Creato da TriestinCoccolo il 22/09/2006
zibaldone, brevi racconti di vita vissuta o fantasticata

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DISEGNAMI LA FELICITA'

Post n°29 pubblicato il 04 Settembre 2008 da TriestinCoccolo

Royer è un bambino, e vive in un posto dove bambini non si resta fino a trent'anni.

Esser bambino , lì, è  uno stato che dura molto poco, per i più fortunati.

Poche settimane fa ero davanti a lui, ospite della sua famiglia, della sua comunità.

Io stavo guardando da quel punto più alto i colori dell'isola, Taquile, del lago Titicaca,

della cordigliera bianca boliviana che dominava davanti a noi.

Per Royer questo spettacolo che fa piangere dalla gioia fa parte dei ritmi quotidiani.

Quindi decise di guardare altri colori, quelli dei quaderni, dei pennarelli che noi

ospiti gli avevamo appena regalato.

Grazie al rapporto pluriennale col gruppo di turismo solidale col quale sono partito,

questa piccola comuniità ha da poco finito un sistema di pompaggio d'aqua, che

ogni quattro /sei famiglie   consente di avere un gabinetto esterno, comune, con

rubinetto  d'acqua corrente,  fredda, annesso.

Come ci hanno accolti, ospitato, sfamato, raccontato i loro valori, le loro

tradizioni, fatto ballare con loro, partecipare ai loro riti, è un regalo

che ci porteremo per tutta la vita.

Mentre stavo pensando a tutto questo mi ritorno' lo sguardo su Royer, fermo

con i primi colori stappati ed un foglio bianco tra le mani, indeciso sul da fare.

"Royer, disegnami la felicita!'"

"?"

" Qualcosa che ti ha fatto felice, o che potrebbe farti felice ".

Quando puo' essere lunga la lista di desideri di un bambino vestito cosi', senza alcun

giocattolo, alcun contatto con le nostre mille comodita' quotidiane, senza niente se

non la grande dignità che lui e la sua gente si portano appresso ?

Royer si guardo' attorno, disegno' fermandosi piu' volte ad osservare, far roteare la

lingua, concentrandosi su punti fissi, e alla fine sul foglio vennero fuori due casette,

una grande

ed una piu' piccola-

"Bello ! Due case? Una delle tue è la tua? "

Mi regala il sorriso più bello del mondo, la gioia, il trionfo.

" Tutte e due..."  - ed  in un esplosione d'orgoglio  ".. la mia casa ha il bagno !".

Martco  è un altro bambino, incontrato giorni dopo, verso la fine

di tre giorni di trekking  nella zona del Lares.

Tre giorni zaino in spalla, senza lavarsi, dormire in tenda dove si vedono le

stelle sentendosi dentro il cosmo, a quattromila metri e oltre, con gli occhi

che devono concentrarsi su qualsiasi delle meraviglie della natura che incontri,

per non sentire la stanchezza, la mancanza di ossigeno.

Questo bambino per lo stato peruviano non e' neanche un cittadino.

La sua famiglia vive qui, a kilometri e kilometri di duro cammino da un qualsiasi

vicino di casa. Non hanno diritti, alcun servizio di sanità pubblica, scuola.

Quindi non parla lo spagnolo, ma una lingua antichissima di queste terre,

a me incomprensibile.

Uno dei pochi miracoli che sa fare l'Uomo e' come i bambini di tutto il mondo

sappiano capirsi e farsi capire.

Pensai avesse  sete, oppure mi volesse chiedermi  aiuto per problemi al gregge che

stava

accudendo, o  qualcosa da mangiare come tutti gli altri bambini

incontrati in questi tre giorni.

Niente di tutto questo. Ci metto non so quanto a capire. Ho paura

di perdere il gruppo  fermandomi troppo, qui dove i sentieri non hanno indicazioni,

non c' è

assolutamente niente nelle vicinanze e fa buio presto.

Ma come si fa a non darsi da fare per questo ruffiano, che regala i sorrisi,

le capriole, i gesti di complicità piu' forti del mondo?

Per il piccolo la gioia più grande sarebbe... avere dei rifiuti.

E' contento di aver trovato una pietra, stranamente ovale, e mi chiede

delle bottilglie vuote, per poter giocare cosi' ai birilli.

Pur camminando tutto il giorno , con un sole che picchia, senza alcuna possibilità

di trovare un rifugio per strada, nessuno del mio gruppo aveva nello zaino più

di due bottigliette da mezzo litro, perchè la stanchezza e la mancanza d'ossigeno

non avrebbero consentito  carichi pesanti. Ogni sera raggiungevamo i portatori,

e loro sapevano dove andare a chiedere alla gente del posto se si puo' bollire

qualche litro dell'acqua dei laghi, dei fiumi, per rifornirci di nuovo.

Quindi qui anche per noi una bottiglietta vuota era  una ricchezza.

Ma io ed il piccolo aspettammo fiduciosi,  arrivarono altri del mio gruppo e nessuno

riusci'  a dire di no. Ognuno cedette una delle due.

Il piccolino fece salti di gioia, sorrisi , abbracci, trasformò quei rifiuti

prima in birilli da bowling, poi in birilli per giocoliere, poi in caleidoscopi,

e  scalzo, malvestito, affamato, sporco, da quel caleidoscopio rise e vide un mondo

felice.

 Ritornato qui vedo gente che guarda il mondo da un caleidoscopio che è una delle

tante bottiglie che  sta consumando loro  la vita, o da una lucetta di un video che li

isola ancor di più, li collega solo virtualmente con le capriole, gli abbracci, i

sorrisi.

E vedo me stesso, penso se e quando potro' trasformare in realtà i tanti

insegnamenti che in questo lungo viaggio ho ricevuto.

Non sarei cosi' solo se sapessi buttare alle spalle i problemi grandi e soprattutto

quelli piccoli, se sapessi vivere ogni istante solo godendo, pensando a quell'istante

stesso, se davanti una donna che mi  va sapessi prendere dei colori,

concentrarmi su almeno una delle cose che abbiamo per godere e nemmeno

sappiamo di averle tanto le diamo per scontate , e con il sorriso piu' acceso

del mondo le dicessi " Siediti qua vicino, ora disegno la felicita'"

 
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