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Report: mafia e parrini

Post n°296 pubblicato il 16 Marzo 2009 da tommypa84

Finalmente è ritornato il programma di Milena Gabanelli, “Report”. E come inizio non c’è male, anzi. Si parla della festa di S. Agata e del traffico mafioso connesso all’organizzazione dell’evento.
Mostra come il fanatismo religioso, che fa leva sull’ingenuità dei più, prevalga sulla vera religiosità, sfociando poi nell’ostentazione del cero più grosso: una sorta transfert del pene piccolo a una candela. Così si spendono centinaia di migliaia di euro, quando a Catania mancano i servizi primari (l'81% dei cittadini catanesi non è allacciato alla rete fognaria). Ma la santa è la santa.
E parlando di santi, ricordiamo pure S. Silvio da Arcore, che in una specie di teofania sul Tabor, arrivando a Catania a detta di Scapagnini (l’ex sindaco della città), fa sì che si aprano i cieli annuvolati e che un raggio di sole lo colpisca. Ha omesso di dire se si è sentita pure un vocione che urlava “votatelo!”.
Poi si indaga sulle relazioni tra i principali esponenti della mafia siciliana e l’organizzazione della festa e si scopre che la santa sosta pure davanti alla casa di un boss appena uscito dal carcere, con conseguenti giochi pirotecnici. Questa si che è devozione!
E la commistione tra gli affari della mafia e della chiesa è assai rilevante, tant’è che un dirigente del comitato organizzativo denuncia l’assenza per lo più totale della chiesa nell’organizzazione della festa, delegata ad altri.
Denunciando le infiltrazioni di Cosa Nostra, la Gabanelli mostra come la mafia decida davanti a quali esercizi commerciali si debba fermare la santa, regola il commercio della cera, le commesse dei fuochi d’artificio, il compenso dei portatori e il giro di scommesse legato alla resistenza dei portatori. La gestione della festa diventa quindi un’occasione per aumentare la forza della famiglia mafiosa e, conseguentemente, influenzare il voto politico. Il servizio continua analizzando dettagliatamente la politica ultra-fallimentare del centrodestra negli ultimi nove anni e dichiarando come si può "tenere sotto scopa" (legare a sé) qualcuno e i suoi voti. Così le consulenze esterne diventano un ottimo metodo per ottenere voti, sebbene non ci siano i soldi, ma tanto pagano i cittadini. Tutti i vigili, poi, sono stati promossi al grado di ispettori con la conseguente carenza di sorveglianza in strada. Per non parlare di stipendi aumentati a dismisura o fatture assurde (castagne, ciondoli, piante tropicali... ). Queste e tante altre scriteriate modalità di gestione fanno capire l'origine dell'emergenza rifiuti a Catania. Ora la magistratura indaga sul passaggio di tutti quei soldi che sono stati riversati su Catania, ma che non sono mai stati impiegati per risollevare le sorti della città.
Si potrebbe scrivere di tutto, ma il consiglio è quello di vedere con i propri occhi uno dei pochi servizi di inchiesta seri del panorama televisivo italiano. 
 QUI IL VIDEO DELLA PUNTATA

Se Rosa Balistreri fosse ancora viva, continuerebbe a cantare “E mafia e parrini si dettiru la manu” (trad. “E la mafia e i preti si sono stretti la mano”).

La Mafia e li Parrini si dettiru la manu

poviru cittadinu poviru paisanu.
La Mafia e li Parrini, eternu sancisuca
poviru cittadinu poviru paisanu.
E Mafia e Parrini si dettiru la manu.
Unu isa la cruci, l'avutru punta e spara.
Unu minaccia Nfernu, l'avutru la lupara.
E Mafia e Parrini si dettiru la manu.
Chi semu surdi o muti? Rumpemu sti catini!
Sicilia voli Gloria, né Mafia né Parrini.
E Mafia e parrini si dettiru la manu.


La mafia e i preti si sono stretti la mano
povero cittadino povero paesano.
La mafia e i preti, eterne sanguisughe
povero cittadino povero paesano.
E la mafia e i preti si sono stretti la mano.
Uno alza la croce, l'altro punta e spara,
uno minaccia l'inferno, l'altro la lupara.
E la mafia e i preti si sono stretti la mano.
Ma siamo sordi o muti? Rompiamo queste catene!
La Sicilia vuole gloria, né mafia né preti.
E la mafia e i preti si sono stretti la mano.

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