Qualche sera fa, andando alla Basilica di Massenzio dove si tiene una rassegna di letteratura, dopo gli interventi degli autori e quando ormai il pubblico, scarso per via del brutto tempo, era andato via, si è avvicinata una gentile signorina con un “aggeggio” in mano. Mi chiede se può farmi un’intervista, rispondo che se è senza video la risposta è sì. Farfuglia qualche parola ed inizia l’intervista. Cosa pensa di questa rassegna? Ha frequentato le edizioni precedenti? Cosa pensa dell’edizione di quest’anno? Domande piuttosto innocenti. Rispondo. Mi ringrazia per la disponibilità e mi dice che l’intervista verrà messa sul portale xxxxx.it. Chiedo quali siano i principali argomenti del portale in questione. La risposta mi lascia sconcertata. “Il nostro portale s’indirizza ad un pubblico molto gggiovane, lei è fuori target, però è stata disponibile, poi ha un aspetto così giovanile, nessuno si accorgerà di niente”.
Ero indecisa se scaraventarla direttamente sulla Via Sacra oppure ignorarla. Il mio istinto suggeriva la prima mossa.
“Perché quando si parla di giovani, dovete mettere un paio di “g” davanti alla parola? Poi, lei mi sta dicendo e nemmeno tanto velatamente che sono vecchia, che mi ha intervistato solo perché ero rimasta per ultima, con la mia amica, a godere il cielo di Roma. La ringrazio per la sua sincerità. Mi aveva però assicurato che non c’era il video ma solo l’audio”.
Non ha osato rispondermi che ero anche sorda oltre ad essere vecchia, perché lei mi ha assicurato che nel suo farfugliare c’era la risposta e che sì, il video c’era. Ma che potevo stare tranquilla perché aveva soprattutto ripreso le mie mani.
Ne ho dedotto che le mie mani non sono vecchie.
E così finì la serata.
Il giorno dopo, a casa, squilla il telefono, penso subito ai miei genitori. “Buona sera signora, qui è la società yyyyyyyy di Milano, ci occupiamo di sondaggi”.
Perché no, un sondaggio in più, un sondaggio in meno, non mi avrebbe cambiato la vita.
“Signora, lei avrà sicuramente seguito i fatti degli ultimi giorni”.
Con tutti i fatti che avvengono ogni giorno…
“Signora, posso conoscere il suo titolo di studio?”E la sua età?”.
E per la seconda volta, in meno di ventiquattro ore, ero nuovamente fuori target. Un modo elegante (?) per dire che ormai sono vecchia. Non ho mai negato di essere sul viale del tramonto, ma non c’è bisogno di precisare che sono fuori target, che poi odio questa parola così come tante altre. Vecchia no, non l'odio come parola perché è nell’ordine naturale delle cose. Anzi, mio padre ancora oggi sostiene che vecchio è uno straccio, che vecchia è un’auto ma che io no, non sono vecchia e che nemmeno lui è vecchio. Ma cosa è lui, e cosa sono io?
Non voglio essere eternamente giovane, di questo ne ho già scritto, le mie rughe non mi danno fastidio, anzi, sono le tracce del mio vissuto e anche quelle del mio non vissuto, sono i disegni che gli anni hanno dipinti sul mio volto.
Qualche settimana fa una dermatologa interpellata per un piccolo problema e nemmeno di ordine estetico, mi ha suggerito di fare: uno, due, tre intorno agli occhi. Proprio così: uno, due, tre e ripeteva questi numeri poggiando le sue dita sotto il mio occhio destro. Bastano, secondo lei, tre iniezioni di una sostanza e come per miracolo i segni spariscono. “Perché lei ed io siamo coetanee”, continuava a ripetermi. Ed io pensavo sì, sicuramente, in un’altra vita siamo state coetanee solo che poi io sono andata avanti e lei si è fermata. Mi ha assicurato di non aver fatto nessun patto col diavolo, ma solo: uno, due, tre. Un patto con la recente medicina estetica, un patto che va rinnovato ogni sei mesi. Ho ribadito il mio concetto, che non ho abbastanza costanza, che va bene così, che “uno, due e tre” non è nelle mie corde, che… che non c’era una ragione. Che non sono contraria ai ritocchi, ma che.. che sono pigra. Ecco, mi è sembrata, sul momento, la migliore spiegazione. Che poi, a lei nemmeno interessava una spiegazione, visto come ha alzato le spalle di fronte al mio disinteresse. Mi anche consigliato di non sorridere più perché aumentano le rughe, ma non me la sono sentita di promettere che non l’avrei più fatto per il resto dei miei giorni.
No, non voglio essere eternamente giovane. Sono fuori target, chissà se con un po’ di fortuna (un bel po’) diventerò almeno vintage.
P.s.: Al “furbetto” che in messaggeria ha scritto “adoro le donne mature”: a 107 anni non si è più mature ma semplicemente fuori target o vecchie come me.
Cris
poi mi consolo, guardo il mio amore che invecchia con me, mi chiedo se mi disturbano le sue rughe, i suoi capelli grigi e più radi, e mi rispondo di no, che non me ne importa un piffero. lui è lui e io sono io. è talmente importante questo riconoscersi ovunque e sempre anche nel tempo. cosa possiamo volere di più dalla vita?
Ciao H. Buona domenica con un bacio.
Quello che, a volte, mi “impressiona” è il fatto di vivere in una società che si fa sempre più “anziana” eppure tutti i riferimenti di tipo pubblicitario è rivolto ad un pubblico sempre più giovane, ma forse semplicemente perché esteticamente è più bello da vedere. Forse. Oppure ci sono tanti altri messaggi che io non voglio cogliere. E non cogliendoli non sono in grado di adeguarmi. La verità è che non mi voglio adeguare ad una società che mi vorrebbe eternamente giovane, sorridente, scattante e chissà quanto altro.
Certo, dovrei diventare saggia con il passare degli anni, ma ho un’altra aspirazione, quella di “diventare vecchia senza essere mai stata adulta” (più o meno così cantava Jacques Brel).
Quello che mi ha divertito è che in meno di ventiquattro ore ero diventato “fuori target”, essendo ormai in un altro “standard”. Mi ha divertito ancora di più sentire usare proprio quel termine “fuori target”.
L’importante è arrivare ad essere fuori target e tra qualche anno entrerò in un altro target, finalmente quello giusto almeno spero. Perché adesso è proprio quell’età in cui si è, ormai, troppo vecchi per essere considerati gggiovani e troppo giovani per essere considerati vecchi. Ancora un po’ di pazienza e finalmente entrerò in un target sicuro.
Non ho fatto: uno due tre, ma intanto ho comprato un contorno occhi, che userò per qualche giorno e poi mi stancherò e tutto rientrerà nei miei ranghi. Invece spero che i capelli continueranno ad essere così come sono ora perché ho seri dubbi sulla mia costanza a tingerli. Incrocio le dita, mia madre, che ha 20 anni più di me, ha ancora tutti i capelli neri. I miei non essendo neri dovrebbero, potenzialmente, nascondere meglio i fili bianchi che si annideranno. Altrimenti, cercherò di accettarmi.
Poi, sia chiaro che io non ho l’aspetto giovanile: io sono una pischella (come si dice qui)!
Grazie a tutti dei commenti.