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ladyhawke

.. La MiA SeMiViTa ..

 

Messaggi di Maggio 2014

Racconto parte V

Post n°1171 pubblicato il 31 Maggio 2014 da IsAbeAu13
 

Forza fai qualcosa sbrigati o la perderemo, idiota di uno stregone!”

Gridavo contro Callisto, ma in realtà ero terrorizzato, non usavo pensare se fosse morta, tutto quello che avevo fatto fin qui sarebbe stato vano, persino ritornare dal futuro non avrebbe avuto senso senza di lei.

Stupido cazzone! che sto seguendo alla lettera le indicazioni del monaco Imperius e Calcifer fa del suo meglio per assorbire il suo calore. Neanche io voglio che muoia, non prima di essere diventata mia moglie almeno..”

Tua moglie? Ti stai forse dimenticando con chi stai parlando? Io sono il padre di suo figlio e lei ha scelto me

Sarai anche padre, ma non sei il marito, anzi mi pare tu sia già sposato con una giovane, quanto estrosa donna, quindi a meno che tu non voglia sconfessare i dettami della tua religione, non puoi avere due mogli contemporaneamente. Poi chi ti dice che sceglierebbe te dopo tutto quello che le stai facendo passare?”

Era troppo, come si permette quel caprone di uno stregone? “Vuoi che ti disintegri la faccia? così che ti passi la voglia di parlare a sproposito, attento perché ora lei non è qui a fermarmi..

 Basta! Smettetela siete due idioti! Dobbiamo pensare a Isabeau, non alle vostre rivalità inespresse. Ora che l'avete spogliata immergetela in questa tinozza e poi chiamate qui Calcifer”.

Ma è sicuro metterla in una vasca di acqua gelata?”

Per ora è l'unico modo che abbiamo per mantenere il suo corpo ad una temperatura accettabile, soffrirà, ma devo trovare il modo da sola, questo male non l'avevo mai visto, dev'essere stato provocato da qualcosa di grosso”

E' stata colpa mia Padre, non ho saputo deviare un incantesimo potente”.

Non pensare ragazzo, ora fai ciò che devi”.

Mentre, aiutato da Callisto, immergevo Isabeau in quell'acqua gelida, mi dimenticai del braccio ustionato, il dolore che seguì fu talmente lancinante che, per poco, Isabeau non mi scivolò malamente dentro la vasca.

Stai attento -mezz'orecchie- vuoi che muoia congelata?”

Non risposi alla provocazione di Callisto, ma il braccio mi stava facendo impazzire, per fortuna la preoccupazione mi distraeva dal dolore.

Imperius rientrò nella stanza con un decotto di erbe, presumo per lei, scorse la mia ustione sotto la tunica e mi chiese spiegazioni, io la nascosi sotto la manica e cercai di minimizzare, perché non volevo dare alcuna soddisfazione a Callisto. Non volevo mi vedesse star male, avevo pur sempre il mio orgoglio da difendere.

Dovresti far curare quell'ustione, altrimenti ti rimarranno brutti segni e cicatrici, credimi ne so qualcosa” Si sporse e mi fece vedere i segni di grosse ustioni e squarci, poco sopra la spalla destra, orribili cicatrici rimarginate chissà come: “ è stato Smaug il drago della montagna,  è successo qualche anno fa', ero un po' più incosciente allora. Del pericolo non mi importava. Tu non vorrai che il tuo braccio si riduca come la mia spalla e la mia schiena vero? Non che mi dispiacerebbe saperti menomato, ma è davvero dolorosa l'ustione se non curata come si deve..”

Tagliai corto:“ Ci penserò. Ma adesso evoca Calcifer, lei è gelida, non credo ci rimanga molto tempo”.

Callisto, con grande bravura e concentrazione chiamò a se i suoi poteri ed evocò Calcifer, l'elementale di fuoco, nostro amico comune.

Nel buio del sonno avvertì l'elementale nella mia mente, vedevo vagamente la sua figura in mezzo a tutta quella luce azzurrina, davanti a me però oltre a Calcifer che mi chiamava e mi riscaldava, c'era anche un bellissimo paesaggio, una dolce musica, una grande pace, io stavo quasi per attraversare la soglia, quando vidi una figura venirmi incontro, sembrava proprio Vargas: “Devi tornare indietro, non è il tuo momento qui, hai ancora molto da fare sulla Terra, figlia di Adamo, il mio tempo è finito, ma tu devi vivere ancora. Ora va' .. Aa’ menealle nauva calen ar’ malta” mi disse in elfico prima di scomparire. Di nuovo.

 

Sentivo delle voci lontane, tornavano i suoni, i colori ed i contorni di una stanza.. Mi risvegliai molto lentamente, la prima persona che vidi fu Callisto, poi vidi il fidato Calcifer, infine Il mago, erano tutti visibilmente provati, ma sollevati. Solo in un secondo momento mi accorsi di essere praticamente nuda, in una tinozza di acqua tiepida, che ben poco spazio lasciava all'immaginazione: “Fuori! Fuori!... Maniaci, guardoni, pervertiti! Cosa volevate farmi in questa vasca eh? Giuro sugli Dei che stavolta vi uccido!”

Vargas fece per dirmi qualcosa, mentre lui e Callisto uscivano, in fretta e furia dalla stanza, Calcifer si era già “svaporizzato”.

Prima che potesse spiegarsi, Vargas venne centrato in piena faccia dalla prima cosa che mi trovai sotto mano in quel momento: una saponetta! (Mai sottovalutare una donna arrabbiata).

 Era stata una nottata difficile, ormai era quasi l'alba, erano trascorse già tre ore dall'incidente della vasca da bagno, maledizione dovrei stare più attento agli oggetti contundenti, probabilmente Isabeau partirà questa mattina, non appena Nak'ell si sarà svegliato.

E' strano pensare che parta e che io non possa seguirla, i miei doveri qui mi impongono di restare nell'Academia, sono un mago guardiano è questo il mio compito, ma non riesco a levarmi dalla mente un brutto presentimento.

Sono troppo stanco, sono  tre notti che non chiudo quasi occhio. Forse sto solo vaneggiando.

La ferita non andava migliorando, ma il dolore si attenuava, di questo dovevo ringraziare Imperius ed i suoi strani unguenti, peccato che questo suo intruglio sia disgustoso sulla pelle.

Come la mattina precedente, mi misi a passeggiare nel cortile maggiore.

Mi dava un senso di pace camminare nel silenzio del mattino, con i pensieri interrotti solo dal cinguettare degli uccelli. Quel cortile, fin dal primo momento che vi misi piede, fu sempre uno dei miei luoghi prediletti.

Ero ancora un bambino quando entrai per la prima volta nella scuola, ricordo l'impressione che mi fecero i giardini, i grandi archi e l'enorme e imponente statua del Dio. Mi intimoriva quell'enorme gigante di pietra con lo sguardo fisso su di me, una volta, ebbi persino paura che la statua mi pietrificasse con gli occhi. E' strano come tutto ora mi appaia razionale e perfettamente normale, quando da piccolo tutto mi sembrava enorme e minaccioso. Forse siamo noi stessi a creare la realtà e non è essa a creare noi? Forse la percezione non esiste esiste solo il pensiero dell'azione?

Decisi di sedermi su un muretto, mi sistemai in un lato appartato vicino al vecchio salice, a quell'ora tutto era deserto e tranquillo.

Avevo un disperato bisogno di dormire, chiusi gli occhi solo per un attimo e mi ritrovai in uno strano incubo, o forse dovrei dire visione? Tutto fu terrificante, ma confuso.

Mi ritrovai catapultato attraverso un sentiero boscoso, in lontananza osservai due figure a cavallo, coperte da un mantello: dalla corporatura esile e dagli abiti semplici, dovevano essere un bambino ed una giovane donna, ma non ne ero sicuro, non riuscivo a scorgersi con chiarezza, tutto era ammantato di nebbia.

Decisi di seguirli a distanza. Quel luogo aveva un aspetto sinistro, quel bosco sembrava malato, ovunque girassi lo sguardo vedevo rovi, intrichi di rami secchi, tronchi d'albero anneriti e divelti e, cosa ancor più singolare, non vidi nessun animale né udii nessun suono provenire dal sottobosco. Una terra morta, ferita, devastata, privata di ogni linfa vitale.

Perché mai due viandanti a cavallo si sarebbero avventurati in un luogo simile, per di più senza protezione?

La visione mutò rapidamente, mi ritrovai in riva ad un fiume nerastro, le due figure a cavallo non troppo lontane, cercarono invano di attraversare il fiume. Il cavallo non ne volle sapere, nitriva, indietreggiava, scalpitava, li avrebbe disarcionati se avessero insistito nel proposito di guadare il fiume. Potevo calmarlo, con i cavalli avevo una certa dimestichezza, almeno quanto bastava da convincere un animale riluttante e spaventato. Da cosa poi?Il fiume non era poi così veloce o profondo, ci doveva essere qualche altro motivo, il cavallo avvertiva ciò che non avvertivano gli umani.

Nel momento in cui mi avvicinai comparve una figura, dai contorni sfocati, ma potevo distinguere chiaramente il suo atteggiamento ben poco amichevole.

Questo essere, sempre circondato da una nube grigiastra, si avventò con tutta la propria ferocia sui due poveri viandanti, feci per attivare un “cerchio magico contro il male” ma qualcosa non funzionò, non successe nulla. I miei poteri: scomparsi.

Osservai inerme la donna il bambino ed il cavallo venir scaraventati in acqua per il violento impatto magico, vidi il bambino ed il cavallo portarsi faticosamente a riva, grazie a un punto in secca del fiume. Non scorgevo più la donna però, la cercai lungo la riva del fiume, se non potevo usare la magia, avrei comunque potuto evitare che annegasse. Di lei, però nessuna traccia. Era forse gia troppo tardi?

Sentii delle grida soffocate, vidi poco lontano l'essere malefico e grigiastro avventarsi su di lei,dopo averla estratta dalle acque, con una mano tentava di impedirle di chiamare aiuto e con l'altra la toccava con intenti ben poco nobili. Avrei voluto scaraventarlo lontano con una palla di fuoco ma non mi riusciva nessun incantesimo, nemmeno il più semplice, potevo sempre usare le mani però, volevo ucciderlo, una strana voglia assassina si stava impadronendo della mia mente, sentivo già il demone chiamarmi. Una tentazione troppo forse quella del sangue. All'improvviso, il sole, la luce del giorno. Avevo sognato. Per quanto tempo avevo dormito? Era stato solo un incubo o era un messaggio d'avvertimento? Qualunque cosa fosse non era buona.

Dovevo parlare ad Isabeau prima che partisse, dovevo metterla in guardia.Avevo la spiacevole sensazione che qualcosa di brutto stesse per abbattersi di nuovo su di noi.

© IsA

 
 
 

Ombre e lavanda parte IV

Post n°1170 pubblicato il 10 Maggio 2014 da IsAbeAu13
 

Continua il mio racconto fantasy...

Ombre e lavanda parte IV

Ero nell'incubo, di nuovo, ne ero certa.


Eccomi di nuovo a quel giorno, stavamo passeggiando insieme, nel cortile maggiore, ricordo che rise e d'un tratto si chinò e mi disse qualcosa all'orecchio che mi fece arrossire, continuai a camminare facendo finta di nulla, gli presi, timidamente però, la mano. Lui mi guardò, sorrise e rispose al mio gesto stringendo la mia mano. Era quello il nostro silenzioso e non troppo evidente per comunicarci affetto, senza che nessuno nella scuola potesse malignare alcunché, una druida e un Nefilim già di per sé sono un fenomeno strano, figuriamo se hanno anche una relazione. Il sogno fin qui era piacevole e avrei voluto che quegli attimi durassero per sempre.

Poi tutto cambiò, in un istante, fummo attaccati, o meglio l'Academia fu attaccata, si generò il panico, grida e colpi magici da ogni dove. Non so per quale motivo le barriere magiche della scuola cedettero come se fossero cardini marci di un portone consunto, si riversarono all'interno del cortile maggiore decine e decine di orchi, troll e altre creature che non saprei identificare.

Io corsi subito a mettere al sicuri gli allievi più giovani e i bimbi, soprattutto corsi in mezzo alla folla urlante e ai dardi magici, per cercare Nak'ell. Non lo trovavo da nessuna parte, né nell'aula di musica, né al campo di addestramento, cominciò ad assalirmi il terrore. Comunicai mentalmente sia all'Arcimago che a Vargas che non trovavo il bambino. Poi sentii quella orrenda voce. Rymsis, il druido rinnegato che avevo già affrontato alle grotte alcuni mesi prima. Era proprio la sua voce, aveva osato introdursi nell'Academia e, con sé, aveva portato un esercito di orridi guerrieri, era impossibile dimenticarlo, ovunque andasse portava con sé morte e disperazione.

Mi senti sporca sgualdrina?” Comunicava con me telepaticamente, non so come ci riuscisse, mi atterriva che ne fosse in grado “Se non vuoi che il tuo adorato figlioletto muoia davanti a suo padre fatti vedere, consegnati spontaneamente adesso e, forse, lascerò libero il ragazzo ed ucciderò solo il Nefilim. A te la scelta, se non ti consegnerai ucciderò entrambi!

Corsi verso la fonte della voce, sapevo dove, nel posto più protetto e che io, fino a quel momento credevo inespugnabile: l'Arena.

Quei minuti di corsa sul sentiero mi sembrarono interminabili, il cuore mi martellava nel petto e il fiato mi si smorzava in gola, provai a mettermi in contatto sia con l'Arcimago che con Vargas. Nulla. Non avvertivo nulla. Solo silenzio.

Ecco una flebile forza venirmi alla mente dall'Arcimago, che evidentemente stava cedendo sotto gli attacchi di quelle creature, non percepivo invece nessuna energia vitale da Vargas.

Cominciai a pensare di essere in ritardo, di non poterli salvare, mi venne il terrore di perderli entrambi.

Non avevo nemmeno avuto il tempo di avvertire Callisto, con le mani tremanti indossai l'anello dell'elementale, chiamai, non attesi risposta, dissi solo: “aiutami o li ucciderà!” con la speranza che avesse sentito il mio messaggio e che potesse teletrasportarsi lì presto.

Quando arrivai all'Arena quello che vidi davanti ai miei occhi mi sconvolse.

Rymsis teneva un pugnale puntato contro mio figlio. Sorrideva di soddisfazione.

Vargas era trattenuto da un gigante del fuoco, gran parte del suo corpo era stato bloccato sotto il peso di un grande masso infuocato e, in parte, le sue ali erano incenerite. Doveva aver patito molto dolore.

Non c'era alcuna traccia dell'Arcimago, né di Callisto. Pregai che giungessero presto.

Lasciali andare” gridai verso Rymsis “lasciali liberi e ti darò quello che vuoi”.

Cercavo di temporeggiare mentre, di nascosto, inviavo energia curativa a Vargas, perché potesse riprendersi e, magari, anche riuscire a liberarsi.

Lascia andare Nak'ell, è solo un bambino, non ti potrà essere utile”

Lui mi guardò sprezzante, con occhi carichi di odio: “Tu druida, invece, credi di valere così tanto per me? Io detesto i druidi e la loro sporca magia bianca, voglio solo che tu soffra e molto. Ora dì addio a tuo figlio..”

Lo trafisse al cuore con il pugnale, lo vidi accasciarsi senza vita al suolo.

Gridai. Il dolore che sentì per poco non mi uccise.

Rymsis sempre ridendo lanciò il cadavere di Nak'ell ai miei piedi, mi chinai, cercai di rianimare Nak'ell con tutta l'energia che possedevo, ma era tardi. Non posso resuscitare i morti.

Senti gridare anche Vargas che nel frattempo, era riuscito a liberarsi quasi del tutto dal gigante, aveva ripreso abbastanza forza da lanciare una palla di fuoco contro Rymsis, era totalmente immerso nel furore, il demone, che era stato sempre latente in lui, ora prendeva il sopravvento.

La collera per la morte del figlio lo stava trasformando nel demone che tanto rifuggiva.

I suoi occhi diventarono due orbite nere, le ali si ingrandirono e ripresero vigore, spuntarono denti e artigli, la sua voce divenne quasi un grido roco. Lo avevo già visto trasformarsi un'altra volta, ma adesso mi fece paura, era senza controllo, avrebbe potuto uccidere tutti anche me.

Rymsis non sembrava intimorito quanto me: “Oh, il Nefilim si è arrabbiato, povera bestiola, il suo pulcino è morto. Decisamente un gracile pulcino, povero bambino, con tutta la vita che aveva davanti, morire così giovane per causa di sua madre.”

Io non percepivo nulla, avrei voluto fuggire da quell'incubo orrendo.

Il sogno si faceva sempre più cupo e orribile, piansi stringendo il corpo di Nak'ell senza vita, in quel momento l'unica cosa che volevo era vendetta..

Ci fu un boato assordante. Compare in una nuvola l'Arcimago, che fino ad ora non avevo percepito, egli disse qualcosa a Vargas, o propriamente parlò al demone, questi immediatamente bloccò l'attacco e si immobilizzò prima di scagliare il più potente dei suoi incantesimi su Rymsis.

Non vidi bene cosa accadde, Vargas, ritornato in sé, si voltò verso di me e disse: “Perdonami”

Una zucca, una luce azzurrina, poi il corpo di Vargas fu solo luce.

Per un attimo non capii, poi tutto fu chiaro.

L'Arcimago di comune accordo con Vargas aveva liberato l'anima malvagia del Litch dalla zucca magica in cui era rinchiusa; quest'anima si era impossessata del corpo del mio amato, di fatto prendendone la vita stessa.

Vidi l'anima di Vargas qualche istante prima che scomparisse, mi sorrideva come quella mattina nel cortile. Il dolore era troppo persino per gridare ancora, rimasi ammutolita.

Il Litch Nefilim possedeva ora una forza straordinaria e immensa conoscenza, senza aspettare oltre colpì violentemente Rymsis, infranse le sue difese magiche e lo scagliò lontano, poi troneggiò sopra il corpo ferito del rinnegato, nella mano una folgore verdastra, dannatamente instabile, nel momento di scagliarla su Rymsis questo scomparve, letteralmente. Non saprei dire se la nostra fosse veramente una vittoria oppure una sconfitta, so che nel medesimo istante che Rymsis sparì, si dileguarono anche i suoi orridi seguaci, orchi troll e tutto l'esercito al seguito si disperse.

Tutto piombò in un silenzio irreale, ma l'incubo non voleva finire.

Ero ancora accovacciata accanto a mio figlio morto, quando Vargas, no, il Litch con le sembianze di Vargas si avvicinò. Istintivamente, protessi il corpo di Nak'ell, non volevo che nessuno lo toccasse. Tanto meno quella “cosa”.

L'Arcimago si avvicinò e mi intimò di lasciar fare “fa parte dell'accordo” disse “un'anima per una vita”.

Ancora non capivo, non volevo sciogliere l'abbraccio dal mio bambino, ma lo sguardo determinato del mago mi convinse. Mi allontanai giusto quel tanto che serviva, mi sentivo come una leonessa che deve proteggere i cuccioli dai predatori, anche se sono morti.

Quella creatura che sembrava Vargas, ma non lo era, si avvicinò a Nak'ell, pronunciò alcune parole che non avevano alcun senso per me, poi si chinò e soffiò sul suo viso.

Dopo alcuni istanti riprese a respirare, era vivo. Un miracolo!Non conoscevo magia tanto potente quanto immediata. Ero sbalordita, confusa, commossa. Abbracciai mio figlio e lo baciai come se non lo vedessi da mesi, tanto che lui mi disse: “mamma come sei appiccicosa? Cosa ti prende?” Risposi che ero semplicemente felice e che gli volevo bene.

Il Litch mi guardò e disse parole che non dimenticherò mai: “Il mezz'elfo Nefilim ha donato la sua vita a me e ora io ne ho data al suo stesso figlio - un'anima per una vita - questo l'accordo. Lo scambio è definitivo. Addio” Si alzò guardò l'Arcimago, che fece cenno di assenso, poi spiego le enormi ali nere e spiccò il volo.

Sentivo molto freddo, poi molto caldo ed ora venivo invasa da una luce azzurrina, che stessi per andare in paradiso? Sentivo la vita scivolarmi via, ora niente più immagini, solo il nero buio.

 

© IsAbeAu13

 
 
 

Magic -coldplay-

Post n°1169 pubblicato il 07 Maggio 2014 da IsAbeAu13
 

È qualche giorno che questa canzone gira nella mia mente, è meravigliosa e mi fa pensare a te, se solo fosse possibile... 

Call it magic
Call it true
Call it magic
When I'm with you..

http://youtu.be/Qtb11P1FWnc

[S.V.]

 
 
 

4563 giorni...

Post n°1168 pubblicato il 05 Maggio 2014 da IsAbeAu13
 

5/11/2001 - 5/05/2014

4563 giorni di noi <3

 

 
 
 

Ombre e Lavanda III

Post n°1167 pubblicato il 05 Maggio 2014 da IsAbeAu13
 

Ombre e Lavanda III

Quando Callisto ed io giungemmo all'Arena, lo spettacolo che si aprì davanti agli occhi aveva un non so ché di sovrannaturale, sapevo che l'Arena fosse un luogo altamente importante a livello astrale e magico, ma non immaginavo lo fosse fino a questo punto. Vidi massi galleggiare, prismi di luce ovunque e scariche di elettricità che attraversavano da un punto all'altro l'intero perimetro dell'Arena stessa. Vargas che ci aveva preceduti, stava posando dei cristalli a formare un “symbolon” magico, o almeno questo era il poco che riuscivo a capire. Non mi accorsi della presenza dei Grandi maestri fino a che uno di loro non parlò, disse qualcosa in elfico antico e tutti loro si misero in cerchio in corrispondenza dei cristalli posizionati da Vargas e dagli altri. Un ragazzo si avvicinò a noi due che, incantati dalla scena, eravamo come bambini davanti ad un mercante di balocchi, e ci intimò di stare indietro. Ci spostammo malvolentieri, volevo a tutti i costi osservare quindi chiesi a Callisto di aiutarmi e mi arrampicai su un muretto vicino a un'arcata laterale, ero distante ma potevo vedere bene il gruppetto di Alti Maghi e anche Vargas.

Ad un tratto, appena i maghi smisero di pronunciare l'incantesimo, i massi cominciarono a muoversi in ordine e a disporsi formando una barriera sopra le teste dei maghi, fu allora che capì. Lo scudo non era niente altro che la magia stessa emanata da ogni singolo individuo del cerchio in connessione con gli altri. Vargas, senza muoversi dalla sua posizione nel cerchio chiamò Callisto: “Attacca adesso!Lancia più incantesimi che puoi, noi siamo i tuoi bersagli”.

Adesso sì che la cosa si fa interessante: “Con piacere”.

Callisto cominciò a lanciare diverse Palle di Fuoco seguite da Onde di Esaurimento, su alcuni dei maghi e soprattutto su Vargas, sospettavo fosse una sorta di vendetta per il battibecco del pomeriggio. Lo scudo, ovvero i maghi interconnessi, stava reggendo bene, poi lo vidi: in mezzo al turbinare delle pietre a mezz'aria, alle scariche dello scudo e ai colpi possenti di Callisto c'era Nak'ell che attirato dallo spettacolo magico incautamente si era avvicinato troppo al cerchio.

Il cuore mi si fermò in gola, mi misi a correre verso Nak'ell sperando che non fosse colpito per sbaglio, nella foga urtai un cristallo, questo esplose di una luce accecante, udii uno schianto poi sprofondai in un buio innaturale.

Sta riprendendo conoscenza per fortuna, stupida, poteva morire, se non avessi intercettato il potere del cristallo con il potere di deviazione, ora di lei non resterebbe nemmeno il ricordo. “Vi state svegliando finalmente, siete una stupida, avete rischiato la morte, lo sapete? I cristalli mentre lo scudo è attivo non devono mai essere spostati, altrimenti una folgore potentissima si abbatte su chiunque sia nel raggio d'azione dello scudo, per fortuna sono riuscito a deviarne il corso..”

Mi sentivo intorpidita, estremamente dolorante e i miei occhi non avevano riacquistato ancora bene la vista, ma il pensiero andò subito al bambino “Nak'ell.. Nak'ell sta bene? E' ferito? ..”

Il ragazzo sta bene, mentre deviavo il fulmine Callisto, e gli altri maghi, hanno creato uno scudo protettivo intorno a lui, c'è mancato poco che non lo incenerisse la forza stessa dello scudo che stavamo evocando. Dovreste fare più attenzione a quel bambino, non può pensare di andare dove e come vuole o, forse, non sapete infondergli la giusta disciplina? Questa è una cosa seria, non un gioco!”

Avvertivo la rabbia nella sua voce, ma anche una certa apprensione o dovrei dire paura? Paura mascherata da collera “Perdonatemi non accadrà più, non sapevo che Nak'ell si fosse nascosto qui, è solo un bambino ed era in collera con me, quindi non siate troppo duro con lui, è me che dovreste incolpare, sono stata distratta, ed anzi, vi ringrazio per avermi protetta un'altra volta..”

Ho fatto solo il mio dovere, il dovere di un mago è proteggere chiunque con la magia e “dalla magia”, avrei dovuto avvertirvi della pericolosità dei cristalli, ma non ce ne é stato il tempo, vi sentite bene?”

In quel momento, mentre cercavo di alzarmi in piedi, tutto cominciò a girare vorticosamente e mi sentii bruciare, poi tutto si fece di nuovo nero, qualcuno mi afferrò prima che cadessi a terra, poi non ricordo altro.

E' svenuta, dev'essere stata la scarica, deve averla colpita di striscio” eppure ero convinto di aver deviato interamente la folgore del cristallo “lasciate che la porti nelle sue stanze, deve riposare” feci per andarmene con lei in braccio quando mi interruppe il Lord Ianis: “Vargas sei tu responsabile di questa donna e del ragazzino non dimenticarlo, se un altro disastro del genere dovesse verificarsi sarai punito, noi Grandi Maghi non tollereremo oltre l'ingerenza e l'incoscienza di quella -druida- e del suo marmocchio”.

Si, mio Signore Ianis, non si ripeterà più, me ne occuperò io, comunque questo sfortunato incidente ha dimostrato che lo scudo così come è stato concepito funziona, ed anche fin troppo bene, vogliate perdonarmi ora, devo andare. Callisto porta Nak'ell da Barbara ti raggiungerò più tardi da lei”.

Era pesante, o forse ero io ad essere sfinito, evocare e mantenere uno scudo connesso è difficoltoso già di per sé, ho dovuto anche deviare quel maledetto cristallo, per fortuna che ho evocato in tempo la formula di deviazione, altrimenti lei sarebbe stata ferita molto gravemente, o peggio, sarebbe anche potuta morire, ma non deve accadere. Non così e non ora.

Mi incamminai, con lei esanime tra le braccia, alcuni ragazzi che passeggiavano in chiostro, vedendoci mi chiesero timidamente se lei stesse bene, alcuni sembravano davvero preoccupati, altri sembravano solo disgustati (i pregiudizi dei maghi verso i druidi sono duri a morire), assicurai tutti che fosse solo un malore, ma non ne ero poi così certo, se lei era svenuta così dopo avermi parlato, doveva esserci qualcosa che non andava.

Il braccio sinistro mi doleva terribilmente mentre salivo le scale dell'ala est del dormitorio, tutti gli studenti si sporgevano dalle loro camere intimoriti, incuriositi dalla scena, l'Arcimago che porta un'allieva svenuta nelle sue stanze non era una cosa da tutti i giorni. Sentivo i loro brusii alle spalle, li guardai in modo torvo, questo bastò ad ammutolirli e a dileguare i curiosi.

Ogni tanto essere un Arcimago ha i suoi vantaggi...

Aprii mentalmente la serratura della stanza di Isabeau e la adagiai sul grande letto, che una volta era stato anche il mio, e la osservai, finalmente libero di guardarla senza dover distogliere lo sguardo. Era bella, come il giorno che la vidi la prima volta più di vent'anni prima, anche se, in questo tempo, di anni ne sono trascorsi solo dieci.

Sembrava dormisse, ma mi accorsi che il respiro non era affatto regolare, stava male, e anch'io non mi sentivo troppo bene.

Sollevai la manica della tunica, il braccio sinistro era completamente ustionato,pieno di vesciche e bolle; trattenni a stento un'imprecazione, il tessuto contro la pelle mi dava un dolore terribile, era come se qualcuno mi avesse versato addosso lava bollente. Eppure avevo deviato la folgore, o forse no? Cosa era andato storto? I miei poteri non avevano funzionato? Non avevo il tempo di pensarci ora, dovevo trovare un medico per lei e al più presto.

Mi ero preso davvero un bello spavento, Nak'ell stava per essere incenerito da quei maledetti cristalli ed anche Isabeau, stupidi maghi da strapazzo, avrebbero dovuto avvertirci che era così pericoloso, per fortuna sono riuscito a proteggere il bambino, ma non Isabeau, se penso allo schianto terribile e a quella maledetta scarica che le si abbattuta contro mi si gela il sangue, quando lo vista rovinare a terra in quel modo così innaturale ho creduto veramente che fosse morta. Tutto per colpa di quello stupido di Vargas e della sua combriccola di maghetti scarsamente dotati! Lui avrebbe dovuto proteggerla e non lo ha fatto tanto bene quanto avrei potuto fare io, se avessi evocato la “Riflessione dell'incantesimo” , invece di usare “deviazione” come ha fatto quello stolto mezz'elfo, senza pensare che la deviazione funziona solo su incantesimi che siano lanciati da un incantatore non devia scariche derivanti da un cristallo difensivo, lo saprebbe anche un bambino Ecco perché sono stati colpiti entrambi, per lui non mi dispiace affatto, un po' di dolore è quello che gli ci vuole, ma sono preoccupato per Isabeau, non mi sembrava stesse molto bene. Sarei andato con lei, se non dovessi mettere al sicuro Nak'ell. Ne approfitterò per parlare un po' al ragazzo e per capire come mai non vuole partire, la strada per arrivare da Aranji e Barbara è abbastanza lunga, soprattutto di notte e con questa luna fioca.


© IsA

 
 
 

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premiata con il
PREMIO DOLCEZZA

Un bravo scrittore e mio assiduo lettore e
sostenitore ASTROFILOSOFO 
mi ha insignito di un premio davvero singolare,
con la motivazione seguente: Lady Hawke,
dolce Isabeau vola sempre più in alto,
oltre tutte le maree nere del mondo.

 

WIDGETBOX

 

LADY HAWKE

 

IMMAGINI DI UNA LADY

preraffaelliti

 

 

BROKEN WINGS...

immagine 

 

 

IMMAGINI, ICONE,FILM....

immagine 

"Un tempo di credeva che lo zucchero si estraesse solo dalla canna da zucchero, ora se ne estrae quasi da ogni cosa; lo stesso per la poesia, estraiamola da dove vogliamo, perché è dappertutto." Gustave Flaubert (1821-1880), scrittore francese

 

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