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LA VOCE DI KAYFA

IL BLOG DI ENZO GIARRITIELLO

 

Messaggi di Novembre 2017

L'ULTIMA NOTTE

Post n°1853 pubblicato il 14 Novembre 2017 da kayfakayfa

Con immenso piacere vi annuncio che è da oggi disponibile su Amazon l'ebook

L'ultima Notte

il romanzo breve, o racconto lungo, fate voi, che diede il titolo alla mia prima raccolta di racconti pubblicata nel 1995.

 "L'amore ha il potere di fissare il passato in eterno presente..." 

Questo è il tema conduttore della storia d'amore tra il giovane Kayfa e Miryam, donna matura e d'esperienza, che lo inizierà alle gioie e alle sofferenze dell'amore. Immersi in uno scenario da favola, i protagonisti vivono la loro passione senza freni, con la complicità del mare e dell'intimità della casa di lei. Fondamentale la figura di Omar, pescatore egiziano, che aiuterà Kayfa a districarsi nei meandri della mente e del cuore.

Di seguito un estratto del romanzo.

Buona lettura

 
 
 

PIERVINCENZI, IL GIORNALISMO E' ESENTE DA DISCRIMINANTI TERRITORIALI

Post n°1852 pubblicato il 12 Novembre 2017 da kayfakayfa
 

All’indomani della testata sul naso ricevuta mentre intervistava Roberto Spada, uno dei membri della famiglia Spada che gestisce il traffico di attività illegali a Ostia,  sui presunti legami tra gli Spada e Casa Pound, il giornalista Daniele Piervincenzi, raccontando la vicenda a una collega della RAI ha dichiarato “certe cose te le aspetti in Sicilia, in Calabria, a Napoli, ma non a Ostia”.

A prescindere dall’incondizionata solidarietà al giornalista per il barbaro episodio di cui è stato vittima, le sue dichiarazioni stupiscono. Non mi risulta che  nessuna troupe televisiva o giornalista che si sia finora recato in terre di mafia e di camorra per fare un reportage sui traffici criminali e sul degrado sociale vigente, prima di inoltrarsi in quei territori, abbia indossato o debba indossare la pettorina con su contrassegnato PRESS, stampa, e l’elmetto come si usa quando ci si reca a fare un servizio in zone di guerra per non essere scambiati per un soldato nemico rischiando di cadere sul campo.

Di conseguenza, alla luce delle sue dichiarazioni, è probabile che anche per Piervincenzi a Roma la mafia non esiste, così come per i giudici che emisero la sentenza sull’inchiesta Mondo di Mezzo, strettamente legata a Mafia Capitale. Sentenza che suscitò il risentimento di Roberto Saviano che in un pezzo sull’Espresso spiegò invece perché anche Roma c’è la mafia.

Nel momento in cui ti rechi a intervistare colui che sai è il fratello di un boss - Roberto Spada è il fratello del boss Carmine Spada detto romoletto –  facendo domande “fastidiose” sui presunti rapporti tra il clan e il movimento politico di estrema destra Casa Pound che alle amministrative di domenica scorsa a Ostia ha preso il 9% di preferenze, probabilmente grazie proprio al sostegno degli Spada,  se non ti aspetti d’essere preso a capocciate sul naso, non puoi nemmeno pensare che ti accolga in pace con un mazzo di fiori o ti offra un caffè.

Come insegnano i vari inviati di Striscia la Notizia, delle Iene e di tante altre trasmissioni giornalistiche e non che nel corso degli anni sono stati vittime di vere e proprie aggressioni solo perché facevano servizi o domande scomode – emblematiche l’aggressione subita in un ristorante da Valerio Staffelli da parte dell’allora direttore di RAI FICTION Fabrizio Del Noce, a cui doveva consegnare il Tapiro, il quale prima gli strappò il microfono di mano e poi lo colpì violentemente con lo stesso sul naso, (per quel gesto Del Noce è stato condannato in appello a pagare 84 mila euro all’inviato di Striscia); quella dell’allora onorevole Luca Barbareschi all’inviato delle Iene che cercava di intervistarlo sul suo assenteismo in Parlamento; lo scalciare dell’allora Ministro della Difesa Ignazio La Russa Corrado a Formigli quando era ancora un inviato di Michele Santoro  -a un giornalista non serve recarsi in zone a rischio per essere aggredito o insultato mentre fa il proprio mestiere.

Qualunque giornalista ponga domande scomode e insistenti rischia di restare vittima di un aggressione da parte dell’intervistato, indipendentemente dal ruolo sociale che quest’ultimo ricopre. Semplicemente perché a nessuno piace che si rendano pubbliche le proprie colpe, intrallazzi o contraddizioni.

Al di là se la mafia a Roma esiste oppure no – sembrerebbe proprio di sì visto come sono strutturate le varie organizzazioni criminali che presidiano il territorio laziale – è inequivocabile che il rischio di aggressione è contemplato tra i rischi in cui può incorrere un giornalista.

Dispiace che Piervincenzi ne faccia una discriminante territoriale.

 
 
 

UN PESCE DI NOME MATTEO

Post n°1851 pubblicato il 07 Novembre 2017 da kayfakayfa

I politici italiani non finiscono mai di stupire. Quando uno pensa di averle viste tutte o quasi, ecco che ti si presenta una situazione in cui il loro comportamento appare pressoché paradossale, se non addirittura surreale.

Mi riferisco al modo in cui Renzi e i rappresentanti del Pd stanno reagendo alla scoppola siciliana dell'altro ieri. Anziché soffermarsi ad analizzare la bruciante, ma prevista, sconfitta alle regionali di Sicilia, dove il candidato del Pd Micari ha preso poco meno del 19% (18,70%) - più che doppiato dal vincitore del centrodestra Musumeci, con quasi il 40% di preferenze (39,80) e poco meno che doppiato dal candidato del M5S Cancelleri con poco meno del 35% di preferenze (34,70%) - Renzi e i suoi pare si preoccupino di più dell'annullamento da parte di Di Maio del faccia a faccia televisivo previsto per questa sera su La Sette a Di Martedi da Floris che non dell'esito elettorale.

Secondo Renzi Di Maio ha paura. Dal canto suo il leader del M5S si giustifica affermando che, dopo l'ennesima batosta elettorale suo Pd, è evidente che la leadership di Renzi è in forte discussione.

Pur stigmatizzando come poco elegante la decisione di Di Maio, molti esperti di comunicazione e commentatori politici l'hanno approvata - Carlo Freccero l'ha definita addirittura “geniale” - convenendo che il confronto fa comodo sempre a chi è in svantaggio, mai a chi è in vantaggio.

In questo campo fa scuola il Berlusconi dei “vecchi” tempi il quale in campagna elettorale si rifiutava sempre di confrontarsi con l'avversario politico quando sapeva d'essere favorito nei sondaggi. Viceversa non si faceva scrupoli di sfidarlo pubblicamente quando le proiezioni lo davano indietro.

Essendo Renzi da sempre considerato dagli esperti di comunicazione allo stesso livello di Berlusconi per quanto concerne la propria capacità comunicativa - alcuni lo considerano perfino superiore all'ex cavaliere - stupisce che il segretario del Pd, possa aver abboccato come un pesce all'esca tesagli da Di Maio.

In tanti, commentando il dietro front di Di Maio e le relative motivazioni, si sono chiesti perché il leader del M5S avesse proposto il faccia a faccia per poi disdirlo visto che da settimane tutti i sondaggi davano come probabile risultato quello che poi s'è delineato all'atto degli scrutini?!

Sapendo che il Pd avrebbe preso una sonora scoppola, tanto da mettere in discussione la leadership di Renzi, non si comprende il cambio di rotta di Di Maio se non leggendolo come una trappola tesa al segretario del Pd, confidando che l'egocentrismo di cui è preda il segretario Pd non avrebbe saputo resistere alla possibilità di surclassare pubblicamente l'avversario. Magari deridendone l'incapacità interpretativa delle email , le lacune storiche e geografiche, l'erroneo utilizzo del congiuntivo e il fatto di essere stato eletto candidato premier da poche migliaia di click. Mentre lui, Renzi, alle primarie, era stato rieletto segretario con quasi due milioni di voti, a conferma di quanto antidemocratico sia il M5S rispetto al democratico Pd.

Annullando lo scontro televisivo, Di Maio ha letteralmente ridicolizzato Renzi. Il quale questa sera si recherà comunque da Floris. Presumibilmente per commentare l'ennesima mazzata elettorale del Pd sotto la sua segreteria. Ma c'è da scommettere che il segretario Pd prima di tutto non perderà l'occasione per irridere quel “coniglio” di Di Maio e il M5S. Magari eludendo, per quanto gli sarà possibile, le contestazioni o le domande di chi metterà in discussione il suo modo autarchico di gestione del partito.

Comunque vada, un dato è inconfutabile: annullando l'incontro perché ritiene che non sia più Renzi il vero leader del Pd, Di Maio ha messo uno sgambetto non da poco al già caracollante cammino di Renzi verso le elezioni politiche del 2018.

La vittoria di Musumeci alle elezioni siciliane è un ottimo argomento per la campagna elettorale di Di Maio. Ovunque andrà il candidato Premier del M5S potrà presentarsi come unico vero argine al ritorno del berlusconismo nel paese visto che Renzi, politicamente parlando, si muove sempre più in sintonia con le politiche dell'ex cavaliere. Addirittura alcune scelte del suo governo, jobs act o la riforma costituzionale poi bocciata dagli italiani con il referendum del 4 dicembre, da molti esperti sono considerate di chiara ispirazione berlusconiana.

Se accettando il confronto con Di Maio, Renzi pensava che il leader M5S si offrisse inopinatamente ai suoi “artigli” per lasciarsi scarnificare come un agnellino sacrificale, l'improvviso (?) rifiuto fa passare il segretario del Pd come un pesce che ha abboccato all'amo dell'avversario senza possibilità di liberarsi.

Un “pesce” di nome Matteo Renzi! 

 
 
 

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