 

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