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Il "Travaglio" del Caso Contrada

Post n°441 pubblicato il 09 Settembre 2007 da vocedimegaride
 

Domenico di Renzo/Comitato Bruno Contrada

Travaglio si é costruito fin dai tempi di Montanelli quella che è ora, una ben remunerata carriera giornalistico-libraria utilizzando le stesse medesime carte processuali. Con grande ed enorme attenzione, con grande intelligenza, anche perché gli argomenti trattati, di sicura ed indubbia delicatezza, investono la mafia, il potere, le collusioni dello stato e delle proprie istituzioni. E’ difficile incriminare chi riporta, solo quanto già detto in un trito e ritrito, spezzatino e ribollito nutrimento per le mascelle giustizialiste del paese, ma sempre senza un responsabile certo e sicuro.  Marco Travaglio, plurilaureato, è bello, intelligente, arguto, colto, possiede proprietà di linguaggio e un certo charme che ti conquista, pur mantenendo sempre quell'aria eternamente velenosa. La sua vita e le sue fortune, meritoriamente inseguite e conseguite, dipendono strettamente da tutta una classe politica da nomi e persone quali: Silvio Berlusconi, Dell’Utri, Previti, Andreotti ecc.. Già questo basterebbe a giustificare la voglia e la pretesa di presenzialismo di Travaglio.    Pensateci un attimo: cosa sarebbe Marco Travaglio, laureato in storia moderna, senza Silvio Berlusconi e company? Senza il Lodo Mondatori, senza i brogli di bilancio, la Sme, senza Arcore... Di che vivrebbe? Di cosa potrebbe parlare? Perché dovrebbero invitarlo in televisione oppure dargli spazio sui giornali? Per parlare forse della Cirio, dello scippo del Banco di Napoli operato per pochi spiccioli dal S. Paolo di Torino, dell’Unipol e delle scalate delle cooperative rosse alle vette della Finanza e del Potere.Travaglio è la punta di un iceberg fatto da tante persone che hanno costruito le proprie fortune, grandi e piccole, grazie al solo fatto che esista Silvio Berlusconi, e questa classe politica, di qualsivoglia estrazione, che di politica ne sa sempre meno, collusa con lobby affaristiche e bancarie. Ripeto, che ne sarebbe di lui se il Cavaliere si ritirasse dalla politica e decidesse, finalmente di lasciare orfani, giornalisti, giornalai, cronisti, pennivendoli, opinionisti, comparse ecc., sempre burattini nelle mani o nelle prossime vicinanze di nascosti burattinai. E in fondo, sostengo io, che ne sarebbe di Marco Travaglio, e di tutti quelli che all’improvviso rimanessero orfani della loro ossessione? Perché se essi non potessero parlare più di Berlusconi e company perderebbero l'aura magica, l'infallibilità, la sicumera. Travaglio la spocchia, la presuntuosità di primo della classe, perderebbe il suo personaggio. Sarebbe uno dei tanti... un po' più bravo di altri ma solo uno dei tanti... Proprio ora che, con più frequenza si spinge a criticare i mostri sacri della sinistra, D’Alema, Fassino e lancia strali e rampogne sulla formazione del partito democratico, forse, nello sforzo di voler mostrare la propria credibilità, dopo aver fatto a pezzi i vari Mastella e soci.   Qualcosa c’è che, in Travaglio, accorto manager delle sue capacità d’affabulatore, comunicatore, fine dicitore ed insuperabile scrittore di storia moderna, ci spinge a chiedergli spiegazioni. Per capire, per continuare ad ascoltarlo o decidere di cambiare canale. Ci riferiamo a quanto riportato nel libro Gli Intoccabili, quando fa preciso riferimento alla vicenda di Bruno Contrada. Bruno Contrada, caso unico, in quest’Italia dove vanno a spasso impuniti, stragisti, assassini, stupratori, mafiosi e banditi d’ogni risma, ad essere detenuto in un carcere militare, a settantasette anni, per scontare una pena che non appartiene al reato ascrittogli.  Negli anni universitari in caso di procedimento giuridico, dovevamo tener conto: 1) dell’arma, 2) del movente, 3) delle prove, 4) della necessità di dover dimostrare al di là d’ogni ragionevole dubbio l’innocenza o la colpevolezza dell’indagato. O ad averne confessione. Bruno Contrada, si è sempre protestato innocente. L’arma qui non c’è. A detta degli stessi giudici, in un processo protrattosi per oltre quindici anni, non si è trovato movente, anzi, non esiste alcuna spiegazione ad un comportamento rimasto ineccepibile per oltre trent’anni di servizio allo stato; delle prove si diceva inconfutabili e non quelle scaturenti dai relata, si dice o facendo parlare medium e trapassati, in questo accumunati mafiosi e gli stessi Borsellino e Falcone, fatti parlare da morti; al di là d’ogni ragionevole dubbio, ma siamo seri, quando a base dei processi si crede ad un manipolo di mafiosi, pentiti, prezzolati dallo stato, per il solo dover dire, che poi si contraddicono tra loro per poi poter tornare a delinquere con i soldi dello stato, con i nostri soldi. Ne bastano cinque, che dicano le stesse invenzioni, fandonie, storie ed imbeccate varie per spedire un cosciente servitore dello Stato, dietro le sbarre. Perché non sono stati incriminati per falsa testimonianza quei colleghi di Bruno Contrada circa 200, poliziotti, carabinieri, finanzieri ed alti dirigenti che hanno giurato sull’affidabilità di chi la Mafia l’ha combattuta sulle strade, che ha ricevuto encomi, quelli veramente dimostrabili da Falcone e dai Capi delle Forze dell’ordine.  La colpa di Bruno Contrada e di non essere morto, di non essere rimasto ucciso in un attentato. Vogliamo ricordare poi al dott. Marco Travaglio, la grande responsabilità di chi come lui, ha la possibilità di farsi vedere, ascoltare, leggere da una nutrita schiera di persone. Il riportare brani di sentenze, senza un come, né un perché, significa avallarle, e specialmente quando con questo si strappano brani di dignità e si fa a pezzi la verità, per l’Intoccabile in galera, equivale alla distruzione d’ogni speranza, e per Bruno Contrada, ormai settantasettenne, significa uccidere un uomo già morto.  In caso di dubbio, faccia uno sforzo e chieda pubblicamente scusa a Bruno Contrada, alla sua famiglia ed a chi si batte per loro.

 
 
 
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PREMIO MASANIELLO 2009
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a Marina Salvadore

Motivazione: “Pregate Dio di trovarvi dove si vince, perché chi si trova dove si perde è imputato di infinite cose di cui è inculpabilissimo”… La storia nascosta, ignorata, adulterata, passata sotto silenzio. Quella storia, narrata con competenza, efficienza, la trovate su “La Voce di Megaride” di Marina Salvadore… Marina Salvadore: una voce contro, contro i deboli di pensiero, i mistificatori, i defecatori. Una voce contro l’assenza di valori, la decomposizione, la dissoluzione, la sudditanza, il servilismo. Una voce a favore della Napoli che vale.”…

 

PREMIO INARS CIOCIARIA 2006

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A www.vocedimegaride.it è stato conferito il prestigioso riconoscimento INARS 2006:
a) per la Comunicazione in tema di meridionalismo, a Marina Salvadore;
b) per il documentario "Napoli Capitale" , a Mauro Caiano
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