Creato da ladestracalolzio il 16/08/2008

LA DESTRA CALOLZIO

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16 gennaio1969. Sacrificio di un martire. Un gesto che sconvolse il mondo.

Me lo ricordo quel giorno quando ai telegiornali trasmisero le immagini di quel ragazzo, Jan Palach, che si appiccò il fuoco, dopo essersi cosparso di benzina, il 16 gennaio 1969, in piazza San Venceslao a Praga. Ero bambino e come tutti quelli della mia età, non potevo che rimanerne scioccato. Immagini incomprensibili per me allora, ma che difficilmente si possono dimenticare, come tante altre della storia di cui sono coevo. Per la prima volta potevamo vedere cosa significasse una dittatura, in questo caso il comunismo, l'assolutà negazione della libertà. Non era difficile crescere con lo spirito contrario a quell'ideologia e a quelli, molti, tanti, troppi, che anche da noi inneggiavano a quel regime. Per il proprio popolo non c'è mai stato, non c'è, e non ci sarà mai un regime peggiore. E' la storia a raccontarcelo. Altri regimi lo sono stati, ma mai come questo.
  Da quel giorno Jan Palach è diventato il simbolo della "Rivoluzione di Praga" soffocata dai carri armati dell'allora Unione Sovietica. Nel pomeriggio ormai tardo la luce si smorzava già, col freddo invernale, sulle mura gotiche del castello di Hradcany e su quelle barocche del quartiere di Mala Strana. Praga viveva il quinto mese d'occupazione sovietica (di "aiuto fraterno" secondo la versione ufficiale del regime comunista), e il numero degli esuli cresceva insieme alla rassegnazione.
  Il gesto dello studente in quel giovedì di trent'anni fu lineare, diretto, senza furbizie. Fu un'azione coraggiosa. Certo la giovinezza di chi lo compì suscitò rimpianto.
  Non era un suicidio per disperazione, non era una resa definitiva, portata alle estreme conseguenze: era un'azione offensiva. Insomma era il gesto di un soldato che si sacrifica per gli altri, esortandoli a combattere. Non fu neppure una sbagliata rinuncia a quel dono di Dio che è la vita, riconobbe il Vaticano. Un suicida in certi casi non scende all'inferno. La lettera che Jan Palach temeva bruciasse con i suoi abiti e la sua carne, fu letta subito dopo la sua morte. Era, insieme ai documenti, nel sacco che Jan aveva lasciato cadere qualche metro più in là, prima di accendere il fiammifero. Era scritta su un quaderno a righe da scolaro: "Poiché i nostri popoli sono sull'orlo della disperazione e della rassegnazione, abbiamo deciso di esprimere la nostra protesta e di scuotere la coscienza del popolo. Il nostro gruppo è costituito da volontari, pronti a bruciarsi per la nostra causa. Poiché ho avuto l'onore di estrarre il numero1, è mio diritto scrivere la prima lettera ed essere la prima torcia umana. Noi esigiamo l'abolizione della censura e la proibizione di Zpravy (il giornale delle forze d'occupazione sovietiche). Se le nostre richieste non saranno esaudite entro cinque giorni, il 21 gennaio 1969, e se il nostro popolo non darà un sostegno sufficiente a quelle richieste, con uno sciopero generale e illimitato, una nuova torcia s'infiammerà." La lettera manifesto era firmata: la torcia numero uno. Le calunnie postume non intaccarono il ricordo di Jan Palach. Altri s'immolarono poi come lui, almeno sette in Cecoslovacchia, ma la censura fu più efficace e si ebbero scarse notizie.

Altri tempi, altri uomini. Veri uomini! 

 
 
 
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Un politico pensa alle prossime elezioni; un uomo di Stato alle prossime generazioni.
- John Clarke

Che grande uomo politico sarebbe stato Giuda!
- Achille Tournier

 

La politica è una faccenda troppo seria per essere lasciata ai politici.
- Charles De Gaulle

 

Desidero condividere con te una geniale intuizione che ho avuto, durante la mia missione qui. Mi è capitato mentre cercavo di classificare la vostra specie. Improvvisamente ho capito che voi non siete dei veri mammiferi: tutti i mammiferi di questo pianeta d'istinto sviluppano un naturale equilibrio con l'ambiente circostante, cosa che voi umani non fate. Vi insediate in una zona e vi moltiplicate, vi moltiplicate finché ogni risorsa naturale non si esaurisce. E l'unico modo in cui sapete sopravvivere è quello di spostarvi in un'altra zona ricca. C'è un altro organismo su questo pianeta che adotta lo stesso comportamento, e sai qual è? Il virus. Gli esseri umani sono un'infezione estesa, un cancro per questo pianeta: siete una piaga. E noi siamo la cura (dal film MATRIX).

E' tempo di sapere quale futuro vogliamo per il nostro pianeta, per noi, stessi e per le generazioni che ci seguiranno.

E' giunto il tempo per i cittadini di smettere di fidarsi ciecamente al modo con cui i politici gestiscono il mondo, servendo esclusivamente interessi personali.

Per ridare un senso alla democrazia, i cittadini devono smettere di essere passivi e spettatori, come il docile gregge che si vorrebbe che siano. Devono riflettere a ciò che vogliono veramente ed assumere in modo coerente il ruolo di stipendiato, consumatore, contribuente, elettore, dimostrando di non essere più pecora delle pecore.

Le direzioni prese dall'economia, la società, la tecnologia e l'ambiente non sono inevitabili

 
 
 

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