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« PER ESSERE COME GESU' A...LA FEDE IN GESU' SEMBRA... »

CREDERE PIU' CHE OBBEDIRE A REGOLE

Post n°330 pubblicato il 08 Ottobre 2010 da sebregon

 

XXVII SETTIMANA DEL T.O. ANNO PARI - VENERDÌ










La lettura di questo brano potrà sembrare ostico per chi non è introdotto nelle Scritture. Un aiuto per capire è considerare che Abramo non fu il primo ebreo perché si è tali solo con l’alleanza del Sinai che è di qualche secolo dopo. Abramo quindi non fu sottoposto alla Legge ebraica perché non c’era ancora ed il suo assenso a Dio fu solo per la fiducia che ebbe in Lui-

 

Gal 3, 7-14


Fratelli, riconoscete che figli di Abramo s
ono quelli che vengono dalla fede. E la Scrittura, prevedendo che Dio avrebbe giustificato i pagani per la fede, preannunciò ad Abramo: «In te saranno benedette tutte le nazioni». Di conseguenza, quelli che vengono dalla fede sono benedetti insieme ad Abramo, che credette. Quelli invece che si richiamano alle opere della Legge stanno sotto la maledizione, poiché sta scritto: «Maledetto chiunque non rimane fedele a tutte le cose scritte nel libro della Legge per metterle in pratica». E che nessuno sia giustificato davanti a Dio per la Legge risulta dal fatto che il giusto per fede vivrà. Ma la Legge non si basa sulla fede; al contrario dice: «Chi metterà in pratica queste cose, vivrà grazie ad esse». Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della Legge, diventando lui stesso maledizione per noi, poiché sta scritto: «Maledetto chi è appeso al legno», perché in Cristo Gesù la benedizione di Abramo passasse ai pagani e noi, mediante la fede, ricevessimo la promessa dello Spirito.

 

Paolo mette a fuoco un problema che sembra riguardare solo Israele ed il nuovo filone emergente e cioè quello cristiano. In verità è della sorte di ogni uomo che parla sia di quel tempo che del nostro dove coesistono assieme a quelli che professano una religione altri che verso questa sfera sono contrari o indifferenti.  







Tutti però per vivere hanno bisogno di credere in qualcosa o  che valga la pena lavorare per stare meglio o che sia bene combattere per realizzare qui in terra forme di giustizia o soltanto sfamare la propria famiglia.







Paolo alla fine ci dice che  se si pensa di fare tutte queste cose obbedendo a delle modalità fissate solo dalla tradizione ma senza metterci dentro il cuore  allora è come se si entrasse in una strada maledetta.







Infatti ci può andare bene seguire la tradizione che è fatta di regole, ma anche di soddisfazione quando si riesce ad osservarle, ma nello stesso tempo quando essa ha esaurito il suo ruolo, che è quello d’essere d’avvio ad una decisione libera, se non la superiamo diventa un capestro che ci uccide. ( Un esempio: “Una donna pakistana è morta e la figlia è stata gravemente ferita al termine di un lite familiare con il marito e l'altro figlio della coppia, avvenuto intorno alle 16,30 di domenica 3 ootobre 2010 nella loro abitazione a Novi, in provincia di Modena. Pare che a scatenare la tragedia sia stata la ribellione della giovane, 20 anni, a un matrimonio combinato.”). Sul piano meno cruento se non si ha il coraggio di credere oltre ciò che è scontato non si può entrare nella strada della benedizione che prima o poi, se seguita con slancio, ci porta sulla via di Dio.

 

 

 


 

 

 

 

Gabriele Patmos

 

 

  Lc 11, 15-26


 
In quel tempo, [dopo che Gesù ebbe scacciato un demonio,] alcuni dissero: «È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni». Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo. Egli, conoscendo le loro intenzioni, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull’altra. Ora, se anche Satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno loro i vostri giudici. Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio.Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che possiede è al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via le armi nelle quali confidava e ne spartisce il bottino. Chi non è con me, è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde.Quando lo spirito impuro esce dall’uomo, si aggira per luoghi deserti cercando sollievo e, non trovandone, dice: “Ritornerò nella mia casa, da cui sono uscito”. Venuto, la trova spazzata e adorna. Allora va, prende altri sette spiriti peggiori di lui, vi entrano e vi prendono dimora. E l’ultima condizione di quell’uomo diventa peggiore della prima».

 

 

È una pagina che mi lascia sempre perplessa. Il riferimento ai demoni mi dà quasi un po' fastidio, lo sento come un linguaggio estraneo all'uomo di oggi, un retaggio medievale.

Per me - forse perché faccio un lavoro nel quale sono tutti i giorni a contatto con i "demoni psicologici" delle persone che cercano aiuto - i demoni non hanno una realtà fisica, tale da poterli scacciare, ma sono, appunto, fissazioni e passioni della nostra personalità, simbolo delle nostre nevrosi e /o psicosi.È solo in questo senso che riesco a interpretare le parole di Gesù, immaginandolo come un counselor o uno psicoterapeuta ante litteram. E sempre in questo senso leggo anche le sue ultime parole, che si riferiscono alla possibilità che il disagio o il malessere psicologico si ripresenti, anche dopo una apparente guarigione. Nella mia visione del mondo però le nostre nevrosi non sono una "colpa" per la quale saremo giudicati nel giudizio finale, o che ci manderà all'inferno, ma il nostro "inferno" quotidiano, di cui assumerci la responsabilità per la parte che ci compete e sul quale ci dovremmo impegnare a lavorare, in un percorso di ricerca personale e spirituale.Ed è in questo senso che intendo la frase "Chi non è con me, è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde": chi non si assume la responsabilità di lavorare su di sé rimane nella nevrosi, nel malessere, nel disagio, causando sofferenza a sé e agli altri. E perpetua nevrosi nei propri figli, causando ulteriore sofferenza.

 

 

Alessandra Callegari

 

 

 
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Commenti al Post:
francesconapoli_fn
francesconapoli_fn il 08/10/10 alle 19:59 via WEB
Un bellissimo post. Ciao.
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