Al contrario di molti per me l'inverno è la stagione ideale per fare passeggiate. Sarà per la quiete e il silenzio che c'è nei campi, sarà il paesaggio avvolto nella nebbia e che in questo ignoto conosciuto la fantasia scorre in improbabili incontri, fantasmi della memoria, desideri che prendono forma al di la della brughiera, tra gli arbusti di robinia.
Passo frequentemente davanti ad una fila di villette che danno su parco di querce. E' la via che porta a casa dei miei. In una di queste villette noto spesso una ragazza che al mio passaggio mi guarda dalla finestra. La conosco di vista anche se non so il suo nome. Tempo fa la incrociai mentre passeggiavo con le stampelle. Fu una delle poche volte che la vidi in viso bene. E' bionda con gli occhi azzurri, un sorriso dolce, estremamente timida, e se non ricordo male è architetto. Di lei non so altro. Se non che quando passo mi viene istintivo salutarla e lei risponde sempre. Con vigore. Anche oggi l'ho intravista dal balcone dei miei. Ma lei non mi ha notato.
Una domenica che nevicava, dopo pranzo, feci il mio solito giro prima di rifugiarmi a casa di amici. Passai e la vidi sbirciare da dietro le tende. La salutai, ma il cappuccio del giubbino mi scivolò in avanti e non ho vidi se lei rispose. Mentre andavo tra i campi come mio solito immaginavo lei al mio fianco. Non a braccetto. Cosi come due che camminano e parlano senza legami. Parlano del più e del meno. Si conoscono e interagiscono. Senza desiderarsi. Magari facendolo senza dare nell'altro segnali di ciò.
Invece quel giorno realmente intorno a me solo la neve che cadeva e i passi che lasciavano traccia di me su quel sentiero. Una traccia che qualche ora dopo sarebbe sparita.
Inviato da: milleSfoglie27
il 18/12/2013 alle 07:48
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il 18/12/2013 alle 07:45
Inviato da: crissss74
il 01/12/2013 alle 21:18
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il 16/09/2013 alle 17:15
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il 12/09/2013 alle 22:03